Admin Mer Mag 09, 2012 7:17 pm
VI inoltro il messaggio del Dott. Nello Ronga
Gentili signorine,
ho letto con vivo interesse i vostri interventi dopo l’incontro del 3 maggio scorso. Innanzitutto devo
ringraziare voi per l’attenzione mostrata verso la nostra Associazione e la prof.ssa Briganti, che ha
la sensibilità di organizzare eventi simili.
Penso che voi abbiate colto tutti gli elementi essenziali del mio intervento.
Volendo sintetizzare le cose dette nel nostro incontro e che voi avete ampiamente ripreso possiamo
dire: a Napoli delle persone completamente estranee al mondo del volontariato, spinte da un motivo
occasionale, decisero di realizzare una Casa di accoglienza in un ospedale pubblico napoletano per
alleviare le sofferenze di tante persone provenienti da fuori provincia.
Esse non avevano i mezzi economici per realizzarla né sapevano come fare per raccogliere i fondi.
Intanto avevano deciso di non chiedere contributi alla pubblica amministrazione per non gravare
sulle finanze pubbliche. Pensarono, quindi, di raccogliere i fondi organizzando attività culturali
(concerti, mostre d’arte, recital di poesie ecc.) le uniche cose che sembravano più vicine alle loro
capacità.
Hanno incontrato molte difficoltà, ostilità, incomprensioni, pregiudizi ecc., ma hanno avuto anche
tanti aiuti insperati da tante persone conosciute nel corso del tempo.
Alla fine sono riusciti a realizzare la struttura e a farla funzionare in una maniera inedita per il
Mezzogiorno d’Italia, attraverso l’autogestione.
Le caratteristiche salienti dell’esperienza, come voi avete giustamente sottolineato, sono quindi:
- aver realizzato un progetto senza chiedere aiuto alla pubblica amministrazione;
- aver costituito un’associazione laica in una società in cui i laici sembrano privi di iniziative rivolte
al sociale, salvo i casi in cui le iniziative procurano lucro. (Sia chiaro: non c’è nulla di male in ciò,
ma noi, anche in considerazione della nostra condizione occupazionale, non volevamo trarre lucro
dall’iniziativa).
- aver attuato ciò in una città del Sud dove in genere la classe dirigente e la burocrazia sono più
orientate a favorire iniziatiche che soddisfino i propri interessi che quelli della collettività.
-gestire la struttura con norme che a tanti sembravano utopistiche.
Dopo l’apertura della Casetta, nei due anni di attività, ospitando circa seicento persone, provenienti
dalle varie regioni d’Italia e dall’estero, appartenenti a tutte le categorie sociali, dai professori
universitari ai dirigenti d’azienda, dai muratori agli ingegneri, dalle professioniste alle cameriere,
dai contadini ai farmacisti ecc., l’Associazione ha verificato che gli ospiti rispettano le norme
dettate dall’Associazione (pulizia della stanza, collaborazione alla pulizia degli ambienti comuni
ecc.). Ovviamente i primi a rispettare le norme devono essere gli organizzatori, i quali non debbono
consentire mai comportamenti abnormi. Dopo qualche tempo, le buone abitudini si tramandano
oralmente da un ospite all’altro e sembra quasi che siano presenti nello spirito della Casetta. L’aver
istituito, inoltre, un libro bianco dove gli ospiti possono scrivere le proprie impressioni sulla Casetta
e sull’organizzazione contribuisce a creare uno spirito di gruppo che è presente anche quando gli
ospiti sono già partiti.
Terminando possiamo dire che l’esperienza della nostra Associazione ci ha convinto che anche a
Napoli, nella città che tanti si affannano a definire ingovernabile, è possibile realizzare cose che
sembrano estranee alla nostra cultura. Forse molti di noi dovremmo convincerci che donare agli atri
un poco del nostro tempo ci fa sentire utili e migliora, anche se di poco, la vivibilità di altre persone.
Chiaramente nel volontariato non tutti possono impegnarsi allo stesso modo. Un giovane non può
dedicare molta parte del suo tempo ad un’attività gratuita, ma ne può dedicare certamente una parte.
Intorno ad un’associazione si sviluppano tante di quelle necessità che possono essere soddisfatte
nella maniera più disparata. C’è bisogno, ad esempio, oltre alle persone che hanno più tempo,
anche di chi cura la contabilità, di colui che pittura una parete, di colui che cura il giardino, di chi
organizza un concerto, di chi collabora alle più svariate attività, di chi si fa venire un’idea per
gestire meglio il tutto, ecc. Nel volontariato c’è spazio per tutti, anche se ovviamente ognuno dedica
il tempo di cui dispone. L’importante è sapere che tutti dovremmo dare qualcosa alla società in
cambio di ciò che riceviamo.
L’idea ventilata da qualcuna di voi di organizzare degli incontri nella Casetta, anche della durata di
una, due settimana, sarebbe una gran bella cosa, per due motivi:
1. sottoporrebbe la nostra organizzazione ad una verifica attraverso la valutazione di persone
che, guardando le cose con occhio esterno, potrebbero suggerire ipotesi di miglioramenti
organizzativi;
2. darebbe a voi la possibilità di vivere da vicino un’esperienza di volontariato laico stando a
contatto con le volontarie e con gli ospiti della Casetta.
Può essere un’ipotesi da valutare, se realmente vi interessa.
Alcune di voi hanno ricordato il bando di concorso da noi emesso per premiare tre tesi di laurea sul
Volontariato e l’Associazionismo. Anche in questo caso è importante notare che pure una piccola
associazione come la nostra, con scarse disponibilità economiche, può dare un contributo alla
cultura e alla crescita della società se prende coscienza dei problemi esistenti.
Il fatto che sul Mezzogiorno d’Italia la bibliografia sull’Associazionismo e sul Volontariato sia
molto, ma molto inferiore a quello esistente sul Centro Nord, da un lato è la conseguenza della
scarsa presenza, da secoli, di iniziative in questo campo, dall’altro è la prova che la stessa società
non ha ancora preso coscienza della utilità di questi settori per coloro che lo praticano e per quelli
che ne ricevono i frutti. Spingere dei studenti a scegliere la tesi di laurea su questi temi può contribuire a
far crescere l’interesse per il settore.
Un’ultima annotazione voglio fare: qualcuna di voi ha sottolineato che vedere realizzate nel Sud, da
parte di privati cittadini, progetti di una certa importanza fa avere più fiducia nel futuro.
Lo credo anch’io e penso anche che qualsiasi iniziativa sociale sana contribuisce a migliorare la vita
della città e può dare una spinta a tante persone a realizzare altri progetti. L’importante è non dare
per scontato che le cose debbano continuare ad andare come vanno ora; cambiare è possibile e
dipende anche da ognuno di noi.
Ricordo infine che i risultati raggiunti dalla nostra Associazione (ma il discorso vale per tanti altri
casi) sono il frutto di un lavoro collettivo, portato avanti negli anni con forza, coraggio e costanza
dagli organi collegiali dell’Associazione e n onn del lavoro di un singolo.
Vi ringrazio per l’attenzione e vi auguro buono studio Nello Ronga