Pedagogia della disabilità 2012

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Pedagogia della disabilità 2012

Pedagogia della disabilità (2012)- Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti


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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 5 Empty Re: lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

    Messaggio  mariana scamardella Mar Mar 27, 2012 10:40 pm

    La lezione si apre con il collegamento tra arte e disabilità basato sull’osservazione di alcuni ritratti ; quello che mi ha colpito maggiormente è il ragazzo zoppo di Ribera perché emerge l’originalità dell’artista a trattare un tema decisamente fuori dalle righe in quanto difficilmente viene data dignità ad uno storpio, l’attenzione è stata canalizzata sul sorriso, il soggetto nonostante presenta delle menomazioni fisiche sorride alla vita con tale dolcezza e semplicità da far trasparire la sua indifferenza a ciò che le persone possono pensare di lui. Per quanto mi riguarda la simulazione da un lato mi sembrava ambigua e insolita poiché consisteva di ascoltare delle poesie con occhi bendati, dall’altro lato mi affascinava perché mi ha portato a percepire lo stato d’animo di quei ragazzi afferrando un nuovo modo di osservare la realtà circostante. Mancando il senso della vista in un primo momento sono stata travolta dall’ ansia e dall’ angoscia, la mancanza di padronanza dell’ambiente mi faceva anche sentire fragile,però ho prestato più attenzione alle parole delle poesie potenziando l’udito. Immedesimarmi in queste persone meno fortunate di noi la sensazione non è stata delle migliori , sono stata sommersa da un grande senso di vuoto. In Bilico di Morra fa capire come lo sguardo inchiodato di persone ignoranti diventa per un disabile uno degli ostacoli più forti da superare e di come un piccolo gesto possa aiutarli ad uscire dallo stato di imbarazzo di una situazione ;

    ‘’ Ho paura di cadere
    non tanto per il dolore che potrei avvertire
    ma per il peso dei loro occhi
    che sul quel pavimento
    mi potrebbero inchiodare.
    Basterebbe un sorriso
    il protrarsi di una mano
    alla quale mi potrei aggrappare
    per non sentire più l'imbarazzo
    del mio continuo ondeggiare’’
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 5 Empty Disabilità, arte e simulazione.

    Messaggio  LAURA BUONANNO89 Mar Mar 27, 2012 11:16 pm

    Questa lezione mi ha suscitato molte emozioni: per quanto riguarda la prima parte , ossia l'arte che rappresenta la disabilità-diversità, mi hanno colpito due opere in particolare: il" Ragazzo zoppo " di Ribera in quanto nonostante il suo deficit si presenta con un sorriso che quasi nasconde la sua " diversità " fisica, sorriso che mostra forse la gratitudine di posare per il pittore; inoltre ho letto che quest'opera fu donata al Musèe du Louvre nel 1869 dove assunse il titolo di "Le pied bot" (quindi il fanciullo dal piede raro), questo titolo mi sembra particolarmente significativo perché non si mette in evidenza la diversità ma la rarità di questo ragazzo.
    La seconda opera d'arte che ha attirato la mia attenzione è : " La Venere di Willendorf " di Botero che mi ha fatto andare oltre l'immagine idealtipica della venere come può essere ad esempio quella di Botticelli, quindi una diversità che viene rappresentata forse per spezzare uno stereotipo.
    La seconda parte della lezione è stata molto suggestiva, quando mi sono bendata ho avvertito subito una difficoltà : non sapevo, anche stando seduta , come muovermi , dopo pochi secondi ho avuto l'istinto di liberarmi gli occhi perché mi sentivo a disagio, ho notato un silenzio in aula che mi ha stupita, come se tutti noi,non potendo vedere volevamo sviluppare l'ascolto e mi sono chiesta, in merito a ciò, quanto tutti noi vedenti disturbiamo ,con il nostro vociare, persone non vedenti Exclamation .
    La simulazione è durata poco ma mi ha aiutata tanto a capire che quello che non si vive in prima persona non lo si può capire fino in fondo, è facile dare giudizi veloci e apparentemente risolutivi ma il problema resta a colui che lo ha e tutti noi non possiamo fare altro che tentare di abbattere quelle barriere ( mentali, sociali, relazionali...) che portano solo all'emarginazione e all'aumento di difficoltà sia nei soggetti disabili ma anche in noi cosiddetti " normodotati"(che spesso guardiamo "dall'alto" delle nostre esperienze, come se fossimo quasi superiori, o meglio intoccabili, senza tener conto che l'importanza della vita è un valore da custodire e da CONDIVIDERE con umiltà).
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 5 Empty Senza parole oltre che senza vista

    Messaggio  Chiara Di Napoli Mar Mar 27, 2012 11:18 pm

    La lezione di ieri è stata particolarmente bella...sono rimasta così colpita che non so da dove iniziare per scrivere....vorrei parlare di quando ci siamo bendate e delle strane sensazioni che ho provato,mi sono sentita spersa non riuscivo più a trovare punti di riferimento...
    il quadro che mi ha colpito di più
    Otto dix Giocatori di skat
    perchè non mi sono mai applicata a pensare e a cercare la disabilità nell'arte questo quadro oltre alla tecnica che mi piace fa vedere come delle persone portatrici di handicap giochino a carte come fosse una cosa normale anche se per loro non c'è nulla di normale....
    La frase che mi è piaciuta
    Chiamatemi per nome

    Non voglio più essere conosciuta
    per ciò che non ho
    ma per quello che sono:
    una persona come tante altre.
    Chiamatemi per nome.
    Anch’io ho un volto, un sorriso, un pianto,
    una gioia da condividere.
    Anch’io ho pensieri, fantasia, voglia di volare.
    Chiamatemi per nome.
    Non più:
    portatrice di handicap, disabile,
    non vedente, non udente, cerebrolesa, tetraplegica.
    Forse usate chiamare gli altri:
    “portatore di occhi castani” oppure “inabile a cantare”?
    o ancora: “miope” oppure “presbite”?
    Per favore abbiate il coraggio della novità.
    Abbiate occhi nuovi per scoprire che,
    prima di tutto,
    io “sono”.
    Chiamatemi per nome.
    è bella perchè è vera perchè noi etichettiamo solo le cose con un accento negativo e allora perchè se parliamo di due persone ad una specifichiamo che non è ad esempio normo dotato e dei quell altra lo diamo per scontato?!?!?!?!??!solo perchè vince la maggioranza è una cosa che mi fa riflettere e anche innervosire......
    la lezione di oggi mi ha fatto venire in mente il film "rosso come il cielo" che vidi qualche anno fa al cineforum e che mi colpi molto,parla di un ragazzo che diventa cieco a 10 anni e i genitorni lo portano in un istituto per far si che impari a sopravvivere nella sua nuova condizione e fa amicizia con un bambino nato già cieco,questo è il dialogo che mi piace:
    "Senti Mirco, ma tu ci vedi?"
    "Sì, sì.. e te da quand'è che sei così?"
    "Sono...dalla nascita, e i colori come sono?"
    "Sono belli!"
    "Il tuo preferito?"
    "Il blu"
    "com'è?"
    "Il blu... è come quando vai in bicicletta e il vento ti spiaccica in faccia, oppure come il mare.
    Il marrone - senti- è come la corteccia di questo albero.. è ruvida, senti!"
    "E il rosso?"
    "Il rosso è come il fuoco, è come il cielo al tramonto!"
    Quescto per farci capire che abbiamo 5 sensi ma ne usiamo uno perchè i colori non si vedono solo ma si possono sentire....

    Letizia Panariello
    Letizia Panariello


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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 5 Empty Re: lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

    Messaggio  Letizia Panariello Mer Mar 28, 2012 6:13 am

    Lab 5
    Come ogni bambina, anche io da piccola ero curiosa e formulavo i miei “perché” ed ipotesi sul mondo. Ricordo che a volte, quando vedevo una persona cieca per strada o protagonista di un film, volevo sempre cercare di capire come si potesse vivere senza vedere. Infatti, subito dopo mi cimentavo a camminare per casa con gli occhi chiusi . Sbattevo contro un muro, inciampavo in qualche tappeto ostacolo temporaneo, ma alla fine riuscivo sempre a raggiungere la destinazione prescelta. –Però è facile – mi dicevo , basta solo tenere ben presente nella testa la disposizione della stanza per riuscirmi ad orientare. Quando poi riflettevo meglio, mi rendevo conto che tanto facile non era, infatti, io avrei potuto formulare nella mia testa una pianta del territorio che desideravo percorrere , ma un cieco no, perché purtroppo lui quel luogo non l’avrebbe mai potuto vedere prima . Cominciavo così a rattristarmi e pensavo al fatto che una persona cieca dalla nascita non avrebbe mai potuto in vita sua vedere un cerchio, l’arcobaleno, il tramonto etc
    Oggi dopo tanto tempo ho risentito nuovamente quella sensazione di angoscia e tristezza. Oggi in classe abbiamo ascoltato la lettura di alcune poesie lo abbiamo fatto coprendoci gli occhi con dei foulard . All’inizio restare con gli occhi chiusi mi è sembrata una cosa normale, però dopo alcuni minuti ho iniziato a sentire i primi disagi , ma soprattutto pensando al fatto che mi trovassi al buio in un luogo non familiare mi faceva sentire come in una gabbia . Sentire tanti rumori intorno a me (la sedia strusciare sul pavimento , la penna cadere….) e non riuscire ad identificarli in maniera immediata mi ha creato dei problemi . Sembra che quando si è costretti a non poter uno dei cinque sensi, automaticamente si rafforzano gli altri , che ti permettono di sentire le cose in maniera amplificata . Infatti, mentre mi concentravo ad ascoltare le poesie , ho usato molta immaginazione e come se dentro di me ci fosse un mondo vuoto da riempire con le immagini chi IO codificavo attraverso l’ascolto, attraverso ciò che le parole mi trasmettevano . Tra le poesie lette quella che maggiormente mi ha colpita è stata la numero 3 , quella scritta da Riccardo trovo che in queste poche righe egli abbia chiaramente espresso la suo sofferenza e come se si sentisse in qualche modo anche in colpa per i suoi genitori che devono vivere tale condizione di sofferenza condividendola con il figlio.
    La disabilità si manifesta in tutte le forme dell’arte . In classe , abbiamo esaminato alcuni quadri. Quello che particolarmente mi ha colpito è stato il quadro di Otto Dix “giocatori di skat” La scena si incentra su un tavolo al quale sono seduti 3 giocatori , reduci di guerra .Ad ognuno di essi manca una parte del corpo (primo non ha braccia e gamba sinistra, il secondo ha una parte del craneo cucita con del filo metallico ,non ha braccia e gambe e mantiene le carte con la bocca e ha un occhio di vetro ,il terzo cioè quello con la giacca blu ha protesi metalliche , ha perso il naso e mandibola ) ma nonostante ciò sembrano indifferenti , come se questa loro disabilità non creasse dei problemi .
    Anna Pasquariello
    Anna Pasquariello


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    Messaggio  Anna Pasquariello Mer Mar 28, 2012 6:51 am

    Non poter vedere, cercare continuamente di aprire gli occhi per essere illuminate dai raggi del sole, è a dir poco un esperienza traumatizzante e che mi ha dato molta tristezza, insicurezza e paura.
    Allora mi chiedo: le persone che non possono vedere, quelle che hanno qualsiasi altro problema, dove prendono la forza e il coraggio per riuscire ad andare avanti?
    Di sicuro non possono farlo da sole ma con l'aiuto di qualcuno che non li consideri diversi, ma semplicemente con tutti. Hanno dei sogni, delle speranze e credono tanto nella vita, di poter raggiungere la felicità.
    Noi, dobbiamo fare in modo che questo accada, perché hanno gli stessi nostri diritti e tra questi anche quello di essere felici.

    Ogni istante è per te,
    un momento che c’è,
    nella tua vita e nel tuo tempo,
    e va vissuto con pieno intento.
    Lo puoi accettare, accogliere e amare,
    o puoi rifiutarlo, pensando ad altro.
    In ogni caso non viverlo appieno
    puo’ voler dire, perdere un treno.
    Ama ogni istante,
    per cio’ che ti dà,
    perchè la vita è tutta qua,
    e va vissuta splendidamente,
    con anima e cuore
    nel tempo presente.
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    Messaggio  Piccolo Emilia Mer Mar 28, 2012 7:47 am

    non sono brava con le parole quando si tratta di esprimere quello che sento...posso solo dire che quello che abbiamo affrontato nell'ultima lezione, attraverso la simulazione è stato profondo e mi ha provocato una forte sensazione di tristezza,angoscia,paura ma allo stesso tempo mi aperto gli occhi.Stare cn una benda ha fatto si che le orecchie sentissero delle parole stupende che ci insegnano ad non soffermarci alla superfice ma di andare nel profondo ...
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    Messaggio  Antonella Camposano Mer Mar 28, 2012 8:18 am

    Lunedì si è parlato dell'importanza della Tecnologia di Potenziamento e di quella Abilitante!!!
    .Le tecnologie abilitanti sono dette così in quanto, sono in grado di abilitare in una data azione;
    .Le tecnologie di potenziamento invece interessano sia le protesi chimiche, che organiche.
    Si è parlato anche di DOMOTICA: (tecnologia a misura d'uomo); che si occupa dello studio delle tecnologie che tendono a migliorare la qualità della vita.
    .Si è riflettuto molto anche sull'importanza del significato delle parole: Disabile - Diverso, affermando che sono due parole che hanno significato diverso tra loro.
    Il Disabile è una persona che è impossibilitata a svolgere tutte le normali attività della vita di tutti i giorni; il disabile è un soggetto con disturbi fisici o psichici che spesso scopre il suo disagio proprio confrontandosi con i normodotati.
    La diversità o meglio ancora il Termine Diversità, si differenzia dal significato della parola disabile, è opportuno sapere che la diversità quindi è ben diversa dalla parola Disabile.
    Diversità: è una persona che oltre ad avere una dis-abilità, ha anche delle abilità diverse dagli altri.
    Ci è stato proposto anche di osservare dei quadri... dei quadri che ci hanno permesso oltre che di osservarli, anche di rifletterli..a tal punto di scoprire la Disabilità/Diversità nell'arte e devo dire che sono stata molto colpita dal quadro di Ribera.
    Ad essere sincera,prima di lunedì non c'era mai stata l'occasione di riflettere sull' arte nella Disabilità/diversità,ed è stato bello scoprire questo particolare, perchè è la cosa più bella rappresentare la disablità attraverso l'arte. Rappresentare quindi la realtà...è bello anche perchè riesce a comunicare che il limite fisico o psichico non dev'essere un limite a tutto e quindi alla vita...
    Infine abbiamo fatto una simulazione; ognuno di noi provvisti di foulard ovviamente,ha dovuto bendarsi,ed ascoltare alcune poesie lette dalla professoressa in aula.
    Inizialmente ho sentito un senso di paura,dovendo toccare tutto ciò che mi stava intorno, poi la professoressa ha iniziato a leggere le poesie ed è come se mi fossi tranquillizzata ascoltando la sua voce che sentivo dentro me...Non vedendo nulla era come se tutto lo sentivo in modo raddoppiato...bèh pero devo anche dire che anche se sono stati pochi minuti,sembrava tantissimo tempo..ma tantissimo tempo per Riflettere soprattutto...riflettere sulla propria vita, su quanto a volte ci soffermiamo su cose futili e invece siamo fin troppo fortunati ad avere tutto...
    Come esperimento personalmente mi è servito tanto..e credo che abbia coinvolto tutti in modo positivo!!!
    Grazie per avermi donato questi momenti di riflessione!!!!
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    Lorenza Baratta


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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 5 Empty ...Oltre il disagio pratico!!!

    Messaggio  Lorenza Baratta Mer Mar 28, 2012 8:20 am

    Questa lezione è stata molto interessante,soprattutto l'esperimento sulla cecità,anche se durante la lettura delle poesie ho capito quanto dolore e forza c'è dietro quelle persone,insieme al desiderio di libertà,di voler fare qualcosa di diverso senza sentirsi sempre osservati e osservando tutto ciò che li circonda.
    Il ritrovarmi bendata mi ha messo un pò di ansia e ho provato ad immaginare come possa sentirsi un non-vedente...Ho provato tanta emozione,emozione per chi fa della propria vita un capolavoro nonostante le tante difficoltà.
    Spesso è difficile avvicinarci a ciò che non conosciamo,dovremmo calarci dentro la loro sensibilità,sembra che a volte quando capiamo che non possiamo fare niente per aggiustare la vita di qualcuno,ci sentiamo impotenti,ma forse capire questa cosa è il primo passo verso l'essere veramente di aiuto per qualcuno.
    E' doveroso da parte mia ringraziare la docente per averci permesso di vivere per pochi attimi la vita di un non-vedente,ma anche di comprendere qualcosa che va al di là del disagio pratico che accompagna la vita di queste persone,perchè credo che spesso il disagio è nostro,purtroppo non ci sappiamo relazionare con queste persone e ci comportiamo in maniera innaturale.
    Credo inoltre che è difficile immedesimarsi in una persona non vedente,impossibile direi,forse riusciamo a capire solo il lato pratico della situazione,ma le sue emozioni e i suoi pensieri sono impossibili da capire.
    Ho vissuto quei pochi minuti di buio totale si, con uno stato di angoscia e tristezza ma consapevole del fatto che una volta tolta la benda,tutto ritornava come prima per questo credo che non ci si può calare fino in fondo nella vita di chi purtroppo non potrà mai vedere,ed io mi devo ritenere fortunata...!!!
    Concludo dicendo che qualunque sia il tipo di disagio che vive una persona,"Il disabile non è da considerarsi un mondo a parte,ma una parte del mondo"!!!
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    Messaggio  Melania Moscato Mer Mar 28, 2012 9:03 am

    Nella scorsa lezione la professoressa ci ha invogliato a riflettere sul modello d’arte e sul suo compito nella rappresentazione della disabilità.
    Non avevo mai visto dipinti rappresentanti persone con tratti deformati. Tra le immagini mostrate quella che mi ha colpito è stata quella del ragazzo zoppo di Josè Ribera.
    Esso raffigura un piccolo mendicante affetto da un deficit al piede. La particolarità del dipinto di Ribera sta nella volontà di dipingere un vero e proprio ritratto che nobilitasse la persona piuttosto che documentare la sua malattia.
    Questo è sottolineato dall’intensità dello sguardo del bambino, dal suo sorriso sincero, che è una delle dichiarazioni più naturali e spontanee che, nonostante la sua disabilità, è felice di aver attirato su di se l’attenzione del pittore ed è fiero i poter posare per lui.
    Sul suo viso trapelano spensieratezza , innocenza e non rassegnata accettazione di una difficile condizione.
    Il rapporto tra disabilità ed attività artistiche è straordinario. Chi viene considerato un “ dis-abile” in realtà è non solo abile ma anche pieno di talento e capacità.

    Significante ed emozionante è stata la simulazione svolta in aula. Ciò che mi ha insegnato questa esperienza è che la cecità non è soltanto uno stato di privazione fisica, ma è anche uno stato che proviene dal cuore.
    Il cieco non è più saggio, intelligente,sensibile o povero degli altri, è una persona normale, uguale a chiunque altro, abile o disabile. Molti credono che la vita di chi non vede sia brutta, e anche io un po’ la penso,ma non deve suscitare pietà e compassione perché vive al buio.
    Fanno una vita del tutto analoga a quella dei vedenti, spesso fanno le cose con un’altra modalità.

    Sta a chi non vede considerare il suo limite non come un ostacolo, ma come una risorsa, un modo diverso di esistere, una potenzialità per gli altri.
    ABBATTETE I PREGIUDIZI E IMPARATE A VEDERE IN UN MODO DIVERSO!
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 5 Empty Re: lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

    Messaggio  Chiara Verace Mer Mar 28, 2012 9:23 am

    La scorsa lezione può essere suddivisa in due grandi momenti: Il primo all’interno del quale la prof ci ha parlato ( continuando con il discorso delle protesi integrative) delle protesi organiche/ chimiche (tra le quali il doping sportivo e le diete nella pratica sportiva) e delle tecnologie abilitanti. Parlando di queste ultime abbiamo focalizzato l’attenzione sulla strumentazione DOMOTICA ovvero quella struttura tecnologica architettonica, supermoderna che rende la persona autonoma. La tecnologia domotica però, in quanto supertecnologica è anche molto costosa, quindi non tutti possono permettersi questo ausilio. In seguito abbiamo osservato l’importanza delle parole e soprattutto la grande quantità di pregiudizi nei confronti dei disabili, spesso associati ai termini di diverso, mostro. A questo punto abbiamo trattato poi della disabilità nell’arte. L’opera che più mi ha colpito è stata il “ ragazzo zoppo “di Ribera. Mi ha colpito perché è un opera rivoluzionaria in quanto, come ci ha spiegato la prof, restituisce un idea di disabilità sopra le righe. Questo perché nell’opera osserviamo un ragazzo disabile, perché non ha una gamba, ma nonostante tutto sorride! Prima invece si aveva un idea del disabile come un mendicante, un povero, una persona allontanata dalla società e quindi triste. Al contrario come possiamo vedere il ragazzo è felice, sorride quindi mi ha colpito perché nuovamente ho riscontrato il pregiudizio, il preconcetto che chi è disabile non è felice, deve essere allontanato… Perché tutto questo? Perché ci si ferma sempre alla superficialità delle idee?? Perché non si osservano queste persone anche da un punto di vista personale, psicologico, emotivo piuttosto che solo da un punto di vista esterno e superficiale??
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    La seconda parte della lezione è stata quella che mi ha colpito di più in assoluto. La prof ci ha fatto coprire gli occhi e ci ha letto alcune poesie scritte proprio da persone disabili. La mia sensazione è stata molto forte. Mi sono venuti i brividi. Ascoltando quelle parole ,mi sono sentita una stupida. Mi sono resa conto di quanto spesso le mie azioni sono fatte in maniera superficiale e scontata mentre per queste persone con disabilità anche un solo gesto vale la loro felicità. Togliendomi per pochi minuti la vista attraverso la benda mi sono sentita persa, instabile, non protetta, come se tutte le sicurezze che avevo in poco tempo si sono dissolte, perché mi sono sentita fragile, attaccabile. Per questo ho compreso quanto può essere difficile per coloro che hanno una disabilità relazionarsi allo sguardo superficiale, banale e spesso crudele degli altri. La poesia che più mi ha colpito è stata “ chiamatemi per nome” di Gianni Scopelliti, scritta per sua figlia Benedetta. Mi ha fatto capire proprio che è importante riconoscere tutte le persone per ciò che sono, e non per ciò che non sono o non hanno. Non si deve ricordare una persona perché è NON vedente, o perché NON ha una gamba ecc. Bisogna ricordare le persone per la loro capacità di dare agli altri,di offrirsi agli altri, di relazionarsi. Riconoscere tutti come persone, come individui. La parte che piu mi ha toccato della poesia è stata questa:

    Per favore. Abbiate il coraggio della novità.
    Abbiate occhi nuovi per scoprire che,
    prima di tutto,
    io "sono".
    Chiamatemi per nome.
    Credo che a queste parole non si debba aggiungere niente… dicono tutto!

    Siamo noi gli inabili, che pur avendo a volte non diamo.....



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    Messaggio  maria riccardi 90 Mer Mar 28, 2012 9:37 am

    Tra le opere che abbiamo visionato in aula, quella che ha attirato di più la mia attenzione è stata quella di dix la ballerina anita berber .Una donna cocainomane, alcolista , bisessuale ,che negli anni 90 suscitò tante polemiche . il messaggio che dix vuole evidenziare è proprio la malattia che affligge anita.
    certe cose
    certe cose ci puntano contro il dito e ridono.
    certe cose si nascondono agli occhi della gente e si odono sommessamente.
    certe cose cadono dal cielo : cose nere ,informi mostri della notte e terrore dei giorni....
    questi sono alcuni passi dello scrittore Emanuel carnevali.
    Ora mi chiedo chi siamo noi per puntare il dito contro le persone che consideriamo diverse da noi?
    chi siamo noi per far nascondere con i nostri pregiudizi cattiverie e far sentire ancora più tristi queste persone?
    durante la simulazione ho provato un sentimento di grande tristezza ,me anche tanta rabbia perchè in quel momento ho pensato che fino a quel momento non avevo mai provato ad immagginare a cosa provasse un non vedente ,e mi sono sentita cosi piccola.
    per quegli attimi e stato bruttissimo non vedere niente ,ho immaginato che per un non vedente è ancor peggio non vedere il sole il tramonto, il sorriso di un bambino e non poter guardare chi ti sta parlando negli occhi...cosa prova un non vedente a non poter guardare negli occhi le persone che ha davanti? Question cosa prova quando percepisce che in quel momento qualcuno stia provando pena verso di lui? Question CREDO CHE OGNUNO DI NOI UN DISABILE COLUI CHE HA UN DEFICIT O UN BARBONE O ANCHE UNA RAGAZZA COME ME VOGLIA ESSERE CONSIDERATA PARTE DI UN GRUPPO O DI UNA SOCIETà SENZA FAR PENA A NESSUNO Exclamation Exclamation Exclamation .la poesia chiamatemi per nome ,esprime al meglio il concetto vivere con dignità ,essere apprezzati per quello che si è , e non avere degli svantaggi o dei vantaggi per pietà
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    Messaggio  anna di maggio Mer Mar 28, 2012 9:41 am

    La lezione di ieri ,a mio avviso è stata molto toccante .
    Mi capita spesso di vedere persone affette da cecità che camminano per strada accompagnate dal loro amico più fedele:il bastone o/e un cane, e mi sono sempre chiesta com'è il loro "mondo"o meglio come immaginano che sia, ma ieri per la prima volta, quando mi sono bendata in aula , mi sono sentita una di loro.
    Ho provato una grossa emozione nell'ascoltare le poesie che la prof. ci ha letto,e ho provato a immaginare le parole come se nella mia mete stessi vedendo un film.
    Non nascondo però che mentre ero bendata ho avuto paura (chiedo scusa per il termine Embarassed ),non potendo controllare e vedere ciò che mi circondava.
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    Messaggio  Carmen D'Alessio Mer Mar 28, 2012 9:43 am

    "Chi presenta una menomazione deve considerare la propria vita in termini diversi da chi non ce l'ha, ma la diversità non sta nel negare uguali aspirazioni, uguali bisogni, ma sta nel capire che occorre trovare un PERCORSO ORIGINALE"
    Basti pensare a Simona Atzori nata senza braccia ma "fin da piccola ho scoperto di avere due mani che però sono in basso cioè i miei piedi".
    Questo "percorso originale" l'ho ritrovato anche in uno dei quadri proposti oggi in aula e cioè quello di Otto Dix: Giocatori di skat. In esso è possibile osservare come un piede, una bocca possano fungere da mano in mancanza di esse.Nonostante la presenza di un impianto acustico, che consente di sostituire il funzionamento delle orecchie, di protesi in legno che tendono a confondersi con i piedi delle sedie, occhio di vetro,parte del cranio ricucita con metallo e volti sfigurati, i tre militari reduci dal primo conflitto mondiale giocano felicemente. Una rappresentazione che sconvolge ma che allo stesso tempo emoziona!

    Questo corso è un mix di emozioni...

    Tante ne ho provate simulando un non vedente e la letture delle poesia non ha fatto altro che contribuire a tutto ciò.Le parole rimbombavano nella mia testa e quando queste sono improvvisamente svanite è bastato rileggerle per rivivere le emozione che hanno imprigionato il mio cuore.
    Chiamatemi per nome.
    Non più:
    portatrice di handicap, disabile,
    non vedente, non udente, cerebrolesa, tetraplegica.

    Forse usate chiamare gli altri:
    “portatore di occhi castani” oppure “inabile a cantare”?
    o ancora: “miope” oppure “presbite”?
    Per favore abbiate il coraggio della novità.
    Abbiate occhi nuovi per scoprire che,
    prima di tutto,
    io “sono”.
    Chiamatemi per nome.

    E' evidente che chi sta pronunciando queste parole lo sta facendo con rabbia, con sofferenza e non per la propria cecità ma per tutti coloro che hanno fatto diventare la parola "disabile", "non vedente", "Tetraplegica" un'etichetta rischiando così di categorizzare queste persone non potendole più riconoscere nella sua interezza ma solo in uno dei suoi aspetti esistenziali.
    Mi ritengo davvero fortunata perchè ho avuto già modo di provare così tante emozioni "da non vedente".
    Da questo corso ho imparato che è molto importante condividere le proprie esperienze ed è per questo che ho deciso di farlo anche io Very Happy .
    Circa tre anni fa ho trascorso "una giornata al buio".La simulazione da non vedenti prevedeva tre fasi:
    1) Bendati siamo stati accompagnati da persone non vedenti in una stanza completamente buia il cui scopo era quello di degustare cibi e bevande per individuarne i sapori.
    2) Sempre bendati ed accompagnati da una guida abbiamo passeggiato per le strade della città.
    3) Ed infine siamo stati invitati a testare statue e monumenti per capire la loro origine.
    E' stata un'esperienza davvero straordinaria che consiglio a tutti voi di fare perché solamente immedesimandoci nelle varie realtà esistenti è possibile capire il significato più profondo di esse!
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    Messaggio  Federica Marzano Mer Mar 28, 2012 10:22 am

    La lezione di ieri è stata da un lato molto interessante in quanto nuova,dall'altro molto toccante ed emozionante. Nella prima parte,abbiamo affrontato il tema della disabilità nell'arte,guardando dei quadri con soggetti disabili. Fino ad oggi mi sono sempre limitata a guardare in un'opera d'arte il significato che volesse trasmettere,i colori,le varie tecniche pittoriche,ma non avrei mai pensato di trovare un collegamento con la disabilità. Tra tutte le opere quella che mi ha colpito di più è stata "la ballerina Anita Berber" a primo impatto l'occhio cade sulla tonalità di questo rosso così forte e intenso che predomina e sulla posizione del suo corpo,quasi come se volesse rappresentare più che una ballerina l'immagine di una sex symbol oppure di una artista decaduta;e la sua disabilità la possiamo cogliere in questo suo stato di malattia. Nella seconda parte invece,abbiamo svolto una simulazione sulla cecità utilizzando un foulard,nel momento in cui ho chiuso gli occhi,mi ha assalito un senso di smarrimento e paura,in quanto non sapevo cosa stesse accadendo intorno a me. Immagino che sia terribile per i non vedenti essere costretti a vivere nella cecità quotidiana. Ascoltando le poesie lette ho riflettuto che ognuna di esse mi ha trasmesso la stessa emozione e tristezza e mi sono detta: <<sono fortunata che riesco ad esprimere me stessa in tutti i sensi>> chiedendomi se avessi avuto la stessa forza e volontà di vivere come loro.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 5 Empty la disabilità nell'arte e simulazione

    Messaggio  anna gemma buono1 Mer Mar 28, 2012 10:26 am

    Il quadro che mi ha colpito di più è stato giocatori di skat di otto dix ,la mia prima impressione è stata di repulsione ,ho pensato "che brutto" , però proprio per questo mi ha fatto riflettere ,pensandoci è difficile trovare nell 'arte molte rappresentazioni di disabilità o bruttezza , perchè ci sono cmq dei modelli culturali che seguiamo anche nell'arte .Credo sia importante ragionare fuori dagli schemi rappresentare anche tutto ciò che viene visto come "altro" rispetto al "normale",per far capire quanto la realtà sia variegata perchè
    qui non c'è soltanto un mondo solo.
    Per quanto riguarda la simulazione sono rimasta molto colpita,ho provato tristezza ,sbigottimento,paura .All'inzio ho avuto paura ,mi sentivo cm fossi sola nonostante stessi in mezzo a tanta gente , istitivamente ho cercato la mano della mia compagna come per cercare un punto di riferimento .Poi però quando la professoressa ha iniziato a leggere sembrava che le parole delle poesie mi entrassero dentro ,mi penetrassero l'anima .Ogni parola veniva ad assumere un significato così profondo e mi.sembrava di capire quelle persone ,di sentire realmente ciò che.provavano :la solitudine ,la tristezza , il bisogno di essere accettati ,la paura del giudizio degli altri .Quando ho ascoltato la poesia di Gennaro mi sono sentita in colpa , chissa quante volte il mio sguardo è caduto su di loro , quante volte ho provato imbarazzo o pietà , il desiderio di aiutarli .Vorrei chiamarvi x nome adesso ,Gianni ,Gennaro,Sara; vorrei vedervi adesso con i miei occhi nuovi e dirvi che mi dispiace !!!
    Giulia Marciano
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 5 Empty LAB 5: COMMENTO RAGIONATO E COMMENTO EMOZIONALE

    Messaggio  Giulia Marciano Mer Mar 28, 2012 10:31 am


    UN INSEGNAMENTO AD OPERA D’ARTE…

    In aula ci siamo confrontati sul rapporto tra arte e disabilità. Di solito quando si pensa alla cosiddetta “OPERA D’ARTE” si tende sempre a far riferimento a ciò che è bello, a ciò che è perfetto ai nostri occhi. Tutto questo è dovuto anche al fatto che viviamo in una società dell’immagine che è basata sull’estetica del bello. Dopo la visione di diversi dipinti, sono rimasta molto colpita dal “RAGAZZO ZOPPO” di Ribera, è emblematico il contrasto tra la condizione fisica del ragazzo e il suo sorriso. Ribera ritrae dunque, un disabile sorridente può sembrare quasi un ossimoro, un sorriso rivoluzionario che vale più di mille parole. E’ degno di nota anche il contrato tra i colori, c’è un forte chiaro-scuro, all’azzurro del cielo si contrappone il marrone della terra. L’azzurro del cielo riflette la sua luce sul volto del ragazzo, rendendolo così, protagonista assoluto.


    UN’ESPERIENZA DA TOGLIERE IL FIATO

    In seguito alla simulazione svoltasi in classe ho provato un senso di vuoto, di smarrimento, mi sento debole, impotente, dopo la poesia “NON” di Rebecca sono crollata…
    La vita deve essere affermativa, deve essere affrontata con i SI, con i POSSO!!!
    Improvvisamente ho una forza inaspettata, una voglia di vivere…Cerchiamo di non vivere più di “etichette” ma diamo il giusto peso alle parole perché per la nostra superficialità, rendiamo infelice la vita di molte PERSONE disabili, si proprio PERSONE!!!
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    Messaggio  lucia schiano lomoriello Mer Mar 28, 2012 10:50 am

    L’ARTE
    La lezione seguita in aula ci ha fatto capire l’importanza dell’arte. Ancora oggi si cercano quei canali mediante il quale si può comunicare al disabile il nostro messaggio e viceversa.
    Oggi si intravede nell’arte che ,sta assumendo una propria struttura ben definita all’interno delle terapie con persone diversamente abili poiché è espressione di libertà , di personalità ,della consapevolezza e conoscenza del se. L’arte : manifestazione e rappresentazione del se emotivo, affettivo ,relazionale e cognitivo. Durante il nostro dibattito in aula abbiamo potuto notare il connubio tra la disabilità e l’attività artistica. Abbia verificato come, colui che è soggetto a limiti fisici o psichici, riesce ad esprimere con tanta forza un abilità artistica e a trasmettere emozioni così profonde, che le persone non riescono a cogliere. Un’ arte con tutte le sue forme manifeste, dalla scultura alla danza, con delle proprie tecniche che vengono appositamente utilizzate per sciogliere stati dell’essere troppo rigidi o per acquisire equilibrio o riequilibrio. Ci sono stati presentati diversi dipinti ma quello che mi ha più colpito a primo acchitto è stato quello che traeva uomini reduci della guerra .Tre militari dopo il primo conflitto mondiale che giocano a carte. Possiamo notare gli effetti che la guerra ha prodotto sul loro corpo: a partire da sinistra notiamo il primo, al quale manca il braccio destro e quello sinistro è stato sostituito da una protesi in legno;al posto della gamba sinistra si ritrova un bastone di legno nero e usa quella destra per tenere le carte; e per poter sentire i compagni è costretto a ricorrere ad un tubicino inserito nell'orecchio destro che è collegato ad un piccolo corno sul tavolo e non ha l'occhio destro. Il terzo, sulla destra, è solo un busto con una protesi di legno al posto del braccio destro; ha perso sia il naso che la mandibola,sostituita da una metallica..Il motivo per cui io abbia scelto questo quadro è, perché mi ha scombussolata, son rimasta per così dire a bocca aperta.Son rimasta pietrificata dalla realtà cruda dell’esito della guerra, e son rimasta d’altro canto stupita come questi tre militari nonostante le loro difficoltà riescono a non vederle , e a giocare come nulla fosse, come se mi dicessero “ma tu perché sei così stupita ?no sai giocare a carte?”mentre io rifletto invece sulla loro condizione fisica e mi rendo sempre più conto della mia superficialità!!!.Le cose non sono mai come le vediamo , dobbiamo andare sempre oltre l’apparenza!

    SIMULAZIONE SULLA CECITA’
    Ogni essere umano per sua natura è fornito dalla facoltà di percepire il mondo attraverso i sensi , senza il quale non riuscirebbe a comunicare. Diversi soggetti però mancano di alcuni di essi e , per loro è difficile poter esprimersi liberamente e con le piene capacità .io credo che ognuno di noi si è trovato a contatto con almeno un soggetto che abbia tali difficoltà , c’è chi ne rimane indifferente , perché il caso non è suo , o chi ne rimane colpito. Purtroppo o perché ero piccola o perché non ero a conoscenza di questi problemi , spesso mi è capitato di usare frasi infelici come volgarmente diciamo noi napoletani “o ma sei sordo”oppure quando stiamo in macchina e qualcuno non ci vede diciamo o”guarda a sto scemo , ma non ci vede” . indubbiamente queste espressioni le diciamo inconsapevolmente , ma è giusto che impariamo ad abdicarle ad escluderle dal nostro parlato quotidiano ,perché, nuocono a coloro che sono portatori di tali disturbi. Io facendomi più grande ho potuto costatare le difficoltà che può incrociare un bambino non vedente. Purtroppo ho un caso in famiglia , mio cugino Simone che per me è la mia vita, già da un mese no aveva quegli occhietti spalancai come tutti gli altri bimbi come lui. Nelle uniche occasioni che apriva a stento gli occhietti vedevamo noi familiari che il suo sguardo non seguiva le nostre gesta con le dita. I medici non se ne accorsero di nulla alla nascita , siamo stati noi familiari a spingere nostra zia da un oculista. come affermazione alle nostre tesi , l’oculista dichiarò Simone non vedente, ma però vi era una piccola probabilità di aiutarlo in minimo a vedere la luce del mondo. A pochi mesi si sottopose ad un primo intervento ossia mettergli i cristallini ad entrambi gli occhi. Ma dopo alcuni mesi ci fu la visita oculistica per verificare l’esito dell’operazione..Simone no vedeva ancora. mia zia ha chiesto un altro parere che confermarono l’errato intervento anche troppo ripentivo. Dopo atri mesi per stabilizzare le forze del piccolo il nuovo medico consiglio di utilizzare inizialmente anche dei prodotti per mantenere stabile la pressione agli occhi di cui il bimbo soffre. Successivamente Simone si è sottoposto ad atri interventi , spostamento cristallino pulizia cristallino e ad oggi a 6 anni deve ripetere inserimento dei nuovi cristallini. Ovviamente ringraziando il celo Simone riesce a vedere nel suo possibile, porta occhiali , ma non riesce a stare al sole . E’ un bambino sano normale come gli altri gioca con i cuginetti anche se quando gioca con la bici sbatte sempre contro tutto quello che gli è avanti. molti sono gli sforzi dei genitori, e la voglia di Simone. Però posso dire una cosa che ho notato è che anche se non ha la piena vista , ha da subito sviluppato altre capacità sensoriali ,è pazzesco ma riesce a sentire benissimo anche da una distanza notevole, impara molto presto le cose ed è Super Creativo. Il nostro comportamento con Simone è uguale agli altri bambini, lui non è diverso però va sempre stimolato, lo sgridiamo quando sbaglia e lo coccoliamo quando ce ne bisogno! posso dire che tra le poesie che più mi han colpita e quella di NON DI REBECCA , PERCHE’ TUTTI VIVONO
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    Messaggio  Marianna Romano Mer Mar 28, 2012 10:58 am

    1)L'opera che mi ha colpito particolarmente è "Il ragazzo zoppo".Il quadro rappresenta un giovane vestito di stracci marroni,è scalzo ed ha un bastone appoggiato sulla spalla sinistra.Ciò che sorprende è l'espressione del suo volto.Il ragazzino sorride,sembra felice,quasi spensierato nonostante la sua condizione di povertà e nonostante il fatto che sia zoppo.La diversità non è rappresentata in modo negativo,come succedeva in passato, ma in maniera positiva tanto da suscitare emozioni altrettanto positive.Sorridere nonostante gli ostacoli che la vita ci mette davanti:è questo,per me,il vero significato del quadro.


    2)Non poter vedere i colori,non poter vedere le persone in volto,non poter vedere il mare,le montagne,il sole,il cielo,gli animali,non poter vedere niente,solo nero,solo il buio totale.Quando ho messo la benda, nella mia testa passavano queste frasi.Ero turbata,un pò spaventata all'inizio, ma a mano a mano che la professoressa leggeva le poesie, mi sono rasserenata e quella benda sugli occhi non mi dava fastidio.Non sentivo,ma percepivo le parole.Entravano dall'orecchio e arrivavano dritto al cuore.Siamo troppi distratti e presi dalle mille cose delle nostra vita,ci affanniamo,corriamo avanti e indietro,siamo macchine.Dovremo fermarci un attimo,dovremo pensare,imparare a vedere il mondo con gli occhi di un bambino...vedere con il cuore piuttosto che con l'intelletto.
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    Messaggio  Flavia Cozzolino Mer Mar 28, 2012 11:35 am

    L'altro giorno in aula la lezione è stata divisa in tre momenti.

    Il primo teorico.Abbiamo approfondito il tema delle TECNOLOGIE INTEGRATIVE,intese come Potenziamento(come le protesi oragniche/chimiche).Al riguardi abbiamo parlato di NAIE YEHYA:egli intende la tecnologia come potenziamento,l'inserimwnto si dispositivi e strumenti di controllo meccanici ed elettronci nel corpo,destinate a riparare,accrescere e migliorare il nostro fisico.Di qui abbaimo trattao anche altre tematiche come l'us di sostanza anaboliche,la dieta sportiva,le sostanza dopanti.
    Inoltre si è parlato pure delle TECNOLOGIE ABILITATI(il computer e il sostegno),esse non solo fanno parte di quelle ESTENSIVE,ma anche INTEGRATIVE,bast prendere cme esempio un bambino autista o ipovednte per capire come queste integrano.
    Importantante è stata la rifessione sui termini:
    DOMOTICaA:struttura tecnologica super innovativa,ovvero lo studio di tutte quelle tecnologie atte a migliorre le qualità della vita nella casa e in generle negli ambienti antropizzati.
    DIVERSITà E DISABILITà:spesso quest'ultima viene confusa con la diversità.essi sono termini profondamente carichi di molteplici significati che meritano opportune riflessioni.

    NEL SECONDO MOMENTO:abbiamo visto la disabilità nell'arte,ed ammetto che non ci ho mai pensato prima.Non ci ho ma pensato come la disabilità potesse essere espressa nei quadri.
    Ciò he più mi ha colpito è stata,LA DONNA BARBUTA,una donna con sembianze maschili(appunto la barba),raffigurata col seno da fuori,dal quale nutre il figlio che con amore tiene tra le sue braccia.è proprio quest'immagine ad irrompere sulla scena artistica,a creare una rottura con un passato stereotipizzato.

    IL TERZO ED ULTIMO MOMENTO:è stato quello più bello,più intenso.Ci siamo ritrovati tutti bendati,avvolti in un silenzio assoluto,le uniche voci che sentivo erano quelle di RICCARDO,DI SARA,DI REBECCA,DI GENNARO,DEL BAMBINO DEK GHETT DI TERENZIN,DI GIANNI nonchè quella del mio cuore.
    La mia pelle è stata coperta da mille brividi,e subito è sceso giù un pianto,un pianto liberatorio,che mi ha fatto sentire spoglia di fronte a tutti e soprattutto di fronte alle debolezze del mondo.
    è stato bello quando improvvisamente con le mie amiche mi sono tenuta per mano...sentivo il calore,l'amore di quel contatto...a tratti sembravamo sudare...avvertivo che ognuna di noi stava provando qualcosa...qualcosa di forte.Aver cercato quel contatto,almeno per me non è stato sintmo di paura.
    A volte sono proprio io a voler stare al buio,soprattutto quando in camera mia m ritrovo da sola...Il buio mi fa pensare,immaginare,sognare...Una volta calata la notte,mi copro con le coperte fino alla testa...e inizio a SOGNARE,e quando no riesco proprio più a stare lì sotto,ritorno alla realtà,alle luci dei lampioni selle strada che entrano di riflesso dalla finestra.
    Tutto questo per dire che la mia non era paura,sono state altre le emozioni che ho provato.
    Ho capito che stare lì bendati,ha riscosso in me un livello di attenzione molto alto,i miei battiti erano a mille,in quel momento era avvolta in un mondo tutto mio,"tutto nostro",e non nego che mi è dispiaciuto che sia durato pochi minuti.
    Alla fine mi sono posta una domanda,ed è la stessa che pongo a voi:NOI CI CREDIAMO FORTUNATI,FORTI E GUARDIAMO"L'ALTRO"CON COMPASSIONE,CON PENA,MA SIAMO SICURI DI ESSERE COSì FORTI???QUANTE SONO LE EMOZIONI CHE ABBIAMO PROVATO IN QUESTA SIMULAZIONE???LE AVETE MAI PROVATE PRIMA?AVETE MAI ASCOLTATO LE PAROLE DI UN INSEGNANTE CON COSì TANTA ATTENZIONE?AVETE MAI CERCATO,IN QUEL MODO,LE MANI DI UN AMICO?MOLTE HANNO SCRITTO:IN QUEL MOMENTO HO AVUTO PAURA DEL BUIO,MI SONO SENTITA DISORiENTATA E ALTRE COSE SIMILI,E ALLORA CHI è REALMENTE FORTE?NOI CHE SAPEVAMO CHE DOPO POCHI MINUTI I NOSTRI OCCHI SI FOSSERO APERTI,O CHI CON IL BUIO CI VIVE OGNI GIORNO E RIESCE AD ANDARE AVENTI E AD AMARE I COLORI DELLA VITA,NONOSTANTE TUTTO,CREDENDO NELLE EMOZIONI DEL PROPRIO CUORE?LO STESSO CUORE CHE CI HA RESO COSì EMOZIONATE E FELICI IN QUEI MINUTI.

    Marta Iannaccone
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    Messaggio  Marta Iannaccone Mer Mar 28, 2012 11:48 am

    L'ultima lezione per me ha significato tanto.è stata una lezione davvero emozionante.Voglio premettere che in genere chiudo spesso gli occhi,nel senso che quando voglio concentrarmi su qualcosa come ad esempio ascoltare della musica classica chiudo gli occhi per concentrarmi e per fissare la mia attenzione sulle mie emozioni,però essere in un'aula e trovarmi bendata è stato particolare.Ho provato una sensazione tra l'ansia e il timore che potesse succedere qualcosa intorno a me,ma alla fine sono riuscita a rilassarmi proprio per il fatto di essere ''obbligata'' a non guardarmi intorno e quindi a concentrarmi solo sulle parole di quelle poesie meravigliose e piene di emozioni.La poesia che più mi ha commossa è stata la terza,quella di Rebecca ''Non''.Mi ha colpito perchè nelle sue parole sembra essere dipinto il percorso della sua vita.Questa ragazza afferma di non poter fare le cose che fanno i cosiddetti normodotati,ma c'è un cambiamento,all'inizio vedo speranza perchè dice di VIVERE,SOGNARE...man mano però le cose cambiano fino ad arrivare alla fine dove afferma che NON sogna e che vive...si ma SOLA.Mi sono immaginata il percorso della sua vita,all'inizio forte,con la voglia di combattere e di affermarsi e man mano la perdita di un pò di quella forza,un momento di sconforto per le esperienze di vita vissuta da sola,non essendo capita da chi le vive intorno.Da bendata mi sono sentita più ''protetta'' nel mostrare le mie emozioni senza pensare a chi magari poteva vedere che piangevo,insomma senza essere vista mi sentivo più libera di lasciar andare il flusso delle mie emozioni.

    A proposito dei quadri,anche quella è stata una nuova esperienza.Non avevo mai pensato alla disabilità nell'arte ed il quadro che mi è piaciuto di più è stato quello del ''ragazzo zoppo'' di Ribera perchè ha lanciato un messaggio forte e cioè che anche le persone con una qualche disabilità possono avere il sorriso e la felicità di vivere perchè,ricordando sempre la frase che sentimmo alla lezione sulla Atzori,i limiti sono in chi ci guarda,siamo NOI a guardare i disabili sempre con quell'atteggiamento di tristezza e pietismo ma i limiti che noi vediamo non sono i limiti effettivi che quelle persone sentono di avere,possono essere felici vivendo in modo alternativo e non per forza ''DIVERSO'' nell'accezione che diamo più spesso a questa parola e cioè DIVERSO=NEGATIVO.
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    Stefania Tufano


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    Messaggio  Stefania Tufano Mer Mar 28, 2012 12:21 pm

    Questa lezione come le altre è stata molto significativa... Il quadro che mi ha colpito di più è stato quello del ragazzo zoppo di Ribera, nonostante la sua condizione di disagiata, il suo volto è sorridente, è forte di fronte le difficoltà della vita, la forza d'animo supera qualsiasi "HANDICAP".
    Simulazione:
    Forse le parole in questo momento servono poco, non saprebbero esprimere veramente ciò che ho provato nel momento in cui i miei occhi sono stati bendati, per un attimo ho avuto molta paura, mi sentivo smarrita, è come se ad un tràtto tutti i riflettori fossero puntati su di me.. Quando la professoressa ha iniziato a leggere, le parole di quelle poesie, di colpo sono entrate dentro di me...ascoltando quelle parole così forti, tristi per un attimo mi è mancata l'aria, sentivo il bisogno di togliere la benda dagli occhi, non cela facevo più,per tranquillizzarmi ho preso la mano della mia amica per sentire che non ero sola. Mi sono sentita così piccola, impotente di fronte a quelle parole, mi sentivo inutile, tutta la giornata non ho fatto altro che pensare alla lezione, è come se quelle parole rimbombassero ancora nella mia mente, avevo un peso addosso così grande, eh si un peso perché il ho tutto e lo stesso mi lamento che vorrei di più, non pensando che la bellezza delle cose risiede nelle piccole cose, a che il guardare un semplice tramonto mi dovrebbe far capire la fortuna che ho, cosa che i non vedenti purtroppo non potranno mai avere... Ringrazio la professoressa per queste bellissime lezioni che mi danno emozioni sempre nuove...
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    Stefania Tufano


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    Messaggio  Stefania Tufano Mer Mar 28, 2012 12:26 pm

    Stefania Tufano ha scritto:Questa lezione come le altre è stata molto significativa... Il quadro che mi ha colpito di più è stato quello del ragazzo zoppo di Ribera, nonostante la sua condizione disagiata, il suo volto è sorridente, è forte di fronte le difficoltà della vita, la forza d'animo supera qualsiasi "HANDICAP".
    Simulazione:
    Forse le parole in questo momento servono poco, non saprebbero esprimere veramente ciò che ho provato nel momento in cui i miei occhi sono stati bendati, per un attimo ho avuto molta paura, mi sentivo smarrita, è come se ad un tràtto tutti i riflettori fossero puntati su di me.. Quando la professoressa ha iniziato a leggere, le parole di quelle poesie, di colpo sono entrate dentro di me...ascoltando quelle parole così forti, tristi per un attimo mi è mancata l'aria, sentivo il bisogno di togliere la benda dagli occhi, non ce la facevo più,per tranquillizzarmi ho preso la mano della mia amica per sentire che non ero sola. Mi sono sentita così piccola, impotente di fronte a quelle parole, mi sentivo inutile, tutta la giornata non ho fatto altro che pensare alla lezione, è come se quelle parole rimbombassero ancora nella mia mente, avevo un peso addosso così grande, eh si un peso perché il ho tutto e lo stesso mi lamento che vorrei di più, non pensando che la bellezza delle cose risiede nelle piccole cose, anche il guardare un semplice tramonto mi dovrebbe far capire la fortuna che ho, cosa che i non vedenti purtroppo non potranno mai avere... Ringrazio la professoressa per queste bellissime lezioni che mi danno emozioni sempre nuove...
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    Messaggio  Danila Cacciapuoti Mer Mar 28, 2012 2:40 pm

    Esercizio 1. Commento ragionato.
    L’arte: attività umana rivolta a creare con mezzi diversi (parole,suoni,colori,forme,immagini) opere dotate di valore estetico.
    (Fonte:Dizionario)

    Nel senso comune si pensa all’arte come qualcosa legato alla tradizione del “bello” : al David di Michelangelo, alla Venere di Botticelli.
    Qualcosa che però non sempre corrisponde al reale. Canoni di bellezza troppo serrati che si allontanano spesso da quella che è la realtà. Ognuno ha una particolarità fisica che rende diversi gli uni dagli altri.
    E nelle opere d’arte che abbiamo visto in aula, abbiamo potuto osservare delle opere che ritraevano persone comuni con le loro diversità.
    Uomini che hanno partecipato alla guerra e che portano i segni di quell’esperienza sulla propria pelle:
    - Giocatori di skat di Otto Dix : soldati reduci del primo conflitto mondiale che giocano a carte.

    Una donna che nella sua vita ha avuto problemi con l’alcol e con le droghe che le hanno in seguito provocato la morte:
    - La ballerina Anita Berber di Otto Dix che la rappresenta vestita di rosso.

    O ancora un ragazzetto vestito di rosso a piedi scalzi con un “bastone da passeggio” tra le mani:
    - L’opera di Ribera. Lo storpio
    Questa è l’opera che mi ha colpita di più perché il volto di questo ragazzino sorridente lascia un senso di tenerezza. Sembra che i suoi piedi siano gonfi, ma nonostante non riesca a camminare senza l’aiuto di quel bastone, lascia trasparire un senso di gioia o forse semplicemente di ingenuità di cui sono dotati i bambini.

    Abbiamo anche visto la Venere di Willendorf, una statuina che rappresenta una donna con enormi seni e fianchi larghi. Questa è un classico esempio di come i canoni di bellezza nel tempo cambiano. E in riferimento anche alla poesia n*6 abbiamo il coraggio di ammettere le novità. Quella che è oggi la nostra idea di bello o di normalità, è una novità per il passato.


    Esercizio 2. Commento emozionale.

    Mettendo la benda sugli occhi ho provato da subito una sensazione strana, non so se si trattasse di ansia o di panico, dovevo ascoltare la voce della prof e fidarmi di quello che succedeva intorno a me. Sì,FIDARMI perchè per un attimo tutto quello che fino a quel momento avevo sotto controllo non esisteva più. Esisteva un voce che mi leggeva delle poesie e mi lasciava immergere in un “mondo particolare”.
    Mi sono concentrata particolarmente ad ascoltare le poesie e sembrava quasi che quelle persone stessero lì sedute con noi e mi raccontassero la loro esperienza di vita fatta di sogni e speranze.
    Chiamatemi per nome. (…)
    Forse usate chiamare gli altri:
    “portatore di occhi castani” (…)
    o ancora: “miope” oppure “presbite”?
    Per favore abbiate il coraggio della novità.
    Abbiate occhi nuovi per scoprire che,
    prima di tutto,
    io “sono”.


    Credo che queste lezioni insegnino ad ognuno di noi ad avere il coraggio di cui parla la poesia. Smile

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    Emilia De Blasio89


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    Messaggio  Emilia De Blasio89 Mer Mar 28, 2012 2:55 pm

    Durante la parte laboratoriale della lezione,bendata ed attenta alla lettura delle poesie mi sono sentita come intrappolata in un mondo buio,scuro,fatto solo di occhi pronti giudicarti a guardarti senza mai vedere.Forse una parte di me ha provato ciò che queste persone sentono ogni volta che sono tra la gente...Ho provato le loro paure,le loro insicurezze dettate prima dallo loro condizione e poi dalla gente che si limita al solo guardare.Come citato in una delle poesie SI DOVREBBE GUARDARE CON OCCHI NUOVI ED ACCETTARE LA NOVITà.
    La lezione ha trattato l'argomento di arte e disabilità io personalmente ammetto di non aver mai fatto caso ad opere d'arte riguardanti la disabilità e tra tutte quella che più mi ha colpito è stata RIBERA-RAGAZZO ZOPPO,un ragazzo pur essendo zopo nel ritratto in cui ciò che domina non è la sua disabilità ma il suo sorriso e credo che questo lasci un po pensare a ciò che la vita di bello ci ha dato e non ha ciò che ci ha tolto.
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    Messaggio  Valentina Paolillo Mer Mar 28, 2012 3:00 pm

    Uno degli argomenti pricipali di questa lezione è stato quello basato sul rapporto tra arte e disabilità.Non avevo mai visto dipinti del genere..proprio perchè quando penso a un dipinto mi viene subito in mente l'idea del bello,della perfezione.Quindi questa visione è stata per me l'ennesima sorpresa e motrice di riflessione.Il quadro che ha catturato di più la mia attenzione è stato quello di Ribera "ragazzo zoppo":come testimonia il titolo,il dipinto rappresenta un ragazzo zoppo.La caratteristica che però colpisce è il sorriso di questo ragazzo..Il messaggio che manda probabilmente questo dipinto è quello di sorridere sempre..che bisogna sorridere nonastente le avversità,nonostante gli ostacoli,i pericoli.
    L'altro argomento trattato è stato quello della cecità,ma non in maniera discorsiva ma attraverso un esperienza pratica.In pratica ci siamo bendate per alcuni minuti e abbiamo ascoltato delle poesie lette dalla professoressa in totale silenzio.Parlare delle mie emozioni provate in quei pochi minuti è un pò difficile..sono state delle emozioni troppo forti che non avevo mai provato..sicuramente un forte senso di smarrimento e disorientamento e tanta ansia..Io sono una persone che deve sempre tenere tutto sotto controllo e trovarmi difronte al buio e al silenzio mi ha spaventata..Io penao che la vista sia uno dei sensi più importanti e non averlo penso che sia una grande mancanza.Una grande emozione l'ho provata anche ascoltando le poesie e in particolare la poesia intitolata "chiamatemi per nome" di Gianni Scopelliti.Mi sono rimaste impresse queste parole:"Non voglio più essere conosciuta per ciò che non ho
    ma per quello che sono:una persona come tante altre".Si,perchè come ho affermato anche in altri commenti i disabili non sono diversi..Io li ammiro,ammiro la grande forza di volontà di affrontare la vita,di avere un sorriso anche dove dovrebbe esserci una lacrima..LORO possiedono una grande ricchezza interiore che spesso io penso di non avere..Tanti pianti o lamentele inutili su argomenti futili,tante preoccupazioni sull'essere grassa o meno o se il mio vestito è adeguato o meno..Questa esperienza mi ha portato a capire insieme alle altre già fatte durante queste lezioni,che dobbiamo apprezzare le cose che Dio ci ha regalato..si,perchè io considero un regalo tutto quello che ho..Tante volte ho pensato "perchè io ho questa cosa e un'altro no?" ma putroppo non trovo una risposta e posso solo ritenermi fortunata.
    Devo dire che dopo questa lezione ho incominciato a notare tante piccole cose,anche del paesaggio circostante..cose come colori,fiori che prima non avevo mai notato..Smile














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