Pedagogia della disabilità 2012

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Pedagogia della disabilità 2012

Pedagogia della disabilità (2012)- Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti


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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 9 Empty lab. 5 - Diversità/disabilità, arte e simulazione

    Messaggio  ERIKA IARNONE Dom Apr 01, 2012 1:32 pm

    In aula ci siamo soffermati sempre sul tema diversità/disabilità ma questa volta in maniera diversa poiché abbiamo ragionato su come questo tema viene presentato anche dall’arte. Infatti abbiamo avuto la possibilità di ammirare dei quadri di un famoso artista del 900, Otto Dix. Poiché i suoi quadri mi hanno molto incuriosita ho avuto interesse nel documentarmi su di egli, sulla sua vita, le sue opere e soprattutto sul perché dei temi dei suoi ritratti. Dalla mia ricerca ho rilevato che egli ha partecipato alla Prima Guerra Mondiale e le atroci esperienze sul fronte hanno lasciato tracce indelebili nella sua vita, e la sua sensibilità verso gli orrori della guerra viene esplicitata attraverso i suoi quadri; infatti uno dei temi principali dei suoi dipinti è la guerra poiché in seguito alle esperienze brutali che ha vissuto durante i suoi anni di volontario, ha avvertito il bisogno di rappresentare la sofferenza delle persone. Uno dei quadri che egli dedica agli storpi di guerra, in cui rappresenta le atroci conseguenze che una guerra di portata mondiale può causare, è “Giocatori di skat”. Volendo spiegare il ritratto, esso rappresenta tre militari dopo il conflitto mondiale che giocano a carte. Osservandolo, subito è possibile notare gli effetti che la guerra ha prodotto su di loro: partendo da sinistra, al primo manca il braccio destro e il sinistro è stato sostituito da una protesi in legno, al posto della gamba sinistra ha un bastone di legno nero e per sentire usufruisce di un tubicino inserito nell’orecchio destro e collegato ad un corno sul tavolo, ed infine non ha l’occhio destro. Il secondo ha una parte del cranio cucito con del metallo, non ha né le braccia né le gambe e al posto di queste ultime ha due bastoni di legno nero, parte della mandibola è di ferro, ha un occhio di vetro ed ha una placchetta metallica all’orecchio sinistro. Infine il terzo è solo un busto e al posto del braccio destro ha una protesi di legno nero, non ha né il naso né la mandibola la quale è sostituita da una metallica. Si può comprendere, da quanto descritto, che nonostante la loro grave disabilità provocata dalla guerra e che Dix ha voluto mettere in evidenza, i tre uomini si mostrano sereni e sorridenti in una semplice partita di carte. Questo ci fa capire che loro hanno accettato la loro “diversità” e hanno imparato a conviverci dimostrando il loro coraggio e la voglia di vivere. Un altro aspetto importante da sottolineare riguardo al rapporto tra diversità/disabilità e arte è che chi viene chiamato dis-abile e che, quindi, ha un limite fisico o psichico in realtà è dotato di una forte abilità artistica con la quale riesce a trasmettere emozioni; un classico esempio può essere quello di Simona Atzori che nonostante la mancanza delle sue braccia riesce a dipingere con i suoi piedi grazie ai quali è diventata un’ abilissima pittrice e danzatrice. E’ stata davvero strana l’esperienza vissuta in aula dove ad ognuno di noi è stato assegnato il compito di portare un foular per bendare gli occhi e vivere per qualche minuto l’esperienza della cecità. Stare per un momento senza la proprietà della vista e stare addirittura in piedi mi ha suscitato un misto di sensazioni direi negative: disorientamento, impotenza, angoscia e il pensiero che quello era un piccolo attimo rispetto ad una vita intera che un cieco vive senza riuscire a vedere ciò che offre il mondo che ci circonda mi ha lasciata sbigottita, senza parole. Io penso che la vista sia il senso più indispensabile, perché senza di esso una persona non può provare le emozioni che ad esempio può suscitare la visione di un bel paesaggio, o di un bel quadro, o l’espressione triste o felice di una persona con la quale si interloquisce, il sorriso di un bambino. Si dice che la mancanza della vista dà la possibilità agli altri sensi di svilupparsi, ma comunque viene a mancare la possibilità di emozionarsi di fronte a queste cose. Mentre ero bendata ho potuto ascoltare delle poesie che venivano lette dalla professoressa Floriana Briganti; gli autori di queste poesie sono delle persone disabili che attraverso delle parole hanno espresso il loro desiderio di voler essere considerate non per ciò che non hanno ma per ciò che sono ossia delle persone, di non subire il peso degli occhi di chi li osserva con compassione, di voler ricevere semplicemente un saluto al posto di uno sguardo di pietà. L’altro giorno, camminando nella stazione di Piazza Garibaldi, nell’aspettare il mio solito treno, ho avvistato un signore cieco davanti a me che camminava con un bastone attraverso il quale si assicurava che non ci fossero ostacoli davanti a se per poter camminare. Quel signore ha rubato la mia attenzione per un po’ di minuti durante i quali non riuscivo a non pensare a quanto coraggio avesse nell’affrontare il mondo ad occhi chiusi, completamente nel buio; non posso nascondere di aver provato compassione però nello stesso momento mi ha fatto capire che ognuno di noi ha dei problemi, gravi o meno che siano, ma se si apprezza la vita così come ci è stata donata si deve dimostrare il coraggio di accettare gli accadimenti per poter andare avanti cercando di trovare un nuovo equilibrio e dimenticare o per lo meno accantonare quello del passato. Ci è stato annunciato dalla professoressa che ad aprile verrà come ospite durante il corso il responsabile non vedente di un’associazione, il signor Palladino; bhè io non riesco a rendermi conto come riesca a vivere una persona non vedente figuriamoci come potrei riuscire a comprendere come questa persona riesca addirittura ad essere il responsabile di un’associazione! Infatti è proprio questa la mia curiosità che mi spingerebbe a chiedergli come riesce a svolgere la sua attività nonostante la sua disabilità.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 9 Empty Re: lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

    Messaggio  Gervasio Concetta91 Dom Apr 01, 2012 2:41 pm

    Laboratorio5
    Simulazione
    Questa è stata forse la lezione piu’ riflessiva e toccante finora grazie al laboratorio pratico proposto dalla prof.
    Abbiamo iniziato col parlare del rapporto posto tra Arte e disabilità visto che nel corso degli anni sono stati proposti vari quadri che raffiguravano come protagonisti dei soggetti disabili.
    Da qui è possibile rendersi conto della considerazione che si aveva del disabile in una determinatat epoca storica….. non solo da come e per come viene presentato il soggetto nel quadro ma anche nell’utilizzo dei colori e nell’ambiente in cui viene collocato.
    Ci sono state proposte varie immagini, di cui quella di Ottodix in cui viene raffigurata Anita Berber ,una ballerina malata e tisica che nel 1929 morì di droga.
    Anche se malata, la donna mostra un aspetto formoso accentuato da un vestito morbido ,di color rosso fuoco, e un viso quasi sfacciato che sembra mostrarsi fiera di se stessa.
    Riguardo al laboratorio si può dire che è stato semplice nel praticarlo ma non nel viverlo.
    Le sensazioni che si provano in quel momento sono tantissime…..e quasi tutte negative!
    Ti viene a mancare ogni riferimento… non si ha più il senso dell’orientamento….
    Si prova PAURA,TRISTEZZA,SOLITUDINE…..accentuati tra l’altro dal silenzio che ti circonda……e dal fatto che non sai e non puoi vedere ciò che ti circonda.
    e poi tanta commozione nel momento in cui c’e’ silenzio assoluto e si ascoltano le poesie di sottofondo ……
    tutte toccanti.,…..sopratutto l’ultima in cui la scrittrice chiede a tutti noi ‘’normali’’ di riflettere sul modo e sui termini con cui ci riferiamo ai disabili…..
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 9 Empty le protesi estetiche

    Messaggio  maria riccardi 90 Dom Apr 01, 2012 3:20 pm

    le protesi estetiche a volte utilizzate a migliorare il proprio corpo come i problemi medici , teraupetici o semplicemente solo per essere belli... servono a migliorare un deficit fisico che causa difficoltà motorie...grazie alle biotecnologie si avrà la possibilità di riscrivere o correggere il dna dell uomo...
    nell ultima lezione abbiamo affrontato il tema delle protesi estetiche ,per quanto mi riguarda sono d accordo sul fatto che vengono utilizate laddove vi siano dei deficit da migliorare ... abbiamo parlato del corpo di ricambio , del modello di perfezione "corpo" come macchina,in alcuni casi le protesi sono indispensabili come ad esemp una protesi oculare ,in altri casi vengono utilizzate per modificare i volti sfigurati delle persone dopo un incidente ,altre volte vengono utilizzate in modo sproporzionato ed eccessivo ,per essere piu belli.con l evoluzione della scienza, delle tecnologie, e del immaginario collettivo la bellezza estetica è diventata il fattore piu importante della società l apparire conta piu dell essere.in aula la prof ci ha posto una domanda ,qual era il nostro modello di bellezza ,le risposte sono state tante e svariate ,con questo voglio dire che la bellezza è soggettiva nessuno può definire un unico modello di bellezza , una modella non è sempre bella sè e magrisima lo puo essere anche se è piu in carne.noi facciamo di tutto per farci accettare in questa società che purtroppo oggi è diventata troppo superficiale e limitata ,la bellezza estetica prima o poi finisce quella che conta di piu è quella interiore ,la perfezione non fa altro che rendere gli uomini piu tristi e fustrati...
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 9 Empty le protesi estetiche

    Messaggio  maria riccardi 90 Dom Apr 01, 2012 3:20 pm

    le protesi estetiche a volte utilizzate a migliorare il proprio corpo come i problemi medici , teraupetici o semplicemente solo per essere belli... servono a migliorare un deficit fisico che causa difficoltà motorie...grazie alle biotecnologie si avrà la possibilità di riscrivere o correggere il dna dell uomo...
    nell ultima lezione abbiamo affrontato il tema delle protesi estetiche ,per quanto mi riguarda sono d accordo sul fatto che vengono utilizate laddove vi siano dei deficit da migliorare ... abbiamo parlato del corpo di ricambio , del modello di perfezione "corpo" come macchina,in alcuni casi le protesi sono indispensabili come ad esemp una protesi oculare ,in altri casi vengono utilizzate per modificare i volti sfigurati delle persone dopo un incidente ,altre volte vengono utilizzate in modo sproporzionato ed eccessivo ,per essere piu belli.con l evoluzione della scienza, delle tecnologie, e del immaginario collettivo la bellezza estetica è diventata il fattore piu importante della società l apparire conta piu dell essere.in aula la prof ci ha posto una domanda ,qual era il nostro modello di bellezza ,le risposte sono state tante e svariate ,con questo voglio dire che la bellezza è soggettiva nessuno può definire un unico modello di bellezza , una modella non è sempre bella sè e magrisima lo puo essere anche se è piu in carne.noi facciamo di tutto per farci accettare in questa società che purtroppo oggi è diventata troppo superficiale e limitata ,la bellezza estetica prima o poi finisce quella che conta di piu è quella interiore ,la perfezione non fa altro che rendere gli uomini piu tristi e fustrati...
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 9 Empty Re: lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

    Messaggio  Orsola Cimmino Dom Apr 01, 2012 4:41 pm

    Fino ad oggi non ho mai riflettuto sul rapporto cosi straordinario che ci potesse essere tra disabilià e arte..è solo grazie alla partecipazione del corso di disabilità che mi sono posta questa riflessione. E' quel qualcosa che va oltre la dimensione umana e ci si rende conto che colui che viene considerato "disabile", in realtà è non solo abile ma anche pieno di talento e capacità. Ed ecco che ogni barriera e ogni pregiudizio vanno abbattuti. L'essere diversi è un patrimonio, non un limite. La diversità è il vero motore, il cardine intorno al quale ruota tutto l'universo umano. Ecco che ci si pone una domanda...ci fermiamo alla bellezza superficile o cerchiamo di capire il significato profondo di quello che guardiamo?? Non mi riferisco solo alla bellezza umana, ma anche a ciò che produce l'arte (un quadro, una scultura)ecc ecc. Non esiste un bello universale...è bello ciò che ad ognuno di noi genera un'emozione immediata e forte. In merito a ciò in aula la prof ci ha mostrato alcuni quadri dove si evince la disabilità nell'arte. Tra i vari quadri quello che ha suscitato in me maggior interesse è stato quello dei "Giocatori di Skat";esso rappresenta 3 soldati che giocano a carte. Le 3 figure sono grotteschi, orridi, a causa delle mutilazioni e delle sofferenze patite in guerra. Il primo a sinistra ha il volto sfigurato,gli manca un occhio ed un orecchio(sostituito da un impianto acustico che termina con una trombetta poggiata sul tavolo), entrambe le braccia(sostituite da una protesi in legno e dal piede che svolge funzione di mano)ed una delle gambe. L'uomo al centro non ha le gambe e le braccia(perciò tiene le carte in bocca),ha la parte del cranio ricucito con metallo, la mandibola e l'orecchio sostituita da parti in metallo e l'occhio con un occhio vitreo. Il terzo non ha più la parte inferiore del corpo, il braccio destro sostituito da una protesi in legno e la mandibola da una protesi in metallo.
    E' BELLO CIO' CHE INNESCA NELLA MENTE EMOZIONI FORTI...QUINDI NON BELLEZZA CHE ATTRAE SUPERFICIALMENTE, BENSI' QUELLA CHE SUSCITA IN NOI DEI PENSIERI, EMOZIONI ECC.

    Per quanto riguarda la parte laboratoriale svolta in aula, la prof ci ha invitato a mettere dei foulard cosi da farci capire cosa si prova a vedere "il buio a vita". Le mie prime sensazioni sono state di paura, smarrimento, avrei voluto subito aggrapparmi alla persona che era seduta accanto a me. Era una mia amica e quindi ci siam prese per mano. Mi sentivo irrequieta perchè in quel momento non avevo la situazione sotto controllo e mi spaventava il fatto che non potevo vedere tutto ciò che mi circonda. Poi la prof ci ha letto delle poesie bellissime, da far venire la pelle d'oca...quelle che mi hanno maggiormente colpita sono state 2:

    Non voglio più essere conosciuta
    per ciò che non ho
    ma per quello che sono:
    una persona come tante altre.
    Chiamatemi per nome.
    Anch’io ho un volto, un sorriso, un pianto,
    una gioia da condividere.
    Anch’io ho pensieri, fantasia, voglia di volare.
    Chiamatmi per nome.
    Non più:
    portatrice di handicap, disabile,
    non vedente, non udente, cerebrolesa, tetraplegica.
    Forse usate chiamare gli altri:
    “portatore di occhi castani” oppure “inabile a cantare”?
    o ancora: “miope” oppure “presbite”?
    Per favore abbiate il coraggio della novità.
    Abbiate occhi nuovi per scoprire che,
    prima di tutto,
    io “sono”.
    Chiamatemi per nome.


    NON di Rebecca
    ------------------------------
    Non scrivo
    Non parlo
    Non cammino
    Non canto
    Non chatto
    Ma sogno
    E vivo
    Non scrivo
    Non parlo
    Non cammino
    Non canto
    Non chatto
    Ma amo
    Sogno e sono viva
    Non scrivo
    Non parlo
    Non cammino
    Non canto
    Non chatto
    Non amo
    Non sogno
    Sono viva
    E SOLA

    In essa evince la solitudine, la sofferenza di questa bambina che non dovrebbe esserci.
    Ps: ancora grazie alla professoressa Briganti che ci sta facendo vivere questa meravigliosa esperienza

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    anna flaminio


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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 9 Empty Lavoratorio 5

    Messaggio  anna flaminio Dom Apr 01, 2012 5:20 pm

    In questo laboratorio abbiamo trattato l'argomento arte-disabilità, attraverso vari quadri, quello che mi ha colpito maggiormente è "ritratto della ballerina Anita Berber" di Otto Dix.
    Questo quadro mi ha colpito poichè è molto vicino al mio "mondo" cioè quello della danza, Dix ha sottolineato il tema della malattia , che vede questa donna tisica e drogata morire a soli 30 anni, purtroppo ancora oggi ci sono tante ballerine morire ed ammalarsi per tanti altri motivi tra cui, l'anoressia, proprio perchè viene richiesto il massimo rigore fisico e per amore della danza si arriva purtroppo a cadere in questa brutta malattia che è l'anoressia; io credo che l'unica cosa importante e da tenere a mente soprattutto che la danza e come qualsiasi altra forma d'arte siano utilizzate per esprimere se stessi, quello che si è, quello che si prova e non arrivarsi distruggersi.
    Mentre per quanto riguarda la simulazione è stata un'esperienza bellissima, perchè si ha avuto la possibilità di ascoltare realmente le proprie emozioni, io cosa ho provato? bhè tanta tristezza, commozione ma nello stesso momento tanta speranza e soprattuto voglia di vivere, lo sò sono emozioni contrastanti ma questa voglia di vivere non era la mia, ma era la loro che pur esprimendola con parole tristi sottointendevano uno sfondo pieno di voglia di farcela.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 9 Empty Rapporto arte/disabilità

    Messaggio  rosa romano Dom Apr 01, 2012 5:29 pm

    In questa lezione abbiamo riflettuto sul tema arte/disabilità, ovvero qualsiasi forma di disabilità espressa,raffigurata nei quadri.Il quadro che mi è piaciuto particolarmente è stato quello di De Ribera dal titolo:"Ragazzo zoppo".L'interesse del quadro è determinato dalla raffigurazione di un giovane mendicante.Questi viene rappresentato con in mano un pezzetto di carta che fa appello alla carità,all'amore di Dio.L'intensità dello sguardo del fanciullo, quel suo sorriso e il cappello sotto il braccio sottolineano la volontà di De Ribera a voler dipingere un ritratto che nobilitasse la persona, il suo essere piuttosto che la sua malattia.Infatti ciò che più mi colpisce in questo dipinto è proprio il sorriso sincero e spontaneo del bambino,felice di posare per il pittore,nonostante questa sua disabilità di essere zoppo.
    Nei dipinti di De Ribera si incontrano spesso ritratti di gente umile o con deformità fisiche.Egli affronta ciò che è diverso, non bello, e lo fa per portare l'attenzione degli osservatori a quella parte di umanità che spesso la società ignora.
    Particolarmente interessante è stato il laboratorio nel quale la prof ci ha fatto bendare mentre eravamo seduti,e nel frattempo ci leggeva delle poesie scritte da ragazzi affetti da cecità o qualsiasi altra forma di disabilità.Poesie davvero toccanti poichè esprimono tutta la forza e la volontà di vivere nonostante tutto.In pochi instanti ho provato forti emozioni,ascoltando ma nn vedendo, e solo immaginando!
    Poi,la cosa strana è che inizialmente,appena mi sono bendata ho subito dato la mano alla mia amica che mi era seduta accanto, forse per un senso di sicurezza;in un secondo momento la prof ci ha fatto alzare in piedi e in quel momento è stato peggio,infatti ho subito pensato:"ora faccio cadere tutto(quaderno,penna,bottiglia di acqua)" e ho anche avuto un senso di disorientamento,nn avevo equilibrio ,era come se stessi per cadere.E una cosa in particolare è stata quella di parlare più di una volta con la mia amica,come per essere sicura che lei fosse sempre li.
    In quel momento,anke se è durato pochi minuti,mi sono resa conto di quanto sia difficile x le persone affette da cecità affrontare la realtà.Però allo stesso tempo queste persone riescono ad amare la vita forse più di chiunque altro!!!
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    Messaggio  mariangela manna Dom Apr 01, 2012 6:05 pm

    Non ci sono parole per descrivere l'esperienza di stamattina bendate. Per un istante provare quelle sensazioni è stato disagiante, provare ad immaginare come possono sentirsi, sognando ma non vedendo.Mi sono resa conto che tutto ciò che noi definiamo "diverso" non esiste, che, anzi, il buio permette di relazionarci in modo diverso con le persone che si hanno vicino, che magari non avremmo neanche degnato di uno sguardo, ma con cui scopriamo di avere molte affinità in comune.Mi sono resa conto che i "non vedenti" siamo proprio noi, che ci perdiamo in cose inutili, che non sappiamo più ascoltare noi stessi, che siamo totalmente fagocitati dal rumore che ci circonda, incapaci di ascoltare un bisogno, anche semplice, di una persona vicina.Tutto questo al buio cambia perchè si va dritti al cuore e alla vera essenza delle persone.
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    Messaggio  Antonella Pirozzi Dom Apr 01, 2012 6:23 pm

    Oggi,in aula oltre ad aver parlato di arte e disabilità,c'è stata anche una prova molto significativa,la prof.ci ha fatto bendare con un foulard ed ha iniziato a leggere delle poesie.Vi è stato un silenzio in aula,ed io ho cominciato a provare delle emozioni che non mi hanno lasciato per niente indifferente nei confronti di quelle profonde parole.Quando abbiamo tolto il foulard tutto mi girava intorno,mi sembrava che ogni cosa la vedevo per la prima volta.Ho provato ad immaginare come possono sentirsi i non vedenti.Prima di questa lezione non avevo mai fatto caso a ciò e dopo averlo provato ammiro ancora di più queste persone.
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    Messaggio  federica sbrescia Dom Apr 01, 2012 7:36 pm

    L'opera d'arte che più mi ha colpita è stata quella di Ribera "Ragazzo zoppo" in quanto l'artista ritrae sulla tela il fanciullo con un'espressione serena,sorridente,innocente,quasi come se si volesse dimostrare ancora una volta che le disabilità fisiche spesso rappresentano più un vincolo per gli altri che per gli stessi che ne sono colpiti.
    Inutile dire e ribadire quanto sia stata emozionante la simulazione fatta in classe,e quanto questo corso mi stia permettendo di conoscere altri lati della mia sensibilità.Nel ritrovarmi bendata a differenza di alcune io mi sono sentita molto tranquilla,sicura,anche nel dovermi alzare in piedi con l'aiuto delle mani non ho avuto problemi ma sicuramente ha condizionato il mio modo di vedere e sentire.Nel momento in cui la professoressa ha iniziato a leggere le poesie ho dato peso al tono con cui queste venivano riportate(cosa che solitamente trascuro) e le brevissime pause tra un verso e l'altro si trasformavano in momenti d riflessione ma soprattutto di accuse nei riguardi di me stessa che rappresento parte di quei sguardi schiaccianti che fanno sì che Gennaro Morra non abbia paura di cadere per il dolore ma per il peso di questi nostri sguardi.
    Nella mia mente ho dato a tutti un volto differente ma il messaggio era sempre lo stesso,ovvero quello di essere considerate persone e soprattutto di essere valutati per ciò che hanno e non per cose di cui sono stati privati.
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    Messaggio  emiliana della gatta Dom Apr 01, 2012 7:53 pm

    In aula si è riflettuto sul rapporto arte e disabilità. Non sapevo di artisti che hanno preso in considerazione il diverso come fonte di ispirazione. Mi ha colpito molto il dipinto del ragazzo zoppo di Ribera e in modo particolare il sorriso che emanava, da cui traspirava una grande forza d’animo dove la diversità in qualche modo viene messa in secondo piano, infatti guardando il quadro quasi non ci si rende conto del suo problema perché l’opera è governata da questo sorriso ampio e sincero di un bambino felice che attira su di se tutta l’attenzione per il suo modo di porsi e non sulla sua malattia.
    Un momento davvero toccante è stato senza dubbio il momento buio, dove ognuna di noi si è bendata gli occhi con una sciarpetta , rimanendo in qualche modo isolata, inerme, ascoltando delle poesie scritte da persone con disabilità dove esprimevano tutto il loro malessere, le proprie emozioni… Un momento molto forte per me perché essendo bendata la mia attenzione si basava solo ed esclusivamente sulle parole, in qualche modo mi sentivo vicina a coloro che si raccontavano attraverso dei pensieri, dei versi… Non ho mai provato una sensazione così…così bella ed emozionante
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    Messaggio  Stefania befà Dom Apr 01, 2012 8:26 pm

    Questa lezione mi ha fatto provare delle emozioni nuove che mi hanno lasciata senza parole, mi riferisco in particolare all' esercizio eseguito in aula insieme alla professoressa con i foulard.
    Quando ci siamo bendate mentre la professoressa leggeva delle poesie , in un primo momento il non vedere mi ha portato il "vantaggio" di essere più attenta alle parole delle poesie perchè c è stato un grande ascolto da parte mia , a differenza del solito dove siamo circondati da distrazioni , che spesso ci portano ad essere superficiali nei confronti di chi ci parla e a non prestare la giusta attenzione.
    Ma dopo qualche minuto la voglia di levare la benda diventava sempre più forte,quasi mi sentivo soffocare mi sentivo legata volevo vedere i colori il sole la mia amica, è stato davvero brutto quando poi ci siamo tolte i foulard ho sentito una sensazione bellissima ( una liberazione ) , dopo poco però ho pensato al disagio di quelle non vedenti, a quelli che sono tutti i grandi ostacoli che incontrano ogni giorno, e quindi mi è venuta un po' di tristezza anche se riflettendo sui casi di resilienza studiate nelle lezioni precedenti queste persone davvero hanno una marcia in più rispetto a noi perché riescono anche con i loro disagi, a superare quelle che per noi rappresentano dei grandi limiti.
    La poesia che mi ha colpito di più è stata " il no di Rebbecca" dove dopo tanti no , che esaltavano il disagio che lei provava troviamo un "ma" di speranza per il futuro infatti dice " sono viva ma sola". È stato interessante anche vedere i quadri oggi in aula quello più bello per me è stato quello della ballerina Anita Berber ,celebre danzatrice del 900 che creò molto scalpore , icona della trasgressione e pioniera dell'emancipazione femminile anche se muore vittima della droga. Questa per me è stata un' altra straordinaria lezione.
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    Messaggio  Elvira Scarpato Dom Apr 01, 2012 8:43 pm

    Questa lezione mi ha particolarmente colpita non molto per la simulazione,quanto per l'ascolto di alcune poesie e per la visione di alcuni quadri importanti nella storia dove in essi è rappresentata la disabilità/diversità;nessuno dei quadri studiati al liceo contenevano questo tema,ma tutt'alro,ossia rappresentavano il tema della perfezione.
    I quadri che la professoressa ci ha fatto visionare ne sono stati quattro,tratti da due artisti per me fino ad oggi sconosciuti,ma che meritano popolarità proprio per le loro tematiche;i quadri erano di Ribera "La donna barbuta" ,"Il ragazzo storpio" e di Otto Dix "Giocatori di skak", "Ritratto di una ballerina Anita Berbes".
    Il quadro che mi ha particolarmente colpito è stato "Il ragazzo storpio",visionato di persona al Louvre di Parigi.L'interesse del quadro è determinato dalla raffigurazione di un giovane mendicante che impugna un pezzetto di carta con un'iscrizione che si riferisce alla carità,all' amore di Dio,ecc.;il suo sorriso ampio e sincero è una delle dichiarazioni più naturali e spontanee di un bambino,felice di aver attirato su di se l'attenzione del pittore.Interessante è la volontà di Ribera di voler dpingere un vero e proprio ritratto che nobilitasse la persona piuttosto che documentare la sua malattia.

    L' ultima parte della lezione si è conclusa con una simulazione che riscosso un grandissimo successo;la professoressa nelle lezioni precedenti ci aveva chiesto di portare per questo giorno una sciarpa,non svelandoci il motivo di essa.La docente ci ha chiesti di bendarci e ci ha letto delle poesie scritte da ragazzi aventi disabilità,deficit o handicap;dopo la lettura di esse c'è stato qualche minuto di silenzio,dopodichè sempre bendate la docente ci ha chiesti di alzarci e poi di sbendarci.
    Ho ascoltato che durante il momento in cui dovevamo alzarci bendate,alcune mie colleghe si sono tenute per mano ed hanno raccontato che avevano paura di non vedere e di poter compiere dei movimenti.Pecco di superiorità,ma per me non è stato affatto così .....in quei momenti in cui eravamo bendate non ho provato nè paura nè agitazione ,bensì tranquillità.
    Ho provato questo,grazie all' esperienza vissuta con un'amica di famiglia non vedente;grazie a lei sono abituata a muovermi al buio anche nei posti che non conosco ,grazie a lei cerco di ascoltare ogni minima parola/suono e grazie a lei ho svilluppato maggiormente il mio tatto con i suoi libri.Quindi un grazie va a lei,che fin da bambina ha dovuto combattere contro i pregiudizi della società e che oggi è una stimata fisioterapista.

    Notevoli sono state le poesie ascoltate,soprattutto per me lo è stata la prima poesia:"L'angelo del Signore" di Riccardo Fafnir:
    Madre mia i tuoi occhi trabaccono
    e specchiandomi in essi mi sento morire...
    Padre mio,le tue labbra sussultano
    soffri per me e questo mi fa impazzire...
    Mi sforzo di parlare
    ma a fatica capite il mio dire,
    mi sforzo di camminare
    ma per terra vado sempre a finire...
    Per il mondo sono un "diversamente abile"
    persona debole,un fardello inutile...
    Per voi invece sono un fiore delicato nato segnato da un destino sciagurato.
    Vi sentire in colpa per la mia diversità e non cogliete l'insegnamento che la mia vita dà.
    Quando mi abbracciate forte sento il vostro amore infinito
    e io sorrido,perchè chi sono ancora non l'avete intuito.

    Durante la lettura delle poesie,la mia attenzione si è focalizzata solo nella prima e le parole di essa rimbombavano nella mia testa;"PER IL MONDO SONO SOLO UN DIVERSAMENTE ABILE,PERSONA DEBOLE,UN FARDELLO INUTILE...PER VOI INVECE SONO UN FIORE DELICATO NATO SEGNATO DA UN DESTINO SCIAGURATO".Proprio in queste parole si evince la tristezza che l'autore prova ad essere considerato "diversamente abile" da persone "IGNORANTI" che non riescono a vedere oltre all'aspetto esteriore.
    Inoltre penso che egli si colpevolizzi da solo per essere nato "così" e si sente solo un peso per i suoi genitori;io penso che TUTTI I BAMBINI CHE HANNO DEI PROBLEMI DEBBANO VIVERE IN MODO SPENSIERATO SENZA ESSERE GIUDICATI,MAL VISTI PERCHE' DOBBIAMO RICORDARCI CHE SONO SOPRATTUTTO PERSONE E COME TUTTE LE PERSONE HANNO IL DIRITTO DI VIVERE LA PROPRIA VITA.

    Invito tutti a riflettere su una meravigliosa poesia,intitolata "Gardami negli occhi":
    Guarda attraverso i miei occhi ...scoprirai cose che non credevi nemmeno esistessero,ma che erano davanti a te ogni giorno della tua vita...guarda con me,non avere paura;il nostro sarà un viaggio bellissimo...
    Tu mi farai crescere e io ti farò essere ancora bambino,insieme io e te,con occhi "diversi",ma che guardano nella stessa direzione.

    Ancora qualche mese fa in una trasmissione televisiva,una madre scrisse una lettera al proprio figlio,dicendo:
    Sei nato a mezzogiorno di un venerdì. Senza grandi clamori, senza farmi soffrire troppo. Avevi gli ochhi e la
    lingua a penzoloni. Ti guardai e pensai ”come è brutto”. Ma non ebbi il coraggio di dirlo e dissi “come è
    piccino”. Le cose col tempo non miglioravano. Poi ci mandarano da un medico famoso. Quando tornai a
    casa, ti rimisi nella culla, ti guardai e pregai “Signore, Dio da Dio toglie: riprendilo ora, a che serve la sua
    vita inutile?”.
    Perdonami, figlio mio. Imparai che eri un figlio come gli altri, solo con problemi diversi. Quando dicesti
    “mamma” piansi di gioia, anche se avevi tre anni. E mi insegnasti la pazienza. Quando, in quell'epoca,
    nessuno ti voleva, nè la scuola, nè la società, imparai ad essere umile, sorridente, gentile, perchè qualcuno ti
    facesse una carezza. E mi insegnasti l'umiltà. Quando la gente incominciò ad accorgerti di te, di quelli come
    te, cominciai a combattere, combatto ancora, perchè tu fossi accettato. E mi insegnasti a lottare. Quando
    infine tutte le altre madri sognavano per i loro figli il primo posto nella scuola, nella carriera, nella società,
    io mi accontentavo dei tuoi piccoli progressi. E mi insegnasti a desiderare per i miei figli la felicità, non la
    ricchezza e il successo. Intile la tua vita? Poi la malattia, la morte di tuo padre. Quando oramai disperata
    tornai dal camposanto, trovai di nuovo te a casa, te che non sapevi niente, che capivi poco, ma che “sentivi”,
    per quella misteriosa sensibilità che hai, che qualcosa di terribile era successo.
    Tu sei la mia compagnia; se ho ancora una carezza, se qualcuno ancora mi abbraccia, se qualcuno ancora si
    ricorda che il bisogno di tenerezza non ha età, lo devo a te. Se riesco ancora a dare felicità a qualcuno,
    questo sei tu, a cui basta tanto poco per essere felice. Inutile la vita?
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    Messaggio  maria84 Lun Apr 02, 2012 10:22 am

    Non ho parole per esprimere quello che ho provato con quella benda davanti agli occhi,sicuramente angoscia,tristezza.paura di quello che si è,la voglia di essere libera,viva e poter scappare da quella condizione,ma io potevo farlo,loro no e devono imparare a viverci e farsi accettare,farsi vedere persone come noi.per un attimo mi sono sentita nei loro panni e questo non mi è piaciuto lasciandomi solo un grande magone e un grande vuoto dentro.
    per quanto riguarda il quadro quello che mi è piaciuto di più
    è stato il primo ovvero quello del "ragazzo zoppo". in particolare mi ha colpito l'espressione del viso che mi ha dato un senso di grande solarità.
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    Messaggio  Lucilla Graziani Lun Apr 02, 2012 3:00 pm

    nella lezione..si è trattato della disabilita unita all'arte..abbiamo visto dei dipinti..mi hanno colpito particolarmente,quello di Rivera,il ragazzo zoppo..il quale ha un aria molto felice..nonostante il suo problema aveva un sorriso felice..dal quale emerge la sua solarita,che ci fa andare oltre il suo aspetto..non facendoci soffrmare sul suo problema.un altro dipinto che mi ha particolarmente colpito è stato quello di Otto dix,giocatori di skat..che rappresenta 3 soldati reduci dalla guerra che giocano a carte.la cosa che subito risalta sono le loro ferite..che la guerra gli ha procurato..ma nonostante tutto loro giocano..vanno avanti con la loro vita..non si abbattonoo
    per quanto riguarda l esperimento,essere bendata mi provoca scompiglio,un senso di disagio,di non appartenenza,non vedere cio ke mi sta intorno mi fa sentire soffocata,ma allo stesso tempo con quelle poesie di sottofondo mi da modo di immaginare..di sognare in un certo senso..la poesia che piu mi ha colpito è NON di Rebecca..sento sofferenza ma nel frattempo voglia di vivvere,di non arrendersi,di continuare a lottare per cio che piu amiamo.
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    Messaggio  tranchino giovanna Lun Apr 02, 2012 3:50 pm

    La simulazione fatta in aula con i foulard mi ha fatto provare diverse emozioni,inizialmente ho avuto la sensazione di non respirare mi sono sentita strana e ho cominciato a toccare la sedia e le cose che mi circondavano per rassicurarmi, poi mi sono concentrata sull ascoltare.Sembrava che le parole avessero un maggiore significato e che le mie orecchie sentissero di piu.. mi sono immedesimata in una persona cieca e l idea di non vedere piu è spiazzante; ho cominciato a pensare che se io fossi nata cieca non avrei potuto vedere le persone che amo il loro sorriso e tutte le cose che mi circondano allora ho pensato:" quanto sono fortunata".Secondo me il dono della vista è il piu bello che il signore ci ha dato, è bello guardare in faccia una persona quando parla, è bello vedere il sorriso di un bambino, un tramonto insomma è bello vedere.. Per quanto riguarda le poesie tutte mi hanno emozionata ma quella che piu mi ha toccata nel profondo è "chiamatemi per nome". Le persone disabili hanno un nome ed è giusto che vengano chiamate con il loro nome e non continuamente ricordargli le loro mancanze ricordandole come persone disabili e non semplicemente con i loro nomi..
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    Messaggio  daniela oliva Lun Apr 02, 2012 4:41 pm

    Ansia, paura e poi commozione…questo è cio’ che ho provato durante la simulazione sulla cecità. Il non riuscire a guardare cosa accadeva intorno a me mi ha provocato inizialmente un senso di disorientamento, successivamente pero’ mi ha permesso di ascoltare in modo piu’ profondo le parole udite.
    Sono convinta che le poesie che ci sono state lette dalla professoressa non avrebbero avuto lo stesso senso senza quel foulard sugli occhi.
    C’era silenzio in aula, non c’era la distrazione determinata dall’uso della vista…Ascoltavo le poesie e il battito del mio cuore che aumentava d’intensità quando ascoltavo frasi che mi colpivano in modo particolare. Mi ha fatto riflettere molto un passo della poesia “In Bilico”, dove l’autore dice: “Ho paura di cadere,
    non tanto per il dolore che potrei avvertire, ma per il peso dei loro occhi che sul quel pavimento mi potrebbero inchiodare”.
    Tante volte ci capita di guardare un disabile e di provare pena o pietà e non ci rendiamo conto che quel nostro sguardo da’ un dolore a chi lo riceve. Chi ha una disabilità non vuole essere considerato diverso dagli altri, non si sente diverso dagli altri e vuole essere trattato, guardato e considerato come PERSONA!

    Per quanto riguarda la disabilità raffigurata nei quadri, mi è piaciuto molto il quadro di Ribera “Ragazzo storpio“, in quanto lo scugnizzo napoletano è stato rappresentato sorridente. Ribera non vuole ridere o far ridere di lui, bensi’ vuole elogiarne la vivacità e l’allegria nella sventura. E’ ammirevole, infatti, la capacità di tante persone disabili di affrontare in modo positivo le tante difficoltà che incontrano.
    Ho avuto modo di leggere questo articolo sull'immagine della disabilità nell'arte e, poichè mi è sembrato molto interessante, ne pubblico qui sotto il link in modo che chi vuole puo' leggerlo.
    http://www.emscuola.org/labdocstoria/storiae/Rivista/Rivista03/download/storiaE3-2003_06.pdf
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    Messaggio  Palma Napolano Lun Apr 02, 2012 7:34 pm

    ‘’Tu ti consideri ancora un uomo di colore?invece io mi considero solo un uomo’’. Nel mio mondo non vi sono differenze,siamo tutti uguali bianchi,gialli,neri,tutti siamo dotati di un’anima e un corpo. Il primo documento ufficiale da cui sono poi scaturite le suddette Leggi Razziali, è il Manifesto sulla purezza della razza pubblicato il 14 Luglio 1938 a cui è allegata la lista delle personalità che vi aderirono. Concluderei il mio pensiero riportando la famosa opera di di William Shakespeare scritta probabilmente tra il 1596 e il 1597 ‘’Il mercante di Venezia’’:
    Un giudeo non ha mani, organi, membra,
    sensi, affetti, passioni,
    non s'alimenta dello stesso cibo,
    non si ferisce con le stesse armi,
    non è soggetto agli stessi malanni,
    curato con le stesse medicine,
    estate e inverno non son caldi e freddi
    per un giudeo come per un cristiano?
    Se ci pungete, non facciamo sangue?
    Non moriamo se voi ci avvelenate?
    Dunque, se ci offendete e maltrattate,
    non dovremmo pensare a vendicarci?
    Se siamo uguali a voi per tutto il resto,
    vogliamo assomigliarvi pure in questo!
    Se un cristiano è oltraggiato da un ebreo,
    qual è la sua virtù di tolleranza?
    L'immediata vendetta! Onde un ebreo,
    nel sentirsi oltraggiato da un cristiano,
    come può dimostrarsi tollerante
    se non, sul suo esempio, vendicandosi?
    Io non faccio che mettere a profitto
    la villania che m'insegnate voi;
    e sarà ben difficile per me
    rimanere al disotto dei maestri.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 9 Empty "Chiudi gli occhi e ascolta..solo così potrai ascoltare il silenzio e guardare ciò che normalmente ignori.."

    Messaggio  Laura testa Lun Apr 02, 2012 8:28 pm

    è stata un esperienza unica,emozionante...Raramente piango,ma in quel momento è stato inevitabile.In quel momento ho "ascoltato"..ascoltavo le parole lette...ascoltavo il silenzio...gli attimi di pausa...il respiro della mia compagna do fianco...ascoltavo i sospiri delle mie colleghe...i rumori spesso impercettibili...e capisci che quando ti sembra di ascoltare profondamente un suono,una parola...i tuoi occhi e tt ciò che hai intorno,ti allontanano da ciò ke vedi ma che in realtà...non ascolti.
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    Messaggio  Martina Marotta Lun Apr 02, 2012 9:10 pm

    Un altro tema affrontato in aula, in relazione alla disabilità è stato quello dell’arte, e tra i vari quadri proposti, quello che più mi ha affascinato è stato “lo storpio” di Ribera. Il motivo per il quale sono rimasta colpita da quest’opera è che, nonostante la sua malattia, il bambino viene raffigurato sorridente. Quindi nonostante vive in una condizione di disagio non perde mai la forza di sorridere e di lottare. Bhè questo è un po’ quello che tutti noi dovrei imparare a fare, sorridere sempre e affrontare i problemi e gli ostacoli che incontriamo nel nostro percorso di vita senza mai scoraggiarci e buttarci giù.
    La seconda parte della lezione credo che sia un insegnamento di vita per tutti noi, che il più delle volta quando una situazione non ci riguarda mostriamo solo STRAFOTTENZA. L essere bendata per una decina di minuti e l ascoltare delle poesie scritte da persone con disabilità ha suscitato in me un mix di emozioni, dalla paura alla tristezza. Questo perché tendiamo a dare importanza alle cose più futili e a essere superficiale nei confronti di cose argomenti e persone che meriterebbero un po’ più di attenzione.
    Tra le poesie ascoltate quella che mi è rimasta impressa, al punto tale che una lacrima e scesa dai miei occhi, è stata “ chiamatemi per nome “ di Scopelliti, in cui la protagonista vuole essere conosciuta per quella che ha, non per quello che non ha. Ha bisogno di essere trattata come tutti gli altri senza che la facciano sentire DIVERSA.
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    Messaggio  rosannapetrone Mar Apr 03, 2012 8:54 am

    La lezione di oggi ci ha fatto riflettere su arte e disabilità osservando dei quadri i cui soggetti sono disabili.
    Tra tutte le opere quella che mi ha colpita di piu è il "ritratto della ballerina Anita Berber" di Otto Dix.
    credo che hai miei occhi sia risaltato il colore rosso, la magrezza del soggetto guardavo il quadro e mi sentivo un po turbata, ad un certo punto ho sentito qualcosa in me che non andava, non so perchè ma quella donna mi ha trasmesso angoscia! Quest angoscia è andata via quando la docente ci ha fatto fare un esperimento molto significativo( almeno per quanto mi riguarda)allora la prof ci ha fatto bendare e quando ha iniziato a leggere delle poesie in aula c' è stato un silenzio imbarazzante... mentre la prof leggeva io non riuscivo a pensare a niente, alla mia vita, alla mia famiglia a niente... mi sentivo solo piu vicina alle mie colleghe che forse stavano provando le mie stesse sensazioni, ho preso la mano della mia collega al mio fianco ( che è una mia amica) e li mi sono sentita bene. Dopo questo esperimento ho capito che in effetti i beni materiali non servono a niente ma sentirsi più vicini a gli altri fa davvero bene al cuore.
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    Messaggio  Loredana Calise Mar Apr 03, 2012 9:00 am

    E’ un rapporto straordinario quello tra disabilità ed arte. Va nel profondo della dimensione umana. Disorienta accorgersi che chi viene considerato “dis-abile” in realtà è non solo abile ma anche pieno di talento e capacità. Ecco allora che ogni barriera e pregiudizio deve, per forza, cadere. Si scopre il valore della relatività. Di fronte a chi, nonostante un limite fisico o psichico, riesce ad esprimere con tanta forza una abilità artistica e a trasmettere emozioni così profonde, la maggior parte delle persone non può che riconoscere la sua “disabilità”. Tra le immagini proposte dalla professoressa mi ha colpito molto il “Ritratto della ballerina Anita Berber” in quanto in esso noto un aspetto fiero di essere così come la natura l’ha voluta e non come determinati stereotipi la vogliono. Anche se in questo caso la ballerina era drogata e tossica. Lei, nella sua posa, sembra essere "fiera" di quello che è, con i suoi problemi, non smette di ballare, proprio come la Atzori, che, con a sua diversità riesce comunque a portare avanti un sogno, quello di ballare; oppure, ancora come Pistorius, un altro esempio eclatante di poter realizzare i sogni anche quabndo vi sembrano veramente impossibili. Guardando queste persone noto come si può veramente ottenere tutto dalla vita, basta volerlo. Queste persone, come la Atzori, danno spettacolo, danno lezioni di vita, ci insegnano cos'è il coraggio, cos'è la voglia di vivere. E noi, abbiamo tanto da imparare.

    Suggerisco alla professoressa il film "il mio piede sinistro" basato su una storia vera, del poeta e pittore irlandere Christy Brown, nato con paralisi celebrale.

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    Messaggio  maria pignata Mar Apr 03, 2012 9:42 am

    1)nella lezione del 26 marzo abbiamo affrontato la disabilità in relazione con l'arte dove ci sono state illustrate tutta una serie di opere:tra cui "il ragazzo zoppo" e "la donna barbuta"di RIBERA, "i giocatori di skat" e "la ballerina ANITA BERBER di OTTO DIX..l'opera che mi ha colpito è la ballerina di OTTO DIX un ritratto in cui viene riproposta una donna tisica,drogata e malata un'idea di ballerina opposta rispetto ai canoni che abbiamo noi di ballerina "normale".molto spesso ciò che appare non corrisponde alla realtà ,alla verità la stessa balleria con quest'area da "prima donna" quando poi in fondo è malata
    2)la simulazione che abbiamo svolto in aula consisteva nel bendarci tutti quanti,restando in assoluto silenzio e ascoltare una serie di poesie di persone disabili che la professoressa ci leggeva..dopo pochi minuti d'ascolto ci siamo tolti le bende per poi dover scrivere dii getto qllo che avevamo provato.la mia prima sensazione è stata quella di panico non riuscivo più a tenere la benda sugli occhi mi sentivo quasi fuori controllo in quanto non potevo vedere coi miei occhi quello che mi stava accadendo attorno,mi si è aggiunta di seguito una forte sensazione di tristezza sentendomi quasi impotente nel non sapere e non saper come fare per eliminare questa solitudine che sentivo nelle parole di queste persone,persone normali che a causa delle persone che li circondano e anche dall stessa società si sentono bloccati nel loro stato di disabili cm un qlcosa da cui nn ci si può uscire,un qlcosa visto come un ostacolo per la società...dove davvero invece mi sono sentita straziata è quando ho sentito la poesia "IN BILICO"di GENNARO MORRA e soprattutto in irferimento ad un frammento in cui lui dice:
    Ho paura di cadere
    non tanto per il dolore che potrei avvertire
    ma per il peso dei loro occhi
    che sul quel pavimento
    mi potrebbero inchiodare.
    Basterebbe un sorriso
    il protrarsi di una mano
    alla quale mi potrei aggrappare
    per non sentire più l'imbarazzo
    del mio continuo ondeggiare."
    mi sono sentita un'egoista perchè potrei essere anche io una di quelle persone che con lo sguardo lo potrebbe inchiodare ma dopo questa simulazione e questo semplice esercizio cercherò di essere dall'altro lato ovvero una di quelle persone che gli allungherà una mano..
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    Messaggio  serena murolo Mar Apr 03, 2012 12:12 pm

    Non ho mai fatto attenzione al rapporto tra arte e disabilità. Tra i dipinti proposti mi ha colpito molto quello di Ribera “ Ragazzo zoppo” la prima cosa che rapisce non è la sua “ diversità” ma bensì il suo sorriso che dimostra che la vera bellezza sta nella voglia di affrontare la vita in modo positivo nonostante le difficoltà
    La cosa più bella di questa lezione è stata la simulazione , davvero un mix di sensazioni che ho difficoltà ad esprimere.
    Pochi minuti dopo aver posizionato il foulard sugl’occhi ho perso il senso dell’orientamento avevo paura di ciò che mi circondava perché la vista mi permette di tenere tutto sotto controllo … avvertivo un senso di pericolo .
    Avendo gli occhi bendati ho prestato molta attenzione alle poesie che ascoltavo mi ha colpito molto una frase “ Chiamatemi per nome non voglio più essere conosciuto per ciò che non ho “.
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    giovanna costagliola


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    Messaggio  giovanna costagliola Mar Apr 03, 2012 1:00 pm

    E’ un rapporto straordinario quello tra disabilità ed attività artistiche. Va nel profondo della dimensione umana. Disorienta accorgersi che chi viene considerato “dis-abile” in realtà è non solo abile ma anche pieno di talento e capacità. Ecco allora che ogni barriera e pregiudizio deve, per forza, cadere. Si scopre il valore della relatività. Di fronte a chi, nonostante un limite fisico o psichico, riesce ad esprimere con tanta forza una abilità artistica e a trasmettere emozioni così profonde, la maggior parte delle persone non può che riconoscere la sua “disabilità”. Si mescola tutto, allora. E scopriamo che è la diversità il vero motore, il vero cardine intorno al quale ruota tutto l’universo umano. Questa sezione è ricca di esperienze e testimonianze esemplari: teatro, danza, pittura, tante discipline che rappresentano strumenti di comunicazione, di espressione, di conoscenza della dimensione personale più vera, più autentica. Perché sul palcoscenico non ci sono personaggi ma persone, capaci come nessun altro di raccontarsi. E mentre si raccontano danno agli spettatori lezioni di vita, insegnano che cosa sono il coraggio e la voglia di vivere.

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