Io sono sempre stata del parere che la chirurgia in generale è sempre qualcosa di pericoloso. Come si suol dire “andare sotto i ferri comporta dei rischi” e quello che non riesco a capire e come fa la gente a rischiare apposta solo per essere bella, ma soprattutto per perdere la propria personalità e acquistarne un’altra, un’altra che viene definita “l’altro corpo”. Un corpo non tuo, modificato internamente, ma allo stesso tempo bello e perfetto per chi lo ha voluto con tanto ardore.
Inoltre, non ci dobbiamo dimenticare di fare i conti con quella che è l’insicurezza ontologica dell’uomo. Ogni uomo ha delle insicurezze, più o meno sviluppate, ma una che ci accomuna tutti è la paura di non poter gestire il futuro, è la paura della vecchiaia e della morte. Molti pesano che ricorrendo alla chirurgia estetica e mostrando molti meno anni rispetto a quelli che si hanno, allora si ringiovanisce. Non è così. Nessuno ringiovanisce, come nessuno può non invecchiare. Alla fine cosa c’è di più bello se non vedere i cambiamenti e le trasformazioni che il corpo subisce col passare del tempo? Non si può essere sempre giovani e belli.
Rita levi Montalcini: lei la donna per eccellenza,intelligente, ma soprattutto naturale nei suo 100 meravigliosi anni.
Per quanto riguarda invece la chirurgia estetica per fini curativi, penso che sia più che giusta, anzi quella è accettabile, perché davvero porta delle soluzioni laddove si pensava non ci fossero. Un esempio eclatante è quello di “Connie Culp è la prima donna in America ad aver ricevuto un trapianto facciale. L’ex marito Thomas Culp le aveva sparato nel settembre del 2004, infilandosi poi il fucile in bocca e premendo il grilletto (anche lui è sopravvissuto)… Ad ottobre 2008 Connie è stata messa in lista d’attesa per un trapianto facciale. Due mesi dopo i medici hanno trovato la persona compatibile: una donna morta per un attacco di cuore. L’operazione di Connie c’è stata nel dicembre del 2008 ed è durata 22 ore. Il trapianto le ha permesso di tornare a ‘vivere’, ma la sua battaglia durerà tutta la vita. Un’infermiera visita Connie tre volte la settimana per assicurarsi che il suo corpo non stia rifiutando il suo nuovo volto.” [articolo di giornale]
In questo caso, allora accetto la chirurgia estetica, perché è giusto che una persona che pensava di non avere futuro e che veniva definita un mostro dai bambini - e qui ci possiamo ricollegare all’immagine di mostro. Colui che è deturpato fisicamente e che solo per questo viene definito come cattivo o come incapace di poter instaurare delle relazioni. Colui che viene giudicato sulla base dell’aspetto fisico con riferimento alla teoria di Lombroso e che,col tempo, divenne fenomeno da baraccone con il circo barnum, che sfruttava le “particolarità” fisiche delle persone solo per poter guadagnare soldi – ora ha l’opportunità di camminare a testa altra tra la gente, senza aver vergogna, senza doversi nascondere continuamente e soprattutto senza essere definita un mostro. In questo caso, inoltre, possiamo vedere come la presenza dell’ “altro corpo” non è visto in senso negativo. L’utilizzo di parti del corpo di altre persone,o “la riparazione” del proprio corpo, non sono da considerare in senso negativo, ma semplicemente opportunità che si danno alle persone di avere una vita normale.
Concludo con alcuni stralci del libro di Yehya che conclude il suo libro “homo cyborg” dicendo:
“Il rischio principale imposto dallo sviluppo tecnologico, indipendentemente dai grandi e rapidissimi successi della scienza e della tecnologia, è quello di vivere in un’era dominata da utopie egoiste, segnate dalla promessa di rendere eterna la vita (o perlomeno di prolungarla senza limiti), di offrirci una prodigiosa abbondanza generata dalla nuova economia digitale, e in particolare di garantirci una libertà assoluta, non solo da autorità, governi, Stati e istituzioni, ma anche dai nostri simili e dai nostri stessi corpi. L’utopia socialista, in compenso, è stata distrutta, screditata e ridicolizzata, e ci si è lasciati alle spalle il sogno di una comunità umana solidale e fraterna. (…).”
“La nostra specie si definisce attraverso la preminenza e l’irreversibilità dei cicli vitali. La mortalità è la certezza del fatto che ogni istante è unico, e che la vita è irripetibile e preziosa. In un mondo dal quale sia stata sradicata la tragedia umana, morire senza lasciare traccia sarà forse l’unico atto rivoluzionario. (Ivi, pagg. 157-158)”
Da questo traete voi le conclusioni!!