Il film “Lo scafandro e la farfalla” è stato davvero molto toccante. Non mi era mai capitato prima di vedere un film del genere! Il protagonista di questo film è Jean Diminique Bauby. Un giorno era in macchina con uno dei suoi figli e conversavano in modo del tutto tranquillo quando ad un tratto viene colpito da un malore che lo paralizzerà completamente. La cosa che mi ha colpito in questa scena è stata che Bauby è riuscito ad accostare un po’ alla volta riuscendo a salvare la vita del figlio; Bauby si era, infatti, reso conto che gli stava succedendo qualcosa, evita così un pericoloso incidente.
Bauby era un affermato direttore delle riviste di moda, ricco, affascinante ma anche un marito assente ed è proprio al culmine della sua fortuna quando viene colpito da un ictus. Si ritrova in ospedale dopo essere stato in coma, e al risveglio si ritrova completamente paralizzato, solo il cervello continua la sua attività ma è prigioniero di un corpo immobile come se fosse all’interno di uno scafandro. Il dottore gli spiega che l’ictus ha colpito il tronco cerebrale, danneggiandolo e che soffre di una sindrome rara, la cosiddetta locked in syndrome, l’unica cosa che può muovere sono gli occhi.
Bauby, allora prova a parlare, ma invano poiché la sua voce non viene sentita ed è a questo punto che il protagonista, rendendosi conto delle sue reali condizioni, prova un forte senso di tristezza, avrebbe voluto morire anziché vivere in questo stato. Inoltre il medico gli spiega anche che l’occhio destro non gli funziona e che deve essere cucito, ma Bauby non vuole affatto che gli venga cucito l’occhio, ciò è possibile capirlo perché il film inizialmente ci fa immedesimare proprio nel corpo del protagonista, attraverso cui, noi spettatori, possiamo comprendere gli stati d’animi del paziente. Solo successivamente, ovvero quando gli viene cucito l’occhio, viene inquadrato il viso del protagonista e vedere il suo occhio in quelle condizioni mette veramente i brividi, almeno è la sensazione che ho provato io guardando il film.
Il medico, però, è ottimista nei suoi confronti, nonostante tutto , infatti gli dice che ci sono delle speranze poiché sarà assistito da una logopedista e un ortofonista che si occuperanno di lui, la prima si occupa del movimento della bocca e della lingua, la seconda si occupa della comunicazione tra di loro prima che il protagonista ritrovi la parola. L’ortofonista è quella che trascorre gran parte del tempo con lui ed è grazie a lei che Bauby può dialogare. Infatti la comunicazione tra i due consiste nel battere le palpebre degli occhi una sola volta per dire “si” e due volte per dire “no”, tutto ciò mentre gli vengono lette delle lettere che messe insieme formuleranno domande. Dinnanzi a ciò il protagonista inizialmente sembra scocciato, annoiato, non vuole collaborare per nessun motivo, solo in un secondo momento cambierà idea. Il lavoro della logopedista, invece, è quello di farlo esercitare a muovere le labbra (mandando ad esempio un bacio) e a far scivolare la lingua nel fondo del palato così da farlo deglutire. Lo aiuta anche a muovere la testa verso destra e verso sinistra.
Ciò che lui ora pensa è che la sua vita sia stata solo piena di fallimenti non ha saputo amare sua moglie , la madre dei suoi figli, non ha dedicato parte del suo tempo alle persone a lui più care e per di più si era pentito di non aver chiamato il suo compagno che era stato in ostaggio; tutte cose che non ha fatto e che non potrà fare mai più perché non può tornare indietro. E solo ora che si rende conto di tutto questo non può rimediare! Si rende conto di tutte le cose belle che lo circondavano e che non ha saputo apprezzare prima d’ora; d’ora in poi nonostante sa di non poter accarezzare i suoi figli, si rende conto che anche solo vederli lo riempie di gioia.
Ad un certo punto, però decide di non compiangersi più, comprende che ha ancora due cose essenziali che gli restano e sono la memoria e l’immaginazione e non sono poche, infatti queste due facoltà gli consentono di viaggiare con la propria mente in luoghi in cui era stato o vorrebbe stare, che gli permettono di provare forti emozioni. Rivive i sogni di bambino, le ambizioni di adulto, si ricorda della sua spensieratezza che aveva da giovane.
Il battito del suo occhio, che assomiglia al battito di una farfalla, gli dà la possibilità di tirare fuori quello che grida il suo corpo uscendo fuori dallo scafandro, che era rappresentato dal corpo immobile. Grazie all’amore di sua moglie e dei suoi figli, ma soprattutto grazie alla sua forza di volontà supera la crisi iniziale e decide di rivelare al mondo intero quello che sente dentro di sé reagendo in modo resiliente. È così che inizia a scrivere un libro grazie all’aiuto di una copista la quale utilizza il meccanismo già usato in precedenza dall’ortofonista, e che verrà pubblicato con il titolo” Lo scafandro e la farfalla”.
È un film, tratto da una storia vera, che fa riflettere sul significato profondo della vita e sull’importanza dell’amore da dare a una persona incapace di comunicare e di muoversi, ma viva dentro e quindi bisognosa d’affetto. Anche solo una carezza, un sorriso possono significare tanto per lui.
Nel film tutti i personaggi presenti sono stati di grande aiuto al protagonista, ognuno in modi diverso, a partire dalla sua famiglia, la moglie e i figli che lo andavano sempre a trovare, fino ai medici che erano ottimisti nei suoi confronti in particolare l’ortofonista la quale ha svolto il suo lavoro con tanta pazienza e disponibilità, con tanto amore e dedizione, fino a commuoversi .