Ho scelto il capitolo Ben-essere nella disabilità perchè credo che la felicità e il benessere siano concetti di cui l'uomo è sempre alla ricerca. Essere alla ricerca della propria felicità... Non è così facile come sembra... Credo anche sia molto difficile riuscire a trovare una giusta definizione per poterli spiegare. La felicità è di tutti, e quindi anche persone come disabili devono avere il diritto di sentirsi felici !!!
Recentemente le scienze sociali hanno iniziato a studiare in modo sistematico il concetto di felicità. Con lo studioso di psicologia sociale Myers, la psicologia è stata tradizionalmente una professione curativa che si è focalizzata sul cercare di alleviare malattie mentali, patologie e malfunzionamenti. Alcuni studiosi delle scienze sociali come Seligman, ritengono che studiare e approfondire la conoscenza delle emozioni positive sia un obiettivo superficiale rispetto alla necessità di comprendere la sofferenza umana, e che esiste un ordine di importanza relativamente alle questioni che gli psicologi dovrebbero affrontare. Maslow con la sua Gerarchia Dei Bisogni stabilisce che il più alto grado di bisogni come l'autostima e l'attualizzazione sono condizionati dalla soddisfazione dei bisogni di ordine più basso come la sopravvivenza, la sicurezza e l'appartenenza. I bisogni di ordine inferiore nella gerarchia dovrebbero avere la precedenza sui bisogni di ordine superiore.
La Psicologia Positiva ha tentato di indirizzare la psicologia verso gli aspetti dell'esperienza umana e delle situazioni che sono fonte di felicità per gli individui. Rispondere alla domanda Cos'è la felicità?....non è semplice! Il concetto di felicità compare in ogni cultura. Molte lingue distinguono tra qualcosa di immediato, come la gioia o il piacere, e qualcosa di più durevole e significativo come la soddisfazione l'appagamento. Bisogna prestare attenzione al fatto che mentre può esserci molta gioia in uno stato di felicità, non si deve essere sempre gioiosi perchè lo stato più duraturo si possa considerare uno stato felice.
EUDAIMONIA originariamente deriva da BUON DEMONE, la felicità era avere un buon demone, una buona sorte. La felicità è quindi strettamente legata alla fortuna. Con Socrate, Platone e Aristotele la parola eudimonia assume nuove significati, e si inizia ad affermare che l'uomo con le sue scelte e con la sua libertà può diventare felice anche contro la sorte.
Pertanto essere felici non sempre costituisce uno stato assoluto, ma include un implicita comparazione con un aspettativa o con ciò che altri possiedono. La felicità infatti è connessa al portare a compimento l'intera vita, non con il piacere che si prova nell'attimo fuggente.
Molti usi del termine felicità possono essere classificati in uno dei tre sensi che ne comprendono un numero crescente. Il senso più immediato e diretto di felicità implica un emozione o una sensazione, come gioia o piacere. La sensazione è provocata dal raggiungimento di uno stato desiderato. Nettle definisce questo senso di felicità, Felicità di primo livello. Quando le persone affermano di essere felici della loro vita, di solito non intendono dire che sono letteralmente pieni di gioia o che provano piacere per tutto il tempo. Esse intendono dire che dopo aver riflettuto sul bilancio tra piaceri e dolori, tra emozioni positive e negative, percepiscono che nel lungo termine hanno sperimentato più piacere positivi che negativi. Questa felicità non riguarda tanto le sensazione, ma i giudizi sul bilancio delle sensazioni,soddisfazione per la propria vita. I suoi sinonimi sono termini come appagamento e soddisfazione. Questa viene così definita Felicità di secondo livello. E' una forma di felicità che comprende anche i processi cognitivi più complessi come il paragone con possibili risultati alternativi. Esiste poi un senso di felicità ancora più ampio. L'ideale aristotelico del vivere bene, infatti l'eudaimonia, viene spesso tradotto con felicità. Per edaimonia si intende quindi una vita in cui la persona prospera o realizza le proprie vere potenzialità. Si arriva così alla Felicità di terzo livello.
La psicologa Carol Ryff ha sostenuto che il ben-essere umano coinvolge un insieme di elementi più ampio della semplice felicità di secondo livello. Questo insieme comprende crescita personale, finalità, padronanza del proprio ambiente e franchezza con se stessi, così come gli elementi di piacere e di assenza di dolore. Le componenti più ampie del concetto di ben-essere psicologico espresso dalla Ryff tendono ad essere correlate con una felicità più ristretta, ma le correlazioni sono deboli, il che significa che si possono trovare individui dotati di un alto livello di ben-essere psicologico, ma con poca felicità di secondo livello e viceversa.
L'organizzazione mondiale della sanità, OMS ha indicato la promozione della salute come l'obiettivo principale della medicina, e ha definito la salute come una condizione di ben-essere fisico, psicologico e sociale. La psicologia positiva invece si chiede che cosa permetta alle persone di fare bene, essere felici e soddisfatti. Seligman ha proposto diverse strade che conducono alla felicità. Primo, una persona può avere emozioni positive circa il passato, come la soddisfazione e emozioni positive circa il futuro, come la speranza e l'ottimismo. Queste possono essere aumentate attraverso tecniche che sollecitano la gratitudine, la comprensione o che mettono in discussione i pensieri negativi. Seligman e Peterson hanno affermato inoltre che la felicità è anche individuare talenti personali e forze. Insieme hanno condotto una rassegna di religioni, culture e filosofie per proporre una serie di 6 virtù e 24 forze:
- GIUDIZIO e CONOSCENZA (curiosità,amore per l'apprendimento,giudizio,ingenuità,intelligenza sociale,prospettiva)
- CORAGGIO (integrità,valore,perseveranza)
- UMANITA' (gentilezza,amare ed essere amato)
- GIUSTIZIA (cittadinanza,equità,leadership)
- TEMPERANZA (auto-regolazione,prudenza,umiltà)
- TRASCENDENZA (apprezzamento della bellezza,gratitudine,speranza,spiritualità).
La buona vita quindi consiste nell'usare le proprie forze in modo proficuo nel lavoro, nelle relazioni e nel tempo libero.
Esiste poi un altra forma di felicità caratterizzata dal concetto di FLUSSO sviluppato da Csikzentmihalyi. Il concetto di flusso comprende quei momenti in cui siamo concentrati su compiti stimolanti che mettono alla prova le nostre abilità, abbiamo senso del controllo, emozioni limitate, e perdiamo traccia del tempo. A seconda delle proprie forze le persone possono essere nel flusso quando leggono un libro, scrivono, guardano un tramonto, corrono, cantano. Il flusso è contrassegnato da una mancanza di emozioni positive, le persone sono così assorbite nell'attività, che perdono la consapevolezza. Anche dopo l'azione essi possono crogiolarsi in effetti positivi come orgoglio, contentezza e rilassamento.
Gli esseri umani cercano continuamente di attribuire senso e significato agli eventi, ai comportamenti, alle intenzioni sociali, e secondo lo studioso Ghedin, noi in quanto esseri viventi tendiamo alla complessità da un punto di vista biologico, psicologico e sociale. Infatti l'individuo nasce con un corredo genetico e nel corso della vita costruisce il suo corredo culturale attraverso l'acquisizione di informazioni dall'ambiente esterno.
La teoria dell' Equilibrio Dinamico afferma che nonostante i cambiamenti nelle circostanze di vita dell'individuo, i livelli di felicità rimangono costanti nel corso del tempo. L'equilibrio dinamico si verifica in riferimento alla tendenza umana di adattarsi rapidamente ai cambiamenti dell'ambiente. Questo processo di adattamento è chiamato " controllo omeostatico ".
Lo studio del ben-essere e della felicità sono parte della storia naturale degli esseri umani e pertanto meritano una giusta attenzione scientifica. Ma il ben-essere è di tutti, è importante quindi promuovere il ben-essere per le persone disabili.
Le persone che vivono una condizione di disabilità sono capaci di provare ben-essere?
E' possibile che le persone con disabilità anche gravi provino sentimenti quali felicità, gioia, ottimismo per la vita?
Non molto tempo fa molti bambini e adulti con disabilità venivano assistiti con finalità caritatevoli. In parte queste istituzioni sono cresciute dagli sforzi di Edouard Seguin, un medico francese che nel 1800 guidò la prima scuola per bambini disabili. Seguin affermava che i bambini con disabilità potessero essere educati quindi assumere il loro giusto ruolo nella società. Il suo modello formativo di scuola si diffuse rapidamente, ma nel corso del tempo alcune scuole cambiarono drasticamente il loro obiettivo. Invece di favorire il ritorno delle persone nella società, le istituzioni divennero posto per tenere le persone lontane da una società meno indulgente e accettante. Molte istituzioni erano geograficamente isolate e questo favorì la segregazione, il sovraffollamento e l'abbandono. In seguito il concetto di " normalizzazione " divenne ampiamente condiviso dalle famiglie e dai sostenitori, conducendo a politiche che integravano le persone con disabilità nella società.
Si cerca quindi di promuovere il benessere delle persone disabili considerandolo una dimensione determinata dalla capacità di autonomia. Nella determinazione dello stato di ben-essere di una persona l'aspetto relazionale risulta strategico soprattutto in rapporto al modo con cui si guarda alla vita. Quest' approccio afferma l'importanza di considerare il bene-essere non come uno stato individuale, ma come un progetto dinamico da condividere con gli altri. Più che una condizione stabile il ben-essere rappresenta una costruzione variabile fatta di tappe intermedie. In quest'ottica anche gli avvenimenti negativi vanno accolti cercando di trovare l'aspetto positivo che ciascun evento reca in noi stessi. L'obiettivo non è solo quello di far si che queste persone siano in grado di mangiare, vestirsi, lavarsi, ma soprattutto che possano attingere alle loro potenzialità e capacità di scelta per vivere la vita che essi scelgono di vivere. Come afferma il Prof. M. L. Iavarone il ben-essere non può essere assimilato a una generale condizione di ben-essere fisico o economico, ma va definito come uno stato complesso, in quanto multicomponenziale, multidirezionale e multidimensionale. Egli inoltre ci dice che la pedagogia, in particolare la pedagogia speciale ha a cuore il ben-essere e la qualità della vita del soggetto, occupandosi della sua istruzione ma anche della sua educazione, tutelando la sua salute e il suo sviluppo non solo fisico ma anche psicosociale.
Cosa significa per un disabile avere una buona qualità della vita?
La buona qualità della vita è lo stesso che essere felici?
Recentemente un team internazionale di esperti ha identificato alcune dimensioni chiavi della qualità della vita: ben-essere emozionale, relazioni interpersonali, ben-essere materiale, ben-essere fisico, autodeterminazione, inclusione sociale e diritti. Di queste dimensioni il ben-essere emozionale sembra quello più vicino alla felicità.
I ricercatori di Psicologia Positiva si sono focalizzati sull'alleviare i problemi in persone con disabilità, e non nel promuovere stati positivi. In confronto con la popolazione generale, le persone con ritardo mentale sono a più alto rischio di psicopatologia o doppia diagnosi (ritardo mentale e disordini psichiatrici). Le persone con ritardo mentale sono vulnerabili agli stessi disordini dell'umore, malattie psichiatriche e difficoltà di adattamento incontrate dalla popolazione generale. La ricerca si è focalizzata sui modi di identificare e migliorare i comportamenti negativi e i sintomi. Queste analisi necessitano di essere condotte insieme all'indagine sul ben-essere delle persone con ritardo mentale, a come essi possano provare sentimenti di speranza, gratitudine e felicità. Forse la promozione di questi stati positivi potrebbe aiutare le persone con disabilità ad affrontare con maggiore consapevolezza le situazioni della vita di ogni giorno. E' stata inoltre effettuata la ricerca sulle famiglie di bambini con ritardo mentale. Alla nascita di un figlio sono connesse profonde aspettative di gratificazione personale e sociale. Quando invece di un bambino " sano " , nasce un figlio con disabilità il fatto si trasforma in un evento angosciante e luttuoso. Le madri passano anche attraverso diversi stadi: shock, disorganizzazione emotiva, poi riorganizzazione, dopo di che si adattano al trauma di avere un bambino con disabilità. Lo studioso Mullins ha condotto un analisi di circa 60 libri scritti da genitori di figli disabili, e ha messo in evidenza la presenza di stress emotivo, ma ha anche concluso che per la maggior parte degli autori, la disabilità dei loro figli ha aggiunto qualcosa alle loro vite rendendole più ricche di significato.
L'immagine pubblica generale delle persone con disabilità è che esse abbiano una bassa qualità della vita. Esiste consenso generale che la loro qualità della vita debba essere migliorata, infatti in molti paesi hanno adottato questa visione attraverso pratiche ufficiali. L'obiettivo politico quindi è quello di NORMALIZZARE le vite delle persone con disabilità.
Sono stati inoltre condotti studi che hanno portato a risultati sorprendenti. Infatti non sono state riscontrate differenze tra 190 persone disabili e 195 persone normodotate sulle valutazioni della soddisfazione di vita, frustrazione e umore.
Riguardo quindi al concetto di ben-essere nella disabilità ho ritenuto opportuno inserire il laboratorio " DOMOTICA ", in quanto è una delle principali tecnologie, se non l'unica a migliorare la vita di una persona disabile, e a dare loro la possibilità di essere FELICI !!!
Ancora una volta durante la lezione ho imparato un argomento nuovo, la Domotica. Sapevo della sua esistenza come tecnologia in generale, ma non sapevo che questo fosse il suo termine esatto. Ho imparato a conoscere la domotica soprattutto grazie al programma EXTREME MAKEOVER HOME EDITION. Lo seguo da anni e ogni caso è sempre emozionante,e mi lascia senza parole. Vedere persone,famiglie distrutte da fenomeni naturali, soffrire per un lutto di un figlio, un marito, o vedere persone disabili che ritornano ad essere felici, ti fa capire quali sono i veri valori della vita. Pochi giorni fa in una puntata del programma è stata aiutata una famiglia con 5 figli affetti da autismo. Grazie a tutti quei lavoratori quei bambini potranno imparare cose nuove,potranno crescere serenamente, ma soprattutto migliorare, e magari un giorno dire freni alla loro malattia. Non credo che in Italia ci siano attrezzature così sviluppate..ma se ci fossero sarebbe una benedizione! Credo che in un modo o nell'altro si ritorni sempre allo stesso discorso..della tecnologia e dei suoi interessi primari, ma anche di costi. Queste famiglie americane hanno avuto la fortuna di essere aiutate a crescere i propri figli in condizioni migliori..ma in tutto il mondo ci sono famiglie che non hanno la possibilità economica per acquistare queste tecnologie..e allora come possiamo permetterci di credere che la vita di un bambino o di un disabile possa migliorare ?
" UNA DISABILITA' PUO' IMPEDIRE AD UNA PERSONA DI " FARE QUALCOSA "...
MA NON DI " FARE TUTTO ".
E QUESTO CI RENDE TUTTI UGUALI SE CONSIDERIAMO CHE OGNUNO DI NOI
NON SARA' MAI CAPACE DI " FARE TUTTO "...