Ben poco di carminio ha la sua faccia -
è di smeraldo povera la gonna -
la sua Bellezza è l'amore che dà
E' proprio ciò che la rivela mia.
Emily Dickinson
La società ed i media ci portano a pensare che la "Bellezza" sia un valore assoluto ed abbia canoni ben precisi, giunti fino a noi dalla notte dei tempi.In primo luogo si può discutere sul fatto che la bellezza sia o meno un valore. E’ indubbio che il primo impatto che si ha di una persona sia quello legato al suo aspetto fisico, ma poi emergano gradualmente nuove caratteristiche che vanno ad aggiungersi a quella prima superficiale impressione, a volte capovolgendola completamente.Per questo la bellezza non ci pare un vero valore. Ma ancora di più siamo convinti che non esista un ideale di bellezza e tanto meno esso coincida con quello che la moda ci propone come tale.
Trovo interessante fare un breve viaggio nella "Storia della Bellezza" e nei suoi canoni, dalla notte dei tempi ad oggi, per mostrare quanto essi siano sempre stati influenzati dalla cultura e dalla società dell’epoca e, in particolare per quanto riguarda quella femminile, quanto essa sia legata alla posizione della donna nella collettività.
LA VENERE PRIMITIVA
Sono sempre state evidente, nei libri di storia, le statuette che rappresentavano l’ideale di bellezza per l’uomo primitivo. Il volto della donna era appena abbozzato, il massimo dell’evidenza era dato alle forme tipiche della femminilità, il seno e soprattutto i fianchi ed il ventre, esageratamente rigonfi.Ma la venere primitiva rappresentava la donna – madre, la donna incinta.
LA BELLEZZA FARAONICA
Nell’Antico Egitto si dava notevole importanza alla cura del proprio corpo, prerogativa delle caste superiori.
Il trucco veniva usato per sottolineare gli occhi e le vene delle tempie e del seno per esaltare il magnetismo d’insieme del viso e corpo sapevano emanare.Le rappresentazioni che sono giunte fino a noi rappresentano una figura snella, ma non emaciata, in cui le curve tipiche del corpo maschile (spalle accentuate) e femminile (seno ed anche i fianchi) sono ben disegnate, infatti siamo ancora in una società in cui il ruolo rilevante femminile era quello della maternità.
I PALLORI DEL GINECEO
Nella Grecia di Omero (XII – VIII a. C.) l’ideale di bellezza risiede nell’armonioso accordo fra le parti ed il tutto. Se in corpo è imperfetto per migliorarlo si ricorre agli esercizi ginnici, gli unici in grado di restituire la bellezza naturale, non viziata da artifici o trucchi.
Ciò nonostante la bellezza femminile gode della tutela della dea Afrodite, armoniosa e dolce, e di Pandora, traditrice e fatale. Per questo le donne che si truccano distruggono, come Pandora le armoniose leggi della natura. Non va dimenticato che quella greca è una società maschilista, considerazione confermata dalla presenza dei ginecei.
LA MATRONA DELL’ANTICA ROMA
La matrona dell’impero è opulenta nelle forme, carica di trucco e di gioielli, vestita in modo ricco e sfarzoso, come opulenta, ricca e sfarzosa era la Roma imperiale.Non per niente il termine "forme matronali" viene indicato per indicare un corpo femminile con le curve molto accentuate ed anche un po’ appesantite.La moglie di un nobile romano doveva rappresentare la ricchezza e la generosità del marito.
LA MADONNA MEDIOEVALE
In tutto il Medioevo, il peccato di Eva è destinato a gravare sul destino delle donne ed a condannare i loro corpi come fonte di peccato. Il processo di cristianizzazione coincide con il trionfo del pudore e dell’austerità. Solo la bellezza virginale viene ammessa, bellezza pura e casta, perché è tra le giovani vergini che l’uomo deve scegliere la propria sposa.Una volta maritata, la bellezza femminile sparisce; deve sparire perché sarebbe solo fonte di peccato.
LA BELLEZZA NEL RINASCIMENTO
La nuova apertura culturale tipica del Rinascimento modifica notevolmente il concetto di Bellezza, che non viene più considerata una vanità che allontana l’uomo dalla salvezza eterna. Al contrario Agnolo Firenzuola scrisse nel 1578: "La bellezza è il dono più grande concesso da Dio all’umana creatura, poiché grazie alla bellezza eleviamo lo spirito alla contemplazione…"
Il Rinascimento è anche il periodo dei grandi architetti e dei grandi pittori. Il corpo diventa un frammento architettonico,la bellezza si configura in base a canoni geometrici, a rapporti proporzionali, sequenze matematiche e simboliche. Il corpo della donna deve possedere tre attributi bianchi (carnagione, denti e mani), tre rossi (labbra guance e unghie) e tre neri (occhi, ciglia e sopracciglia). La bellezza sta nell’armonia segreta delle parti.
Boccaccio, Ariosto e Tasso descrivono le loro eroine secondo tali canoni, mentre Raffaello e Tiziano li dipingono nei loro volti femminili.
L’ECCESSO BAROCCO
L’armoniosa eleganza rinascimentale si gonfia sempre di più, sino alle esagerazioni del Barocco.
Il Rosso diviene il colore dominante, nel trucco e negli abiti, impreziositi sino all’eccesso dalla raffinatezza dei tessuti ( velluti, broccati…), troppo carichi di trine e dorature.
Le forme femminili sono procaci e provocanti, evidenziate da scollature generose, bustini strettissimi a sottolineare la vita, imbottiture ad arrotondare i fianchi.
La bellezza barocca è una bellezza matura, piena e maliziosa, la cui femminilità non è volta al ruolo di moglie o madre, ma a quello di dama corteggiata e disinibita.L’esatto contrario della fanciulla medioevale.
L’OTTOCENTO, DUE CONCEZIONI A CONFRONTO: ROMANTICOSMO E BORGHESIA
L’ideale romantico:La "musa romantica" rivela la dimensione occulta di questa corrente. Nei salotti letterari dell’epoca sono molto apprezzati i volti pallidi ed affilati. La tisi è infatti la malattia che determinava la maggior mortalità nel periodo, soprattutto in quella parte della popolazione che viveva in case malsane e mal riscaldate. Gli artisti vivevano ai margini della ricca società borghese, e ne disprezzavano gli agi ed i privilegi. Nacque così la stretta relazione tra artista e malato, per cui la "musa romantica" era pallida, dagli occhi enormi e febbricitanti, le labbra coralline a contrastare con il biancore del volto, ma soprattutto la caratterizzava l’espressione sofferta ed ispirata. Un chiaro esempio di tale ideale si ritrova in Mimì, la sfortunata protagonista de "La traviata" che muore di tisi tra le braccia dell’amato.
La ricca signora borghese: Positiva, pratica, efficiente perno della famiglia è l’ideale di donna borghese. Graziosamente paffuta, senza nulla di mascolino, appare il ritratto della femminilità e della salute. Ha le spalle rotonde e piene, la schiena pesante, mani piccole e paffute, il volto tranquillo e sorridente. A trionfare è la sua carne, simbolo di benessere sociale e di maternità riuscita. La sua bellezza è un dovere, come pure quella dei figli, spesso ritratti accanto alla madre, anch’essi sereni e paffuti come lei, un riconoscimento del successo economico del marito.
IL NOVECENTO: IL CORPO CHE VERRA’
Con l’avvento del nuovo secolo,cadono molti dei pudori che avevano sino ad allora nascosto il corpo femminile, che inizia a scoprirsi non solo nell’intimità della camera nuziale.
Il democratizzarsi della vacanze, i bagni al mare, le cure termali, e le attività sportive, portano la donna a mostrarsi in pubblico meno coperta; inoltre, assieme alle riviste femminili, avvicinano la donna ad una vita più dinamica ed alla pratica dello sport, sia per il benessere fisico che per migliorare l’aspetto. Se fino ad allora nei canoni di bellezza femminile erano banditi i muscoli, indici di mascolinità o di lavoro manuale, ma le forme dovevano essere morbide e rotonde, ora invece inizia ad essere apprezzato il fisico atletico anche nelle donne.La borghese sedentaria e pienotta, lascia il posto ad unafemmina scattante, autonoma, pronta a lottare per i propri diritti civili e politici e per una libera scelta della maternità. Appaiono le donne-liana, con i corpi flessuosi come giunchi ed i muscoli tonificati dall’esercizio fisico.
E’ proprio in questo periodo, gli anni trenta, che si inizia ad identificare magrezza con bellezza e successo sociale. Attenzione però che la "magrezza" dell’era dei telefoni bianchi e delle dive del cinema muto, non è né eccessiva né scheletrica, è piuttosto morbida ed elegante.
La maggiorata
Non sarà comunque il canone della donna-giunco l’unico del secolo. Negli anni della seconda guerra mondiale e nell’immediato dopo-guerra, anni di grande povertà, distruzioni e lutti, torna (e non a caso) l’ideale della donna piena e maggiorata, estremamente femminile.Questo ideale, con alti e bassi è arrivato sino ai giorni nostri anche se ad esso si è affiancato quello della modella.
La modella
Altissima, sottilissima, elegantissima, la modella incarna l’ideale di molte ragazze, anche se non pare riscuotere lo stesso successo nel pubblico maschile, messo in crisi da una donna che lo sovrasti di mezza testa, troppo eterea ed impersonale.
Eppure è quello il modello che molte ragazze si prefiggono di raggiungere con la dieta e soprattutto e quello il modello che le riviste patinate ed i media forniscono spesso come rappresentante la donna di successo, la donna che ha vinto nella vita.Modello quanto mai falso.
Esistono molti altri modi, ben più durevoli nel tempo, per affermarsi nella vita, pensate alle menagers il cui aspetto fisico non corrisponde certo a quello proposto nelle copertine patinate delle riviste femminili. Oppure ai ritratti della donne che hanno lasciato un segno indelebile della loro esistenza, scienziate, letterate, donne fortemente impegnate in politica o nel sociale, sono tutte caratterizzate da una notevole personalità, magnetismo, non sempre eleganza. Non hanno nulla in comune con ciò che ci viene proposto da certe riviste e trasmissioni televisive. Sono volti vissuti, che portano le tracce di un’esistenza intensa, non immagini di belle bambole.
Abbiamo visto che non esiste un canone di Bellezza Assoluta, un ideale che abbia attraversato i tempi, immutabile ed al di sopra della consuetudini e del modo di vivere.Al contrario, ci siamo accorti che i canoni di bellezza sono strettamente legati alle epoche ed alla situazione economica e sociale di un popolo.Nei periodi più poveri, in cui la mortalità era alta, l’ideale di bellezza femminile richiama sempre la maternità, perché è questa l’unica che può assicurare la sopravvivenza della comunità nelle generazioni. Ecco quindi l’ideale di donna robusta e dalle curve femminili fortemente accentuate.Lo stesso ideale caratterizza quelle società in cui la donna è considerata soprattutto moglie e madre, o addirittura una proprietà del marito, la sua pienezza nelle forme diventa status symbol del successo economico del capo famiglia.
Nella società odierna credo che la ricerca della perfezione estetica sia esasperata, forse proprio a causa dei mass media: le bellezze più in vista (come attrici o modelle) diventano i canoni di bellezza a cui aspirare diffondendo sempre più messaggi che ispirano alla ricerca assoluta del bello e alla non accettazione di se stessi;per questo è sempre più ricorrente l'uso di protesi estetiche.
Il Dott Pietro Lorenzetti Chirurgo plastico e direttore scientifico del Villa Borghese Institute di Roma e autore del libro "Intelligenza estetica" (Il Filo) afferma :Il settore della chirurgia plastica e della medicina estetica non è stato toccato dalla crisi, anzi, le richieste d'intervento sono in aumento. Perchè i soldi riservati al miglioramento del proprio corpo non si toccano?Nei momenti di crisi 'nera', come quello attuale, dovendo già rinunciare a tante cose, non si vuole abbandonare quel sogno custodito nell'anima di stare meglio: essere più belli e piacere di più. Si fanno rinunce di altro tipo, ma non si toccano le risorse destinate alla bellezza. E non mi riferisco solo a chi vive in condizioni economiche favorevoli, ma anche chi di soldi ne ha pochi. Io credo che l'uso di protesi estetiche debba essere finalizzato a quei casi che davvero necessitano l'intervento della tecnologia come miglioramento di stile di vita. Un esempio possono essere le protesi d'anca e quelle acustiche.
L'artrosi dell'anca è una patologia di grande impatto per la qualità della vita di chi ne soffre.
Quando la malattia è nelle sue fasi iniziali, e se è diagnosticata in tempo utile, può essere trattata con la tecnica chirurgica mini invasiva dell'artroscopia.
Nelle forme di artrosi dell'anca più avanzate, invece, si rende necessario l'impianto di una protesi in sostituzione dell'articolazione malata.
“L'artrosi dell'anca è una malattia degenerativa della cartilagine articolare e ha un carattere evolutivo. Progredisce, cioè, col tempo.“La protesi d'anca è un mezzo meccanico, ovvero un'articolazione artificiale che si propone al paziente quando avverte dolore e ha una limitazione funzionale dell'anca, ad esempio quando fa fatica a svolgere normali attività come allacciarsi le scarpe, infilarsi i calzini, salire o scendere dalla macchina, salire o scendere le scale. E' limitata anche la deambulazione, dopo cento metri non riesce più a camminare. Questo rende al paziente una qualità di vita non più accettabile, bisogna quindi sostituire l'articolazione ammalata con un'articolazione artificiale.”
Le protesi acustiche* sono apparecchi elettronici in miniatura che ricevono, amplificano e successivamente trasmettono i vari suoni ai soggetti affetti da ipoacusia, termine che indica una riduzione dell'udito; riduzione che può essere di lieve, media o grave entità.
Il problema dell'ipoacusia riguarda, secondo le stime della Drees (Direction de la recherche, des études, de l'évaluation et des statistiques), quasi mezzo miliardo di persone in tutto il mondo.
Checché se ne possa pensare,il problema dell'ipoacusia non riguarda solamente le persone anziane, anche se, a onor del vero, si deve ricordare che il 68% dei soggetti con deficit uditivi è costituito da ultrasessantenni.
Soltanto il 15% circa delle persone che potrebbero ricorrere alle protesi acustiche ne sono dotate. Il dato appare sorprendente. I deficit uditivi sono una condizione che può creare non pochi problemi a livello relazionale con conseguente scadimento della qualità della propria vita. Perché quindi rinunciare a uno strumento che può, pur con certi limiti, ridurre tale scadimento? Le ragioni sono sostanzialmente tre. La prima è che molto spesso i deficit uditivi si sviluppano in modo progressivo e molte persone non si rendono conto che la loro qualità uditiva ha subito dei peggioramenti fino a che la cosa non diventa più "eclatante". La seconda ragione è che il prezzo delle protesi acustiche non è alla portata di tutte le tasche. La terza è che, a livello psicologico, la protesi acustica non è accettata di buon grado; quest'ultimo motivo è forse il più sorprendente dal momento che le protesi acustiche attualmente in commercio sono totalmente diverse da quelle dei primi tempi.
Picasso ha scomposto la bellezza: egli ha evidenziato una bellezza diversa dai soliti canoni estetici diffusi nella società.
Ognuno di noi è diverso dall'altro allora perchè omologarsi alla massa quando si può essere unici??
la bellezza è soggettiva,è stare bene con se stessi e farsi accettare e amare dagli altri per quello che si è.
LA VERA BELLEZZA è CUSTODITA NEL CUORE DI OGNUNO DI NOI.