Nell'ultima parte della lezione la professoressa ha finto di essere un sindaco "dittatore" che ha escluso dalla città,a cui era a capo, tutte le persone che portavano gli occhiali.Gli emarginati non ricevevano considerazione da parte del sindaco che non ascoltava le loro richieste e faceva in modo che fossero invisibili.Io ero cittadina e ho pensato subito di chiedere al sindaco di far rientrare le persone con gli occhiali nella città(ho notato che non sono stata l'unica a pensarlo).La condizione di emarginato credo sia la peggiore perchè è imposta dagli altri e porta a sentirsi diverso e isolato dal mondo.L'emarginazione può essere combattuta soltanto agendo verso chi la crea,verso chi impone le proprie idee con la forza.L'omertà e il silenzio non fanno altro che fomentare questo fenomeno;bisogna opporsi e uscire allo scoperto.
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lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)
Marianna Romano- Messaggi : 15
Data di iscrizione : 13.03.12
- Messaggio n°76
Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)
La relazione educativa è il rapporto tra una persona guida e una persona in difficoltà.Il fine della relazione è capire i problemi,le difficoltà e le paure di chi ci sta difronte mettendo da parte i pregiudizi.Essa si configura come un dare e un ricevere reciproco,in quanto tra i due soggetti avviene uno scambio attraverso il quale si realizza un tipo di formazione bilaterale.Educatore ed educando non sono su due gradini differenti,ma camminano insieme verso una maturazione reciproca.Non esiste un metodo educativo standard che un educatore deve seguire.Egli deve migliorare sempre di più le proprie strategie,deve adattarle alla situazione e soprattutto al minore che si trova di fronte.In merito a questo argomento, la professoressa ha fatto simulare a 4 mie colleghe due tipi di relazione educativa.La prima aveva come protagoniste una madre in difficoltà che cercava di trovare una soluzione per il proprio figlio trascurato dall'insegante di sostegno e un'educatrice,la seconda invece,una ragazza con problemi di socializzazione e difficoltà nel rapportarsi con l'altro e un'educatrice.In entrambe i casi le educatrici hanno dimostrato di saper fronteggiare le situazioni,mettendo a proprio agio le ragazze,utilizzando un linguaggio confidenziale e senza assumere un atteggiamento di freddezza e superiorità.Da questi setting ho imparato una cosa molto importante:attenersi al principio di restituzione.Quest'ultimo permette alla persona in difficoltà di prendere consapevolezza della propria condizione,consentendogli di vedere il proprio disagio da un altro punto di vista.L'educatore dovrà quindi "restiruire" al soggetto quanto ha appreso da lui,proponendogli delle alternative senza, però, risolvere il problema e quindi togliergli la possibilità di acquisire autonomia e sicurezza.
Nell'ultima parte della lezione la professoressa ha finto di essere un sindaco "dittatore" che ha escluso dalla città,a cui era a capo, tutte le persone che portavano gli occhiali.Gli emarginati non ricevevano considerazione da parte del sindaco che non ascoltava le loro richieste e faceva in modo che fossero invisibili.Io ero cittadina e ho pensato subito di chiedere al sindaco di far rientrare le persone con gli occhiali nella città(ho notato che non sono stata l'unica a pensarlo).La condizione di emarginato credo sia la peggiore perchè è imposta dagli altri e porta a sentirsi diverso e isolato dal mondo.L'emarginazione può essere combattuta soltanto agendo verso chi la crea,verso chi impone le proprie idee con la forza.L'omertà e il silenzio non fanno altro che fomentare questo fenomeno;bisogna opporsi e uscire allo scoperto.
Nell'ultima parte della lezione la professoressa ha finto di essere un sindaco "dittatore" che ha escluso dalla città,a cui era a capo, tutte le persone che portavano gli occhiali.Gli emarginati non ricevevano considerazione da parte del sindaco che non ascoltava le loro richieste e faceva in modo che fossero invisibili.Io ero cittadina e ho pensato subito di chiedere al sindaco di far rientrare le persone con gli occhiali nella città(ho notato che non sono stata l'unica a pensarlo).La condizione di emarginato credo sia la peggiore perchè è imposta dagli altri e porta a sentirsi diverso e isolato dal mondo.L'emarginazione può essere combattuta soltanto agendo verso chi la crea,verso chi impone le proprie idee con la forza.L'omertà e il silenzio non fanno altro che fomentare questo fenomeno;bisogna opporsi e uscire allo scoperto.
Fiorella Moio- Messaggi : 14
Data di iscrizione : 12.03.12
- Messaggio n°77
RELAZIONE EDUCATIVA-SETTING-CITTA’
Nella relazione educativa è importante il rapporto con l’altro, l’educatore deve ascoltare e essere ascoltato, ma deve anche osservare il comportamento di chi gli parla studiando la prossemica del soggetto. La relazione educativa si costruisce giorno per giorno mettendosi alla pari con l’individuo che chiede aiuto. L’educatore non deve necessariamente risolvere i problemi, ma deve anche restituirli, cioè deve far capire alla persona qual è il suo problema in modo che sentendolo dire dall’educatore, prende coscienza di sé e inizia il suo percorso per eliminarlo.
In aula abbiamo fatto due simulazioni:
1-SETTING: Durante questa simulazione ci sono state 2 educatrici e 2raggazze che chiedevano aiuto, ho notato che le educatrici erano accoglienti e molto calme, mentre le ragazze erano molto chiuse e a disagio, in particolare la seconda ragazza che stava seduta in un modo particolarmente teso e rigido.
2-CITTA’: Questa simulazione mi è piaciuta particolarmente perché ho provato personalmente il significato dell’emarginazione, anche se limitato rispetto al reale poiché sapevo che era una finzione. Durante la simulazione ero tra le emarginate poiché indosso gli occhiali, quando ho sentito chi doveva uscire dalla città mi sono subito tolta gli occhiali, poi però mi sono fatta coraggio e mi sono alzata dirigendomi verso “l’uscita” (anche se poi eravamo tutti in aula). In quei pochi minuti mi sono sentita esclusa, isolata e non considerata perché la professoressa ci evitava dandoci le spalle. Credo che le persone emarginate si sentano così, o forse peggio, e la cosa che più mi fa rabbia è che siamo nel 21°secolo e siamo tecnologicamente avanzati, siamo mentalmente più evoluti e si fanno ancora discriminazioni!
Caricherò di seguito due foto: la prima è tratta dal film “La vita è bella”, e la seconda è tratta dalla vetrina di un negozio del 2010.
PER LA PROFESSORESSA: Se durante la simulazione non mi fossi alzata per unirmi agli altri “emarginati” in segno di protesta, avrei cambiato qualcosa?
Mi faccio questa domanda dalla fine della simulazione!
In aula abbiamo fatto due simulazioni:
1-SETTING: Durante questa simulazione ci sono state 2 educatrici e 2raggazze che chiedevano aiuto, ho notato che le educatrici erano accoglienti e molto calme, mentre le ragazze erano molto chiuse e a disagio, in particolare la seconda ragazza che stava seduta in un modo particolarmente teso e rigido.
2-CITTA’: Questa simulazione mi è piaciuta particolarmente perché ho provato personalmente il significato dell’emarginazione, anche se limitato rispetto al reale poiché sapevo che era una finzione. Durante la simulazione ero tra le emarginate poiché indosso gli occhiali, quando ho sentito chi doveva uscire dalla città mi sono subito tolta gli occhiali, poi però mi sono fatta coraggio e mi sono alzata dirigendomi verso “l’uscita” (anche se poi eravamo tutti in aula). In quei pochi minuti mi sono sentita esclusa, isolata e non considerata perché la professoressa ci evitava dandoci le spalle. Credo che le persone emarginate si sentano così, o forse peggio, e la cosa che più mi fa rabbia è che siamo nel 21°secolo e siamo tecnologicamente avanzati, siamo mentalmente più evoluti e si fanno ancora discriminazioni!
Caricherò di seguito due foto: la prima è tratta dal film “La vita è bella”, e la seconda è tratta dalla vetrina di un negozio del 2010.
PER LA PROFESSORESSA: Se durante la simulazione non mi fossi alzata per unirmi agli altri “emarginati” in segno di protesta, avrei cambiato qualcosa?
Mi faccio questa domanda dalla fine della simulazione!
PAOLA MUSELLA- Messaggi : 16
Data di iscrizione : 19.03.12
- Messaggio n°78
Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)
La prof Briganti, ha fatto si, che ci soffermassimo su un argomento che più si avvicina alla nostra futura professione di educatore:"LA RELAZIONE EDUCATIVA".
In linea generale,ogni incontro prevede un apprendimento e naturalmente quest'ultimo si compie attraverso la relazione educativa.
La dimensione sociale e affettiva nella relazione con l'educatore,determina sia motivazioni sia demotivazioni all'apprendimento.
Bisogna quindi,affermare che la capacità di costruire una relazione educativa(in cui gli aspetti affettivi siano commisurati ai bisogni degli allievi)è competenza dell'educatore.
L'educatore deve instaurare con l'educando un rapporto alla pari per far si che quest'ultimo possa sentirsi libero di esprimere le proprie opinioni e i propri problemi e non sentirsi ESCLUSO ed EMARGINATO.
Dalla simulazione svolta in aula,io ero una cittadina triste vedendo le altre ragazze emarginate.
Personalmente,credo che la Diversità non debba essere considerata come una caratteristica negativa e da giudicare ansi credo che relazionarsi con persone da NOI diverse sia un momento di forte crescita e arricchimento.
Educare quindi,significa valorizzare l'esistenza dell'allievo per com' è nella sua "ESSENZA"!!!!!!
In linea generale,ogni incontro prevede un apprendimento e naturalmente quest'ultimo si compie attraverso la relazione educativa.
La dimensione sociale e affettiva nella relazione con l'educatore,determina sia motivazioni sia demotivazioni all'apprendimento.
Bisogna quindi,affermare che la capacità di costruire una relazione educativa(in cui gli aspetti affettivi siano commisurati ai bisogni degli allievi)è competenza dell'educatore.
L'educatore deve instaurare con l'educando un rapporto alla pari per far si che quest'ultimo possa sentirsi libero di esprimere le proprie opinioni e i propri problemi e non sentirsi ESCLUSO ed EMARGINATO.
Dalla simulazione svolta in aula,io ero una cittadina triste vedendo le altre ragazze emarginate.
Personalmente,credo che la Diversità non debba essere considerata come una caratteristica negativa e da giudicare ansi credo che relazionarsi con persone da NOI diverse sia un momento di forte crescita e arricchimento.
Educare quindi,significa valorizzare l'esistenza dell'allievo per com' è nella sua "ESSENZA"!!!!!!
Valentina Morra- Messaggi : 14
Data di iscrizione : 13.03.12
- Messaggio n°79
Io Futura Educatrice...
Ieri al corso abbiamo affrontato e simulato un’ argomento molto importante, il più importante tra questi laboratori, mi è interessato molto perché è ciò che vorrei fare in un futuro, lavorando soprattutto sui e coi bambini.
La docente prima di introdurre il laboratorio ci ha spiegato che cosa sono le relazioni educative, anche se analizzando le singole parole possiamo dire che : la relazione è qualcosa che lega duo o più persone; educativa: intesa come educare, formare… , in questo caso possiamo dire che per relazione educativa si intende quella trasmissione, tra due o più persone, di sapere, valori, formazione ma anche di educazione.
Spesso queste relazioni si trovano in vari ambiti come quello familiare, professionale dove troviamo la relazione tra docente/discente,in questa relazione si ha un continuo dare e ricevere di valori , di sapere … Come sappiamo le relazioni non sono solo quelle educative ma ci sono anche le relazioni familiari oppure relazioni tra l’educatore/educando, genitore/educando. A volte i genitori ricorrono all’aiuto di un educatore a causa dei problemi scolastici del proprio figlio. Infatti in aula abbiamo simulato molti casi, tra le simulazioni mi è piaciuta una in particolare, la relazione tra educatore/educando, ovvero tra Simona e Rosa, entrambe colleghe del corso.
Rosa ha esposto un problema adolescenziale , come relazionarsi con coetanei che automaticamente la isolavano e si sentiva sola, senza amici. Simona l’educatrice ha dato dei consigli efficaci anche se in alcune domande è stata un’ po’ meno apprensibile nella problematica di Rosa, alla fine essendo alle prime armi tutti possono commettere errori che non si ripeteranno in futuro. Rosa è stata molto ansiosa, aveva paura quando ha esposto il problema e l’ho notato dalla sua postura era seduta quasi ai bordi della sedia, sarà la voglia di fuggire? Essere educatrice non è facile né per un genitore ne tanto meno per un professionista ma secondo me la prima cosa da fare indipendentemente dal problema bisogna saper tranquillizzare o rassicurare l’educando, far capire che non è sola ed esiste una persona che la può aiutare nel percorso della risoluzione del problema.
Ieri mentre tornavo a casa pensavo al corso e mi sono ricordata che ho avuto un’esperienza reale e simile a quella di oggi. Conosco un bambino di 7 anni che era alle prime armi con la scuola e subito capii che aveva qualche problema, era dislessico, la famiglia ebbe un colloquio con la scuola dove era stata avvertita del problema del figlio. La scuola sembrava di non essere di aiuto, così avendo la passione per i bambini “mi rimboccai le maniche” e promisi a me stessa di poter fare il possibile per eliminare o quanto meno limitare il problema. Ero già a conoscenza di come si lavorasse con un bambino con problemi lessicali così senza dire nulla alla famiglia intervenni; dopo diversi mesi si notarono miglioramenti, i genitori erano contenti ma le maestre domandarono alla famiglia come fossero riusciti in pochi mesi ad avere quei miglioramenti. Ho creduto in me dal primo momento , ho fatto credere in se stesso al bambino e sono stata felicissima per il mio successo ma soprattutto sentire la gioia del bambino quando cantava o leggeva. Mi sono sempre detta nel lavoro ci vuole passione.
Secondo tema di Ieri: L’Emarginazione.
La parola emarginazione significa : tutto ciò che sta fuori , tutto ciò che è diverso o che viene messo ai margini della società. E proprio su questo argomento la professoressa ha fatto una simulazione.
La professoressa rappresentava un sindaco dittatore della città, noi alunni eravamo cittadini( con occhiali e senza occhiali). Ha diviso i cittadini con occhiali chiamati emigranti e il resto ci ha chiamati cittadini. Io ero un cittadino.
Dopo aver fatto questa divisione ha voltato le spalle ai marginati e ci ha resi partecipi di una festa nella città, ci ha permesso di poter decidere chi far venire come ospiti ( vip), cosa poter mangiare , quali regali da riceve… dando la parola solo a noi e non agli emarginati.In quel momento sembrava tutto un gioco fin quando ho realizzato che la simulazione era la realtà dei fatti, ciò che accade nel mondo, emarginare una persona diversa, un disabile, colui che non viene accettato dalla società perché non rientra nei stili di vita sociali. Altra riflessione è stata che nessuna di noi, “cittadino”, si è ribellata andando contro il “sindaco” nessuna di noi ha detto: “ I diritti e i doveri per i cittadini sono uguali per tutti” ma neanche una di loro, “emarginato”, si è ribellata. Se fossi stata un’emarginata mi sarei schierata oppure avrei fatto qualche proposta ai cittadini per poter attirare l’attenzione e rifiutare le offerte del sindaco. E solo adesso ho capito che , chi è emarginato si sente diverso ma si considera anche debole.
Ieri mi sono sentita coinvolta al 100% e il laboratorio è stato di grosso aiuto perché rende la teoria più semplice. Complimenti al corso e alla Docente!
Io mi vedo così... Questa foto ha un significato molto importanti per me: un'educatrice che lavora con bambini provenienti da diverse etnie
La docente prima di introdurre il laboratorio ci ha spiegato che cosa sono le relazioni educative, anche se analizzando le singole parole possiamo dire che : la relazione è qualcosa che lega duo o più persone; educativa: intesa come educare, formare… , in questo caso possiamo dire che per relazione educativa si intende quella trasmissione, tra due o più persone, di sapere, valori, formazione ma anche di educazione.
Spesso queste relazioni si trovano in vari ambiti come quello familiare, professionale dove troviamo la relazione tra docente/discente,in questa relazione si ha un continuo dare e ricevere di valori , di sapere … Come sappiamo le relazioni non sono solo quelle educative ma ci sono anche le relazioni familiari oppure relazioni tra l’educatore/educando, genitore/educando. A volte i genitori ricorrono all’aiuto di un educatore a causa dei problemi scolastici del proprio figlio. Infatti in aula abbiamo simulato molti casi, tra le simulazioni mi è piaciuta una in particolare, la relazione tra educatore/educando, ovvero tra Simona e Rosa, entrambe colleghe del corso.
Rosa ha esposto un problema adolescenziale , come relazionarsi con coetanei che automaticamente la isolavano e si sentiva sola, senza amici. Simona l’educatrice ha dato dei consigli efficaci anche se in alcune domande è stata un’ po’ meno apprensibile nella problematica di Rosa, alla fine essendo alle prime armi tutti possono commettere errori che non si ripeteranno in futuro. Rosa è stata molto ansiosa, aveva paura quando ha esposto il problema e l’ho notato dalla sua postura era seduta quasi ai bordi della sedia, sarà la voglia di fuggire? Essere educatrice non è facile né per un genitore ne tanto meno per un professionista ma secondo me la prima cosa da fare indipendentemente dal problema bisogna saper tranquillizzare o rassicurare l’educando, far capire che non è sola ed esiste una persona che la può aiutare nel percorso della risoluzione del problema.
Ieri mentre tornavo a casa pensavo al corso e mi sono ricordata che ho avuto un’esperienza reale e simile a quella di oggi. Conosco un bambino di 7 anni che era alle prime armi con la scuola e subito capii che aveva qualche problema, era dislessico, la famiglia ebbe un colloquio con la scuola dove era stata avvertita del problema del figlio. La scuola sembrava di non essere di aiuto, così avendo la passione per i bambini “mi rimboccai le maniche” e promisi a me stessa di poter fare il possibile per eliminare o quanto meno limitare il problema. Ero già a conoscenza di come si lavorasse con un bambino con problemi lessicali così senza dire nulla alla famiglia intervenni; dopo diversi mesi si notarono miglioramenti, i genitori erano contenti ma le maestre domandarono alla famiglia come fossero riusciti in pochi mesi ad avere quei miglioramenti. Ho creduto in me dal primo momento , ho fatto credere in se stesso al bambino e sono stata felicissima per il mio successo ma soprattutto sentire la gioia del bambino quando cantava o leggeva. Mi sono sempre detta nel lavoro ci vuole passione.
Secondo tema di Ieri: L’Emarginazione.
La parola emarginazione significa : tutto ciò che sta fuori , tutto ciò che è diverso o che viene messo ai margini della società. E proprio su questo argomento la professoressa ha fatto una simulazione.
La professoressa rappresentava un sindaco dittatore della città, noi alunni eravamo cittadini( con occhiali e senza occhiali). Ha diviso i cittadini con occhiali chiamati emigranti e il resto ci ha chiamati cittadini. Io ero un cittadino.
Dopo aver fatto questa divisione ha voltato le spalle ai marginati e ci ha resi partecipi di una festa nella città, ci ha permesso di poter decidere chi far venire come ospiti ( vip), cosa poter mangiare , quali regali da riceve… dando la parola solo a noi e non agli emarginati.In quel momento sembrava tutto un gioco fin quando ho realizzato che la simulazione era la realtà dei fatti, ciò che accade nel mondo, emarginare una persona diversa, un disabile, colui che non viene accettato dalla società perché non rientra nei stili di vita sociali. Altra riflessione è stata che nessuna di noi, “cittadino”, si è ribellata andando contro il “sindaco” nessuna di noi ha detto: “ I diritti e i doveri per i cittadini sono uguali per tutti” ma neanche una di loro, “emarginato”, si è ribellata. Se fossi stata un’emarginata mi sarei schierata oppure avrei fatto qualche proposta ai cittadini per poter attirare l’attenzione e rifiutare le offerte del sindaco. E solo adesso ho capito che , chi è emarginato si sente diverso ma si considera anche debole.
Ieri mi sono sentita coinvolta al 100% e il laboratorio è stato di grosso aiuto perché rende la teoria più semplice. Complimenti al corso e alla Docente!
Io mi vedo così... Questa foto ha un significato molto importanti per me: un'educatrice che lavora con bambini provenienti da diverse etnie
anna marino- Messaggi : 13
Data di iscrizione : 22.03.12
- Messaggio n°80
Anna Marino
_
Ultima modifica di anna marino il Lun Apr 23, 2012 9:58 pm - modificato 1 volta.
carmela accurso- Messaggi : 16
Data di iscrizione : 14.03.12
- Messaggio n°81
La relazione educativa
In questa lezione abbiamo affrontato il tema della relazione educativa. Per relazione educativa si intende l'insieme dei rapporti sociali che si stabiliscono tra l' educatore e l'educando. Infatti abbiamo una relazione tra docente/discente che produce l'apprendimento che porta alla conoscenza, tale relazione deve essere incontro e scambio, partecipazione ed alleanza.L'insegnante no deve solo dare e ricevere ma deve essere per gli alunni una guida,attuare la relazione a seconda del tipo di alunno che si trova davanti, valorizzandone le caratteristiche soggettive. Ogni incontro educativo è formativo. Inoltre è necessario il rispetto reciproco, e anche l'ascolto dell'altro è molto importante. Ci sono anche relazioni madre/figlio che oltre a portare ad una relazione familiare porta anche ad una relazione educativa, in quanto è nell'ambiente familiare in cui il bambino inizia a fare le prime esperienze educative e sociali. Per questo il più grande insegnamento è l'esempio!! Alla base di una relazione educativa vi è la volontà di costruire un rapporto predisponendosi all'accoglienza, all'ascolto, lasciando spazio alla libertà dell'altro e costruendo man mano un progetto di vita personale insieme.
I due setting.
Per quanto riguarda la prima simulazione, che trattava il rapporto tra educando ed educatore, è stata molto creativa in quanto abbiamo potuto osservare come nel primo caso, anche se la madre era un pò imbarazzata all'inizio, poi grazie all'aiuto e alla disponibilità visibile dell'educatore è riuscita ad esporre il suo problema. In questo caso il proporsi in modo sereno, pacato e rispetto dell'educatore è stato significativo per far parlare la madre. Nel secondo caso invece, anche se l' educatore si era più sensibile al rapporto con la ragazza, quest'ultima era in evidente stato di agitazione.
Eri emarginato o cittadino?
Nella seconda simulazione appartenevo alla categoria del cittadino. Quando abbiamo iniziato la prova ed ho visto le mie colleghe "emarginate", l'ho presa sul ridere, perchè la professoressa interagiva solo con noi chiedendoci i nostri consigli per quanto riguarda la festa della città. Poi però durante la prova iniziavo ad osservale le mie colleghe che cercavo di poter rientrare nella città, ed ho pensato subito a come le persone possano emarginare qualcuno solo per un semplice aspetto del loro corpo, oppure della razza, della religione, o per motivi futili. Questo esperimento è stato molto utile a farci capire come la gente riesce a farsi influenzare facilmente.
I due setting.
Per quanto riguarda la prima simulazione, che trattava il rapporto tra educando ed educatore, è stata molto creativa in quanto abbiamo potuto osservare come nel primo caso, anche se la madre era un pò imbarazzata all'inizio, poi grazie all'aiuto e alla disponibilità visibile dell'educatore è riuscita ad esporre il suo problema. In questo caso il proporsi in modo sereno, pacato e rispetto dell'educatore è stato significativo per far parlare la madre. Nel secondo caso invece, anche se l' educatore si era più sensibile al rapporto con la ragazza, quest'ultima era in evidente stato di agitazione.
Eri emarginato o cittadino?
Nella seconda simulazione appartenevo alla categoria del cittadino. Quando abbiamo iniziato la prova ed ho visto le mie colleghe "emarginate", l'ho presa sul ridere, perchè la professoressa interagiva solo con noi chiedendoci i nostri consigli per quanto riguarda la festa della città. Poi però durante la prova iniziavo ad osservale le mie colleghe che cercavo di poter rientrare nella città, ed ho pensato subito a come le persone possano emarginare qualcuno solo per un semplice aspetto del loro corpo, oppure della razza, della religione, o per motivi futili. Questo esperimento è stato molto utile a farci capire come la gente riesce a farsi influenzare facilmente.
raffaella piccolo- Messaggi : 20
Data di iscrizione : 13.03.12
Età : 32
Località : Montefusco AV
- Messaggio n°82
Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)
La lezione di giovedì ha affrontato un argomento fondamentale per noi ragazzi che ci siamo posti come obiettivo della nostra vita lavorativa quello di essere EDUCATORI .
Quando parliamo di relazione educativa non ci riferiamo soltanto a relazioni che avvengono tra discenti e docenti ma a relazioni tra madre figlio ,tra amiche ,tra fidanzati cioè tutti quei rapporti che vengono a restaurarsi tra due o più persone che danno e ricevono qualcosa, pertanto sono relazioni educative tutte le esperienze della vita.!!! Nel nostro caso la relazione educativa è l’insieme dei rapporti sociali tra l’educatore e gli educandi in una relazione non asimmetrica ma basata sull’incontro e su uno scambio di idee, sul dialogo, sulla reciprocità e l’integrazione comunicativa. Essa si costruisce giorno per giorno grazie all’ascolto , alla condivisione di attività e di vissuti e alla costruzione di un progetto di vita. Nella relazione educativa non vi deve essere disparità tra insegnante e alunno, ma una crescita umana e professionale reciproca .
E’ importante creare un clima positivo fatto di fiducia e di stima reciproca , di accoglienza anche perché a volte ci troviamo difronte persone adulte con vari problemi : la tossicodipendenti, , alcolisti, carcerati è importante quindi cercare di entrare nel loro mondo, capire i loro problemi ,le loro difficolta senza fermarci alle apparenze come il più delle volte capita, emarginandoli come fa la nostra società. Occorre andare oltre le “diversità” e offrire loro quel punto di riferimento, quell’ affetto e comprensione che non hanno ricevuto dalla famiglia e da chi gli sta vicino.
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Le prime due simulazioni hanno evidenziato due situazioni diverse di relazione educativa: la prima mi è sembrata più formale , si ben delineava il “ruolo” dell’educatore , non solo nel modo di approcciarsi con le parole, ma anche nei movimenti ; l ‘educatrice, infatti dimostrava una buona sicurezza, ha creato un setting abbastanza accogliente , mettendo a proprio agio l’educando .
Nel secondo setting si respirava un’aria più amichevole, in esso mi sono trovata più a mio agio, anche se il ruolo dell’educatore mi sembrava meno definito, ma quello che mi ha colpito di più è stata la reazione dell’educanda che ,comunque, ha mantenuto una certa “chiusura” e timidezza nell’esporre i suoi disagi.
All’inizio della terza simulazione, infine, mi sono sentita una privilegiata perché ero una cittadina che in quel momento aveva tanti diritti, ma mi sono presto accorta come è facile emarginare delle persone, senza un motivo reale, e restarne indifferenti; infatti nessun cittadino si è chiesto il perché del comportamento del sindaco , o ha fatto qualcosa per reintegrare nel gruppo chi era stato escluso!!!!!
Quando parliamo di relazione educativa non ci riferiamo soltanto a relazioni che avvengono tra discenti e docenti ma a relazioni tra madre figlio ,tra amiche ,tra fidanzati cioè tutti quei rapporti che vengono a restaurarsi tra due o più persone che danno e ricevono qualcosa, pertanto sono relazioni educative tutte le esperienze della vita.!!! Nel nostro caso la relazione educativa è l’insieme dei rapporti sociali tra l’educatore e gli educandi in una relazione non asimmetrica ma basata sull’incontro e su uno scambio di idee, sul dialogo, sulla reciprocità e l’integrazione comunicativa. Essa si costruisce giorno per giorno grazie all’ascolto , alla condivisione di attività e di vissuti e alla costruzione di un progetto di vita. Nella relazione educativa non vi deve essere disparità tra insegnante e alunno, ma una crescita umana e professionale reciproca .
E’ importante creare un clima positivo fatto di fiducia e di stima reciproca , di accoglienza anche perché a volte ci troviamo difronte persone adulte con vari problemi : la tossicodipendenti, , alcolisti, carcerati è importante quindi cercare di entrare nel loro mondo, capire i loro problemi ,le loro difficolta senza fermarci alle apparenze come il più delle volte capita, emarginandoli come fa la nostra società. Occorre andare oltre le “diversità” e offrire loro quel punto di riferimento, quell’ affetto e comprensione che non hanno ricevuto dalla famiglia e da chi gli sta vicino.
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Le prime due simulazioni hanno evidenziato due situazioni diverse di relazione educativa: la prima mi è sembrata più formale , si ben delineava il “ruolo” dell’educatore , non solo nel modo di approcciarsi con le parole, ma anche nei movimenti ; l ‘educatrice, infatti dimostrava una buona sicurezza, ha creato un setting abbastanza accogliente , mettendo a proprio agio l’educando .
Nel secondo setting si respirava un’aria più amichevole, in esso mi sono trovata più a mio agio, anche se il ruolo dell’educatore mi sembrava meno definito, ma quello che mi ha colpito di più è stata la reazione dell’educanda che ,comunque, ha mantenuto una certa “chiusura” e timidezza nell’esporre i suoi disagi.
All’inizio della terza simulazione, infine, mi sono sentita una privilegiata perché ero una cittadina che in quel momento aveva tanti diritti, ma mi sono presto accorta come è facile emarginare delle persone, senza un motivo reale, e restarne indifferenti; infatti nessun cittadino si è chiesto il perché del comportamento del sindaco , o ha fatto qualcosa per reintegrare nel gruppo chi era stato escluso!!!!!
Ultima modifica di raffaella piccolo il Sab Apr 21, 2012 6:45 pm - modificato 2 volte.
Lùcia Pisapia- Messaggi : 22
Data di iscrizione : 13.03.12
Località : Napoli
- Messaggio n°83
Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)
Nella prima parte della scorsa lezione abbiamo affrontato un tema molto importante: la relazione educativa. Questo argomento mi tocca molto da vicino perchè sto studiando per diventare educatrice ed inoltre perchè, nel mio volontariato, sto già sperimentando questo tipo di relazione. La prima relazione educativa che instauriamo è quella con la nostra famiglia ma nella vita ogni relazione può essere educativa, perchè ogni persona con cui ci relazioniamo riceve qualcosa da noi e ci dona qualcosa di sè in uno scambio fatto non solo di conoscenze ma anche di emozioni. La relazione può essere positiva ma anche negativa; quando è negativa spesso ci restiamo male senza pensare che anche questo tipo di relazione può farci crescere, perchè quando c'è un legame, qualcosa resta sempre ed è quello che ci permette di maturare. Personalmente penso che un buon educatore debba instaurare un clima di fiducia con l'educando, debba ascoltarlo per comprendere le sue necessità, le sue difficoltà, metterlo a suo agio per permettergli di esprimersi al meglio ma debba anche essere capace di correggerlo quando sbaglia per evitare che ripeta gli stessi errori. Il rapporto tra educatore ed educando deve essere alla pari, senza differenze e basarsi su un confronto costruttivo, dove ognuno ha rispetto per l'altro e in cui entrambi possano dare e ricevere qualcosa. Questo andrebbe fatto sempre, ancora di più quando ci si trova di fronte a soggetti in difficoltà come i disabili, che non devono sentirsi diversi, non devono essere considerati solo per quello che non possono fare ma anche per le loro potenzialità, che vanno valorizzate attraverso l'uso di programmi che riescano a farle emergere. Per me l'educatore deve avere una grande responsabilità verso i soggetti che deve educare ma deve avere anche una grande passione per il suo lavoro, solo così potrà svolgerlo nel miglior modo possibile.
A proposito della relazione educativa, la professoressa, attraverso una simulazione, ci ha mostrato in che modo questa può avvenire. Ha ricreato un setting in cui, in un primo caso, ci è stata mostrata una relazione tra un'educatrice ed una mamma con un bambino che aveva problemi a scuola con l'insegnante di sostegno ed in un secondo caso tra un'educatrice ed una ragazza che aveva problemi a relazionarsi con gli altri. Nel primo caso ho visto una buona relazione, l'educatrice è riuscita a mettere a proprio agio il bambino e sua madre facendo ben emergere le problematiche del caso e aiutandoli a trovare una soluzione. Nel secondo, l'educatrice ha fatto bene il suo lavoro anche se la ragazza era molto timida e difficilmente riusciva ad aprirsi a lei. Questo mi ha fatto capire quanto instaurare una relazione non sia sempre facile ed anche che l'educatore può dare dei consigli ma non può dare soluzioni ai problemi che gli si presentano.
Nella seconda parte della lezione, la professoressa ci ha fatto fare un'altra simulazione, questa volta sull'emarginazione. Si è finta sindaco dittatore di una città, dalla quale ha escluso tutte le persone con gli occhiali. Per coloro che sono rimasti in città, ha organizzato una festa ed ha chiesto cosa si voleva mangiare, chi si voleva invitare, dando le spalle al gruppo delle emarginate e non ascoltando le loro richieste. Personalmente ero nel gruppo dei cittadini e devo ammettere che all'inizio sono stata contenta di esserlo, di poter stare alla festa, forse perchè non avevo ancora ben compreso di cosa si trattasse; quando poi la professoressa ci ha spiegato il motivo dell'esclusione di queste persone, ci ha fatto capire il messaggio che voleva lanciarci, allora mi sono dispiaciuta per loro e mi sono soffermata a riflettere. Purtroppo discriminazioni di questo tipo ci sono state nella storia (basti pensare all'Olocausto o alle discriminazioni razziali) e ci sono ancora adesso, nella nostra società, dove chi è considerato diverso perchè non rispetta certi canoni viene escluso. Questo atteggiamento per me non dovrebbe esistere; le differenze arricchiscono, vanno conosciute e valorizzate, non eliminate per arrivare ad un'omologazione che non può certo portare nulla di nuovo e nulla di buono a nessuno.
A proposito della relazione educativa, la professoressa, attraverso una simulazione, ci ha mostrato in che modo questa può avvenire. Ha ricreato un setting in cui, in un primo caso, ci è stata mostrata una relazione tra un'educatrice ed una mamma con un bambino che aveva problemi a scuola con l'insegnante di sostegno ed in un secondo caso tra un'educatrice ed una ragazza che aveva problemi a relazionarsi con gli altri. Nel primo caso ho visto una buona relazione, l'educatrice è riuscita a mettere a proprio agio il bambino e sua madre facendo ben emergere le problematiche del caso e aiutandoli a trovare una soluzione. Nel secondo, l'educatrice ha fatto bene il suo lavoro anche se la ragazza era molto timida e difficilmente riusciva ad aprirsi a lei. Questo mi ha fatto capire quanto instaurare una relazione non sia sempre facile ed anche che l'educatore può dare dei consigli ma non può dare soluzioni ai problemi che gli si presentano.
Nella seconda parte della lezione, la professoressa ci ha fatto fare un'altra simulazione, questa volta sull'emarginazione. Si è finta sindaco dittatore di una città, dalla quale ha escluso tutte le persone con gli occhiali. Per coloro che sono rimasti in città, ha organizzato una festa ed ha chiesto cosa si voleva mangiare, chi si voleva invitare, dando le spalle al gruppo delle emarginate e non ascoltando le loro richieste. Personalmente ero nel gruppo dei cittadini e devo ammettere che all'inizio sono stata contenta di esserlo, di poter stare alla festa, forse perchè non avevo ancora ben compreso di cosa si trattasse; quando poi la professoressa ci ha spiegato il motivo dell'esclusione di queste persone, ci ha fatto capire il messaggio che voleva lanciarci, allora mi sono dispiaciuta per loro e mi sono soffermata a riflettere. Purtroppo discriminazioni di questo tipo ci sono state nella storia (basti pensare all'Olocausto o alle discriminazioni razziali) e ci sono ancora adesso, nella nostra società, dove chi è considerato diverso perchè non rispetta certi canoni viene escluso. Questo atteggiamento per me non dovrebbe esistere; le differenze arricchiscono, vanno conosciute e valorizzate, non eliminate per arrivare ad un'omologazione che non può certo portare nulla di nuovo e nulla di buono a nessuno.
Giulia Marciano- Messaggi : 15
Data di iscrizione : 12.03.12
- Messaggio n°84
IL SAPER VIVERE…IL RISPETTO PER GLI ALTRI…
E’ proprio il rispetto che rende grande un uomo, rispetto che sta alla base di ogni tipo di relazione, educativa, affettiva… Il tema trattato oggi, per me, è la vera “Essenza della vita”, la relazione educativa è un rapporto che si stabilisce tra madre e figlio, fra docente e discente, è per quanto mi riguarda, un’esperienza formativa per la nostra vita. Il ruolo dell’educatore è fondamentale , è un insegnamento umano, egli. con il suo operato, entra in relazione con realtà spesso difficili dalle quale ritrae sempre un insegnamento. Uno degli obiettivi dell’educatore è di instaurare un rispetto reciproco con la persona con la quale interloquisce, con il fine di un arricchimento reciproco. Egli diventa una guida, un esempio, un confidente o semplicemente uno di loro. La relazione deve essere incontro e scambio, partecipazione ed alleanza, un dare e avere e non deve essere caratterizzata da una disparità di potere tra educatore e educando e soprattutto deve esserci la volontà di costruire un rapporto predisponendosi all’accoglienza, all’ascolto, lasciando spazio alla libertà dell’altro e costruendo pian piano, con tanta pazienza, INSIEME un progetto di vita. Io, nel mio piccolo, insegno tennis a dei bambini dai 5 ai 10 anni e ricordo che appena iniziai, avevo una paura tremenda ad approcciarmi con loro, ma appena li incontrai sentì il mio cuore battere all’ennesima potenza e le parole vennero da sé.. Dopo 4 anni mi ritengo ogni giorno che passa sempre più fortunata per la bellissima esperienza che sto vivendo, ogni giorno torno a casa con un sorriso e un’ esperienza in più!!! Tra i miei bimbi, c’è Luigi un bimbo di 5 anni, il suo primo giorno fu terribile..Non disse una sola parola, voleva solo dare la racchetta in testa ai suoi compagni, tutti, compresi i miei colleghi, inveivano contro di lui, i bimbi appena lui si avvicinava, scappavano.. dopo circa un’ora dai suoi “tentati omicidi” Luigi mi prese la mano e mi disse” Maestra mi chiamo Luigi, mia mamma è Americana e gli altri bimbi non vogliono giocare con me!” e da lì capì come, sin da piccoli, siamo capaci di emarginare dei nostri compagni per una banalissima differenza di accento.
Dopo un anno Luigi è il più integrato del gruppo, ride, scherza, addirittura insegna a tutti l’Americano (soprattutto le parolacce!:S), questa per me è stata un’esperienza che mi ha formato e da cui ho tratto che la violenza, l’irruenza non servono proprio a nulla, la soluzione è il DIALOGO, L’ASCOLTO, il RISPETTO, questa è la giusta diagnosi da applicare!!
Riguardo la simulazione sulla città svoltasi in classe mi sono resa conto che, pur essendo “Cittadina” mi sono sentita un’emarginata perché pur ‘festeggiando’ mi sentivo triste, vuota. Nella vita non bisogna essere né vincitori né vinti, bisogna instaurare una giusta relazione con chi ci circonda, perché nessuno è migliore di nessuno.
...Immagina che tutti
vivano la loro vita in pace...
Puoi dire che sono un sognatore
ma non sono il solo
Spero che ti unirai anche tu un giorno
e che il mondo diventi uno...
Dopo un anno Luigi è il più integrato del gruppo, ride, scherza, addirittura insegna a tutti l’Americano (soprattutto le parolacce!:S), questa per me è stata un’esperienza che mi ha formato e da cui ho tratto che la violenza, l’irruenza non servono proprio a nulla, la soluzione è il DIALOGO, L’ASCOLTO, il RISPETTO, questa è la giusta diagnosi da applicare!!
Riguardo la simulazione sulla città svoltasi in classe mi sono resa conto che, pur essendo “Cittadina” mi sono sentita un’emarginata perché pur ‘festeggiando’ mi sentivo triste, vuota. Nella vita non bisogna essere né vincitori né vinti, bisogna instaurare una giusta relazione con chi ci circonda, perché nessuno è migliore di nessuno.
...Immagina che tutti
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Puoi dire che sono un sognatore
ma non sono il solo
Spero che ti unirai anche tu un giorno
e che il mondo diventi uno...
Russo Livia Maria- Messaggi : 17
Data di iscrizione : 12.03.12
- Messaggio n°85
Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)
L’argomento affrontato in aula è stato quello della Relazione Educativa, la quale rappresenta il modo attraverso il quale le intenzioni educative diventano (possono diventare) lavoro e risultati educativi.
La relazione educativa è centrata sul rispetto reciproco e sulla chiara definizione degli obiettivi da raggiungere insieme. Si possono considerare come tratti invarianti della relazione educativa:
- La reciprocità
- Il pregiudizio
- Il coinvolgimento emotivo
- La contestualizzazione
La relazione Educativa può riguardare il rapporto tra madre-padre/figlio, docente/discente, educatore/educando, ciò che è fondamentale, però, è che il rapporto si rafforzi in maniera costante grazie ad un comportamento basato sul Rispetto e la Parità. E’ importante che il rapporto tra educatore ed educando sia un rapporto reciproco. Essi hanno senz’altro ruoli differenti, ma questo non vuol dire che siano su piani differenti. C’è relazione educativa se si mette in comune qualcosa, vale a dire se si comunica in modo profondo. Occorre che entrambi sappiano ascoltare ed ascoltarsi, che si mettano in comune i sentimenti ed anche i vissuti personali. Si può avere una comunicazione del genere solo se c’è una forte fiducia reciproca. Occorre che l’educatore, che spesso è costretto dal suo ruolo, si tolga la maschera e sia sé stesso. Per un educatore è sicuramente apprezzabile e rilevante porsi in atteggiamento di disponibilità, essere pronti a scoprire la persona che si ha davanti, permettere che l’altro ci sorprenda, accettare ed accogliere senza chiusure anche quanto non ci si aspetta, lasciando lontano pregiudizi ed aspettative a senso unico. È un modo di porsi che anche per gli allievi può essere stimolo a comportarsi in modo aperto e mantenere libera e viva la comunicazione. L’educatore come l’educando dovrebbe rendersi disponibili ad un reciproco apprendere, considerando l’importanza di “scoprire”. L’apprendimento intrapreso in maniera autonoma, che coinvolge l’intera personalità – sentimenti e intelletto – è quello più profondo e duraturo.
L’educando, deve sentire di essere protagonista a pieno titolo del percorso educativo. È indispensabile il personale coinvolgimento del ragazzo al progetto pedagogico strutturato appositamente per lui. L’educando è, in rapporto all’educatore, l’oggetto delle cure, delle premure e dell’ azione svolta a suo favore. Sarebbe una contraddizione nei termini parlare di educazione senza considerare l’educando; sarebbe come dire scuola senza riferimento agli allievi, come dire bosco senza riferimento alle piante.. L’educando è l’oggetto umano a cui si rivolge l’educatore con la sua attività.
Nella seconda parte della lezione vi è stata una simulazione riguardo al tema dell’Emarginazione. L’aula è stata divisa in 2 gruppi: da una parte vi erano persone portatrici di occhiali e nell’altra parte vi erano persone non portatrici. Le persone non portatrici aveva il diritto di esprimersi di partecipare alla vita sociale, mentre le portatrici erano state messe in un angolo ignorate da tutti e da tutto e non avendo la possibilità di esprimere la propria identità…questa simulazione mi ha fatto pensare tantissimo perché è vero che nella società odierna ci sono molte persone che vengono emarginate a volte anche per un semplice difetto fisico.
La relazione educativa è centrata sul rispetto reciproco e sulla chiara definizione degli obiettivi da raggiungere insieme. Si possono considerare come tratti invarianti della relazione educativa:
- La reciprocità
- Il pregiudizio
- Il coinvolgimento emotivo
- La contestualizzazione
La relazione Educativa può riguardare il rapporto tra madre-padre/figlio, docente/discente, educatore/educando, ciò che è fondamentale, però, è che il rapporto si rafforzi in maniera costante grazie ad un comportamento basato sul Rispetto e la Parità. E’ importante che il rapporto tra educatore ed educando sia un rapporto reciproco. Essi hanno senz’altro ruoli differenti, ma questo non vuol dire che siano su piani differenti. C’è relazione educativa se si mette in comune qualcosa, vale a dire se si comunica in modo profondo. Occorre che entrambi sappiano ascoltare ed ascoltarsi, che si mettano in comune i sentimenti ed anche i vissuti personali. Si può avere una comunicazione del genere solo se c’è una forte fiducia reciproca. Occorre che l’educatore, che spesso è costretto dal suo ruolo, si tolga la maschera e sia sé stesso. Per un educatore è sicuramente apprezzabile e rilevante porsi in atteggiamento di disponibilità, essere pronti a scoprire la persona che si ha davanti, permettere che l’altro ci sorprenda, accettare ed accogliere senza chiusure anche quanto non ci si aspetta, lasciando lontano pregiudizi ed aspettative a senso unico. È un modo di porsi che anche per gli allievi può essere stimolo a comportarsi in modo aperto e mantenere libera e viva la comunicazione. L’educatore come l’educando dovrebbe rendersi disponibili ad un reciproco apprendere, considerando l’importanza di “scoprire”. L’apprendimento intrapreso in maniera autonoma, che coinvolge l’intera personalità – sentimenti e intelletto – è quello più profondo e duraturo.
L’educando, deve sentire di essere protagonista a pieno titolo del percorso educativo. È indispensabile il personale coinvolgimento del ragazzo al progetto pedagogico strutturato appositamente per lui. L’educando è, in rapporto all’educatore, l’oggetto delle cure, delle premure e dell’ azione svolta a suo favore. Sarebbe una contraddizione nei termini parlare di educazione senza considerare l’educando; sarebbe come dire scuola senza riferimento agli allievi, come dire bosco senza riferimento alle piante.. L’educando è l’oggetto umano a cui si rivolge l’educatore con la sua attività.
Nella seconda parte della lezione vi è stata una simulazione riguardo al tema dell’Emarginazione. L’aula è stata divisa in 2 gruppi: da una parte vi erano persone portatrici di occhiali e nell’altra parte vi erano persone non portatrici. Le persone non portatrici aveva il diritto di esprimersi di partecipare alla vita sociale, mentre le portatrici erano state messe in un angolo ignorate da tutti e da tutto e non avendo la possibilità di esprimere la propria identità…questa simulazione mi ha fatto pensare tantissimo perché è vero che nella società odierna ci sono molte persone che vengono emarginate a volte anche per un semplice difetto fisico.
elisabetta.monto- Messaggi : 16
Data di iscrizione : 12.03.12
Età : 33
- Messaggio n°86
Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)
Il tema affrontato ,in classe,mi riguarda molto perché faccio l’educatrice dell’a.c. ovvero dell’azione cattolica.E’importante capire che approccio si deve istaurare con i propri educandi.Per prima cosa tendo sempre ad instaurare un rapèporto di rispetto e fiducia,nell’interazione.Credo,che il nostro compito è quello di far crescere,di far maturare e guidare i soggetti al confronto,al dialogo. Noi,educatori, dobbiamo guidare il fanciullo, aiutarlo nelle difficoltà, cercare di intervenire in situazioni di disagio familiare,sociale o di svantaggio a causa di handicap.Sono ancora all’inizio della mia formazione di educatrice,e credo,che ogni situazione diversa mi fa sempre più crescere e capire come rapportarmi con i miei educandi.Anche nella situazione del primo e del secondo setting ,tra madre ed educatrice e tra un’educatrice e un adolescente,ascoltavo con attenzione perché credo che c’è sempre bisogno di imparare e formarsi.
cittadina o emarginata? EMARGINATA
Al corso abbiamo sperimentato,anche, il tema dell'emarginazione, tema che lo riscontriamo attualmente nella società in cui viviamo. Molte persone vengono poste ai margini della società soltanto perchè hanno delle caratteristiche che sono ritenute “normali" e quindi decisive per determinare l'emarginazione dal gruppo di riferimento. Non mi sentivo diversa dagli altri,non c’era nessuna ragione che io fossi esclusa dalla città e dalla festa che stavano organizzando.Mi sentivo non a mio agio perché è stato come se mi avessero tolto il diritto di esprimere i miei pensieri,ideali ,il diritto alla mia libertà!!Questa simulazione mi ha fatto riflettere e pensare che spesso tendiamo ad emarginare le persone per motivi futili,schiocchi,banali come gli occhiali,un tatuaggio,il colore della pelle...
cittadina o emarginata? EMARGINATA
Al corso abbiamo sperimentato,anche, il tema dell'emarginazione, tema che lo riscontriamo attualmente nella società in cui viviamo. Molte persone vengono poste ai margini della società soltanto perchè hanno delle caratteristiche che sono ritenute “normali" e quindi decisive per determinare l'emarginazione dal gruppo di riferimento. Non mi sentivo diversa dagli altri,non c’era nessuna ragione che io fossi esclusa dalla città e dalla festa che stavano organizzando.Mi sentivo non a mio agio perché è stato come se mi avessero tolto il diritto di esprimere i miei pensieri,ideali ,il diritto alla mia libertà!!Questa simulazione mi ha fatto riflettere e pensare che spesso tendiamo ad emarginare le persone per motivi futili,schiocchi,banali come gli occhiali,un tatuaggio,il colore della pelle...
maria giovanna toriello- Messaggi : 15
Data di iscrizione : 12.03.12
- Messaggio n°87
Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)
l'argomento affrontato in questa lezione ci ha colpito in prima persona in quanto si è afforntato il tema degli educatori e del loro ruolo... in particolare abbiamo parlato della relazione educativa la quale è un incontro tra 2 o più persone durante il quale vi è uno scambio di informazioni.... la relazione educativa non avviene solo tra docente e discente, ma anche tra genitori e figli, tra amici, tra fidanzati e così via... infatti in una relazione avviene sempre uno scambio che non per forza riguarda nozioni scolastiche; ogni rapporto con l'altro, ogni incontro umano è educativo in quanto è portatore di significati, di valori, di opinioni che assumono un peso educativo, in una relazione ogni individuo riceve qualcosa. Quindi in una relazione deve esserci uno scambio alla pari, senza creare differenze, un insegnante non deve limitarsi a trasmettere nozioni agli alunni ma deve creare un clima sereno nel quale gli alunni scambino le proprie idee, si aprano al confronto con gli altri, imparando a rispettare le opinioni altrui, è importante che si crei un clima di fiducia. In particolare l'educatore deve far sentire la persona con cui viene a contatto che può fidarsi di lui, in modo tale che il soggetto si apra al dialogo ed esprima le proprie problematiche... in aula abbiamo assistito a 2 setting con protagoniste 2 educatrici e due ragazze con problemi diversi; ciò che ho notato è che le educatrici erano molto predisposte all'ascolto e mettevano a proprio agio le ragazze anche semplicemente con il movimento del corpo...
Durante la simulazione io ero una cittadina e in un primo momento quando la prof ci proponeva tutte quelle iniziative io non ho fatto caso alle ragazze che erano state escluse... in un secondo momento però, prestando più attenzione, mi sono messa nei panni di quelle ragazze che si sono sentite emarginate, e ho realizzato che noi eravamo in aula e stavamo giocando ma quaeste situazioni accadano quotidianamente... è proprio vero ognuno è coinvolto dai proprio problemi che non ci si rende conto della realtà che ci circonda.... concludo dicendo che dobbiamo prestare maggiore attenzione a ciò che ci circonda perchè forse non potremmo aiutare qualcuno ma di sicuro impareremmo qualcosa, forse che la vita non è tutta rose e fiori ma ci sono persone che hanno piùdifficoltà delle nostre e quindi noi dobbiamo essere contenti di ciò che la vita ci ha donato...
Durante la simulazione io ero una cittadina e in un primo momento quando la prof ci proponeva tutte quelle iniziative io non ho fatto caso alle ragazze che erano state escluse... in un secondo momento però, prestando più attenzione, mi sono messa nei panni di quelle ragazze che si sono sentite emarginate, e ho realizzato che noi eravamo in aula e stavamo giocando ma quaeste situazioni accadano quotidianamente... è proprio vero ognuno è coinvolto dai proprio problemi che non ci si rende conto della realtà che ci circonda.... concludo dicendo che dobbiamo prestare maggiore attenzione a ciò che ci circonda perchè forse non potremmo aiutare qualcuno ma di sicuro impareremmo qualcosa, forse che la vita non è tutta rose e fiori ma ci sono persone che hanno piùdifficoltà delle nostre e quindi noi dobbiamo essere contenti di ciò che la vita ci ha donato...
Monica Miele- Messaggi : 16
Data di iscrizione : 12.03.12
- Messaggio n°88
Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)
1.relazione educativa, spiegazione teorica I parte e setting con 2 protagonisti
educatore/educando:
Il tema della relazione educativa affrontato in aula comprende una serie di tematiche di cui noi abbiamo approfondito quella tra docente/discente e tra educatore/educando.
Entrambe le relazioni sono molto complesse e hanno bisogno di essere supportate da un rispetto reciproco affinché si crei un punto di incontro e di scambio tra entrambi i partecipanti alla relazione.
La simulazione tra le due colleghe è stata molto utile in quanto ho compreso che gli errori che si possono commettere nel rapportarsi con l'altro e nell'affrontare un problema sono tantissimi. Sicuramente è necessario e fondamentale cercare di creare un rapporto di stima e fiducia verso l'altro e cercare di presentarsi nel modo più disponibile possibile.
2.emarginazione, esperienza di simulazione sulla città:
la simulazione mi ha fatto riflettere. Io ero una cittadina, ma la mia attenzione, non riesco a capire bene il perché, era sempre rivolta a tutti gli "emarginati" con gli occhiali all'angolo della città. Anche durante il colloquio con il dittatore il mio sguardo era rivolto a quel gruppo di ragazze che erano state tagliate fuori perché portavano gli occhiali. Notavo nei loro occhi una situazione di disagio.
La loro voglia di entrare nella città, di richiamare la nostra attenzione era così forte da provocarmi rabbia perché non potevo far nulla a causa del dittatore che lo vietava.
Tutto ciò mi fa venire in mente lo sterminio del '45: quando l'armata rossa entrò nel campo di concentramento di Auschwitz e uccise milioni di ebrei, considerati una razza inferiore, di poco conto. Gli ebrei (come le mie colleghe) venivano emarginati da quasi tutte le attività: non potevano andare in banca, né praticare libere professioni.
Tutto ciò ha provocato grande disagio e tanti episodi di razzismo che ancora oggi non si riescono a cancellare.
1. 2.
educatore/educando:
Il tema della relazione educativa affrontato in aula comprende una serie di tematiche di cui noi abbiamo approfondito quella tra docente/discente e tra educatore/educando.
Entrambe le relazioni sono molto complesse e hanno bisogno di essere supportate da un rispetto reciproco affinché si crei un punto di incontro e di scambio tra entrambi i partecipanti alla relazione.
La simulazione tra le due colleghe è stata molto utile in quanto ho compreso che gli errori che si possono commettere nel rapportarsi con l'altro e nell'affrontare un problema sono tantissimi. Sicuramente è necessario e fondamentale cercare di creare un rapporto di stima e fiducia verso l'altro e cercare di presentarsi nel modo più disponibile possibile.
2.emarginazione, esperienza di simulazione sulla città:
la simulazione mi ha fatto riflettere. Io ero una cittadina, ma la mia attenzione, non riesco a capire bene il perché, era sempre rivolta a tutti gli "emarginati" con gli occhiali all'angolo della città. Anche durante il colloquio con il dittatore il mio sguardo era rivolto a quel gruppo di ragazze che erano state tagliate fuori perché portavano gli occhiali. Notavo nei loro occhi una situazione di disagio.
La loro voglia di entrare nella città, di richiamare la nostra attenzione era così forte da provocarmi rabbia perché non potevo far nulla a causa del dittatore che lo vietava.
Tutto ciò mi fa venire in mente lo sterminio del '45: quando l'armata rossa entrò nel campo di concentramento di Auschwitz e uccise milioni di ebrei, considerati una razza inferiore, di poco conto. Gli ebrei (come le mie colleghe) venivano emarginati da quasi tutte le attività: non potevano andare in banca, né praticare libere professioni.
Tutto ciò ha provocato grande disagio e tanti episodi di razzismo che ancora oggi non si riescono a cancellare.
1. 2.
Carmen D'Alessio- Messaggi : 15
Data di iscrizione : 13.03.12
- Messaggio n°89
Relazione Educativa e Simulazioni...
Per RELAZIONE EDUCATIVA s'intende un rapporto che si instaura tra due o più persone, è l'insieme dei rapporti sociali che si stabiliscono tra l'educatore e l'educando.Un rapporto basato sulla fiducia,sulla stima e sulla complicità che si viene a creare nel tempo e si consolida in un dialogo diretto e personale anche al di fuori della classe.
Per far si che la relazione educativa nasca bisogna costruirne le basi:la volontà di creare un rapporto volto all'accoglienza, all'ascolto dando spazio alla libertà dell'altro senza creare dislivelli tra insegnante e alunno e cercare di instaurare un reciproco rapporto di rispetto.
Essa avviene in vari ambiti come per esempio quello familiare, relazione madre/figlio, quello scolastico,relazione docente/discente,il cui legame produce l'apprendimento tramite un'interconnessione che porta alla fusione delle conoscenze,e la relazione tra l'educatore e l'educando.
"EDUCARE" le persone inevitabilmente mi trasporta in un meraviglioso coinvolgimento emotivo, una passione, una voglia di fare,di agire continuamente ed attivamente e sono sempre più convinta che è proprio questa la professione che voglio intraprendere!
Oggi in aula abbiamo messo in pratica(simulando)una relazione educativa tra educatore ed educando.Ho imparato cosa vuole dire realmente SETTING, esso indica il luogo, il contesto in cui avviene un evento sociale e nel nostro specifico caso l'incontro tra educatore ed educando.
L'educatrici sono sembrate entrambe decise, sicure di ciò che stavano facendo e questo loro comportamento ha fatto si che le due ragazze(l'educando), che a loro si sono rivolte si sentissero a proprio agio,venendosi a creare così un'atmosfera serena e tranquilla grazie alla quale il soggetto si è sentito libero di esprimersi.
...SIMULANDO IN CITTA'...
Nella simulazione sulla città in cui la prof si è messa nei panni di un sindaco-dittatore io mi trovavo tra i cittadini perché non portavo gli occhiali mentre le ragazze "portatori di occhiali" sono state emarginate e allontanate da questa città utopica.Sono sincera se avessi portato gli occhiali per pigrizia sarei rimasta tra i cittadini ma poi riflettendoci me ne sarei pentita perché penso che se ci immedesimassimo nelle situazioni possiamo scoprirne almeno in parte il vero significato.L'emarginazione spesso porta a pensare di essere diversi e inferiori ma da cittadina non mi sono sentita privilegiata né superiore,forse l'ho fatto solo per un momento ma poi quando ho capito l'importanza di questa simulazione non ho fatto altro che pensare a loro:le emarginate!
Per far si che la relazione educativa nasca bisogna costruirne le basi:la volontà di creare un rapporto volto all'accoglienza, all'ascolto dando spazio alla libertà dell'altro senza creare dislivelli tra insegnante e alunno e cercare di instaurare un reciproco rapporto di rispetto.
Essa avviene in vari ambiti come per esempio quello familiare, relazione madre/figlio, quello scolastico,relazione docente/discente,il cui legame produce l'apprendimento tramite un'interconnessione che porta alla fusione delle conoscenze,e la relazione tra l'educatore e l'educando.
"EDUCARE" le persone inevitabilmente mi trasporta in un meraviglioso coinvolgimento emotivo, una passione, una voglia di fare,di agire continuamente ed attivamente e sono sempre più convinta che è proprio questa la professione che voglio intraprendere!
Oggi in aula abbiamo messo in pratica(simulando)una relazione educativa tra educatore ed educando.Ho imparato cosa vuole dire realmente SETTING, esso indica il luogo, il contesto in cui avviene un evento sociale e nel nostro specifico caso l'incontro tra educatore ed educando.
L'educatrici sono sembrate entrambe decise, sicure di ciò che stavano facendo e questo loro comportamento ha fatto si che le due ragazze(l'educando), che a loro si sono rivolte si sentissero a proprio agio,venendosi a creare così un'atmosfera serena e tranquilla grazie alla quale il soggetto si è sentito libero di esprimersi.
...SIMULANDO IN CITTA'...
Nella simulazione sulla città in cui la prof si è messa nei panni di un sindaco-dittatore io mi trovavo tra i cittadini perché non portavo gli occhiali mentre le ragazze "portatori di occhiali" sono state emarginate e allontanate da questa città utopica.Sono sincera se avessi portato gli occhiali per pigrizia sarei rimasta tra i cittadini ma poi riflettendoci me ne sarei pentita perché penso che se ci immedesimassimo nelle situazioni possiamo scoprirne almeno in parte il vero significato.L'emarginazione spesso porta a pensare di essere diversi e inferiori ma da cittadina non mi sono sentita privilegiata né superiore,forse l'ho fatto solo per un momento ma poi quando ho capito l'importanza di questa simulazione non ho fatto altro che pensare a loro:le emarginate!
Noemi de Martino- Messaggi : 18
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Età : 33
- Messaggio n°90
Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)
-Relazione educativa, questa tematica ci riguarda in primis perché consiste proprio il fulcro della nostra “vocazione“ se così la vogliamo chiamare, la chiamo vocazione perché credo che questo rappresenti. Perché qualsiasi percorso sceglieremo in futuro si tratta comunque nell’aiutare il prossimo che siano minori o adulti, adottati o criminali. Noi comunque andremo ad aiutare queste persone e per questo io credo che sia una vocazione perché non tutti vogliono aiutare il prossimo, ma non per cattiveria, semplicemente perché tutti abbiamo dei problemi e alcune persone pensano perché accollarsi altri problemi non bastano già i nostri? Con questo non voglio fare la paladina della giustizia oppure proclamare buonismo, ma credo che se un po alla volta ci facciamo i “fatti” degli altri, potrebbe cambiare un po questa società, ma ho detto bene “potrebbe” rimane sempre un qualcosa di utopico. Ma comunque sia ritengo il ruolo dell’educatore un vero e proprio sostegno e supporto per la società, anche se non veniamo considerati abbastanza. E proprio perché questo ruolo è così importante in quanto deve mettersi in relazione con l’altro, e “l’altro” in questione non è MAI e dico MAI una persona felice e senza problemi è SEMPRE una persona in difficoltà che ha bisogno di essere aiutata per questo la relazione che avviene con l’educatore ovvero colui che presta il suo aiuto, il suo supporto, deve avvenire nel miglior modo possibile. Badate bene, con “ il miglior modo” non intendo la perfezione, perché non esiste, invece ricordiamo che l’educatore è anch’egli un essere umano che può commettere errori quindi non deve essere perfetto, ma deve trasmettere la FIDUCIA all’altra persona, deve porsi correttamente all’ascolto, deve far sentire a proprio agio. Come abbiamo detto a lezione l’educatore non compie i miracoli quindi magari non risolverà tutti i problemi delle persone, ma l’obbiettivo principale è farle parlare, farle aprire, far esporre il proprio disagio, e cercare di trasmettere fiducia ma soprattutto far capire che non si è soli, che c’è qualcuno pronto a far qualcosa per loro. Tutto questo non sarà facile da raggiungere ma sappiamo che la pazienza è la virtù dei forti e a tempo debito i frutti si raccoglieranno e sarà un arricchimento reciproco(proprio come ha detto Michelina). Il setting è stata una prova che ha confermato tutta la teoria spiegata, la teoria non serve a niente se non viene messa in pratica e credo che entrambe le educatrici nella prova (almeno per me) hanno trasmesso delle sensazioni positive, io personalmente se avessi avuto un problema mi sarei aperta facilmente a loro perché hanno trasmesso una cosa fondamentale: fiducia e attenzione.
-Per quanto riguarda la simulazione sinceramente mi trovo interdetta su una questione, io porto gli occhiali ma quando esco uso le lenti a contatto quasi sempre, e anche quel giorno avevo le lenti a contatto. Ovviamente era tutta finzione perché era una simulazione, ma come può essere visto il mio comportamento? In un certo senso ho “barato”, quindi il mio mettere le lenti a contatto può essere tradotto come un non voler essere emarginata? (vorrei saperlo da lei). Comunque sia anche se è stato tutto un gioco c’è stata una sensazione che ho provato; EGOISMO, mi sono sentita egoista nel godere di qualcosa (in questo caso una festa) che gli altri non potevano godere, pensando solo ai preparativi delle festa e non invitandoli.
Lo scopo della simulazione era far notare il senso di esclusione e emarginazione, io ritengo che l’emarginazione riguarda tutti, anche le persone ritenute “normali”. Io personalmente mi sono sentita molte volte nella mia vita emarginata ed esclusa ma per nessun motivo particolare a volte mi escludevo io e a volte mi sentivo inadatta su particolari argomenti e di certo non era per cattiveria delle persone che mi circondavano e lo stesso vale per me, chissà quante volte ho escluso e emarginato senza neanche farci caso, nel caso di persone “normali” l’emarginazione dura brevi momenti e poi te ne dimentichi anche, o comunque non lascia un segno indelebile nella vita mentre per chi ha un disagio o una particolare difficoltà aggrava ancor di più la situazione e diventa indelebile.
La morale che propongo è; prestiamo più attenzione, non lasciamo indietro nessuno.
-Per quanto riguarda la simulazione sinceramente mi trovo interdetta su una questione, io porto gli occhiali ma quando esco uso le lenti a contatto quasi sempre, e anche quel giorno avevo le lenti a contatto. Ovviamente era tutta finzione perché era una simulazione, ma come può essere visto il mio comportamento? In un certo senso ho “barato”, quindi il mio mettere le lenti a contatto può essere tradotto come un non voler essere emarginata? (vorrei saperlo da lei). Comunque sia anche se è stato tutto un gioco c’è stata una sensazione che ho provato; EGOISMO, mi sono sentita egoista nel godere di qualcosa (in questo caso una festa) che gli altri non potevano godere, pensando solo ai preparativi delle festa e non invitandoli.
Lo scopo della simulazione era far notare il senso di esclusione e emarginazione, io ritengo che l’emarginazione riguarda tutti, anche le persone ritenute “normali”. Io personalmente mi sono sentita molte volte nella mia vita emarginata ed esclusa ma per nessun motivo particolare a volte mi escludevo io e a volte mi sentivo inadatta su particolari argomenti e di certo non era per cattiveria delle persone che mi circondavano e lo stesso vale per me, chissà quante volte ho escluso e emarginato senza neanche farci caso, nel caso di persone “normali” l’emarginazione dura brevi momenti e poi te ne dimentichi anche, o comunque non lascia un segno indelebile nella vita mentre per chi ha un disagio o una particolare difficoltà aggrava ancor di più la situazione e diventa indelebile.
La morale che propongo è; prestiamo più attenzione, non lasciamo indietro nessuno.
Micaela Crescenzo- Messaggi : 16
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- Messaggio n°91
Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)
In quanto futuro educatore dovrò far fronte ad una serie di relazioni che instaurarerò con l'educando che mi ritrovo di fronte.
Ebbene, ruolo fondamentale per un educatore è quello di saper tener fronte alle persone che si ritrova davanti e instaurare con esse una relazione prima di tutto di stima reciproca, e poi affettiva, in modo tale che si senta a proprio agio nel confidare problemi personali.
Nell'immaginario collettivo si pensa che l'educatore abbia a che fare solo con il settore scolastico e con i bambini, senza sapere che in realtà l'educatore può abbracciare vari settori che abbiano a che fare con la formazione della persona, come disabili, carcerati, tossicodipendenti, anziani ecc...
In quest'ultimo laboratorio sono stati simulati degli ipotetici setting educatore/educandi molto diversi, nel primo si simulava un incontro tra una madre col proprio figlio e l'educatore, e nel secondo un incontro tra un'adolescente e l'educatore. Cosa fondamentale in entrambi i setting è quello di mettere a proprio agio le persone, e lo si fa soprattuto tramite il linguaggio del corpo, perchè non sempre l'ambiente permette situazioni comode.
Durante il setting l'educatore, oltre a mettere a proprio agio il soggetto, deve fornire una soluzione al problema, ma ancor prima deve restituire il problema che viene proposto dall'educando per fargli riconoscere oggettivamente la propria situazione.
Il tema dell'ultima simulazione era quello dell'emarginazione. La professoressa Briganti si proclama sindaco di un'ipotetica città, in questo caso l'aula, e decide di escludere dalla città le persone con gli occhiali, ed una volta escluse decide di fare una festa con cibi, musiche ed ospiti.
Nel momento in cui le persone con gli occhiali si allontanano, penso che in alcune persone si sia scatenato un senso di superiorità, perchè si ritrovano a festeggiare avendo dei vantaggi rispetto a chi non poteva.
Ecco questo è proprio l'atteggiamento tipico di chi,con ignoranza, si sente superiore a chi, invece, si ritrova a non sfruttare vantaggi dei quali potrebbe assolutamente. è la situazione in cui si ritrovarono gli ebrei nella seconda guerra mondiale discriminati per un motivo assurdo, e addirittura sterminati per questo motivo, e dall'altra parte i cosiddetti potenti che erano i nazisti.
quindi, imparando dalla storia, dobbiamo imparare a comprendere il diverso da noi e non discriminarlo perchè ogni essere umano è diverso, ed in quanto tale è meraviglioso e degno di comprensione e ammirazione...
Ebbene, ruolo fondamentale per un educatore è quello di saper tener fronte alle persone che si ritrova davanti e instaurare con esse una relazione prima di tutto di stima reciproca, e poi affettiva, in modo tale che si senta a proprio agio nel confidare problemi personali.
Nell'immaginario collettivo si pensa che l'educatore abbia a che fare solo con il settore scolastico e con i bambini, senza sapere che in realtà l'educatore può abbracciare vari settori che abbiano a che fare con la formazione della persona, come disabili, carcerati, tossicodipendenti, anziani ecc...
In quest'ultimo laboratorio sono stati simulati degli ipotetici setting educatore/educandi molto diversi, nel primo si simulava un incontro tra una madre col proprio figlio e l'educatore, e nel secondo un incontro tra un'adolescente e l'educatore. Cosa fondamentale in entrambi i setting è quello di mettere a proprio agio le persone, e lo si fa soprattuto tramite il linguaggio del corpo, perchè non sempre l'ambiente permette situazioni comode.
Durante il setting l'educatore, oltre a mettere a proprio agio il soggetto, deve fornire una soluzione al problema, ma ancor prima deve restituire il problema che viene proposto dall'educando per fargli riconoscere oggettivamente la propria situazione.
Il tema dell'ultima simulazione era quello dell'emarginazione. La professoressa Briganti si proclama sindaco di un'ipotetica città, in questo caso l'aula, e decide di escludere dalla città le persone con gli occhiali, ed una volta escluse decide di fare una festa con cibi, musiche ed ospiti.
Nel momento in cui le persone con gli occhiali si allontanano, penso che in alcune persone si sia scatenato un senso di superiorità, perchè si ritrovano a festeggiare avendo dei vantaggi rispetto a chi non poteva.
Ecco questo è proprio l'atteggiamento tipico di chi,con ignoranza, si sente superiore a chi, invece, si ritrova a non sfruttare vantaggi dei quali potrebbe assolutamente. è la situazione in cui si ritrovarono gli ebrei nella seconda guerra mondiale discriminati per un motivo assurdo, e addirittura sterminati per questo motivo, e dall'altra parte i cosiddetti potenti che erano i nazisti.
quindi, imparando dalla storia, dobbiamo imparare a comprendere il diverso da noi e non discriminarlo perchè ogni essere umano è diverso, ed in quanto tale è meraviglioso e degno di comprensione e ammirazione...
Annamaria Bruno- Messaggi : 13
Data di iscrizione : 19.03.12
- Messaggio n°92
Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)
La relazione educativa rappresenta il modo attraverso il quale le intenzioni si traducono in risultati educativi. è un insieme di azioni eseguite in vista di un fine, valide solo quando tra educatore ed educando si instaura una relazione interpersonale.
La capacità di coinvolgimento personale nella relazione educativa, è parte costitutiva della professionalità dell'educatore.
l'educatore è una professione di grande spessore morale. L'educatore scrive nell'anima delle persone.
Dunque la relazione educativa non può tradursi in un semplice "dare" e "avere".
Ciò che, maggiormente lascia un'impronta nell'educando è l'entusiasmo, la vicinanza, la flessibilità personale, la comprensione, l'empatia, e il senso di giustizia dell'insegnante.
La professione dell'educatore, contiene una forte tensione etica, come servizio alla persona nella sua crescita, nello sviluppo di tutte le sue potenzialità. L'essere educatore comporta la consapevolezza di svolgere un'attività rivolta all'educando in quanto persona nel senso più completo del termine. Un'attività di formazione della persona considerata nella sua integralità.
Nei rapporti interpersonali prende forma la "comunicazione in umanità" che, si realizza quando entrambi, sono consapevoli del valore incondizionato della persona, della sua dignità.
Nella simulazione, io ho fatto parte del gruppo "cittadini" il gruppo privilegiato rispetto a quello di chi aveva gli occhiali e dunque, proprio per questo messo da parte.
Come cittadino, mi sono sentita sollevata, principalmente per un motivo futile: essendo timida non mi andava di attraversare l'aula e unirmi al gruppo, ma anche piacevole perchè, tutti gli svaghi erano offerti ai soli cittadini.
Significativa la reazione degli "emarginati". Nel mentre il nostro Sindaco ci offriva l'opportunità di scegliere tra svaghi e piacevolezze, questo gruppo cercava di interagire con la città, ottusa e chiusa, perchè distratta dalle cose che le venivano offerte.
questo gruppo cercava di dare il suo parere, ma non veniva ascoltato. Come cittadino non ho guardato subito a questo.
Riflettendo ho compreso come queste persone "diverse", erano emarginate, quindi non ascoltate, non considerate.
Dal gruppo si alzavano voci, sventolavano mani, tanto rumore che, per noi cittadini è stato un rumore muto, come un leggero sottofondo. Tutto questo da quando la Prof Briganti, ha rimandato all'olocausto; fino a quel momento la simulazione è risultata essere solo un gioco. Soltanto dopo ho colto il suo significato profondo.
La capacità di coinvolgimento personale nella relazione educativa, è parte costitutiva della professionalità dell'educatore.
l'educatore è una professione di grande spessore morale. L'educatore scrive nell'anima delle persone.
Dunque la relazione educativa non può tradursi in un semplice "dare" e "avere".
Ciò che, maggiormente lascia un'impronta nell'educando è l'entusiasmo, la vicinanza, la flessibilità personale, la comprensione, l'empatia, e il senso di giustizia dell'insegnante.
La professione dell'educatore, contiene una forte tensione etica, come servizio alla persona nella sua crescita, nello sviluppo di tutte le sue potenzialità. L'essere educatore comporta la consapevolezza di svolgere un'attività rivolta all'educando in quanto persona nel senso più completo del termine. Un'attività di formazione della persona considerata nella sua integralità.
Nei rapporti interpersonali prende forma la "comunicazione in umanità" che, si realizza quando entrambi, sono consapevoli del valore incondizionato della persona, della sua dignità.
Nella simulazione, io ho fatto parte del gruppo "cittadini" il gruppo privilegiato rispetto a quello di chi aveva gli occhiali e dunque, proprio per questo messo da parte.
Come cittadino, mi sono sentita sollevata, principalmente per un motivo futile: essendo timida non mi andava di attraversare l'aula e unirmi al gruppo, ma anche piacevole perchè, tutti gli svaghi erano offerti ai soli cittadini.
Significativa la reazione degli "emarginati". Nel mentre il nostro Sindaco ci offriva l'opportunità di scegliere tra svaghi e piacevolezze, questo gruppo cercava di interagire con la città, ottusa e chiusa, perchè distratta dalle cose che le venivano offerte.
questo gruppo cercava di dare il suo parere, ma non veniva ascoltato. Come cittadino non ho guardato subito a questo.
Riflettendo ho compreso come queste persone "diverse", erano emarginate, quindi non ascoltate, non considerate.
Dal gruppo si alzavano voci, sventolavano mani, tanto rumore che, per noi cittadini è stato un rumore muto, come un leggero sottofondo. Tutto questo da quando la Prof Briganti, ha rimandato all'olocausto; fino a quel momento la simulazione è risultata essere solo un gioco. Soltanto dopo ho colto il suo significato profondo.
Roberta Ingargiola- Messaggi : 14
Data di iscrizione : 15.03.12
Località : Napoli
- Messaggio n°93
Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)
Credo sia necessario chiarire la differenza tra relazione in generale e relazione educativa poiché il termine relazione è quello che meglio qualifica la comunicazione tra educando ed educatore. La relazione, in generale, può essere definita molto semplicemente come il legame che unisce due o più persone. I motivi per i quali le persone si relazionano tra loro sono molteplici e, probabilmente, il principale è insito nella natura stessa dell’individuo, in quella tensione biologica alla consociazione che accompagna ciascuno di noi nella lunga storia evolutiva dell’uomo. Una relazione è strutturata su più piani e comprende variabili comportamentali dipendenti dalla natura di ogni individuo, e variabili affettive, dipendenti dal tipo di rapporto, più o meno intenso, che lega le persone coinvolte in esso.Una delle caratteristiche principali della relazione educativa – formativa o orientativa - è l’intenzionalità che fa dell’atto educativo, di questa relazione nel qui ed ora, un evento mirato ad obiettivi precisi e non improvvisato. L’intenzionalità fa agire l’educatore con la consapevolezza e la certezza di sapere sempre i motivi per i quali si fa o non si fa una cosa. L’intenzionalità, infatti, si esprime formalmente nel progetto educativo, la grande trama che giustifica le nostre e le altrui azioni. La scelta del termine relazione, per definire la forma di comunicazione educativa più efficace, deriva dal riconoscimento delle sue peculiarità insite nella etimologia stessa del termine. Tra i vari setting avvenuti in aula quello che maggiormente mi ha colpito è stato quello della collega che raccontava i suoi problemi di socialità è di difficoltà nel relazionarsi con gli altri, non sono stata d'accordo su come l'altra collega ha risposto e ha cercato di aiutarla in quanto ho avuto la sensazione che avesse colto appieno il tipo di aiuto che cercava la ragazza ma comunque è stato molto istruttivo e reale. Per quanto riguarda il tema dell'emarginazione,io ero il cittadino e la sensazione che ho provato è stata la mancanza della mia compagna che invece portava gli occhiali e che ho visto un po' in difficoltà ,oltre al fatto che mi sentivo dispiaciuta perchè non potevo ne aiutarla ne magari alzarmi e andarle vicino per non farla sentire diversa o esclusa. Mi è piaciuto, poi, soprattutto il commento di una collega che raccontava la discriminazione tra il nord e il sud, perchè mai una persona dovrebbe sentirsi diversa solo in base al luogo in cui nasce,al suo dialetto o al fatto che porta gli occhiali? Evidentemente è proprio il sentirsi aggregato alla maggioranza,alla cosi detta massa che ci fa' sentire più al sicuro e accettato dalla società mentre invece,a mio avviso, sarebbe meglio non rinnegare ciò che si è ed essere indifferenti all'ignoranza che ci circonda!
Aiello Raissa- Messaggi : 17
Data di iscrizione : 14.03.12
- Messaggio n°94
"La migliore educazione è quella che rende sempre più inutile l’educatore stesso." (G. Kerschensteiner)
Il tema della RELAZIONE EDUCATIVA trattato a lezione è fondamentale e riguarda molto tutti coloro che come me affrontano questa tipologia di percorso di studi.
La vita di tutti i giorni è sostenuta da relazioni di diverso tipo ed ognuna di loro forma ed educa in maniera indistinta tutti i partecipanti alle stesse. In maniera particolare,però,la relazione educativa rappresenta la massima espressione dell’insegnamento nei suoi diversi ambiti:familiare,scolastico…
Indipendentemente dal campo in cui viene applicata la relazione educativa, fondamentale è l’educatore ,che è il tutore di resilienza per eccellenza, che rappresenta la figura di CAR GIVER,ovvero di colui che funge da guida nel processo formativo e che nonostante le probabili situazioni di avversità si presenta vincente!
Gli incontri educativi sono significativi e permettono di produrre apprendimento,ma,risulta essere importante ai fini del processo educativo che in queste tipologie di relazioni ci sia un forte rispetto reciproco nel dibattito,non giudicare mai le capacità altrui perché questo potrebbe comportare una chiusura,quindi lasciare libero l’altro di esprimersi per comprendere il suo essere reale,quindi ascoltare in silenzio,dargli il tempo di cui ha bisogno e non attaccarlo, anche se possiamo non essere d’accordo rispetto alle sue idee;se ciò non avvenisse,come potremmo pretendere di essere ascoltati se non sappiamo ascoltare?...Direi quindi che non potremmo mai pretendere dall’altro ciò che non gli restituiamo,finendo col “predicare bene,e razzolare male!”
Che sia una relazione madre-figlio,o docente-discente,alla base di una relazione educativa di primaria importanza credo sia la fiducia che un interlocutore deve avere nei confronti del suo educatore, affinché possa esserci un reale confronto,affinché lo stesso educatore, dando spazio a chi ha di fronte, possa comprendere al meglio le problematiche sulle quali agire. Bisogna predisporsi apertamente all’ascolto,è un processo aperto IO-ALTRO in cui la relazione va coltivata con amore,bisogna sentirsi e sentire,intendersi ed entrare in completa empatia con chi ci sta di fronte,comprenderlo perché le patologie e le problematiche possono essere varie e si verificano in soggetti altrettanto diversi,ognuno con le sue esigenze e le sue debolezze; ognuno ha il diritto di poter avere il suo percorso individuale,adatto solo a lui per poter fare emergere le sue doti. Immaginiamo che l’educando sia la stoffa e l’educatore il sarto,quest’ultimo,in quanto tale dovrà riconoscere le caratteristiche di quella stoffa prima di elaborare qualcosa,dovrà quindi utilizzare materiali e strumenti ad essa compatibili per poter cucire un vestito adatto a chi lo dovrà indossare!Fare l’educatore credo che presupponga una grande umanità,capire l’altro nel profondo ed instaurare una relazione altrettanto profonda, ma nello stesso momento riuscire a controllare le proprie emozioni è fondamentale per rendere obbiettivo e conseguibile,soprattutto, l’obbiettivo,che è quello di rieducare e condurre il soggetto a cambiamenti che possano essere positivi con la speranza che l’educando possa restituire ciò che ha ricevuto. E’ uno scambio continuo DARE-RICEVERE che può consentire arricchimento da ambo le parti in un rapporto alla pari,in cui non c’è differenza tra gli interlocutori i quali devono entrambi predisporsi all’apprendimento,anche se lo scambio mette di fronte un adulto con un bambino,perché essere piccoli non preclude di poter essere abbastanza grandi da poter insegnare qualcosa…
A tal proposito riporto un racconto:
Nan-in, un maestro giapponese dell'era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen.Nan-in servì il tè. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare.Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì più a contenersi. «È ricolma. Non ce n'entra più!».«Come questa tazza,» disse Nan-in «tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?».
SIMULAZIONI
L’esperienza delle due simulazioni di “relazione educativa” è stata significativa perché ho potuto constatare quali siano alcune delle tipologie di comportamento da applicare. Nella prima simulazione sono riuscita ad immedesimarmi nell’educatore con il quale ho condiviso i suoi atteggiamenti. Ascoltare la mia collega(nel ruolo di educatrice) è stato piacevole perché credo che avrei agito come lei,era tranquilla,disposta al dialogo,molto disponibile,mi ha ispirato fiducia ed era propositiva,ha messo i suoi interlocutori del tutto a suo agio e lo si vedeva anche dalla postura,aveva un tono di voce che non lasciava intendere noia ,anzi era dolce. Con la seconda simulazione non sono del tutto d’accordo con la mia collega (educatrice),mi è sembrata più impostata e meno rilassata,sicuramente disponibile,ma non mi è piaciuta l’espressione <<Dimmi tutto!>> mi è sembrato troppo diretto e io mi sarei sentita in soggezione perché sembrava quasi lasciasse intendere di voler sapere tutto e subito,ma in realtà il processo dovrebbe essere graduale.
SIMULAZIONE CITTA’ CON SINDACO DITTATORE.
Io ero tra gli emarginati perché indossavo gli occhiali,è mi ha infastidito!Mi sono sentita esclusa e non considerata,come se non avessi voce in capitolo,ma soprattutto osservata come se appartenessi ad un’altra specie.Non ho avuto la possibilità di replicare e credo sia del tutto sbagliato.In una città,o meglio,nella società credo debba esserci posto per tutti,ad ognuno deve essere data l’opportunitò di essere ascoltato perché è la voce di ognuno che fa si che si possa parlare di gruppo,unione,società!Non è giusto svegliarsi una mattina e decidere casualmente di escludere o allontanare persone con delle caratteristiche diverse.Ogni individuo,come ho già detto più volte è unico ed irripetibile ed in quanto tale rappresenta il pezzo di un intero puzzle che senza di lui non sarebbe né completo né mai in equilibrio.
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La vita di tutti i giorni è sostenuta da relazioni di diverso tipo ed ognuna di loro forma ed educa in maniera indistinta tutti i partecipanti alle stesse. In maniera particolare,però,la relazione educativa rappresenta la massima espressione dell’insegnamento nei suoi diversi ambiti:familiare,scolastico…
Indipendentemente dal campo in cui viene applicata la relazione educativa, fondamentale è l’educatore ,che è il tutore di resilienza per eccellenza, che rappresenta la figura di CAR GIVER,ovvero di colui che funge da guida nel processo formativo e che nonostante le probabili situazioni di avversità si presenta vincente!
Gli incontri educativi sono significativi e permettono di produrre apprendimento,ma,risulta essere importante ai fini del processo educativo che in queste tipologie di relazioni ci sia un forte rispetto reciproco nel dibattito,non giudicare mai le capacità altrui perché questo potrebbe comportare una chiusura,quindi lasciare libero l’altro di esprimersi per comprendere il suo essere reale,quindi ascoltare in silenzio,dargli il tempo di cui ha bisogno e non attaccarlo, anche se possiamo non essere d’accordo rispetto alle sue idee;se ciò non avvenisse,come potremmo pretendere di essere ascoltati se non sappiamo ascoltare?...Direi quindi che non potremmo mai pretendere dall’altro ciò che non gli restituiamo,finendo col “predicare bene,e razzolare male!”
Che sia una relazione madre-figlio,o docente-discente,alla base di una relazione educativa di primaria importanza credo sia la fiducia che un interlocutore deve avere nei confronti del suo educatore, affinché possa esserci un reale confronto,affinché lo stesso educatore, dando spazio a chi ha di fronte, possa comprendere al meglio le problematiche sulle quali agire. Bisogna predisporsi apertamente all’ascolto,è un processo aperto IO-ALTRO in cui la relazione va coltivata con amore,bisogna sentirsi e sentire,intendersi ed entrare in completa empatia con chi ci sta di fronte,comprenderlo perché le patologie e le problematiche possono essere varie e si verificano in soggetti altrettanto diversi,ognuno con le sue esigenze e le sue debolezze; ognuno ha il diritto di poter avere il suo percorso individuale,adatto solo a lui per poter fare emergere le sue doti. Immaginiamo che l’educando sia la stoffa e l’educatore il sarto,quest’ultimo,in quanto tale dovrà riconoscere le caratteristiche di quella stoffa prima di elaborare qualcosa,dovrà quindi utilizzare materiali e strumenti ad essa compatibili per poter cucire un vestito adatto a chi lo dovrà indossare!Fare l’educatore credo che presupponga una grande umanità,capire l’altro nel profondo ed instaurare una relazione altrettanto profonda, ma nello stesso momento riuscire a controllare le proprie emozioni è fondamentale per rendere obbiettivo e conseguibile,soprattutto, l’obbiettivo,che è quello di rieducare e condurre il soggetto a cambiamenti che possano essere positivi con la speranza che l’educando possa restituire ciò che ha ricevuto. E’ uno scambio continuo DARE-RICEVERE che può consentire arricchimento da ambo le parti in un rapporto alla pari,in cui non c’è differenza tra gli interlocutori i quali devono entrambi predisporsi all’apprendimento,anche se lo scambio mette di fronte un adulto con un bambino,perché essere piccoli non preclude di poter essere abbastanza grandi da poter insegnare qualcosa…
A tal proposito riporto un racconto:
Nan-in, un maestro giapponese dell'era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen.Nan-in servì il tè. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare.Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì più a contenersi. «È ricolma. Non ce n'entra più!».«Come questa tazza,» disse Nan-in «tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?».
SIMULAZIONI
L’esperienza delle due simulazioni di “relazione educativa” è stata significativa perché ho potuto constatare quali siano alcune delle tipologie di comportamento da applicare. Nella prima simulazione sono riuscita ad immedesimarmi nell’educatore con il quale ho condiviso i suoi atteggiamenti. Ascoltare la mia collega(nel ruolo di educatrice) è stato piacevole perché credo che avrei agito come lei,era tranquilla,disposta al dialogo,molto disponibile,mi ha ispirato fiducia ed era propositiva,ha messo i suoi interlocutori del tutto a suo agio e lo si vedeva anche dalla postura,aveva un tono di voce che non lasciava intendere noia ,anzi era dolce. Con la seconda simulazione non sono del tutto d’accordo con la mia collega (educatrice),mi è sembrata più impostata e meno rilassata,sicuramente disponibile,ma non mi è piaciuta l’espressione <<Dimmi tutto!>> mi è sembrato troppo diretto e io mi sarei sentita in soggezione perché sembrava quasi lasciasse intendere di voler sapere tutto e subito,ma in realtà il processo dovrebbe essere graduale.
SIMULAZIONE CITTA’ CON SINDACO DITTATORE.
Io ero tra gli emarginati perché indossavo gli occhiali,è mi ha infastidito!Mi sono sentita esclusa e non considerata,come se non avessi voce in capitolo,ma soprattutto osservata come se appartenessi ad un’altra specie.Non ho avuto la possibilità di replicare e credo sia del tutto sbagliato.In una città,o meglio,nella società credo debba esserci posto per tutti,ad ognuno deve essere data l’opportunitò di essere ascoltato perché è la voce di ognuno che fa si che si possa parlare di gruppo,unione,società!Non è giusto svegliarsi una mattina e decidere casualmente di escludere o allontanare persone con delle caratteristiche diverse.Ogni individuo,come ho già detto più volte è unico ed irripetibile ed in quanto tale rappresenta il pezzo di un intero puzzle che senza di lui non sarebbe né completo né mai in equilibrio.
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carmela migliaccio- Messaggi : 14
Data di iscrizione : 13.03.12
- Messaggio n°95
Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)
La lezione di giovedì è stata dedicata alla relazione educativa cioè al rapporto tra educatore ed educando.Durante questa lezione ho potuto riflettere meglio sul ruolo che un giorno avrò e cioè quello di educatrice e sul comportamento che dovrò avere nei confronti dell'educando.Ho imparato infatti che il futuro educatore deve trasmettere qualcosa di positivo nelle relazioni che costruisce e soprattutto instaurare un rapporto basato sul rispetto.Ho imparato inoltre che le relazioni educative possono essere tante come la relazione tra medre e figlio, la relazione docente e discente, ma anche qualsiasi esperienza di vita sia positiva che negativa può essere una relazione educativa.Per quanto riguarda invece l'educazione al disabile ho appreso che non bisogna mettere in luce le "mancanze", ma evidenziare le potenzialità, le doti e le capacità di una persona.Durante la simulazione in classe io ero tra i "normali" e ammetto che in quel momento mi sono sentita fortunata,ma allo stesso tempo ho provato tristezza per tutte le altre persone che invece erano emarginate.Molto spesso si tende infatti ad essere emarginati o ad emarginare anche per delle cose insignificanti e penso che questa sia una delle cose più brutte soprattutto perchè la maggior parte delle cose che facciamo ha lo scopo di piacere agli altri e di essere accettati quando invece lo dovremmo fare prima di tutto per noi stessi.
Antonella De Rosa- Messaggi : 16
Data di iscrizione : 12.03.12
- Messaggio n°96
relazione educativa
Giovedì a lezione abbiamo affrontato il tema della relazione educativa, e a dire la verità questa lezione mi è servita tantissimo. Da un pò di tempo svolgo l'attività di volontariato presso un' associazione che si occupa di bambini disagiati e soprattutto i primi giorni per me è stato difficile relazionarmi con loro, forse anche per questo motivo quest'ultima lezione mi è piaciuta tanto, mi è servita per capire meglio tante cose e mi ha toccata in prima persona, oggi come volontaria e domani come educatrice.
Sono molto soddisfatta delle mie scelte, e l'unica cosa di cui mi pento e di non essermi avvicinata prima al volontariato!!! L'impatto emozionale che ho vissuto e che continuo a vivere è estremamente forte, è sensazionale!!! Ricordo la prima volta che andai a fare visita a questi bambini, erano tutti tesi, quasi indispettiti, ebbi subito la sensazione di essere studiata, scrutata a fondo... RIcordo di aver pensato " NON CE LA POSSO MAI FARE ". Mi allontanai per 5 minuti e capii che forse avevo sbagliato approccio, loro erano freddi e tesi perchè capirono subito che lo ero anche io, che anche per me era una nuova esperienza. A quel punto tornai da loro con un sorriso enorme e tante caramelle in mano mi sedetti in terra COME LORO e inziai a GIOCARE CON LORO E COME LORO. A quel punto tutto cambiò non c'era tensione ma tanta serenità. E' bellissimo ora entrare nella stanza e vedere che si girano per sorridermi, o spostarsi un pò e dire "Antonella vieni qua"!!! Questo era per dire che la relazione è fondamentale in qualsiasi ambito. Puoi conoscere tutte le teorie del mondo sulle relazioni umane e quindi educative ma se non sai metterle in atto, se non sai viverle... Bhe è inutile!!! Di solito si crede che fare volontariato o semplicemente mettersi in relazione con i bambini sia facile ma, per esperienza dico che non c'è pensiero più sbagliato di questo!!! Per questo, personalmente consiglio a tutte di svolgere un ' attività per e con i bambini con situazioni difficili alle spalle, e di farlo incondizionatamente... Solo così si può capire se si sta percorrendo la strada giusta, se è quello che davvero si vuole fare della prorpia vita!!! Per essere educatore devi essere paziente, devi essere rispettoso, devi avere un sorriso sempre pronto e un cuore ben disposto a farsi carico di problemi altrui... Per farsi carico non intendo per forza risolverli ma.. io ho capito che anche solo se ascolti una persona ma non con l'udito, con il cuore, tu riesci a farti carico del problema di chi hai di fronte e riesci ad alleggerire il suo fardello.
La seconda parte della lezione è stata dedicata al setting, all'incontro ta educatore e educando, la parte fondamentale è lo scambio alla pari , l'educatore deve mettere a proprio agio la persona che ha di fronte non solo con il linguaggio verbale ma anche , e soprattutto , attraverso il linguaggio non verbale.
Per quanto riguarda la simulazione della città io ero una cittadina e a dire la verità ho tirato un sospiro di sollievo quando ho capito che non ero io l'emarginata!!! Durante tutta la simulazione io guardavo sulla pedana una mia amica e non potevo fare a meno di guardare il suo viso, era chiuso in una smorfia. Anche se era solo una simulazione si vedeva chiaramente che si sentivano messe da parte soprattutto quando parlavano ma nessuno gli rispondeva. Essere emarginati è una sensazione bruttissima e nessuno merita di vivere sotto lo sguardo indifferente degli altri!!!
Sono molto soddisfatta delle mie scelte, e l'unica cosa di cui mi pento e di non essermi avvicinata prima al volontariato!!! L'impatto emozionale che ho vissuto e che continuo a vivere è estremamente forte, è sensazionale!!! Ricordo la prima volta che andai a fare visita a questi bambini, erano tutti tesi, quasi indispettiti, ebbi subito la sensazione di essere studiata, scrutata a fondo... RIcordo di aver pensato " NON CE LA POSSO MAI FARE ". Mi allontanai per 5 minuti e capii che forse avevo sbagliato approccio, loro erano freddi e tesi perchè capirono subito che lo ero anche io, che anche per me era una nuova esperienza. A quel punto tornai da loro con un sorriso enorme e tante caramelle in mano mi sedetti in terra COME LORO e inziai a GIOCARE CON LORO E COME LORO. A quel punto tutto cambiò non c'era tensione ma tanta serenità. E' bellissimo ora entrare nella stanza e vedere che si girano per sorridermi, o spostarsi un pò e dire "Antonella vieni qua"!!! Questo era per dire che la relazione è fondamentale in qualsiasi ambito. Puoi conoscere tutte le teorie del mondo sulle relazioni umane e quindi educative ma se non sai metterle in atto, se non sai viverle... Bhe è inutile!!! Di solito si crede che fare volontariato o semplicemente mettersi in relazione con i bambini sia facile ma, per esperienza dico che non c'è pensiero più sbagliato di questo!!! Per questo, personalmente consiglio a tutte di svolgere un ' attività per e con i bambini con situazioni difficili alle spalle, e di farlo incondizionatamente... Solo così si può capire se si sta percorrendo la strada giusta, se è quello che davvero si vuole fare della prorpia vita!!! Per essere educatore devi essere paziente, devi essere rispettoso, devi avere un sorriso sempre pronto e un cuore ben disposto a farsi carico di problemi altrui... Per farsi carico non intendo per forza risolverli ma.. io ho capito che anche solo se ascolti una persona ma non con l'udito, con il cuore, tu riesci a farti carico del problema di chi hai di fronte e riesci ad alleggerire il suo fardello.
La seconda parte della lezione è stata dedicata al setting, all'incontro ta educatore e educando, la parte fondamentale è lo scambio alla pari , l'educatore deve mettere a proprio agio la persona che ha di fronte non solo con il linguaggio verbale ma anche , e soprattutto , attraverso il linguaggio non verbale.
Per quanto riguarda la simulazione della città io ero una cittadina e a dire la verità ho tirato un sospiro di sollievo quando ho capito che non ero io l'emarginata!!! Durante tutta la simulazione io guardavo sulla pedana una mia amica e non potevo fare a meno di guardare il suo viso, era chiuso in una smorfia. Anche se era solo una simulazione si vedeva chiaramente che si sentivano messe da parte soprattutto quando parlavano ma nessuno gli rispondeva. Essere emarginati è una sensazione bruttissima e nessuno merita di vivere sotto lo sguardo indifferente degli altri!!!
iolanda martino- Messaggi : 18
Data di iscrizione : 14.03.12
- Messaggio n°97
Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)
La relazione educativa è l'insieme dei rapporti sociali che si stabiliscono tra l'educatore e gli educandi, tale relazione deve essere di incontro e di scambio, partecipazione ed alleanza. E' un'occasione di formazione bilaterale, è uno scambio di emozioni tra 20 e più persone. Alla base vi è una volontà di costruire un rapporto predisponendosi all'accoglienza, all'ascolto, lasciando spazio alla libertà dell'altro e costruire così insieme un progetto di vita personale e originale; Quando il soggetto è difficile o in difficoltà si cerca di capire nel profondo chi si ha di fronte, capire i problemi, difficoltà, paure, non soffermandosi solo all'esperienza. E' importante per la persona con la quale lavoriamo:cooperare, fare rete. Cooperando si svolgeranno al meglio gli obiettivi con la collaborazione si attiverà una crescita migliore, si farà del bene alle persone.
Per quanto riguarda la simulazione svolta in aula non sono stata emarginata, mi trovavo in città. Non ho provato alcuna sensazione piacevole, al contrario ho pensato a coloro che erano stati emarginati, ho cercato di immedesimarmi in loro pensando cosa stessero provando realmente, se stavano prendendo quest'esperienza come un gioco o se si trovavano in una situazione disagiata e in imbarazzo perchè giudicati ed esclusi dal gruppo della città solo perchè portavano gli occhiali. Purtroppo nella nostra realtà sociale situazioni simili capitano spesso!
Per quanto riguarda la simulazione svolta in aula non sono stata emarginata, mi trovavo in città. Non ho provato alcuna sensazione piacevole, al contrario ho pensato a coloro che erano stati emarginati, ho cercato di immedesimarmi in loro pensando cosa stessero provando realmente, se stavano prendendo quest'esperienza come un gioco o se si trovavano in una situazione disagiata e in imbarazzo perchè giudicati ed esclusi dal gruppo della città solo perchè portavano gli occhiali. Purtroppo nella nostra realtà sociale situazioni simili capitano spesso!
Mena Pace- Messaggi : 15
Data di iscrizione : 12.03.12
Età : 33
- Messaggio n°98
Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)
La lezione sulla relazione educativa è stata quella che maggiormente mi ha fatto riflettere sul ruolo che ricoprirò in futuro come educatrice, ed anche quella che mi ha più emozionato.
Senza accorgercene, tutti noi esercitiamo contemporaneamente sia il ruolo di educatori che di educandi; infatti, ogni volta che entriamo in relazione con una persona, stabiliamo un rapporto bidirezionale che implica scambio di idee, informazioni ed emozioni e quindi crescita reciproca. Affinché si istauri un buon rapporto di dialogo tra due interlocutori c’è bisogno che entrambi siano predisposti all’ascolto dell’altro ed espongano le proprie riflessioni essendo privi di pregiudizi e stereotipi. Solo rispettando il pensiero altrui e aprendo la nostra mente a nuovi orizzonti, possiamo entrare in sintonia con l’altro ed imparare che la realtà che ci circonda non è l’unica possibile. Quanto detto dovrebbe valere non solo per le figure professionali di educatori, ma per tutti coloro che, in un ambito o nell’altro, fanno educazione. La prima associazione educativa è la famiglia. Essa è la principale fonte di trasmissione di valori ed è proprio dalla famiglia che bisognerebbe imparare ad ascoltare gli altri. Poi c’è la scuola, istituzione finalizzata alla formazione dell’individuo non solo dal punto di vista culturale ma soprattutto personale, valorizzando le caratteristiche specifiche di ogni soggetto. Dovrebbe essere compito dell’insegnante - così come citato nel testo “Nozioni introduttive di pedagogia della disabilità”- creare un clima sereno, entusiasmare l’alunno facendolo intervenire e confrontarsi con gli altri, con il rispetto e la stima delle sue opinioni. Inoltre - sempre come riportato dal testo- lo studente deve contare sul fatto che vi sia all’interno dell’istituzione scolastica una persona di cui si possa fidare, pronta ad ascoltarlo a dargli consigli, a incoraggiarlo ma anche a rimproverarlo nel momento giusto. Invece molto spesso non è così. All’ interno delle scuole, non raramente, si incontrano insegnanti che maltrattano psicologicamente, e a volte anche fisicamente, bambini e ragazzi e in una fase di crescita così delicata come quella infantile e adolescenziale. Episodi del genere possono lasciare profonde ferite in chi non possiede un carattere abbastanza forte per non farsi influenzare. Partendo da questa osservazione vorrei riportare un esperienza a cui ho assistito in classe negli anni del liceo. Avevo una cara amica Martina che, per la sua bellezza, la sua simpatia e la sua bravura nelle materie letterarie, faceva invidia a tante persone soprattutto alla sua insegnante di matematica. Questa era l’unica materia nella quale trovava grandi difficoltà. E poi avevo un’insegnante col la presunzione di sapere tutto e l’arroganza di chi in realtà non sa niente. Un giorno Martina fu chiamata alla lavagna per svolgere un esercizio e, pur avendoci messo tutto l’impegno, non riuscì correttamente nel suo compito. L’insegnante la rimandò a posto con un voto negativo, l’aspetto meno grave di quel fallimento. Infatti prima di valutarla, si rivolse a Martina dicendole < tu sei un handicappata e nella vita potrai fare solo la velina>. Questa frase mi colpì molto. Come ci si può rivolgere ad una ragazza chiamandola Handicappata? Quale diritto hanno certe persone di dire determinate cose? Non è certamente questo il modo di stimolare una persona affinché si impegni di più. Io ho assistito alla reazione che Martina poco dopo ebbe: scoppiò in un mare di lacrime e solo grazie al sostegno dei suoi familiari e dei suoi amici riuscì ad affrontare il problema, dando meno importanza alle parole della professoressa. Ma io oggi mi chiedo: se al posto di Martina ci fosse stata una persona chiusa, timida, introversa che reazione avrebbe avuto a tale trattamento e quali conseguenze avrebbero avuto quelle parole, dette con tanta malignità, su di lei? Ho voluto riportare quest’esempio per chiarire che tutti devono essere sensibilizzati all’ascolto e alla comprensione, genitori e insegnanti, così come figli e alunni. L’educatore deve prestare ascolto se vuole insegnare ad ascoltare, rispettare gli altri per pretendere rispetto. I sani principi si possono trasmettere solo mettendoli in pratica.
Riporto una frase di Frank Outlaw che racchiude tutto il mio pensiero in merito alla lezione sulla relazione educativa:
Curati dei tuoi pensieri: diventeranno le tue parole.
Curati delle tue parole: diventeranno le tua azioni.
Curati delle tue azioni: diventeranno le tue abitudini.
Curati delle tue abitudini: diventeranno il tuo carattere.
Curati del tuo carattere: diventerà il tuo futuro.
In merito alla simulazione in città, invece, ho notato che gran parte delle persone che rientravano nella categoria dei cittadini non emarginati, io compresa, non prendeva in considerazione i soggetti portatori di occhiali perché troppo attenta a rispondere alle richieste dell’insegnante che in quel momento ricopriva il ruolo di dittatore. L’emarginazione è risultato di tutti quegli stupidi ideali che pongono uno o più soggetti in uno stato di maggiore o minore dignità rispetto ad altri individui. Esso si basa su pregiudizi infondati, frutto di una grande ignoranza. Anche se diversi, siamo tutti uomini e tutti godiamo degli stessi diritti, della stessa dignità. In un mondo sempre più variopinto, nessuno dovrebbe porre delle barriere alla relazione interculturale che si istaura tra uomini di colore, cultura religione e nazionalità diversa. Questo vale anche quando si parla di diversità intesa come disabilità. Le persone diversamente abili vanno considerate alla pari rispetto agli altri soggetti nella loro specificità.
Questa poesia trovata su internet mi è piaciuta particolarmente e la riporto qui sul forum per condividerla con voi tutti.
Te ne stai seduto,
in cerca di un saluto.
Per te non esistono porte
perché riesci a vedere oltre.
La tua sensibilità
è la tua vera abilità.
Non hai bisogno delle gambe
perché riesci comunque a superare le rampe.
Come tutti cammini,
anche se ad altezza dei bambini.
Per noi puoi sembrare strano,
ma è invece un dono sovraumano.
Sono io a sentirmi inferiore
dinanzi al tuo bagliore.
Senza accorgercene, tutti noi esercitiamo contemporaneamente sia il ruolo di educatori che di educandi; infatti, ogni volta che entriamo in relazione con una persona, stabiliamo un rapporto bidirezionale che implica scambio di idee, informazioni ed emozioni e quindi crescita reciproca. Affinché si istauri un buon rapporto di dialogo tra due interlocutori c’è bisogno che entrambi siano predisposti all’ascolto dell’altro ed espongano le proprie riflessioni essendo privi di pregiudizi e stereotipi. Solo rispettando il pensiero altrui e aprendo la nostra mente a nuovi orizzonti, possiamo entrare in sintonia con l’altro ed imparare che la realtà che ci circonda non è l’unica possibile. Quanto detto dovrebbe valere non solo per le figure professionali di educatori, ma per tutti coloro che, in un ambito o nell’altro, fanno educazione. La prima associazione educativa è la famiglia. Essa è la principale fonte di trasmissione di valori ed è proprio dalla famiglia che bisognerebbe imparare ad ascoltare gli altri. Poi c’è la scuola, istituzione finalizzata alla formazione dell’individuo non solo dal punto di vista culturale ma soprattutto personale, valorizzando le caratteristiche specifiche di ogni soggetto. Dovrebbe essere compito dell’insegnante - così come citato nel testo “Nozioni introduttive di pedagogia della disabilità”- creare un clima sereno, entusiasmare l’alunno facendolo intervenire e confrontarsi con gli altri, con il rispetto e la stima delle sue opinioni. Inoltre - sempre come riportato dal testo- lo studente deve contare sul fatto che vi sia all’interno dell’istituzione scolastica una persona di cui si possa fidare, pronta ad ascoltarlo a dargli consigli, a incoraggiarlo ma anche a rimproverarlo nel momento giusto. Invece molto spesso non è così. All’ interno delle scuole, non raramente, si incontrano insegnanti che maltrattano psicologicamente, e a volte anche fisicamente, bambini e ragazzi e in una fase di crescita così delicata come quella infantile e adolescenziale. Episodi del genere possono lasciare profonde ferite in chi non possiede un carattere abbastanza forte per non farsi influenzare. Partendo da questa osservazione vorrei riportare un esperienza a cui ho assistito in classe negli anni del liceo. Avevo una cara amica Martina che, per la sua bellezza, la sua simpatia e la sua bravura nelle materie letterarie, faceva invidia a tante persone soprattutto alla sua insegnante di matematica. Questa era l’unica materia nella quale trovava grandi difficoltà. E poi avevo un’insegnante col la presunzione di sapere tutto e l’arroganza di chi in realtà non sa niente. Un giorno Martina fu chiamata alla lavagna per svolgere un esercizio e, pur avendoci messo tutto l’impegno, non riuscì correttamente nel suo compito. L’insegnante la rimandò a posto con un voto negativo, l’aspetto meno grave di quel fallimento. Infatti prima di valutarla, si rivolse a Martina dicendole < tu sei un handicappata e nella vita potrai fare solo la velina>. Questa frase mi colpì molto. Come ci si può rivolgere ad una ragazza chiamandola Handicappata? Quale diritto hanno certe persone di dire determinate cose? Non è certamente questo il modo di stimolare una persona affinché si impegni di più. Io ho assistito alla reazione che Martina poco dopo ebbe: scoppiò in un mare di lacrime e solo grazie al sostegno dei suoi familiari e dei suoi amici riuscì ad affrontare il problema, dando meno importanza alle parole della professoressa. Ma io oggi mi chiedo: se al posto di Martina ci fosse stata una persona chiusa, timida, introversa che reazione avrebbe avuto a tale trattamento e quali conseguenze avrebbero avuto quelle parole, dette con tanta malignità, su di lei? Ho voluto riportare quest’esempio per chiarire che tutti devono essere sensibilizzati all’ascolto e alla comprensione, genitori e insegnanti, così come figli e alunni. L’educatore deve prestare ascolto se vuole insegnare ad ascoltare, rispettare gli altri per pretendere rispetto. I sani principi si possono trasmettere solo mettendoli in pratica.
Riporto una frase di Frank Outlaw che racchiude tutto il mio pensiero in merito alla lezione sulla relazione educativa:
Curati dei tuoi pensieri: diventeranno le tue parole.
Curati delle tue parole: diventeranno le tua azioni.
Curati delle tue azioni: diventeranno le tue abitudini.
Curati delle tue abitudini: diventeranno il tuo carattere.
Curati del tuo carattere: diventerà il tuo futuro.
In merito alla simulazione in città, invece, ho notato che gran parte delle persone che rientravano nella categoria dei cittadini non emarginati, io compresa, non prendeva in considerazione i soggetti portatori di occhiali perché troppo attenta a rispondere alle richieste dell’insegnante che in quel momento ricopriva il ruolo di dittatore. L’emarginazione è risultato di tutti quegli stupidi ideali che pongono uno o più soggetti in uno stato di maggiore o minore dignità rispetto ad altri individui. Esso si basa su pregiudizi infondati, frutto di una grande ignoranza. Anche se diversi, siamo tutti uomini e tutti godiamo degli stessi diritti, della stessa dignità. In un mondo sempre più variopinto, nessuno dovrebbe porre delle barriere alla relazione interculturale che si istaura tra uomini di colore, cultura religione e nazionalità diversa. Questo vale anche quando si parla di diversità intesa come disabilità. Le persone diversamente abili vanno considerate alla pari rispetto agli altri soggetti nella loro specificità.
Questa poesia trovata su internet mi è piaciuta particolarmente e la riporto qui sul forum per condividerla con voi tutti.
Te ne stai seduto,
in cerca di un saluto.
Per te non esistono porte
perché riesci a vedere oltre.
La tua sensibilità
è la tua vera abilità.
Non hai bisogno delle gambe
perché riesci comunque a superare le rampe.
Come tutti cammini,
anche se ad altezza dei bambini.
Per noi puoi sembrare strano,
ma è invece un dono sovraumano.
Sono io a sentirmi inferiore
dinanzi al tuo bagliore.
mariarescigno91- Messaggi : 16
Data di iscrizione : 16.03.12
Età : 33
- Messaggio n°99
L'EDUCATORE:UN AMICO CON CUI PARLARE
Durante la lezione tenutasi Giovedi,si è parlato in maniera approfondita della figura dell'educatore.Il tema centrale è stat la relazione educativa e abbiamo avuto modo di affrontare diversi tipi di relazione:
Madre-figlio:ovvero una relazione che si sviluppa in ambita familiare ma che ha molto a che vedere con l'educazione,poiché proprio in famiglia il bambino si affaccia al mondo delle relazioni con gli altri.
Docente-discente:qui il legame è prettamente educativo perché tale tipo di relazione produce come effetto l'apprendimento.
Educatore-educando:la relazione si basa su rispetto reciproco;l'educatore deve essere in grado di trasmettere qualcosa di positivo al suo educando,si deve dunque stabilire un percorso nel quale la meta rispecchi la crescita e la formazione dell'educando.
La relazione educativa però avviene anche in ambienti del tutto differenti dalla standard,come la scuola le associazioni etc...Essa infatti si può sviluppare in qualunque tipo di circostanza,in tutte le esperienze della vita,ma si verifica solo se tra due persone vi è uno scambio dove si dà ma si riceve anche qualcosa.
Talvolta però un'educatore può trovarsi a lavorare con soggetti che hanno difficoltà,con ragazzi che hanno subito mancanze affettive o di altro genere nella vita,e che dunque dimostrano un atteggiamento ostile e ribelle.In tal caso il compito di un buon educatore è quello di capire nel profondo chi ci sta di fronte,scoprire nel profondo quale sia l'origine scatenante del suo comportamento, epoi intervenire affinché l'educando possa comprendere i suoi errori e rimediare.Si sviluppa anche un legame di tipo affettivo che è favorevole soprattutto per la persona in difficoltà,poiché si instaura un rappoto di fiducia tale da permettere che non vi siano vincoli e che la persona che dobbiamo aiutare,esponga fino in fondo le sue emozioni.si metta in discussione e partecipi attivamente al suo miglioramento.
Si è anche parlato di quella che può essere l'educazione per quanto concerne un soggetto disabile.Qui il lavoro dell'educatore è quello di conoscere bene il limiti del suo educando tanto da far in modo successivamente di esaltare,di far emergere,quelle che sono le doti del disabile stesso;la meta da raggiungere è quella di portare il disabile in questione su un piano alla pari ai quello dei normodotati,mostrando le sue capacità.
Per permettere a noi di comprendere in maniera ancora più chiara il comportamento di un educatore,la professoressa ha proposto un setting,ovvero una simulazione dove due colleghe di corso,si prestavano a fare finta di essere una una madre che espone il problema di suo figlio,e l'altra l'educatore.Si è potuto notare che l'atteggiamento dell'educatore deve essere sempre quello di una persona cordiale,calma e predisposta all'ascolto;deve essere in grado di stabilire subito un rapporto che metta a tacere ogni forma d'imbarazzo per fare in modo che la persona che deve parlare,si senta a suo agio e compresa.L'eduacatore inoltre come prima cosa mette subito la persona di fronte al problema ripetendo a chi ha di fronte le parole che poco prima aveva pronunciato,per fare si che il soggetto acquisti consapevolezza del problema che sta esponendo.
Lungo il corso della lezione,si è verificata una seconda simulazione:la professoressa ha formato una sorta di città,dalla quale però ha volutamente emarginato chiunque portasse gli occhiali.Sono stata una delle emarginate e ho potuto notare come la professoressa sia stata costante nel mantenere lo sguardo fisso verso i membri della città,tanto da annullare i nostri continui interventi nella conversazione.Mi sono dopo poco temo,sentita davvero esclusa dalla massa,poiché anche se ero in perfetta compagnia di tutte le altre colleghe,non partecipavo all'attività che si stava svolgendo.Provare il senso di emarginazione ci fa però comprendere quanto possa essere brutto non riuscire ad essere presi in considerazione,a fare parte di un insieme,insomma ad essere parte integrante di un gruppo.Questo mi permette di comprendere ancora di più quanto l'educatore possa fungere d'aiuto a ragazzi che si sentono non capti,soli e che reagiscono in modo erroneo solo perché vogliono essere notati,per lanciare un messaggio.Credo che il lavoro di un educatore sia soprattutto importante a livello umano poiché consente di entrare in relazione con individui in maniera profonda, e che dunque richieda anche tanta sensibilità e tanta passione.La figura dell'educatore è dunque una sorta di caro amico con cui parlare,la persona di cui ti puoi fidare e con la quale puoi cominciare un cammino educativo che sia per te anche una formazione di vita.
Madre-figlio:ovvero una relazione che si sviluppa in ambita familiare ma che ha molto a che vedere con l'educazione,poiché proprio in famiglia il bambino si affaccia al mondo delle relazioni con gli altri.
Docente-discente:qui il legame è prettamente educativo perché tale tipo di relazione produce come effetto l'apprendimento.
Educatore-educando:la relazione si basa su rispetto reciproco;l'educatore deve essere in grado di trasmettere qualcosa di positivo al suo educando,si deve dunque stabilire un percorso nel quale la meta rispecchi la crescita e la formazione dell'educando.
La relazione educativa però avviene anche in ambienti del tutto differenti dalla standard,come la scuola le associazioni etc...Essa infatti si può sviluppare in qualunque tipo di circostanza,in tutte le esperienze della vita,ma si verifica solo se tra due persone vi è uno scambio dove si dà ma si riceve anche qualcosa.
Talvolta però un'educatore può trovarsi a lavorare con soggetti che hanno difficoltà,con ragazzi che hanno subito mancanze affettive o di altro genere nella vita,e che dunque dimostrano un atteggiamento ostile e ribelle.In tal caso il compito di un buon educatore è quello di capire nel profondo chi ci sta di fronte,scoprire nel profondo quale sia l'origine scatenante del suo comportamento, epoi intervenire affinché l'educando possa comprendere i suoi errori e rimediare.Si sviluppa anche un legame di tipo affettivo che è favorevole soprattutto per la persona in difficoltà,poiché si instaura un rappoto di fiducia tale da permettere che non vi siano vincoli e che la persona che dobbiamo aiutare,esponga fino in fondo le sue emozioni.si metta in discussione e partecipi attivamente al suo miglioramento.
Si è anche parlato di quella che può essere l'educazione per quanto concerne un soggetto disabile.Qui il lavoro dell'educatore è quello di conoscere bene il limiti del suo educando tanto da far in modo successivamente di esaltare,di far emergere,quelle che sono le doti del disabile stesso;la meta da raggiungere è quella di portare il disabile in questione su un piano alla pari ai quello dei normodotati,mostrando le sue capacità.
Per permettere a noi di comprendere in maniera ancora più chiara il comportamento di un educatore,la professoressa ha proposto un setting,ovvero una simulazione dove due colleghe di corso,si prestavano a fare finta di essere una una madre che espone il problema di suo figlio,e l'altra l'educatore.Si è potuto notare che l'atteggiamento dell'educatore deve essere sempre quello di una persona cordiale,calma e predisposta all'ascolto;deve essere in grado di stabilire subito un rapporto che metta a tacere ogni forma d'imbarazzo per fare in modo che la persona che deve parlare,si senta a suo agio e compresa.L'eduacatore inoltre come prima cosa mette subito la persona di fronte al problema ripetendo a chi ha di fronte le parole che poco prima aveva pronunciato,per fare si che il soggetto acquisti consapevolezza del problema che sta esponendo.
Lungo il corso della lezione,si è verificata una seconda simulazione:la professoressa ha formato una sorta di città,dalla quale però ha volutamente emarginato chiunque portasse gli occhiali.Sono stata una delle emarginate e ho potuto notare come la professoressa sia stata costante nel mantenere lo sguardo fisso verso i membri della città,tanto da annullare i nostri continui interventi nella conversazione.Mi sono dopo poco temo,sentita davvero esclusa dalla massa,poiché anche se ero in perfetta compagnia di tutte le altre colleghe,non partecipavo all'attività che si stava svolgendo.Provare il senso di emarginazione ci fa però comprendere quanto possa essere brutto non riuscire ad essere presi in considerazione,a fare parte di un insieme,insomma ad essere parte integrante di un gruppo.Questo mi permette di comprendere ancora di più quanto l'educatore possa fungere d'aiuto a ragazzi che si sentono non capti,soli e che reagiscono in modo erroneo solo perché vogliono essere notati,per lanciare un messaggio.Credo che il lavoro di un educatore sia soprattutto importante a livello umano poiché consente di entrare in relazione con individui in maniera profonda, e che dunque richieda anche tanta sensibilità e tanta passione.La figura dell'educatore è dunque una sorta di caro amico con cui parlare,la persona di cui ti puoi fidare e con la quale puoi cominciare un cammino educativo che sia per te anche una formazione di vita.
Serena Conte- Messaggi : 15
Data di iscrizione : 13.03.12
Età : 33
- Messaggio n°100
Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)
La relazione educativa può essere di varie tipologie quali ad esempio quella madre/figlio, docente/discente, educatore/educando. Bisogna intendere la relazione educativa non sono come uno scambio unidirezionale da chi sa e chi non sa ma come l'instaurarsi di un rapporto che mira ad arricchire entrambe le parti in uno scambio continuo di esperienze e di crescita reciproca. Ovviamente non si deve intendere l'educazione solo nei confronti del bambino ma anche di adulti con difficoltà ed è appunto questa la simulazione che abbiamo fatto in aula. Una delle due simulazioni riguardava una ragazza che esponeva all' educatore un problema riguardante le problematiche presentate dalla stessa nei rapporti interpersonali dettati da una scarsa autostima e da una pressante timidezza. Ho trovato utile la spiegazione della Professoressa che ci ha sottolineato che il ruolo dell' educatore non è quello di avere risposte certe ma di presentare in maniera più chiara la situazione a colui che chiede aiuto e di cercare una soluzione insieme facendo si che inizi uno scambio di emozioni.
Per quanto riguarda la simulazione sulla emarginazione io ero nei panni del cittadino e sinceramente mi sono "goduta la festa" senza pensare alle persone emarginate salvo poi sentirmi in colpa una volta resami conto che le opinione dei cosi detti emarginati erano state ignorate e io non avevo fatto nulla per cambiare la situazione cosa che ho sempre reputato mio dovere fare nella realtà.
Per quanto riguarda la simulazione sulla emarginazione io ero nei panni del cittadino e sinceramente mi sono "goduta la festa" senza pensare alle persone emarginate salvo poi sentirmi in colpa una volta resami conto che le opinione dei cosi detti emarginati erano state ignorate e io non avevo fatto nulla per cambiare la situazione cosa che ho sempre reputato mio dovere fare nella realtà.