Pedagogia della disabilità 2012

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Pedagogia della disabilità 2012

Pedagogia della disabilità (2012)- Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti


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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 4 Empty Re: lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

    Messaggio  VALERIAILLIANO Mar Mar 27, 2012 1:33 pm

    Arte e disabilità, un connubio molto interessante. Il primo autore che ha affrontato il tema della disabilità nell’ambito artistico è stato Ribera, il quale è andato oltre l’immaginario collettivo del disabile come “storpio” e “mendicante” per rappresentare, in uno dei suoi primi quadri, un ragazzo sorridente. Il quadro che mi ha colpito maggiormente, tra quelli visti in aula, è stato “Giocatori di Skat” di Otto Dix, che ritrae mutilati, reduci della guerra mentre giocano a carte. Viene ritratto un uomo privo delle braccia infatti è costretto a mantenere le carte con la bocca, un uomo solo con il busto; qualcuno di loro ha delle protesi, e c’è chi ha problemi di udito, infatti è costretto ad indossare una sorta di amplificatore. È come se in un solo ritratto Otto Dix avesse menzionato varie forme di disabilità. Mi ha colpito questo quadro perché è un po’ come se l’artista volesse andare oltre l’aspetto fisico, per ricercare l’identità e la personalità di quelle persone, metterle a nudo.
    [img]lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 4 I20gio10[/img]
    L'esercizio svolto in classe è stato molto emozionate. Ho pianto. Avendo coperto gli occhi con i foulard ho avuto la possibilità di immedesimarmi nei panni di quelle persone, di capire che loro non hanno la possibilità di vedere i vari “colori” della vita, ma solo la possibilità di immaginarli. Ho capito ancora una volta quanto sono fortunata, e quanto si danno per scontato, cose che in realtà non lo sono. Durante la simulazione era come se fossi da sola in una stanza, la mia attenzione ricadeva solo sulla voce dell’insegnante che interpretava le poesie. È stata un’esperienza da brividi. La poesia che mi ha emozionato e che mi ha fatto piangere è stata quella di Rebecca “NON”:
    Non scrivo
    Non parlo
    Non cammino
    Non canto
    Non chatto
    Ma sogno
    E vivo
    Non scrivo
    Non parlo
    Non cammino
    Non canto
    Non chatto
    Ma amo
    Sogno e sono viva
    Non scrivo
    Non parlo
    Non cammino
    Non canto
    Non chatto
    Non amo
    Non sogno
    Sono viva
    E SOLA
    Mi sono concentrata soprattutto sull’ultima parola, SOLA; questa parola mi ha fatto pensare e credo la colpa di tutto questo sia proprio la nostra, che siamo troppo egoisti, pensiamo solo a noi stessi, non dialoghiamo con loro, non li conosciamo, non li chiamiamo per nome. Infatti CHIAMATEMI PER NOME, la poesia di Giacomo Scopelliti, è quella che mi ha colpito di più.
    Non voglio più essere conosciuta
    per ciò che non ho
    ma per quello che sono:
    una persona come tante altre.
    Chiamatemi per nome.
    Anch’io ho un volto, un sorriso, un pianto,
    una gioia da condividere.
    Anch’io ho pensieri, fantasia, voglia di volare.
    Chiamatemi per nome.
    Non più:
    portatrice di handicap, disabile,
    non vedente, non udente, cerebrolesa, tetraplegica.
    Forse usate chiamare gli altri:
    “portatore di occhi castani” oppure “inabile a cantare”?
    o ancora: “miope” oppure “presbite”?
    Per favore abbiate il coraggio della novità.
    Abbiate occhi nuovi per scoprire che,
    prima di tutto,
    io “sono”.Chiamatemi per nome.
    In questa poesia si ribadisce ulteriormente l’idea del disabile come persona UNICA e IRRIPETIBILE (come tutte le altre) che come tale deve essere rispettata.
    mariarescigno91
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 4 Empty PER COMPRENDERE UNA PERSONA,BISOGNA PROVARE LE SUE STESSE EMOZIONI.

    Messaggio  mariarescigno91 Mar Mar 27, 2012 1:44 pm

    Ieri la lezione è stata davvero interessante e ci ha permesso di "toccare con mano" la realtà che molte persona vivono ogni singolo giorno.La lezione è stata divisa in due diverse parti:nella prima si è parlato del rapporto arte-disabilità attraverso la visione di quadri,e la seconda parte è stata caratterizzata da una simulazione che ci ha permesso di vivere delle intense emozioni.Durante la prima parte,abbiamo appunto avuto la possibilità di vedere alcuni quadri che rappresentavano in modi diversi il concetto di disabilità,e tra i tanti quello che più mi ha colpito è stato "Otto Dix giocatori di Skat".In questo quadro di Ribera,vengono raffigurati tre diversi uomini tutti affetti da disabilità:dal quadro si evincono due diverse cose:in primo luogo il fatto che anche in tempi che potremmo definire ormai a noi lontani,esistessero già protesi per persone disabili che nel quadro vengono accentuate alle volte proprio per rendere il concetto chiaro;e in secondo luogo e credo che quello sia il punto più importante secondo la mia percezione,il fatto che questi tre uomini pur avendo evidenti difetti fisici,se ne stavano li con l massima tranquillità,a giocare a carte tra amici.La seconda parte della lezione invece si è svolta con una simulazione:tutti noi abbiamo portato una sorta di benda e abbiamo vissuto ognuno a suo modo,emozioni davvero forti.Mentre eravamo muniti di benda e dunque impossibilitati a vedere,la professoressa ci ha letto diverse poesie,tutte orientate al tema della disabilità.e scritte da ragazzi/e disabili.Non potendo vedere il mondo intorno a me non solo la voce della professoressa mi è apparsa chiara,ma ogni singola parola da lei pronunciava risuonava nella mia testa in modo inequivocabile.Questa esperienza mi ha permesso di cogliere un aspetto davvero importante:ovvero che non puoi comprendere realmente qualcosa,quando non lo provi sulla tua pelle.Questo ci permettere non solo di capire quanto la vita di un disabile sia difficile,ma anche quanto per tali persone,sia oltremodo una sfida essere considerati "normali".Ecco questo per ciò che mi riguarda è stato il punto cruciale di tutto,io avevo la benda che non mi permetteva di vedere,ma ero sempre la stessa identica persona di prima con i miei sogni,le mie speranze,insomma,era pur sempre me stessa.quindi credo che come me in quei pochi minuti che non potevo vedere,anche tutti i disabili si sentano in ogni caso sempre se stessi,persone umane,con i loro problemi fisici,ma anche con i loro soni e progetti di vita.Come ho anche poco prima affermata la professoressa durante la simulazione ha letto sei poesie, e quelle che mi hanno fatto riflettere maggiormente sono state:la poesia intitolata "Non"di Rebecca e "In bilico"di Gennaro Morra.la poesia di Rebecca parla di lei,una ragazza che non può compiere azioni che per noi altri sono quasi quotidiane come ballare,cantare,parlare,correre e chattare,ma che nonostante ciò ci sente una persona viva che ama,sogna,spera insomma una ragazza come tutte che pur non potendo fare le cose come tutti vive gli stessi sentimenti degli altri;invece la poesia di Gennaro rappresenta appunto come il titolo della stessa poesia la situazione di bilico che alle volte un disabile si ritrovare a vivere.Come si comprende dalla poesia specie nel verso:"I loro occhi mi inchioderebbero al pavimento",Gennaro si sente inadeguato al mondo in cui vive,alla società di cui fa parte,ma non perché si sente davvero in tal modo,ma perché gli occhi di chi lo incrocia,di chi lo osserva gli permettono di avvertire ciò.Questo ragazzo infatti non chiede altro che essere trattato come tutti gli altri e di essere preso per mano,non perché diverso ma come una semplice persona che ha bisogno di aiuto.Tutto ciò ci permette di comprendere come sia importante trattare le persone affette da disabilità da "persone",interagendo con loro senza mai provare nei loro confronti un senso di profondo dispiacere,perché ciò che a persone come Rebecca e Gennaro può davvero essere di aiuto,non è altro che essere considerati semplicemente dei ragazzi.Prima di concludere vorrei solo aggiungere che la lezione di oggi mi ha permesso di capire una cosa,non si può mai comprendere una persona,senza prima provare le sue emozioni e a tal proposito vorrei ringraziare la professoressa per aver permesso sia a me che ai mie colleghi,di poter vivere un esperienza del genere che se raccontata può sembrare banale ma mi ha davvero permesso in ogni caso,di crescere.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 4 Empty lab.5 Simulazione e avviso (chiude il 9 aprile)

    Messaggio  Eleonora Cardella Mar Mar 27, 2012 1:54 pm

    Abbiamo una concezione della diversità che spesso si discosta dalla realtà e che si confonde anche con la parola disabilità. Diversità e disabilità sono parole che hanno un significato diverso. Tutti noi siamo diversi gli uni dagli altri, anche grazie alle diverse esperienze che facciamo; uno dei principali problemi è il pregiudizio, nel quale si cade spesso ancora prima di sapere. La disabilità, tempo fa, si esprimeva anche attraverso l’arte. Il disabile era identificato con il mendicante; non mi ero mai soffermata ad osservare per bene un quadro. Attraverso i diversi dipinti che abbiamo visto in aula, l’opera che mi ha colpita di più è stata la prima. Un dipinto di Ribera, Ragazzo Zoppo, che raffigura un bambino del popolo con deformazioni alle ossa e ai piedi, ma che sorride ed è felice per aver attirato su di sé l’attenzione del pittore. Il suo sorriso è ampio e sincero, ed è proprio questo che mi ha colpito vedendo per la prima volta il dipinto. E’ la rappresentazione della spontaneità e sincerità di un bambino che, nonostante la sua deformazione, colpisce più per la sua persona che per la sua malattia. Questa di Ribera è una rivoluzione poiché modifica l’
    immagine che si dà alla disabilità e lo fa anche raffigurando un cieco nei suoi dipinti. Oggi sono molti i cambiamenti e i miglioramenti che si sono registrati sul tema della cecità. Con l’avanzare della tecnologia si dà spazio e sostegno ai non vedenti e si permette, alla maggior parte di loro, di poter vivere nella maniera più autonoma possibile. Durante la simulazione avuta in aula, mi sono bendata con un foulard, e ho ascoltato delle poesie bellissime, soprattutto quella scritta da un bambino nel ghetto di Terenzin e quella di Gianni Scopelliti:”Chiamatemi per nome”. Ho provato una sensazione di smarrimento e ho percepito che alla lettura delle poesie il mio udito era molto più attento e non sarebbe stato lo stesso, se quelle stesse poesie le avessi sentite normalmente perché mi sarei distratta spostando lo sguardo su altro. Ho avuto difficoltà quando la docente mi ha chiesto di alzarmi poiché non sapevo come recuperare i miei effetti personali e ho cercato aiuto nelle mie amiche, che mi erano vicine e istintivamente ci siamo cercate attraverso il contatto. Mi sono resa conto poi, anche se può sembrare banale dirlo, di quanto sono fortunata e di come l’essere umano si sofferma su cose troppo futili, dandogli troppo importanza , quando invece ci sono persone con problematiche e handicap che vivono meglio di noi e assaporano ogni giorno il gusto della vita. Dico veramente grazie a questa lezione fatta dalla docente che si discosta dalla teoria e trasmette sensazioni che difficilmente una lezione teorica può fare.
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    Messaggio  Giusy Cannato Mar Mar 27, 2012 3:20 pm

    La simulazione di questa lezione è stata veramente interessante, mi sono resa conto quanto è stato emozionante ascoltare le parole di quelle poesie senza essere distratta dalla visione di qualunque cosa mi circondasse, è stato bello immaginare quelle parole con gli occhi della mente, della fantasia che deriva solo dai nostri pensieri.. Sicuramente è stato trste ascoltare parole di persone che si sentono escluse a causa di una società ignorante e stupida che non sa accettare una diversità che è fondamentelmente normale, perchè ognuno di noi è normalmente diverso da altri per ogni propria caratteristica fisica o caratteriale.. Credo che questi versi debbano sensibilizzarci e farci riflettere sul fatto che siamo circondati da una società che non sa agire nei confronti di persone che in fin dei conti nella loro mancanza possono insegnare molto pù di qualunque persona cosiddetta normodotata
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    Messaggio  Maria Di Caterino92 Mar Mar 27, 2012 3:26 pm

    ieri in classe c'e stata una simulazione che per me e stata molto significativa.la prof. ci ha fatto bendare e per pochi minuti ho provato delle brutte sensazioni.quando ero bendata mi sembrava tutto buio, e avevo solo tristezza e solitudine.non vedere e' terribile ma non significa non vivere.Le persone con questa disabilità amano lo stesso perchè c'è chi vede con gli occhi ma non sente col cuore, loro invece non vedono con gli occhi ma sentono col cuore.
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    Messaggio  francescacella Mar Mar 27, 2012 3:29 pm

    La lezione che si è tenuta ieri è stata di grande importanza. Abbiamo analizzato delle opere d'arte di importanti artisti che includevano il tema disabilità. Abbiamo analizzato "La donna barbuta", "ritratto della ballerina", "ragazzo zoppo", ma quello che più mi ha colpita o meglio dire, toccata è stato il ritratto di Otto Dix "Giocatori di Skat"; perchè questo quadro mi ha colpita? iniziamo col dire che per me tocca molti temi, il dipinto inquadra una scena del dopoguerra ed include dei giocatori, che a mio parere possono essere considerati amici, che si riuniscono per giocare. La scena descrive i personaggi devastati dalla guerra, chi con mancanza di arti, chi lesionati...ma quello che io trovo di veramente importante in questo quadre, e lo sento anche da un punto di vista emotivo, è la forza di questi signori, che nonostante la guerra e dunque tutta la distruzione che ha portato, nonostante le loro lesioni, si riuniscono per giocare, per distrarsi, per sorridere alla vita, e soprattutto ringraziare di essere ancora vivi! In questo quadro sento un grande sentimento che unisce i protagonisti sia tra loro che alla vita! La morale di questo dipinto per me sta proprio in questo, che bisogna tener sempre fronte alle avversità, finchè si è vivi bisogna sempre VIVERE!
    La seconda parte della lezione abbiamo fatto un laboratorio veramente emozionante, la professoressa ci ha fatte bendare e ci ha letto delle poesie di persone disabili. Prima di parlare della poesia che più mi ha colpita e più mi è rimasta dentro, voglio parlare di come mi sono sentita io bendata in quel momento; non avevo mai provato questa sensazione anche se altre volte sono stata bendata per giochi o quant altro, ieri ho veramente provato il verso significato di non vedere, di non riuscire a capire cosa abbiamo intorno, cosa stia accadendo intorno; mi sono sentita spaesata, il suono del ventilatore che girava mi risuonava nella testa e non voglio esagerare ma ho avuto un senso di vuoto, un lieve giramento di testa, mi sono sentita persa...ed è per questo che ringrazio di avere ciò che mi permette di sentirmi più viva...a volte non me ne rendo conto, purtroppo ho problemi alla vista e tendo a portare lentine a contatto perchè fin da piccola ho sempre portato gli occhiali e per me è diventato un complesso; come una sciocca il più delle volte ho giocato diciamo con questo problema, portando lentine per ore ed ore ininterrottamente, causando infiammazioni agli occhi, sono stata molto ma molto superficiale, senza pensare che ci sono persone che farebbero di tutto per avere anche solo la vista con qualche problema come il mio...ed io ci gioco...ringrazio veramente la professoressa perchè mi ha fatto pensare seriamente, ed è strano come sia stato un laboratorio a farmi aprire gli occhi rispetto ad un medico oculista che me ne ha parlato migliaia di volte. Questo esperimento, se cosi vogliamo chiamarlo, mi è stato di grande aiuto....ascoltando le poesie quella che mi è rimasta dentro è "Non", una ragazza che purtroppo non può fare nulla di quello che faccio io, anche le cose più banali come chattare...ma riesce comunque a sognare ed immaginare...ma come tutti ci sono i momenti meno fortunati dove ti manca anche la forza di sognare, amare e ti chiudi in te stesso...si viva, ma sola! Però credo che ad ognuno di noi è assegnato un percorso e posso solo dire che bisogna affrontare la vita con le capacità e tutto ciò che abbiamo a disposizione, e viverla sempre, fino in fondo!
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 4 Empty "L'immagine della Disabilità nell'arte"!

    Messaggio  eleonora daniele Mar Mar 27, 2012 3:38 pm

    A lezione abbiamo riflettuto sul rapporto tra arte e disabilità,osservando varie opere d'arte.L'opera che ha attirato maggiormente la mia attenzione è stata quella di Ribera "Ragazzo Zoppo".Questo ritratto risale al 1642.Il Disabile prima era chiamato Storpio.I disabili venivano considerati mendicanti,che usavano il bastone per poter camminare e che chiedevano l'elemosina.A Napoli quest'opera era innovativa,l'immagine raffigura un ragazzo del popolo che aveva un deficit,una menomazione al piede.Questo portò una rivoluzione nella città di Napoli soprattutto tra le persone,perchè egli mostrava che nonostante la sua disabilità era sorridente,sorrideva alla vita e quindi le persone erano stupite dal fatto che un disabile potesse sorridere.Ciò che mi ha colpito è stato appunto il suo grande Sorriso.Questo simboleggia la sua grande voglia di vivere.Nel dipinto l'autore non si sofferma sulla disabilità del ragazzo ma sul suo Sorriso.Dall'opera non traspare quindi la sua bellezza esteriore ma quella interiore,che è evidente dal suo atteggiamento sorridente nei confronti della vita.L’intento di Ribera è proprio un ritratto che nobilitasse la persona piuttosto che documentare la sua malattia!

    Per quanto riguarda invece la simulazione con il foulard,non l'avevo mai provata prima.All'inizio quando mi sono bendata ho provato una sensazione strana,ho avuto un'ansia assurda,quasi mi mancava il respiro.Mi sono sentita persa,smarrita,del tutto diversa,disorientata,isolata dal mondo,da tutto ciò che mi circonda.Ho provato paura,timore perchè non sapevo cosa stesse accadendo attorno a me.Una volta tolta la benda ho avuto un forte senso di liberazione.Allo stesso tempo ho provato una grande tristezza e una forte angoscia ascoltando le poesie lette dalla prof,in particolare quella che più mi ha colpito è la poesia "Non" di Rebecca.Questa ragazza dimostra che di fronte alla sua disabilità,non si è arresa ma Vive,Ama e Sogna!

    "Non bisogna mai arrendersi di fronte alle difficoltà che si presentano,anzi si deve andare avanti e godersi i momenti belli che la vita ci riserva"!


    Ultima modifica di eleonora daniele il Mer Mar 28, 2012 8:26 am - modificato 1 volta.
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    Messaggio  francesca anello Mar Mar 27, 2012 4:02 pm

    La lezione di ieri è stata una lezione che non potrò mai dimenticare..per quanto riguarda i quadri,quello che mi ha colpito di più è stato il bambino zoppo..mi ha colpito il sorriso di quel ragazzino..la vita è stata crudele,ma lui continua comunque a sorriderle...credo che la cosa più bella ed emozionante dei disabili sia proprio questa..il sorriso che,nonostante tutto,loro hanno in volto!!!!! SIMULAZIONE:con la benda sugli occhi ho provato tristezza e ho avuto anche paura.Era come se non riuscissi a respirare,mi sentivo quasi vuota..però c'è stato anche un lato positivo,ho ascoltato ogni singola parola delle poesie che la prof ha letto..con questo mi sono resa conto di quanto la mia vista delle volte mi distragga dalla persona che mi sta parlando..quando ho tolto la benda mi sono sentita nuovamente VIVA..questa esperienza la porterò con me per tutta la vita..concludo ringraziando Dio di avermi donato gli occhi per guardare il mondo e ringrazio particolarmente la prof per questa esperienza e per tutto il corso che io vedo solo come una serie di lezioni universitarie,ma come lezioni di vita.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 4 Empty Simulazione e sensazione

    Messaggio  Fiorella Savino Mar Mar 27, 2012 5:24 pm

    Oggi a lezione abbaiamo parlato del rapporto tra arte e disabilità osservando alcuni quadri,ed è stato interessante scoprire come la disabilità sia stata u ispirazione per alcuni artisti.
    Quello che mi ha colpito di più è stato il quadro di Jose Ribera "Ragazzo zoppo",che viene ritratto con un viso sorridente.Quel sorriso mi ha colpito perchè nonostante questo ragazzo sia zoppo,dal suo viso si evince la sua voglia di vivere.Infatti ribera vuole raffigurare attraverso il quadro la bellezza interiore piuttosto che quella fisica.
    A fine lezione la professoressa ci ha fatto fare una simulazione con un foulard,facendoci bendare gli occhi e leggendoci delle poesie bellissime.E' stato bellissimo,ho provato delle sensazioni strane,mi sentivo persa,disorientata.Ascoltando le poesie mi sono immedesimata in queste persone cieche e ho capito che non è affatto facile poter vivere senza riuscire a vedere i colori,i volti delle persone.
    La poesia che piu' mi ha colpito e CHIAMATEMI PER NOME di Gianni Scopelliti.

    Non voglio più essere conosciuta

    per ciò che non ho

    ma per quello che sono:

    una persona come tante altre.

    Chiamatemi per nome.

    Anch’io ho un volto, un sorriso, un pianto,

    una gioia da condividere.

    Anch’io ho pensieri, fantasia, voglia di volare.

    Chiamatemi per nome.

    Non più:

    portatrice di handicap, disabile,


    non vedente, non udente, cerebrolesa, tetraplegica.

    Forse usate chiamare gli altri:

    “portatore di occhi castani” oppure “inabile a cantare”?

    o ancora: “miope” oppure “presbite”?

    Per favore abbiate il coraggio della novità.

    Abbiate occhi nuovi per scoprire che,

    prima di tutto,

    io “sono”.

    Chiamatemi per nome.
    Parla di questa persona cieca,che vuole essere vista come una persona normale e non come un disabile.
    Noi tutti giudichiamo le persone prima di conoscerle,prima di capire quello che provano ed è sbagliato perchè siamo tutti uguali e tutti degni di essere trattati e guardati allo stesso modo,anche se si è disabili,perchè queste persone hanno tanto da insegnarci.
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    Votto Michelina


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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 4 Empty Re: lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

    Messaggio  Votto Michelina Mar Mar 27, 2012 5:40 pm

    Lab. 5 Il tema affrontato è la disabilità nell’arte.
    Commento sul quadro. Ci è stata offerta la visione di alcuni quadri rappresentanti le persone disabili, tutti i quadri sono stati interessanti, ma la mia attenzione si è soffermata sul quadro di Ribera che rappresenta un ragazzo.
    Il ragazzo del quadro presenta un deficit agli arti inferiori, la novità del Ribera (il quale visse a Napoli per un periodo) è stata che, per la prima volta la figura di una persona disabile non viene associata a una persona povera e infelice che non può fare altro che mendicare. Il quadro ritrae, infatti, un bel ragazzino con un sorriso furbetto che emana gioia e voglia di vivere come qualsiasi altro ragazzino della sua età.

    La simulazione svolta in aula è stata per me un’esperienza importante. Con gli occhi bendati, ero disorientata, avevo paura di cadere, quasi mi mancava il respiro.
    Ho ascoltato con estrema attenzione le poesie recitate dalla professoressa, ed è stato bellissimo.
    Era come ascoltare la voce dei protagonisti, anche le loro angosce. Mi ha colpito (come ho detto in aula) la III poesia “Non scrivo, non parlo, non canto…ma sogno…ma amo e sono viva, poi la poesia continuava… non scrivo, non parlo, non canto…non sogno …ma sono viva ed ho pensato dove sono andati i sogni di Rebecca, forse ho contribuito anch’io inconsapevolmente a toglierle i sogni? Le parole della poesia mi hanno messa in discussione, forse tra i sogni di Rebecca vi era quello di essere guardata come una persona come le altre e non etichettata come non…non… non…non….
    Nella poesia In bilico di Gennaro Morra nei versi “traballo come una bottiglia, urtata da una biglia” l’autore esprime la propria fragilità e il suo cadere ponendo l’accento non sul dolore fisico procuratogli dalla caduta , ma la propria sofferenza perchè inchiodato dagli occhi di chi lo guarda. Quante volte forse attraverso l’imbarazzo o la compassione avrò inchiodato una persona …

    Nella lezione teorica sono stati spiegati gli altri tipi di tecnologie integrative, Naief Yehya sostiene che la tecnologia debba essere intesa come potenziamento, in particolare le tecnologie bioniche (protesi organiche) devono essere utilizzate per migliorare il fisico. A titolo informativo viene menzionato anche l’uso di sostanze anaboliche, come il doping, utilizzate purtroppo per le gare sportive e per il gusto estetico. Le sostanze dopanti provengono da una ricerca farmaceutica, ma hanno effetti collaterali devastanti. A volte anche gli sportivi professionisti si sono fatti coinvolgere da prodotti biochimici, mischiando composti e iniezioni tra integratori e medicine per ottenere prestazioni superiori.
    La dieta è particolarmente importante per chi pratica sport, lo sportivo ha fabbisogni quantitativi superiori di un sedentario, e gli stessi devono essere soddisfatti attraverso l’incremento di alimenti calorici.
    Le tecnologie abilitanti sono: ausili, computer e sostegno. L’ausilio è l’apparecchiatura che consente di attivare o potenziare un percorso di autonomia possibile. Esso è strumento per annullare il deficit, ridurre l’handicap (ausili creativi e tecnologici) ed è strumento di empowerment ( in breve: mettere in grado di porsi obiettivi e di avere controllo sui propri eventi). Vi è inoltre, il computer di sostegno che fa parte anche delle tecnologie estensive.
    Fogarolo nel testo “Il computer di sostegno. Ausili informatici a scuola” fornisce interessanti schede e consigli pratici per le insegnanti di sostegno.
    La Domotica, utilizzata a Belluno è una struttura tecnologica innovativa, essa riesce ad alzare le persone allettate e le siede, o attraverso il battito delle mani attiva l’interruttore della luce. Essa è molto utile, ma purtroppo, anche molto costosa.

    La diversità
    La diversità è specificità; a mio avviso risulta un esempio anche il matrimonio nel quale due persone “diverse” per sesso, per caratteristiche fisiche, psicologiche, emozionali e caratteriali si arricchiscono, si completano e confrontandosi fortificano la propria identità. Il diverso è altro da noi, è colui che ci aiuta ad uscire dal nostro io, attraverso il confronto e ci accompagna verso “mondi” a noi sconosciuti.
    Spesso invece del diverso si ha paura, forse perché non si conosce l’approccio adeguato o per pigrizia, quando poi ci si avvicina, e si conosce diventa Paolo, Anna, Hassad e non più il sordo, la cieca, l’extracomunitario.
    E’ vero che non è facile, ma è vero che a volte non ci si prova neanche.
    Parlando nello specifico di disabilità si punta su una cambiamento di mentalità, si devono considerare le abilità: bisogna concentrarsi su ciò che la persona riesce a fare, sulle sue potenzialità e non solo su ciò che non riesce a fare.
    (Questo tipo di approccio dovrebbe caratterizzare ogni relazione , con un bambino a rischio di dispersione scolastica per es. iniziare dalle materie nelle quali riesce meglio, o da quelle che attirano il suo interesse, aiutare così lo sviluppo dell’autostima, attraverso un primo episodio di successo scolastico).





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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 4 Empty Esperienza unica

    Messaggio  MARTINA MARFE' Mar Mar 27, 2012 6:06 pm

    L’argomento trattato oggi a lezione riguardava il rapporto tra ARTE e DISABILITA‘.
    Tra i dipinti che mi sono trovata ad osservare quello che più mi ha colpito è stato “Il ragazzo zoppo” di Ribera. Quest’ artista ha compiuto una grande svolta rispetto al passato, il soggetto sul quale ha focalizzato la sua attenzione infatti è un povero storpio. Ciò che cattura è il grande sorriso di questo ragazzo, che trapela la sua felicità nonostante la malattia.

    Per quanto riguarda la simulazione compiuta in aula è stata veramente un esperienza incredibile…mi ha colpito il grande coinvolgimento di tutti i ragazzi che erano presenti; nell’aria avvertivo il timore ma anche la curiosità verso quest’esercizio nuovo e inaspettato.
    Messa la benda ho provato un forte senso di disorientamento , mi sentivo sola e mi spaventava non riuscire a vedere ciò che accadeva intorno a me. Mi rincuorava solo la voce della professoressa che forte sentivo rimbombare nella stanza.Ho provato un senso di confusione all’inizio ma pian piano mi sono tranquillizzata e ho ascoltato le poesie.
    La poesia che mi ha travolto è stata “In bilico” di Gennaro Morra e soprattutto queste parole:

    “Ho paura di cadere
    non tanto per il dolore che potrei avvertire
    ma per il peso dei loro occhi
    che sul quel pavimento
    mi potrebbero inchiodare.”

    In quel momento anche se dinanzi a me non era altro che buio , l’immagine di quest’uomo, i suoi occhi terrorizzati mi erano nitidissimi.

    Ringrazio per queste lezioni così interessanti e coinvolgenti.
    cavagnuolo giuseppina91
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 4 Empty Re: lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

    Messaggio  cavagnuolo giuseppina91 Mar Mar 27, 2012 6:15 pm

    a lezione la professoressa ci ha proposto altri termini sui quali fare un'altra importante riflessione,la cosa che mi piace di più di questo corso è che prima di tutto fa in modo che ogni volta nasca in me una discussione interiore,mi da modo di pormi delle domande facendomi così crescere spero un giorno come una "buona" educatrice.ci sono stati proposti i termini diversità e disabilità,questi due termini vengono confusi ma in realtà nascondono molti significati.la diversità è una caratteristica,ci rende unici ma molto spesso fa paura,è vista come una cosa lontana da noi,la diversità rappresenta l'altro,qualcosa che non conosciamo e allo stesso tempo non cerchiamo di conoscere,di conoscere il suo carattere,non riusciamo a vederlo come "persona",lo allontaniamo e tutto quello che riusciamo a fare è provare compassione,quando guardiamo il diverso ci fermiamo a guardare quello che non ha,quello che non può fare,e questa è la cosa più triste,ci limitiamo a guardare la carrozzina,quindi pensiamo che non riesce a camminare o il suo volto sfigurato,quindi pensiamo che non può avere un bel viso come gli altri,ci fermiamo solo a quello,trascurando le cose belle che hanno,gli occhi,il sorriso...e proprio guardando le opere d'arte a lezione quello che mi ha colpito di più è stato il sorriso del ragazzo zoppo di ribera ,il quadro raffigura un giovane mendicante zoppo,molto rare in quel periodo sono le raffigurazioni di persone inferme a figura intera.però tutto quello che riesco ad osservare e che quindi cattura la mia attenzione nel quadro è il suo sorriso ampio e sincero,come se fosse felice del fatto che il pittore avesse scelto lui per quel quadro,un bambino zoppo poco preso in considerazione dalla società di quel tempo,infatti si credeva che un disabile non potesse sorridere,provare emozioni proprio perchè non era considerato un essere umano come tutti gli altri.


    per quanto riguarda invece la simulazione se devo descrivere quello che ho provato riesco a farlo con le parole brividi ed emozione,quando ascoltavo le poesie dei brividi mi avvolgevano e provavo un insieme di emozioni confuse,ho chiuso gli occhi e ho dimenticato di essere bendata,quelle parole mi attraversavano e solo per poco forse sono riuscita a sentire quello che si può provare non riuscendo a fare certe cose,quindi ho provato sconforto, poi ascoltando ho pensato che le persone affette da menomazioni ne posso fare mille altre ancora di cose,possono sognare,possono cercare di realizzarsi,possono amare,possono ridere .ho pensato che ognuno di noi deve essere amato per quello che è ,un uomo che ha da dire molte cose,che ha da fare molte cose durante la sua vita con la propria forza interiore.poi quando la professoressa ci ha fatti alzare solo in quel momento mi sono resa conto di essere bendata e solo in quel momento della simulazione ho avuto paura,anche se la professoressa ci rassicurava che non sarebbe successo niente io continuavo ad avere paura,forse perchè istintivamente continuavo a pensare che non sapevo cosa ci fosse davanti a me e il non sapere è una cosa che mi fa paura.


    Ultima modifica di cavagnuolo giuseppina91 il Mar Mar 27, 2012 6:19 pm - modificato 1 volta.
    elisabetta.monto
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 4 Empty ..emozioni forti

    Messaggio  elisabetta.monto Mar Mar 27, 2012 6:18 pm

    I dipinti che ieri a lezione ci sono stati presentati propongono tutti il tema della disabilità e della diversità nell'arte.Credo che attraverso l'arte si può esprimere un momento proprio di felicità o tristezza e può essere,anche, uno dei modi migliori per rappresentare la disabilità.Il quadro che mi ha colpito di più è stato "il ragazzo zoppo" di Ribera.
    Questo quadro ad essere sincera è la prima volta che l'ho visto.Quello che mi ha colpito è che Ribera,sembra,che volesse far notare la vera bellezza del ragazzo.Infatti,attraverso il suo volto disteso e sereno,si dimostra la voglia di vivere,di andare avanti e di non arrendersi mai davanti ai problemi che ci pone la vita.
    Da quando ho inziato il corso di disabilità ho cominciato a riflettere sul mio comportamento nei confronti dei disabili e dei termini che ho sempre utilizzato.Per questo,ho riflettuto, molto, sul titolo dell'opera "il ragazzo zoppo",per me c'è una sottolineatura della condizione di disabilità che diventa un elemento identificante dell'intera persona.Il ragazzino,del dipinto,oggi,verrebbe etichettato in modo diverso dalla società non essendo conforme alla normalità.Non verrebe riconosciuto un tutto uno come persona, ma,in uno solo dei suoi aspetti ovvero nella deformità dei suoi piedi.Concludo col dire,anche se posso essere ripetitiva,che questo sorriso racchiuda davvero tutto il sendo della vita!!!
    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 4 Ragazz10

    Ieri,a fine lezione,la professoressa ci ha fatto fare una simulazione.Abbiamo tutte coperto gli occhi con dei foulard in modo da non vedere nulla e ci ha letto delle poesie di scrittori ciechi.lA più bella,secondo me, è "L'ANGELO DEL SIGNORE" di Riccardo Fafnir.
    Questa poesia mi ha toccata molto,forse perchè è chiaro lo stato dello scrittore.A mio parere,traspare tristezza e dolore,non solo il suo dolore ma anche quello dei genitori.Dalle sue parole avverto che vuole uscire da questo stato di inferiorità che la società gli attribuito (Per il mondo sono solo un “diversamente abile”
    persona debole, un fardello inutile…),infatti,scrive "mi sforrzo di camminare..ma per terra vado sempre a finire…".Per terra vado sempre a finire..forse perchè la società continuamente etichetta,inchioda,giudica,classifica,marchia queste persone!!!
    Durante la simulazione,mi sono sentita spaesata,confusa e ho avuto paura!!Il mio primo pensiero è stato <<Sono una persona molto fortunata,perchè posso vedere tutto ciò che mi circonda e la bellezza della terra>>.La simulazione è stata emozionante,non solo per me ma credo per tutte e per questo ringrazio la professoressa che ci ha fatto provare queste sensazioni.Inoltre,la mia emozione è continuata anche dopo,quando sono stati letti i commenti di alcune ragazze.Uno in particolare mi ha lasciato senza parole,infatti la ragazza che l'ha scritto era in lacrime nel leggere il suo commento.In questo suo commento mi sono ritrovata e rispecchiata molto,forse non solo io ma tutte le ragazze che si guardano davanti allo specchio e non si accettano mai,che badano più ai vestiti firmati al trucco che ai veri aspetti e problemi della vita..Bhe, a mio malincuore sono una di queste e non ho vergogna nel dichiararlo ma le esperienze cambiano le persone e credo che la simulazione mi abbia fatto davvero bene.Grazie prof.

    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 4 Buio10
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 4 Empty arte e disabilità(5)

    Messaggio  antoniodisabato Mar Mar 27, 2012 7:08 pm

    In quest’ultima lezione il tema principale è stato il rapporto arte-disabilità, infatti sono state visionate slide che riproducevano opere il cui soggetto\i erano “diversi” dalla normalità; comunque credo che tutti noi siamo diversi dalla normalità.
    Tra le opere visionate ce ne sono state alcune davvero interessanti e mi riferisco a : ”il ragazzo zoppo “ “La donna barbuta “ di Ribera , “Giocatori di skat “ e “Ritratto della ballerina Anita Berber” di Otto Dix.
    Della prima posso dire che l’attenzione cade immediatamente sul viso ridente del ragazzino, di sfuggita sulla mano ritorta o sulla mano con il foglio di richiesta per l’elemosina e infine sulla malformazione del piede .Sta fermo, col petto in fuori e sorride, pieno di orgoglio, spavaldo, sembra quasi che a lui la vita non fa paura, l’affronta a viso aperto, portando con sé la fatica della povertà. Ha un piede malformato però il bastone non lo usa come sostegno bensì lo posiziona sulla spalla come fa un guerriero con la propria lancia.
    Nella donna barbuta del Ribera ,l’autore ci rende partecipi di un’altra “anomalia” della natura, rappresentando una donna (con il volto che ricorda di più quello maschile ricoperto da una folta barba) intenta ad allattare il proprio figlio. Ciò che ho notato di più nel dipinto è la tristezza dei volti, il dramma della donna virile e la rassegnazione del marito.
    Giocatori di skat rappresenta tre militari dopo il primo conflitto mondiale che giocano a carte. Possiamo notare gli effetti che la guerra ha prodotto su di loro: a partire da sinistra notiamo il primo, al quale manca il braccio destro e quello sinistro è stato sostituito da una protesi, al posto della gamba sinistra si ritrova un bastone di legno nero e usa quella destra per tenere le carte e , per poter sentire i compagni è costretto a ricorrere ad un tubicino inserito nell'orecchio destro che è collegato ad un piccolo corno sul tavolo e non ha l'occhio destro.
    Il secondo, al centro, ha una parte del cranio ricucita con del metallo; non ha nè le braccia, infatti tiene le carte con la bocca, nè le gambe, diventate due bastoni di legno nero; parte della mandibola è di ferro ,ha un occhio di vetro e ha una placchetta metallica all'orecchio sinistro.
    Il terzo, sulla destra, è solo un busto con una protesi di legno al posto del braccio destro; ha perso sia il naso che la mandibola, sostituita da una metallica. Il senso estetico nelle rappresentazioni figurative ha subito un radicale cambiamento con la prima guerra mondiale , nell’arte le persone con deformazioni vengono sostituite da persone invalidate dagli eventi della guerra, che comunque sono rare ; opere rappresentanti persone con handicap vengono usate da persone “normodotate” per denunciare una situazione sociale e politica insostenibile, come ad esempio nei disegni e dipinti di Otto Dix e Grosz
    Nella “Donna barbuta” risaltano il volto bianco molto truccato, i tratti somatici appaiono crudeli ed i toni rossi, dello sfondo e del vestito, le curve, la posa in generale del soggetto possono rappresentare gli eccessi e forse anche la falsità di questa donna.
    Nella mitologia e nell’arte le deformazioni non sono immaginarie ma derivazioni di patologie, lo scopo di queste rappresentazioni però varie in base all’epoca.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 4 Empty arte-disabilià ... laboratorio emozionale

    Messaggio  Maria Pia Palvelli Mar Mar 27, 2012 8:00 pm

    in questa lezione, abbiamo affrontato due tematiche :
    1.arte e disabilità
    2.cecità

    PRIMO PUNTO
    Per quanto riguarda il primo punto ,l'opera che più ha suscitato in me curiosità è stata : Giocatori di skat di Otto Dix
    Guardando l'immagine di primo impatto, non ho notato nulla di interessante o "strano" ed invece grazie alla spiegazione della Professoressa , scrutando nei dettagli sono venuta a conoscenza che il quadro metteva in luce la Disabilità. i protagonisti erano persone sedute ad un tavolo e giocavano a carte,ma in realtà erano tutti reduci di guerra, quindi ognuno di loro aveva qualcosa che li rendesse disabili. c'era chi giocava a carte avendo un braccio amputato,con protesi alle gambe e problema dell'udito. c'era anche chi aveva parte del cranio ricucito, occhio di vetro e privo di gambe e braccia ed infine c'era chi aveva perso mandibola e naso e come sostegno aveva solo il busto. questo quadro secondo me rappresenta in pieno la frase di Pirandello , il quale afferma che "ogni cosa, finchè dura, porta con sè la pena della sua forma, la pena d'essere così e di non poter essere più altrimenti.

    SECONDO PUNTO
    La fase laboratoriale di oggi come sempre mi ha dato l'opportunità di riflettere nuovamente tanto.
    ho constatato che per me "guardare" sia qualcosa di necessario, e "ascoltare" senza poter vedere ciò che mi accadeva intorno mi angosciava.
    Durante la lettura delle poesie ho percepito varie sensazioni:
    - scarsa attenzione : non riuscivo a concentrarmi , avendo un foular avanti agli occhi
    - necessità di tener per mano una mia amica
    Ero sovrastata da vari sentimenti : angoscia , tristezza ma soprattutto paura di essere sola, e proprio da questo scaturiva la necessità di tener per mano un'amica e non sentirmi sola.
    delle poesie lette ho impresse nella mente le parole della 3^ poesia, non ricordo il titolo ma recitava cosi :
    non chatto, non scrivo ... ma vivo...
    non chatto, non scrivo... ma sogno...
    spesso siamo tutti un po superficiali soffermandoci su sciocchezze , sottovalutando i problemi seri, proprio come quelli di questa ragazza che essendo non vedente, ha una vita limitata, la quale nonostante tutto però non smette di vivere , cercando nel suo piccolo di continuare a sognare.


    P.S. un piccolo consiglio che voglio dare a tutte voi, colleghe . cercate di leggere il libro o vedere il film intitolato : " QUASI AMICI" ..
    forse dovremmo prendere tutti esempio per poter stare a contatto con dei diabili.


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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 4 Empty Re: lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

    Messaggio  Serena Conte Mar Mar 27, 2012 8:13 pm

    Tra i dipinti mostrateci quello che più mi è piaciuto è sicuramente "Ragazzo zoppo" di Jusepe de Ribera. L'autore dipinge un ragazzo zoppo che, sorridendo , lavora nei campi. Mi ha colpito soprattutto l'innovazione di questo quadro; in un epoca che considerava il portatore di Handicap un peso, uno sfortunato (cosa che accade spesso, purtroppo, anche al giorno d'oggi) de Ribera ci mostra semplicemente il sorriso di uno di loro che, presumo, peso non si sente.
    Sinceramente più dei dipinti mi ha colpito la simulazione svoltasi in aula. Nello stesso momento in cui mi è stato chiesto di bendarmi ho provato disagio, una volta bendata ha dominato un sentimento di paura e smarrimento. Ho iniziato a sentirmi meno spaventata nel momento in cui la voce familiare delle professoressa ha iniziato a recitare le poesie, li mi sono accorta che, senza volerlo, tutti gli altri miei sensi si erano affinati, soprattutto l'udito, cercavo di compensare la mancanza di vista in qualche modo e ci sono riuscita con l'immaginazione. Ogni parola di quelle poesie mi invocava un immagine, purtroppo di tristezza, probabilmente con gli occhi aperti, distratta da tante altre cose, la mia attenzione sarebbe calata di li a poco. Non oso immaginare l'abisso in cui è immerso un non vedente, io ero li, al sicuro sulla mia sedia, circondata da persone che conoscevo, di cui ho cercato e trovato la mano, ed il mio disagio era enorme, sono riuscita con difficoltà ad alzarmi e probabilmente non sarei capace di vivere la mia vita circondata dal buio.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 4 Empty Re: lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

    Messaggio  Luisiana Spinelli Mar Mar 27, 2012 8:17 pm

    Anche quest'ultima lezione è stata molto riflessiva.Sinceramente non avevo mai visto prima un dipinto raffigurante una persona disabile,questo mi ha fatto riflettere sul rapporto tra arte e disabilità come due sfere connesse.Solitamente l'arte è sempre stata legata al concetto di bello,armonioso e perfetto,mentre stavolta abbiamo osservato dipinti che escono in un certo senso dagli schemi artistici.Non c'è un quadro particolare che mi ha colpita,ma forse è stato il sorriso e la semplicità del "ragazzo zoppo"di Ribera.La seconda parte della lezione è stata altrettanto significativa abbiamo cioè provato a metterci nei panni di un non vedente coprendo i nostri occhi con un foulard.E' stata la prima volta che ho fatto una simile esperienza e le sensazioni sono state molteplici.Inizialmente,ho avvertito su di me un'aria pesante quasi non riuscivo a respirare,sentivo su di me un qualcosa che mi opprimeva che non mi permetteva il respiro.La professoressa intanto leggeva delle poesie di ragazzi disabili;non nascondo che avevo un pò di difficoltà nell'ascoltare,dovevo prestare particolare attenzione poiché non avendo dinanzi a me l'immagine visiva di chi parlava era come se non riuscissi a sentire.Per quanto riguarda la poesia che più mi ha colpita è stata quella di Gianni che afferma di voler essere riconosciuto per ciò che è e non per ciò che non è!Sono d'accordissimo con lui,bisogna chiamare l'altro per nome e riconoscerlo per le caratteristiche che ha proprio come dice Gianni.
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    Messaggio  Maria Pia Palvelli Mar Mar 27, 2012 8:29 pm

    Maria Pia Palvelli ha scritto:in questa lezione, abbiamo affrontato due tematiche :
    1.arte e disabilità
    2.cecità

    PRIMO PUNTO
    Per quanto riguarda il primo punto ,l'opera che più ha suscitato in me curiosità è stata : Giocatori di skat di Otto Dix
    Guardando l'immagine di primo impatto, non ho notato nulla di interessante o "strano" ed invece grazie alla spiegazione della Professoressa , scrutando nei dettagli sono venuta a conoscenza che il quadro metteva in luce la Disabilità. i protagonisti erano persone sedute ad un tavolo e giocavano a carte,ma in realtà erano tutti reduci di guerra, quindi ognuno di loro aveva qualcosa che li rendesse disabili. c'era chi giocava a carte avendo un braccio amputato,con protesi alle gambe e problema dell'udito. c'era anche chi aveva parte del cranio ricucito, occhio di vetro e privo di gambe e braccia ed infine c'era chi aveva perso mandibola e naso e come sostegno aveva solo il busto. questo quadro secondo me rappresenta in pieno la frase di Pirandello , il quale afferma che "ogni cosa, finchè dura, porta con sè la pena della sua forma, la pena d'essere così e di non poter essere più altrimenti.

    SECONDO PUNTO
    La fase laboratoriale di oggi come sempre mi ha dato l'opportunità di riflettere nuovamente tanto.
    ho constatato che per me "guardare" sia qualcosa di necessario, e "ascoltare" senza poter vedere ciò che mi accadeva intorno mi angosciava.
    Durante la lettura delle poesie ho percepito varie sensazioni:
    - scarsa attenzione : non riuscivo a concentrarmi , avendo un foular avanti agli occhi
    - necessità di tener per mano una mia amica
    Ero sovrastata da vari sentimenti : angoscia , tristezza ma soprattutto paura di essere sola, e proprio da questo scaturiva la necessità di tener per mano un'amica e non sentirmi sola.
    delle poesie lette ho impresse nella mente le parole della 3^ poesia, non ricordo il titolo ma recitava cosi :
    non chatto, non scrivo ... ma vivo...
    non chatto, non scrivo... ma sogno...
    spesso siamo tutti un po superficiali soffermandoci su sciocchezze , sottovalutando i problemi seri, proprio come quelli di questa ragazza che essendo non vedente, ha una vita limitata, la quale nonostante tutto però non smette di vivere , cercando nel suo piccolo di continuare a sognare.


    P.S. un piccolo consiglio che voglio dare a tutte voi, colleghe . cercate di leggere il libro o vedere il film intitolato : " QUASI AMICI" ..
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    Messaggio  Maria Pia Palvelli Mar Mar 27, 2012 8:31 pm

    Maria Pia Palvelli ha scritto:
    Maria Pia Palvelli ha scritto:in questa lezione, abbiamo affrontato due tematiche :
    1.arte e disabilità
    2.cecità

    PRIMO PUNTO
    Per quanto riguarda il primo punto ,l'opera che più ha suscitato in me curiosità è stata : Giocatori di skat di Otto Dix
    Guardando l'immagine di primo impatto, non ho notato nulla di interessante o "strano" ed invece grazie alla spiegazione della Professoressa , scrutando nei dettagli sono venuta a conoscenza che il quadro metteva in luce la Disabilità. i protagonisti erano persone sedute ad un tavolo e giocavano a carte,ma in realtà erano tutti reduci di guerra, quindi ognuno di loro aveva qualcosa che li rendesse disabili. c'era chi giocava a carte avendo un braccio amputato,con protesi alle gambe e problema dell'udito. c'era anche chi aveva parte del cranio ricucito, occhio di vetro e privo di gambe e braccia ed infine c'era chi aveva perso mandibola e naso e come sostegno aveva solo il busto. questo quadro secondo me rappresenta in pieno la frase di Pirandello , il quale afferma che "ogni cosa, finchè dura, porta con sè la pena della sua forma, la pena d'essere così e di non poter essere più altrimenti.E poi questo quando mi ricorda tanto la Aztori e Pistorius , simili nella "forza e costanza" di fare ciò che desiderano nonostante le enormi difficoltà

    SECONDO PUNTO
    La fase laboratoriale di oggi come sempre mi ha dato l'opportunità di riflettere nuovamente tanto.
    ho constatato che per me "guardare" sia qualcosa di necessario, e "ascoltare" senza poter vedere ciò che mi accadeva intorno mi angosciava.
    Durante la lettura delle poesie ho percepito varie sensazioni:
    - scarsa attenzione : non riuscivo a concentrarmi , avendo un foular avanti agli occhi
    - necessità di tener per mano una mia amica
    Ero sovrastata da vari sentimenti : angoscia , tristezza ma soprattutto paura di essere sola, e proprio da questo scaturiva la necessità di tener per mano un'amica e non sentirmi sola.
    delle poesie lette ho impresse nella mente le parole della 3^ poesia, non ricordo il titolo ma recitava cosi :
    non chatto, non scrivo ... ma vivo...
    non chatto, non scrivo... ma sogno...
    spesso siamo tutti un po superficiali soffermandoci su sciocchezze , sottovalutando i problemi seri, proprio come quelli di questa ragazza che essendo non vedente, ha una vita limitata, la quale nonostante tutto però non smette di vivere , cercando nel suo piccolo di continuare a sognare.


    P.S. un piccolo consiglio che voglio dare a tutte voi, colleghe . cercate di leggere il libro o vedere il film intitolato : " QUASI AMICI" ..
    forse dovremmo prendere tutti esempio per poter stare a contatto con dei diabili.


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    Messaggio  alessandra sbrizzi Mar Mar 27, 2012 8:47 pm

    Ascoltare quelle poesie bendata mi ha procurato un brivido lungo tutto il corpo,da quelle parole mi sembrava di percepire il "dolore" che esprimevano degli autori ma anche la loro voglia di non voler essere additati ma considerati uguali senza sentirsi chiamare con nomi che non siano i propri.
    Personalmente mi sono sentita disorientata e quasi spaventata poichè non vedevo ,ma così facendo sono riuscita a rimanere concentrata sulle emozioni che provavo senza essere distratta da niente.Sentivo le parole rimbombare dentro di me e mi sono resa conto di quanto è sbagliavo provare pena davanti a queste persone perchè non serve ma credo sia più importante porgergli un sorriso.
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    Messaggio  elena.scognamiglio89 Mar Mar 27, 2012 9:04 pm

    GRAZIE perchè ho potuto provare sulla mia pelle anche se per pochi minuti cosa significa essere un non-vedente.Nel momento in cui ho messo la benda mi sono sentita spaesata,pur conoscendo bene l'aula;mi sono sentita sola,pur avendo tante persone accanto.Inizialmente ho provato un forte disagio.QUando mi sono alzata ho avuto paura,non sapevo cosa fare,dove andare,come muovermi.Mi sentivo senza protezioni.Eppure non c'è solo paura,non c'è solo tristezza:perchè dietro il disagio c'è sempre un aspetto positivo.Il mio udito si è amplificato,ho percepito suoni,che con la vista non avrei mai udito;sentivo le parole dalla poesia sfiorarmi la pelle e andare dritto al cuore.Nel momento in cui ho tolto la benda ho sentito di aver perso la vera essenza del mondo. Mi permetto di riportare qui una parte del testo di una canzone,perchè tramite questi laboratori ho avuto modo di pensarci:
    "Ciò che noi sappiamo
    ha da tempo superato
    ogni scienza logica concetto o commento di filosofia eremita
    ciò che non sei tu e che voglio tu capisca
    è quanto unico e prezioso insostituibile solo tuo
    sia il dono della vita

    [u]Vorrei ricordassi tra i drammi più brutti
    Che il sole esiste per tutti
    [u]"
    [T.Ferro "Il sole esiste per tutti]

    Per quanto riguarda l'opera d'arte,ho scelto "Lo storpio" di Ribera.
    Questo quadro raffigura un giovane mendicante che viene rappresentato con il suo deficit.Si può notare come il pittore si sia concentrato sul soggetto rendendo l'immagine sullo sfondo quasi impercepibile e mettendo in bella vista tutti i dettagli del ragazzo.Credo che il suo sorriso sia la cosa più bella,perchè è ampio e sincero ed esprime tutta la naturalezza e la spontaneità del bambino che è felice nonostante la sua condizione.In questo ritratto si sottolinea la volontà di Ribera di voler dipingere un vero e proprio ritratto che nobilita la persona invece di documentare il suo deficit.
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    Messaggio  Marfella Valeria Mar Mar 27, 2012 9:22 pm

    http://www.mymovies.it/trailer/?id=29015
    Non sono riuscita a caricare questo video ma ho messo il link. E' il trailer del film "A prima vista", ho ripensato a questo film dopo che in aula le ragazze si sono poste la domanda se è possibile o meno aiutare queste persone a recuperare la vista, molti qui sul forum hanno ampiamente risposto, questo film si basa su una storia vera, quella di Virgil Adamson, magistralmente narrata da Oliver Sacks nel racconto “Vedere e non vedere”, raccolto nel volume Un antropologo su Marte.Ci racconta di un uomo cieco dalla nascita che grazie a un operazione recupaera la vista.

    Qualcuno si sarà forse chiesto che cosa succede a una persona nata cieca se acquista la vista. Molto spesso ci si immagina una scena di incredibile gioia e commozione nell’acquistare la padronanza di un senso mai avuto.

    Ma cosa vedrebbe effettivamente una persona che non ha mai conosciuto prima di allora le luci, i colori, le prospettive, i movimenti?

    Il film di Irwin Winkler ci descrive, enfatizzando gli aspetti drammatici, lo sgomento e la paura di Virgil nel percepire per la prima volta sensazioni misteriose e sconosciute, cui non è in grado di attribuire un significato.
    Questo film ci fa capire come in queste persone la mancanza della vista sia stata compensata dagli altri sensi, questo gli ha permesso di avere accesso al mondo in un modo diverso fprse più bello e profondo del nostro, che come diceva la professoressa oggi in classe e molto legato alla vista e alla fissazione per la belleza, queste persone forse hanno trovato la ver abellezza del mondo. In aula durante l'esperimento con il foulard i miei sensi sono diventati più acuti riuscivo a sentire rumori che prima nn sentivo: il ronzio delle casse, il rumore del ventilatore e della penna che cade sul pavimento. Mi sono sentita molto insicura e per qiesto ho avuto bisogno che la mia amica mi tenesse la mano, ascoltavo le poesie e mi sentivo immersa in quelle testimoninze di vita e provavo grande tristezza.Mi sono resa conto di quanta importanza dò alle cose futili della vita e quanto invece non noto l'importanaza delle cose che ho. La mia situazione di disagio è durata pochi minuti ma alcune persone la provano per la vita e come io ho avuto bisogno della mano della mia amica anche loro hanno bisogno di noi, del nostro aiuto, hanno bisogno di sentirsi parte di noi, di non sentirsi soli, di sentirsi sicuri.
    In aula abbiamo visto molti quadri che raffigurano disabili, non credevo ce ne fossero, mi ha colpito come l'arte che si preoccupa di raffiguare la sola bellezza in questi pittori si sia soffermata sull'umanità delle persone come ad esempio il quadro di Ribera "la donna barbuta" come quell'immagine ci fa capire che anche queste persone sono esseri umani come tutti gli altri...
    http://www.google.it/imgres?q=a+prima+vista&hl=it&biw=1280&bih=865&gbv=2&tbm=isch&tbnid=oTA0O8jE6dK1HM:&imgrefurl=http://trovacinema.repubblica.it/film/a-prima-vista/118158&docid=ehmftpJYAUN3tM&imgurl=http://data.kataweb.it/kpm2cinx/field/image/tcimage/141865&w=350&h=500&ei=KVByT8LwIcrRtAbYsOnDDQ&zoom=1&iact=hc&vpx=328&vpy=325&dur=249&hovh=268&hovw=188&tx=124&ty=150&sig=102642043864156956252&page=1&tbnh=152&tbnw=106&start=0&ndsp=26&ved=1t:429,r:8,s:0


    Ultima modifica di Marfella Valeria il Mar Mar 27, 2012 11:41 pm - modificato 1 volta.
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    Messaggio  DANILO ROMANO Mar Mar 27, 2012 9:58 pm

    Le sensazioni provate oggi in aula sono state bellissime,tanto da commuovere chiunque,non solo dall'esterno ma tanto dall'interno.Ho potuto capire ancora di piu' cosa ci si sente ad essere considerati diversi,nel momento in cui mi sono bendato insieme ad altri, ascoltando le poesie di questi meravigliosi bambini.Un forte sentimento nell'animo mi ha avvolto e bloccato il respiro nel sentire quelle dolci parole che dentro di me si imprimevano e non uscivano,creando un forte dolore assillante.Volevo fuggire,levarmi il foulard,capire tante cose,smettere di avere paura della situazione incontrollata dentro di me,ma soprattutto mi sentivo(per quasi tutta la durata della lettura delle poesie) condividere il loro volere,la loro forza d'animo, il loro dolore ed è stato cosi immediato,veloce che sembrava di vivere quel contesto.
    Sono state tante le parole di questi piccoli a colpire il mio cuore,non c'e' ne una in particolare sono tutte bellissime,cosi come sono state descritte e dichiarate,questa è poesia.Piu' volte in aula abbiamo affermato"ogni disabile ha la sua storia",bhe' qui è evidente che ogni bambino,artefice della poesia, ha immesso nella poesia i suoi sentimenti, vissuti,esperienze,immaginazioni,speranze,sogni e tutto cio' che gli altri pur vedendo e ascoltando nello stesso tempo,non se ne accorgono perchè intrapresi nella loro vita di tutti giorni.
    E veramente brutto essere cosi impotenti,non capaci di fare nulla per risolvere questa situazione di tristezza che le persone disabili provano,se non comunicare con loro fortificandoli dentro.Sono rimasto veramente contento di questo esercizio svolto in aula,tanto che il pensiero dell'esercizio stesso mi ha accompagnato tutta la giornata,dove le parole di quelle splendite poesie si impegnavano ripetutamente nella mia mente.Capire i vari punti di vista altrui,mettersi negli abiti degli altri,cercandoli di comprenderli,iniziando dal loro passato.Io penso che essere disabili sia un indole,ovvero, un modo speciale di essere migliori di noi perchè capaci di comprendere situazioni che forse o per qualche motivo a noi sfuggono del tutto;un esempio sta nel non capire le cose,finche' non le perdiamo,il volere sempre di piu',quando si ha tutto cio' che si desidera"LA VITA".Quest'ultima non si puo' comprare, non si puo creare ma solo averla per dono del signore.
    Vivere la vita è questa la cosa che ci accomuna gli uni con gli altri,senza distinzioni tra neri e bianchi,tra disabili e non.Siamo tutti uguali.
    Per quando riguarda ai quadri,quello che piu' mi ha colpito durante la lezione è stato quella della donna barbuta Maddalena Ventura con suo marito e figlio. Il perchè mi è piaciuta è facile,mi è apparsa come un esempio di resilienza contro i pregiudizi altrui,che nonostante tutto mantiene la sua caratteristica femminile.Ed è questa la vera forza. Per Jose De Ribera viene vista non diversa ma come una donna particolare,unica con una sua bellezza e forma.Infatti egli trasforma questa anomalia "caso clinico"in una splendita opera d'arte che si puo'paragonare ad un altro dipinto di donna,Maria Veralli sempre con la famiglia.Questo capolavoro di ribera fa capire che le persone non devono essere viste solo dalla laro bellezza esteriore, ma anche dalla loro bellezza interiore perchè avvolte anche se una persona è bella esteticamente presenta delle imperfezioni,dei difetti che provengono dal suo comportamento.


    Ultima modifica di DANILO ROMANO il Mar Mar 27, 2012 10:45 pm - modificato 1 volta.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 4 Empty Chiamatemi per nome

    Messaggio  alessia maruzzella Mar Mar 27, 2012 10:12 pm

    La prima parte della lezione e stata concentrata sul rapporto tra arte e disabilità, ci sono stati mostrati dei quadri di tre persone che erano reduci della prima guerra mondiale. Non avevo mai osservato un quadro che parlasse di disabilità oggi l’ho fatto per la prima volta e mi ha colpito, il primo quadro e quello che mi e rimasto più impresso e quello di Ribera ‘IL RAGAZZO ZOPPO’, mi ha colpito il sorriso che aveva impresso sul viso, dal dipinto emerge non una bellezza esteriore ma una bellezza interiore che viene manifestata da un atteggiamento sorridente del ragazzo nonostante la sua difficoltà fisica, lui sorride alla vita.
    La seconda parte della lezione mi ha colpito molto,mi ha lasciato senza parole, coprirmi gli occhi con il foulard e non poter toglierlo, mi ha fatto uno strano effetto, mi ha fatto provare per la prima volta ciò che non avrei mai voluto provare stare al buio e non poter guardare, ciò che succedesse intorno a me. Essere bendata e ascoltare la voce della professoressa che leggeva le poesie, mi ha fatto prestare più attenzione, ho notato il silenzio che regnava in aula, tutti ascoltavamo ciò che veniva letto, non ho pianto ma ho sentito un brivido di emozione che mi attraversava tutto il corpo, io spesso mi lamento e quando ho ascoltato le poesie oppure quando ascolto mia cugina che e costretta a vivere su una sedia a rotelle, dico ma non devo lamentarmi non devo dare peso alle piccole cose, non sono importanti, nella vita le cose importanti sono altre, e mi dico di guardare avanti e di non lamentarmi. Le poesie mi hanno colpito tutte ma in particolare “Chiamatemi per nome”, perché e giusto che non vengono conosciuti per quello che non hanno, ma devono essere conosciuti per quello che sono,perché sono persone come le altre e quindi e giusto CHIAMARLE PER NOME
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 4 Empty ...quando rotondità non è sinonimo di diversità....

    Messaggio  francypetraglia Mar Mar 27, 2012 10:24 pm

    La lezione di ieri di ped. della disabilità ha trattato l'argomento della diversià nell'arte.
    Alcuni di queste opere le avevo già viste, ma in questa occasione ho avuto la possibilità di osservarle da un'angolazione diversa grazie alla prof che ci ha spiegato come anche l'arte ha espresso "la sua diversità".
    Tra le diverse opere viste quella che mi ha colpito maggiormente è "La Venere di Willendorf".
    Essa è una delle più famose veneri dell'età paleolitica,rappresentata nell'esasperazione delle sue forme.La sua rotondità simboleggia un ideale estetico dell'epoca, dove viene principalmente esaltata la metafora della prosperità, dell'abbondanza,della maternità e non quello della perfezione assoluta delle forme.
    Il suo aspetto oggi sicuramente sarebbe stato interpretato diversamente ed in modo superficiale,intendendo quest'opera d'arte come niente altro che la rappresentazione di una donna obesa e come tale "diversa", osservata e giudicata da lontano perchè non rispecchia quelli che sono i canoni di riferimento che la nostra società (superficiale )ha preso come riferimento.

    Nel corso della lezione poi, la prof ci ha fatto fare un esperimento e precisamente una "simulazione di cecità" che cosisteva nel coprire gli occhi con un fularino, per avere la sensazione di essere ciechi,mentre lei ci leggeva delle meravigliose poesie scritte da ragazzi/e disabili.
    Al termine della lettura delle poesie ci ha invitato a togliere il fularino e scrivere subito istintivamente quelle che erano state le nostre sensazioni.
    La primissima sensazione che ho avuto è stata quella di essermi resa conto di come la mia attenzione alle sue parole era stata decisamente maggiore,ero riuscita a percepire lo stato d'animo di quei ragazzi,a ricordare le loro parole, mentre a volte capita che quando un'amica ci sta confidando anche qualcosa di importante noi veniamo distratti,magari da una vetrina che espone un bel vestito, delle scarpe alla moda...e non riusciamo a capire come in quel momento per lei è importate la nostra attenzione.
    In quel momento avrei voluto avere accanto a me un ragazzo non vedente per potergli dire che anche se purtroppo la vita lo ha privato di un dono così grande come la vista,non deve essere triste, sentirsi diverso o considerarsi un disabile ma anzi essere felice perchè la stessa gli ha permesso di poter vedere con gli occhi del cuore!!!!!

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