Pedagogia della disabilità 2012

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Pedagogia della disabilità 2012

Pedagogia della disabilità (2012)- Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti


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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 7 Empty confronto tra arte e disabilità

    Messaggio  Maria Grazia Zingone Gio Mar 29, 2012 1:48 pm

    Tra i tutti i dipinti che ho visto in aula a lezione,mi hanno colpito in particolare due,il primo quello della ballerina Anita Beber, il secondo quello della venere di willerdorf .Iniziamo ad analizzare il primo:
    _La ballerina Anita Beber, è stata una ballerina, attrice e scrittrice tedesca, ritratta da Otto Dix.Viene ritratta dal pittore con un pesante trucco,sottolineando così le sue labbra sottili e i suoi occhi;viene ritratta con il colore rosso,colore della femminilità e della passione. E’ una delle prime ballerine a danzare nuda nella Germania di Weimar,diventando celebre per il fatto che essa è scandalosa,ambigua, e per il suo uso di droghe. Questo quadro,mi ha colpito molto perché nonostante la donna sia ritratta truccata con un bel abito rosso,ella appare triste e malata.Mi ha dato l’impressione che usasse una maschera che nascondesse tutto il suo stato d’animo.
    -La venere di Willerdolf.Questo quadro già lo vidi tempo fa alle superiori,e mi colpì molto proprio perché l’immagine è diversa dalle immagini e scultore di cui siamo soliti vedere .Essa raffigura il corpo di una donna deforme,diversa da quella che noi conosciamo.Nell’immagine si evince la figura di questa donna obesa,dove si vedono ben delineate le forme,che rimandano al tema della fertilità.La struttura appare nella sua semplicità.Il tema dell’obesità,è un tema ancora oggi fortemente esistente nella nostra società.Dal quadro si evince che la venere è una donna che non rappresenta nessuna bellezza estetica,ma secondo me la bellezza ce l’ha dentro di sé .
    Oggi a lezione la professoressa ci ha fatto bendare gli occhi proprio per farci provare ciò che provano i non vedenti.La prima cosa che ho notato subito appena mi sono tolta il foulard è tristezza,mi sono sentita davvero fortunata ad aver avuto forse il dono piu grande quello della vista.Ho provato in quei pochi minuti che avevo gli occhi bendati paura,disagio .
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    Messaggio  frascogna domenica Gio Mar 29, 2012 1:57 pm

    la lezione della cecità è stata molto importante e istruttiva. bendarmi e provare quella sensazione è stata bruttissima mi sono sentita male mi sentivo un vuoto che mi circondava la frase "Il mio precario equilibrio mi tiene in bilico mi costringe a cercare un appiglio" di Gennaro Morra mi fa pesare come anch io in quel m,omento cercavo un appiglio nella compagna accanto che non conoscevo. oggi posso dire che mi ritengo fortunata siccome sono una persona che si lamenta spesso come tutti gli esseri umani chi non si accettano mai per come sono per l aspetto fisico e per tante altre cose. siccome sono molto credente spero che il signore dia tanta forza a queste persona di andare sempre avanti
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    Messaggio  rosa corbo Gio Mar 29, 2012 2:39 pm

    Questa lezione, a dir la verità, mi ha toccato molto nel cuore.
    Innanzitutto non pensavo minimamente che arte e disabilità si potessero esprimere contemporaneamente. In aula la prof. ci ha fatto vedere dei dipinti ma quello che mi ha colpito di più è stato il ritratto di Otto Dix "Anita Berber" : una donna con un vestito rosso fuoco affetta da anoressia. Il colore rosso che mette in primo piano questa donna malata quasi come se ci volesse aggredire fisicamente con la sua potenza sessuale.
    Ma ciò che mi ha colpito di più è stato l'esperimento con la benda agli occhi.
    Premetto che io ho paura del buio, ho paura perchè non riesco a vedere ciò che mi circonda, e quindi mettere una benda agli occhi diciamo che per me è stata una prova ma dovevo farlo, dovevo capire qualcosa, dovevo affrontare questa paura.
    D'improvviso un silenzio percorreva l'immensa aula ed ecco la voce della prof che inizia a leggere delle poesie. Non erano semplici poesie, erano poesie delle persone disabili, poesie in cui quelle persone esprimevano ciò che vivevano. Ed io cher ero seduta su quel palco, con la benda, dentro di me si è scatenato qualcosa.Dentro di me c'era quella voce che mi assaliva, e ad un tratto ho pensato quali fossero le cose più importanti della vita. La poesia che mi ha colpito è stat "NON".... non scrivo, non parlo, non cammino... ma sogno... queste persone sognano !! ed io di cosa mi preoccupo ?? mi preoccupo se ho i capelli fatti bene, se il trucco non è sbavato sotto gli occhi, se il pantalone che porto è firmato o meno... ma se non avessi mani, occhi, cosa farei della mia vita ????? Mi sono sentita indifesa, quasi in colpa infatti ad un certo punto mentre la prof continuava a leggere quelle poesie volevo togliermi quella benda dagli occhi per ritornare alla mia realtà, ma ho fatto di tutto per vivere ed immedesimarmi nel loro mondo, nella loro vita.
    Come già detto prima, questo corso mi sta toccando molto , non mi è mai successo di emozionarmi, anche dai commenti espost dalle mie colleghe, durante un corso.
    Da quel giorno qualcosa è cambiato dentro di me, sto iniziando ad apprezzare piccole cose che prima passavano in secondo piano..!!!!
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    Messaggio  roberta silvestro Gio Mar 29, 2012 3:28 pm

    1)Ho scoperto solo in aula che esistono ritratti che trattano della disabilità e ciò mi ha fatto pensare quanto questo tema sia importante già da molti anni.Sono rimasta colpita da "la donna barbuta" di Ribera in quanto essendo un'opera del 1631 è molto attuale.Osservandola vedo una donna diversa da come veniva rappresentata normalmente ovvero quest'ultima ha un viso da uomo, come se fosse un "mostro umano".Mi colpisce la tranquillità con la quale il pittore la disegna è come se lei si fosse rassegnata e accetta il suo corpo così com'è.
    2)L'esperienza dell'essere stati bendati in aula è stata eccezionale,non avrei mai immaginato di provare le emozioni che ho sentito.Essere bendati ha significato ascoltare le parole,non solo sentirle,senza alcuna distrazione.Ad un tratto l'udito è diventato l'unico modo x poter partecipare alla letture di quelle fantastiche poesie scritte da disabili,non sono stata distratta dalla vista che è un mezzo potentissimo di non concentrazione.Mi sono sentita libera di muovermi e di comportarmi poichè il non vedere i visi degli altri ha significato non essere influenzata.In quei momenti mi sono resa conto di quanto sono fortunata e di quanto non osservo ciò che ho intorno, e che megari un non vedente lo percepisce molto più di me.
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    Messaggio  carmela clemente Gio Mar 29, 2012 4:06 pm

    In questa lezione ho avuto l’opportunità di scoprire che la disabilità è stata affrontata anche nell’arte. È stata per me un’occasione nuova proprio perché prima di partecipare a questo corso non me ne ero mai accorta anzi non ci avevo mai pensato(questo mi fa riflettere a quante cose non dia importanza). Abbiamo visto vari dipinti e quello che ha suscitato in me maggiore interesse è stato “ragazzo zoppo”di Ribera. In questo dipinto possiamo osservare che il bambino nonostante sia zoppo sorride ed è proprio questo sorriso a rendere illuminante il quadro. L immagine dipinta infatti è ben lontana dal mendicante disperato a causa della sua condizione.,ma abbiamo un ragazzo che nonostante ha bisogno di un bastone per camminare è FELICE. Dopo la visione dei quadri siamo passati a fare il laboratorio il quale è stato davvero un’esperienza che mi ha lasciato un segno. La docente infatti ci ha fatto bendare con un foulard e ci ha letto una serie di poesie. in quel momento non avendo la possibilità di leggere le poesie in quanto viviamo in una società molto visiva ho dato molta importanza alla voce che leggeva. La poesia che mi ha colpito di più è stata l’ultima in cui l autore sottolinea il suo desiderio di essere chiamato per nome poiché anche lui è una persona come tutte le altre infatti ha un volto delle mani dei pensieri e dei sogni da realizzare Chiamare per nome una persona per me è estremamente importante in quanto ogni nome per me conferisce “dignità ed esistenza”alla persona stessa.
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    Messaggio  Stefania Scafati Gio Mar 29, 2012 4:32 pm

    In questa lezione abbiamo trattato le tecnologie di potenziamento e abilitative, per poi passare al tema dell’arte/disabilità.
    Abbiamo osservato diverse opere di diversi artisti, e devo dire che ognuna a modo suo ha saputo colpirmi in modo differente: innanzitutto “Giocatori di skat” di Otto DIx, nella quale sono rappresentati tre reduci di guerra, rimasti mutilati, che giocano a carte; dello stesso artista mi è piaciuto molto anche “Ritratto della ballerina Anita Berber”, che invece raffigura una donna drogata e tisica, morta a 30 anni nel 1929. Ma l’opera che mi ha colpito maggiormente è stata “Ragazzo zoppo” di Ribera (detto lo Spagnoletto), in cui è ritratto un ragazzino rimasto senza piede, e nonostante ciò il suo volto non mostra alcun sentimento di malinconia o tristezza, al contrario sorride. E ciò era impensabile: prima di lui infatti, si credeva che una persona disabile avesse una vita colma di dolore e per questo gli fosse negata la felicità, il sorriso. Il ragazzino zoppo, quindi infrange questa convinzione, mostrandoci una grande forza d’animo e insegnandoci a sorridere.
    Nella seconda parte della lezione, invece ci siamo bendati e durante questa simulazione la professoressa ha iniziato a leggere delle poesie. All’inizio ho percepito una sensazione di vuoto e angoscia, poi durante la lettura mi sono concentrata e ho ascoltato con attenzione. La poesia che ha suscitato in me grande emozione è stata "L'ANGELO DEL SIGNORE" di Riccardo Fafnir: questo ragazzo desidera fare cose che per noi sono comuni, come parlare, camminare, ma purtroppo non può farlo. La parte che mi ha colpito di più è stata l’ultima strofa:
    “Vi sentite come in colpa per la mia diversità
    e non cogliete l’insegnamento che la mia vita dà.
    Quando mi abbracciate forte sento il vostro amore infinito
    e io sorrido, poiché chi sono non l’avete ancora intuito”.
    Ogni volta che la leggo immagino l’immenso dolore sia di Riccardo, ma anche dei genitori, perché vorrebbero fare di più per quell’angelo, un angelo con un’ala sola.
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    Messaggio  carmela migliaccio Gio Mar 29, 2012 4:59 pm

    Molto spesso ci fermiamo per ore davanti allo specchio trovando un'infinità di cose che vorremmo cambiare del nostro corpo..diventiamo tristi perchè non abbiamo una pancia perfetta o delle gambe perfette ci arrabbiamo con noi stessi e con gli altri e di conseguenza non accettiamo il nostro corpo.Sarei ipocrita a dire che io mi piaccio così come sono e che non vorrei modificare niente del mio corpo, anzi molto spesso anche io passo ore davanti allo specchio criticando la maggior parte del mio corpo, ma ammetto anche che dopo ogni lezione soprattutto dopo questa lezione mi sento veramente male quasi in colpa perchè non ci rendiamo conto, io in primis che guardare il sole e il mare,passegiare,sentire il canto degli uccelli non è scontato sono tutti doni e sono una delle principali ragioni per cui dovremmo sempre essere felici che non dovrebbero mai farci lamentare sulle cose banali superflue.L'esercizio che abbiamo svolto in aula infatti ha accentutato ancora di più questa mia sensazione perchè essendo bendata la voce della prof. che leggeva alcune poesie mi entrava dentro in un modo veramente forte, quella che mi ha colpito di più è "non" di Rebecca perchè in quelle poche parole ha veramente fatto arrivare a chi la legge il suo dolore.L'essere bendata mi ha in qualche modo avvicinato al mondo dei non vedenti,è stata una magnifica esperienza ma allo stesso tempo anche terrificante perchè ho sentito veramente un forte senso di smarrimento e un forte panico.In passato ho avuto modo di fare anche un'altra esperienza con persone non vedenti che consisteva nel camminare per strada bendati anche in quell'occasione la mia sensazione è stata la stessa e cioè un forte panico.Un altro tema che abbiamo affrontato è stato quello del rapporto tra arte e disabilità con la visione di alcuni quadri, tra questi quello che mi ha colpito di più è stato ragazzo zoppo perchè mi è piaciuto tanto il fatto di dipingere questo ragazzo zoppo con un sorriso lanciando un messaggio secondo me molto bello e cioè quello di sorridere sempre alla vita nonostante le numerose avversità.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 7 Empty "Ci sono persone che non vedono nulla nonostante non siano affatto cieche

    Messaggio  Miriana Medaglia Gio Mar 29, 2012 5:30 pm

    1) L'opera che più mi ha colpito è stato il "Ragazzo zoppo" del Ribera, più per il coraggioso messaggio rivoluzionario e innovativo che lancia che per un gusto estetico. Rappresentare un diversabile come un individuo normale nei primi decenni del Seicento non dev’essere stata un impresa facile, eppure lo Spagnoletto vuole che questo giovane sia visto come tutti gli altri. Credo che questa tela racchiuda il senso nel nostro corso perché dagli occhi del ragazzo trapela tutto il desiderio di uguaglianza; egli non nega il suo deficit né tenta di nasconderlo, sta lì e lo mostra con disinvoltura e spontaneità, come a dire “Io sono esattamente come voi!”
    2) Sebbene non basteranno quei 5 minuti per calarci appieno nei panni di chi ha il deficit della cecità, sicuramente è stata un’esperienza unica, una sensazione mai provata prima che mi ha fatto rendere conto di quanto davvero siamo visivi, come spesso si dice in aula. Anche leggere le diverse reazioni di ognuno di noi è stato interessante e credo che ci abbia aiutato a soffermarci un attimo su quanto abbiamo e su quanto a volte siamo superficiali e stupide, soprattutto noi ragazze. Tornando all'esperienza del laboratorio, appena bendata ero seduta e ancora mi sentivo bene, ma quando la professoressa ci ha fatto alzare, immediatamente ho avuto bisogno di toccare qualcosa o qualcuno, mi girava la testa e ho dovuto stringere forte la spalliera della sedia che mi stava davanti. Quando poi ho ascoltato le poesie mi sono venuti i brividi perchè per un attimo, un attimo solo mi sono sentita dalla parte dei diversabili e non dei normodotati. Con la benda ho notato che prestavo moltissima attenzione a tutto quello che ascoltavo perché era il mio unico appiglio, la mia unica guida; l’immaginazione volava ed è stato come se il mio corpo non potesse far a meno di vedere e quindi, non potendo usare gli occhi materiali, ha usato quelli della fantasia. Ho percepito il loro disagio, la loro solitudine, il loro sentirsi sempre gli occhi addosso e la loro paura di essere continuamente osservati e giudicati. Da bambina i miei genitori mi hanno insegnato a non indicare né fissare un diversabile, anche se non possono vedermi perché di spalle o cechi, non li fisso mai perché se ne accorgerebbero e poi perché ho davvero l’impressione che hanno fin troppi occhi puntati addosso e non voglio col mio sguardo continuare ad affondarli. Forse questo mio comportamento può essere scambiato per freddezza o indifferenza, in realtà cerco solo di comportarmi come mi comporterei con un normodotato, cercando di farli sentire il meno fuori luogo possibile.
    La domanda che farei al sig. Palladino è simile ad altre che ho letto, cioè chiedere l'importanza dell'immaginazione per lui,se può far a meno di immaginare e cosa "vede" quando ascolta qualcosa o qualcuno
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    Messaggio  RITA MASSA Gio Mar 29, 2012 5:36 pm

    La poesia che mi ha colpita di più è quella di Gianni Scapelliti . Molto bella è la frase : “Non voglio più essere conosciuto per quello che non ho ma per quello che sono …una persona come tutte le altre”. Una cosa molto bella che questo corso mi sta insegnando a fare è proprio questo : considerare tutti per quello che sono . Dobbiamo considerare le persone per quello che hanno , quindi non per sottrazione . Dobbiamo imparare a conoscerle e identificarli con il proprio nome e non con delle cose che non possiedono ad esempio il ragazzo sordo o tetraplegico. Molto bello per me è anche il quadro IL RAGAZZO ZOPPO .Quel quadro per me è molto significativo perché il ragazzo diversamente abile è raffigurato con un gran sorriso . Questo è molto bello perché con quel quadro viene data la giusta dignità che dovrebbe essere data ad una persona . Da quanto ho capito al corso in un primo momento le persone diversamente abili venivano rappresentate prive di sentimenti e quindi non venivano considerate persone , invece questo quadro dimostra che anche i diversamente abili sono persone e quindi devono essere trattate come tali . Molto bella è stata anche l’esperienza della benda sugli occhi . Questo esperimento mi ha destabilizzata tanto perché davvero non riesco a capire dove prendano la forza per affrontare le difficoltà che incontrano . Io mi sono trovata molto a disagio e anche incapace di fare qualsiasi cosa anche alzarmi dalla sedia. Mi sono calata nei loro panni per pochissimi secondi ma ho capito bene la reale difficoltà che tali persone trovano nel rapportarsi alla vita quotidiana . Poi la cosa che mi sconvolge a volte è l’indifferenza delle persone perché proprio pochi giorni fa prendendo il treno per tornare a casa in mezzo alla folla ho visto un signore cieco che cercava di camminare in mezzo alla “mandria impazzita” che spingendosi e correndo pensava solo ad assicurarsi un posto nel treno non curanti della difficoltà di quella persona che cercava con grandissima difficoltà di giungere nel treno .Sono sconvolta .
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    Messaggio  luciana sollazzo Gio Mar 29, 2012 5:37 pm

    L'arte apre alla disabilità; con questo titolo voglio sottolineare come anche il campo artistico si è interessato nel corso dei decenni del tema della disabilità.Durante il corso abbiamo potuto vedere esempi di opere artistiche con soggetti disabili.A dire la verità non mi è mai sfiorato per la mente che anche l'arte si sia interessata di questo argomento che prima lo consideravo più attuale.2 sono le opere che mi hanno colpito:Ribera la donna barbuta che raffigura una donna anche se cosi non sembra,con una folta barba e con un bambino in braccio,testimoniante la sua natura di donna.Questo quadro mi ha colpito in quanto è il primo esempio in cui la donna non viene rappresentata come icona di bellezza,sensualità,delicatezza, ma una donna che rispetto ad altre anche con il suo problema manifesta il suo essere donna nel suo modo!Il secondo quadro che mi ha colpito è stato sicuramente Otto dix giocatori di skat.In questo quadro viene presentato 3 giocatori di skat,gioco di carte, che hanno ognuno delle particolarità evidenti: gambe di legno,primi esempi di protesi;braccie di legno orecchi mancanti occhi di vetro.Essi come si può capire sono reduci di guerra del primo conflitto mondiali e questi sono segni evidenti della distruzione della guerra, segni che li portano direttamente sul loro corpo.Nonostante ciò sono tranquilli e attenti a giocare, evidenziando la loro grande forza di continuare a vivere.Opere quindi che da un occhio meno esperto potrebbero essere delle mostruosità,ma che evidenziano il "diverso" il"mostro" tutto ciò che non corrisponde ai comuni e classici canoni di bellezza.Il diverso è l'altro,il diverso da noi stessi e ciò ci incute timore ,paura,terrore in quanto non riusciamo a capirlo,classificarlo,è l'anormale.Nella seconda parte della lezioni abbiamo fatto un esperimento molto divertente.che a me ha colpito particolarmente: ognuno di noi si è bendato per provare sulla propria pelle ciò che significa essere un non vedente.Dopo un breve silenzio senza vedere ma udire solamente,abbiamo sentito elle parole pronunciate dalla professoressa parole di una e più poesie; in cui particolarmente toccante è stata la poesia di Sara Vorrei e potrei.Esperienza eccezionale che mi ha fatto capire l'importanza di ascoltare con gli occhi del cuore ciò che ci circonda,le persone che amiamo ma anche altri.La vista è uno degli organi di senso più importante ,ma a mio avviso si è più cechi con la vista che non!!
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 7 Empty emozioni..

    Messaggio  cloe Gio Mar 29, 2012 5:39 pm

    Avere la benda sugli okki x poki istanti ascoltando quelle parole cosi' toccanti vedendo sl ed esclusivamente attraverso il proprio cuore è stata un'emozione talmente forte k'è quasi indescrivibile. Inizialmente ho provat un senso di smarrimento io ke sn una persona ke ha sempre o quasi sempre tutto sotto controllo è stato davvero difficile poi nell'ascoltare quelle parole ho provato tanta tristezza immaginare tante persone ke nn possono vedere cn gli okki ma sl attraverso la loro mente attraverso il loro cuore creandosi un mondo tutto loro fatto di colori di speranza di forza è davvero pazzesco provo tanta ammirraz x queste persone ke hann cs tanta voglia di vivere di sognare di sperare nonostante le loro difficolta' è davvero ammirevole nn posso ke prendere esempio e imparare ke la vita è unica e preziosa e nn va sprecata x cose banali e futili
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 7 Empty Chiamatemi per nome

    Messaggio  Lucia Esposito Gio Mar 29, 2012 5:54 pm

    Non avere la possibilità di vedere, secondo me, è una delle disabilità peggiori . Io stessa, ad esempio, essendo miope, mi rendo conto non solo di quanto la vista sia importante in relazione all'autonomia, ma di quanto essa sia fondamentale nella vita, nelle relazione con le persone. Ci sono molte cose difficili da spiegare perchè sono da vedere. A chi non capita di raccontare un film, qualche scena divertente e poi dire " ma la devi vedere questa scena!"
    Quello che provo è tristezza...soprattutto l' ultima poesia, mi ha messo tristezza e mi ha fatto anche molto riflettere. la poesia intitolata " Chiamatemi per nome" quando lei dice <<NON VOGLIO PIU' ESSERE CONOSCIUTA PER QUELLO CHE NON HO, MA PER QUELLO CHE SONO" poichè nonostante la cecità non permette di vedere la spettacolarità del mondo... queste sono persone come noi, con sentimenti e che a causa di questa loro disabilità molto spesso si sentono sole.
    Un esempio esemplare è, secondo me, Annalisa Minetti che nonostante sia ceca dalla nascita è una bellissima donna con una voce stupenda, con una famiglia che la adora e con tutta la voglia di vivere cheers



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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 7 Empty cecità e simulazione

    Messaggio  Barbara Pepe Gio Mar 29, 2012 5:59 pm

    Per qualche minuto in aula mi sono immedesimata nella situazione di una persona con cecità, pur riconoscendo che di sicuro la sensazione provata non è neanche lontanamente paragonabile a quella di una persona realmente cieca. Ho pensato chiudendo forte gli occhi e osservando il buio dinanzi a me, quanto deve essere strano e triste non avere la possibilità di guardare con i propri occhi, di sentirsi in difficoltà negli spostamenti ma, soprattutto, di sentirsi gli occhi delle altre persone su di se pur non potendoli vedere ma percependo la loro compassione, il loro imbarazzo forse. Si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima di una persona, noi spesso sottovalutiamo questo dono o semplicemente non ci pensiamo perché crediamo sia una cosa naturale avere il senso della vista, ma la verità è che è uno tra i doni più belli che si possano avere: per osservare le cose belle della vita, guardare le persone che amiamo, sentirsi in equilibrio su questa terra, avere questa sorta di controllo anche sulle strade da percorrere. E' stata un'emozione davvero immensa che mi ha fatto riflettere tanto su quanto possa essere difficile e straziante stare in questa condizione, quasi come se mi fosse mancato il suolo sotto i piedi. Istintivamente quando ci siamo alzate, ho cercato la mano della mia compagna accorgendomi subito che lei aveva fatto lo stesso, un pò come la ricerca di un aiuto in quel momento per non sentirci sole e smarrite. Ascoltando quelle parole delle poesie in sottofondo ho immaginato cosa potevano provare quelle persone a cui è stato privato questo dono ed ho provato più di qualunque altra cosa questo: VUOTO E SMARRIMENTO, e nonostante tutto capivo come queste persone cercano di trovare il meglio, il bello, il positivo da tutto anche dalle cose più brutte come questa. Mi piacerebbe tanto avere questo coraggio e questa positività, hanno tutta la mia stima davvero...Ti viene in mente che la vita è una cosa preziosa e va vissuta pienamente perchè ci possono essere sempre dei risvolti positivi in tutto. Se essa ci ha privato di qualcosa dobbiamo essere noi più forti di lei ed andare avanti apprezzando giorno per giorno il dono che poi è il più immenso di tutti, la vita stessa.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 7 Empty lab.5 Arte e Disabilità

    Messaggio  domenica moccia Gio Mar 29, 2012 6:30 pm

    Abbiamo trattato l'argomento arte e disabilità...al liceo ho studiato arte e amo molto questa materia ma non ero a conoscenza dell'esistenza di quadri rappresentanti persone disabili diciamo che non saprei quale quadro scegliere perchè tutti hanno un loro significato particolare e tutti trasmettono cose diverse,ma se proprio dovessi scegliere allora sceglierei il quadro di Ribera -ragazzo zoppo- colpisce il suo sorriso il fatto di essere disabile ma felice cosa che noi non sappiamo fare per una minima sciocchezza facciamo una tragedia appunto perchè siamo così fortunati ad avere tutto che non ci soffermiamo nemmeno un minuto a pensare a quelle persone cieche,paraplegiche,sordo-mute e tante altre che davvero non hanno la possibilità si esprimersi a pieno in tutti i sensi...dopo la professoressa ci ha fatto bendare e fatto ascoltare delle poesie quella che più mi ha colpita è stata NON di Rebecca
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 7 Empty Re: lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

    Messaggio  Sabrina Campaiola Gio Mar 29, 2012 8:14 pm

    Nella lezione del 26/03/12 la professoressa Briganti ci ha mostrato quadri con personaggi aventi malformazioni,affetti da disabilità .Fino a tale momento non avrei mai pensato che ci potesse essere un legame tra arte e disabilità. Il quadro che mi ha colpito di più è stato quello della Venere di Willendorf.E'una rappresentazione a metà tra il naturalistico e il simbolico.Un'immagine in cui la sfericità domina dando alla donna un aspetto esageratamente grasso.Inoltre abbiamo svolto una simulazione,la prof.ssa ha chiesto di bendarci con dei foulard ,appena messo sugli occhi ho provato un senso di smarrimento ,paura,angoscia non sapevo che fare infatti per sentirmi più tranquilla io e la mia collega ci siamo prese per mano e l'abbiamo tenute unite fino al termine dell' esercizio.Mi sono rassenerata quando ho incominciato a sentire le prime parole pronunciate dalla prof.ssa inerenti a poesie di persone disabili.Ogni singola strofa mi ha emozionata e non nascondo una lascrima è scesa sul mio viso.NON SCRIVO,NON CHATTO MA SOGNO E VIVO.CHIAMATEMI PER NOME NO PORTATORE DI HANDICAP ,DISABILE.Versi stupendi che ascoltandoli mi hanno fatto sentire una ragazza fortunata in quanto ho due gambe , due braccia ,due occhi che mi consentono di osservare tutto ciò che mi circonda ma ho provato nello stesso tempo quel senso di vergogna perchè spesso ci sembra sempre che ci manchi qualcosa.Ci lamentiamo per aver preso un chilo in più,se si è troppo bassi o troppo alti senza renderci conto che ci sono persone che anche avendo gravi malformazioni vivono felici perchè la VITA è l'unico dono che non può esserci restituito due volte e bisogna viverla a 360° gradi senza pretendere di più di ciò che abbiamo poichè in fondo è LA VITA è UNA COSA MERAVIGLIOSA.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 7 Empty Re: lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

    Messaggio  maria giovanna toriello Gio Mar 29, 2012 8:57 pm

    Questa lezione mi è piaciuta particolarmente, forse perchè in prima persona ho provato delle sensazioni che per la fortuna che ho non ho mai provato.... la simulazione è stata molto emozionante!!! avere gli occhi coperti mi ha dato un senso di smarrimento, la prima cosa che ho fatto è stata chiamare la mia amica anche se era vicino a me... io per pochi minuti ho saputo gestire la situazione ma mi chiedo se questo accadesse a me cosa farei?? come si fa a stare una vita intera senza poter osservare nulla?? bhè queste persone hanno delle capacità che noi superficiali come siamo non immaginiamo nemmeno... appunto per questo non sono disabili, perchè percepiscono il mondo in maniera differente dalla nostra... infatti in quei pochi minuti in cui non potevo vedere ho ascoltato le poesie con molta attenzione, ogni parola letta dalla prof mi entrava dentro, sentivo l'essenza di quelle parole, cosa che sicuramente non sarebbe accaduta se avessi avuto la possibilità di avere gli occhi aperti.... mi ha molto colpito la prima poesia : "L'ANGELO DEL SIGNORE" di Riccardo Fafnir
    -----------------------------------------------------
    Madre mia, i tuoi occhi traboccano
    e specchiandomi in essi mi sento morire…
    Padre mio, le tue labbra sussultano
    soffri per me e questo mi fa impazzire…

    Mi sforzo di parlare
    ma a fatica capite il mio dire,
    mi sforzo di camminare
    ma per terra vado sempre a finire…

    Per il mondo sono solo un “diversamente abile”
    persona debole, un fardello inutile…
    Per voi invece sono un fiore delicato
    nato segnato da un destino sciagurato.

    Vi sentite come in colpa per la mia diversità
    e non cogliete l’insegnamento che la mia vita dà.
    Quando mi abbracciate forte sento il vostro amore infinito
    e io sorrido, poiché chi sono non l’avete ancora intuito.

    Questo ragazzo ci fa capire che non siamo noi a dover insegnare qualcosa a loro ma il contrario, in quanto loro proprio per le mancanze a cui sono sottoposti, riescono a capire il vero valore della vita: fare tesoro di quello che si ha, e non desiderare sempre di più o quello che hanno gli altri...
    per quanto riguarda le opere mi ha colpito il quadro di Giuseppe de Ribera: "Lo storpio"
    questo dipinto è stato una rivoluzione in quanto viene mostrato appunto questo ragazzo che nonostante il suo limite fisico sorride alla vita, felice di aver attirato su di sè l'attenzione del pittore e fiero di poter posare per lui.
    Il leggero movimento del corpo, l'intensità dello sguardo, il cappello sotto il braccio sottolineano la volontà di Ribera di voler dipingere un vero e proprio ritratto che nobilitasse la persona piuttosto che documentare la sua malattia. è proprio questo che dobbiamo pensare, i disabili sono persone come noi... non dobbiamo percepirli come deboli o malati, piuttosto come persone con un'identità che al pari nostro possono vivere in pieno la vita!!!!
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    Messaggio  Nadia Frascadore Gio Mar 29, 2012 9:04 pm

    L’opera d’arte ,visionata in aula ,che mi ha colpito di più è stata quella di Otto Dix, "Giocatori di skat".
    Il quadro rappresenta tre soldati che giocano a carte. I tre uomini sono grotteschi, orridi, a causa delle mutilazioni e delle sofferenze patite in guerra.
    Il primo a sinistra ha il volto sfigurato, gli manca un occhio ed un orecchio (sostituito da un impianto acustico), entrambe le braccia (sostituite da una protesi in legno e dal piede, che svolge funzione di mano) ed una delle gambe.
    L’uomo al centro non ha le gambe e le braccia (perciò tiene le carte in bocca); ha parte del cranio ricucito con metallo,la mandibola e l’orecchio sostituita da parti in metallo ed ha un occhio di vetro.
    Il terzo non ha più la parte inferiore del corpo, il braccio destro sostituito da una protesi in legno e la mandibola da una protesi in metallo.
    Possiamo quindi notare come questo pittore non teme di rappresentare una condizione umana che riflette nell’essenza fisica e mentale gli aspetti morali e sociali di un mondo violento, dissoluto, ingiusto e distruttivo.

    Per quanto riguarda la simulazione sulla cecità,svolta in aula,posso dire che è stata una esperienza toccante,ho provato un senso di vuoto,paura,questo perché siamo abituati a vivere in un mondo dove l’immagine è tutto!
    E' stato un modo per riuscire ad apprezzare quello che abbiamo e che molte volte diamo per scontato,in questo caso la vista.
    La poesia che mi ha colpito di più nel momento in cui ero bendata è stata “Chiamatemi per nome” di Gianni Scopelliti.
    Ritengo che bisogna combattere i propri ed altrui pregiudizi,guardare gli altri ed accorgersi che esiste un mondo oltre il nostro. Guardare oltre la disabilità imparando a riconoscere la persona, la quale è una persona che PENSA, che VUOLE,DESIDERA... Così,lentamente, si impara a non avere paura della loro diversità, ad avvicinarsi a loro per conoscere il loro mondo e penetrare lo spazio interiore dei sentimenti e dei pensieri.
    Semplicemente: ”… abbiate il coraggio della novità. Abbiate occhi nuovi per scoprire che,prima di tutto,io “SONO”. “
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 7 Empty Re: lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

    Messaggio  Claudia Carbonaro Gio Mar 29, 2012 9:22 pm

    con gli occhi bendati sono riuscita a capire relativamente cosa prova un "non vedente"...sinceramente in quei pochi minuti di buio,a differenza di tante altre persone,sono stata abbastanza tranquilla,per il semplice motivo che ero consapevole del fatto che a breve avrei potuto riaprire gli occhi e sarei potuta ritornare tranquillamente alla realtà.
    è proprio in quel preciso momento che ho finalmente realizzato di essere fortunata in quanto io ho la possibilità di poter riaprire gli occhi e continuare a vivere normalmente la mia vita,cosa che invece purtroppo non è possibile per un "non vedente",e quindi,provando sulla mia pelle la loro diversità e le loro difficoltà,finalmente sono riuscita a capire il loro stato d'animo.
    ascoltando le poesie,con gli occhi bendati,sono riuscita a percepire più profondamente la loro voglia d vivere,la loro richiesta di non essere compiatiti,di non essere esclusi dalla società,di non essere considerati individui disabili,ma di essere trattati come persone normali che possono e vogliono far parte della società,emanciparsi ed esprimere le proprie opinioni.
    l'opera d'arte che ho deciso di commentare è il "ragazzo zoppo" di Ribera,perchè ha attirato maggiormente la mia attenzione per vari motivi.
    il soggetto dell'opera d'arte è un bambino di Napoli,e quindi mi entusiasma ancora di più esprimere le mie riflessioni.
    l'immagine di questo bambino zoppo che sorride mi trasmette tanta gioia e spensieratezza,eppure quest'opera ha segnato una rivoluzione a quei tempi poichè era inconcepibile associare la felicità ad una persona disabile.
    sono immensamente orgogliosa che proprio quest'opera d'arte abbia sconvolto gli schemi poichè ritengo che il messaggio che vuole mandare è che anche le persone disabili hanno il diritto di essere felici poichè sono persone come tutti gli altri.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 7 Empty La cecità.

    Messaggio  Brunella Casaretti Ven Mar 30, 2012 10:09 am

    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 7 Magritte-Gli%20amanti

    Per un critico d'arte,o anche per una persona qualunque,questo quadro di Magritte "Gli Amanti" potrebbe avere un significato nullo rispetto all'argomento.
    Ma appena ho letto di dovermi riferire al tema della cecità,ho pensato a questa rappresentazione.
    Non si sa se "gli amanti" siano ciechi,ma sicuro è che sono bendati,anzi incappucciati,e nulla possono vedere.
    Ma si baciano,e anche se il quadro fa una ripresa molto ridotta della scena,a me arriva la passione e l'amore del loro bacio,loro non si vedono,ma di certo si sentono,comunicano a loro modo,un modo che,è evidente,li trasporta lontano da quel cielo plumbeo che li contrasta.
    ..Questo pensiero mi fa ricollegare alle poesie lette in classe,mi fa rivolgere un pensiero particolarmente sentito alle persone che le hanno scritte,o quantomeno pensate.
    Si possono non avere le mani,le gambe,gli occhi,ma il cuore l'abbiamo tutti e abbiamo tutti,attraverso questo,una visione del mondo esclusivamente nostra.
    Alle volte penso che la nostra"completezza" ci ponga del limiti grandissimi nella visione del mondo;chi non ha le braccia sembra saper abbracciare la vita molto più forte di noi,e chi non ha gli occhi sa vedere dentro gli altri meglio di noi...

    QUESTO è CIò CHE HO SCRITTO,E LETTO,IN CLASSE DOPO L'ESERCITAZIONE:
    "INAPPROPRIATA,ecco come mi sento.
    Mi guardo allo specchio la mattina...vorrei essere più bella.
    Mi sento in difetto perchè mi preoccupo che il trucco stia al meglio,che i miei occhi sembrino più belli,e non riesco ad andare oltre le svariate spennellate di trucco.
    Non riesco a vedermi,non mi vedo completa nel modo giusto e per questo,in questo momento,mi sento così stupida e superficiale.
    Ho due gambe e cammino,ho due braccia e abbraccio chi amo.ho gli occhi per potermi guardare nei suoi...Ho tutto,ma questo tutto non ci basta mai,perchè?


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    Messaggio  francesca de falco Ven Mar 30, 2012 10:35 am

    qst lezione è stata piena di emozioni ..quel buio e quella voce ke legggeva le parole scritte da qst ragazzi è stato semplicemente meraviglioso...x la prima volta sn stata concentrata sulle parole e nn distratta da ttt quello ke mi circonda e posso dire ke quelle parole lette dalla prof hanno avuto un significato maggiore soprattutto xkè sn state lette in qst modo quindi un grazie allla prof... poi dei tanti dipinti visti quello piu bello x me è stato il primo quello del bambino zoppo ke sorride e ke nn si ferma dinanzi alle difficoltà è stato significativo xkè cm ha detto la prof può essere paragonato a napoli ke anke cn le tante difficoltà ha un popolo ke sorride sempre...
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    Messaggio  Annunziata Langella Ven Mar 30, 2012 10:53 am

    Momento molto toccante. E' stato interessante vedere le diverse reazioni tra tutte noi. Io, per mio difetto, forse, non riesco a lasciarmi così andare, tendo a razionalizzare eccessivamente, per cui sono rimasta tranquilla, pensando che in qualunque momento potevo togliere la benda e riprendere la situazione in mano.... ho pensato solo a concentrarmi.

    "Desiderio di toccare cose, le spelle incollate al muro, le mani sul quaderno, la penna tra le dita. Amplificazione dei suoni, incapacità di orientamento, nonostante sapessi bene dove mi trovassi. Al momento della lettura, molta tristezza, vuoto, solitudine.. Sapere che di fronte l'altra persona chiede solo un sorriso e non riuscire a comprendere, spontaneamente, questa necessità, mi ha fatta sentire un'incapace. alzarsi e non avere più ancore, paura di cadere."

    L'opera - Donna barbuta - Ribera
    Dipinto del 1631, dove il pittore ritrae una famiglia, la cui moglie, in fase di allattamento, ha la barba. Problematica sicuramente molto comune, all'epoca, date le carenze mediche rispetto ai problemi orminali. Il quadro in se è molto perticolare, quando lo vidi per la prima volte una decina d'anni fa, pensai che le due persone adulte fossero fratelli, solo in un secondo momento notai il seno.. fu molto strano.
    Ad ogni modo questo quadro mi ha riportato alla mante un libro che vidi un bel pò di tempo fa sui Freaks, i fenomeni da baraccone, che all'inizio del '900 giravano nei circhi, quello fu molto impressionante. Oltre a donne barbute, o persone che presentavano peli per tutto il corpo, volto incluso, c'erano persone con problemi tiroidei, molto gravi, che portavano un peso eccessivo o troppo scarso (questione che oggi si risolve per lo più con una compressa, se non erro); persone frutto di gravidanze complesse; parti gemelleri non perfettamente sviluppati, quindi magari un corpo con 4 gambe e 2 organi ganitali (la cosa curiosa era che nel libro venivano menzionate anche eventuali gravidanze delle donne fotografate, quante con un organo e quante con l'altro); un indiano portava il corpo di suo fratello, non più sviluppato dopo la nascita, nello sterno, il corpo reagiva solo alle temperature troppo alte; problematiche genetiche relative alla pelle, troppo spessa, oppure allo scheletro, in qualche caso inesistente; persone piccole ed altre grandi, o semplicemente troppo alte; ma quello che mi ha fatto molto riflettere, all'epoca, ed anche ora, quando ci penso, è che alla fine del libro in questione c'erano le foto di due donne, molto belle, che avevano i capelli lunghi fino ai piedi, anche loro venivano identificate come fenomeni da baraccone.

    Scusate la piccola digressione!
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    Messaggio  luisa formisano Ven Mar 30, 2012 11:01 am

    Non ho mai riflettuto o cercato riferimenti inerenti all’ ambito della disabilità in opere d’ arti. Infatti quando in aula la professoressa ci ha mostrato quei dipinti sono rimasta molto sorpresa . Il quadro che mi ha colpito di più è stato giocatori di skat di otto dix nel quale sono rappresentati tre soldati reduci dalla guerra che giocano a carte : Il primo a sinistra ha il volto sfigurato, gli manca un occhio ed un orecchio (sostituito da un impianto acustico che termina con una ‘trombetta’ poggiata sul tavolo), entrambe le braccia (sostituite da una protesi in legno e dal piede, che svolge funzione di mano) ed una delle gambe. L’uomo al centro non ha le gambe e le braccia (perciò tiene le carte in bocca); ha parte del cranio ricucito con metallo. la mandibola e l’orecchio sostituita da parti in metallo e l’occhio con un occhio vitreo. Il terzo non ha più la parte inferiore del corpo, il braccio destro sostituito da una protesi in legno e la mandibola da una protesi in metallo. Un altro dipinto che mi ha colpito è il ritratto della ballerina anita berber che rappresenta una donna drogata e tisica morta nel 1929, mi ha colpito soprattutto per il colore utilizzato dall’ artista un rosso che richiama il colore del sangue.
    Nella seconda parte della lezione la professoressa ci ha chiesto di bendarci gli occhi con un foular .per qualche minuto tutti noi abbiamo avuto l’ opportunità di metterci nei panni di chi purtroppo non ha la possibilità di vedere. In quei minuti ho provato una sensazione di disiorientamento,panico e mi sono accorta di quanto ,come ha sostenuto la prof ,siamo materiali e visivi perché durante quei minuti io per prima ho cercato la mano di una mia amica che mi era affianco. Mentre stavamo tutti li con gli occhi bendati di sottofondo sentivo le parole di alcune poesie lette dalla professoressa una di quelle che mi ha colpito di più è stata quella “non” di Rebecca la quale dice non scrivo, non parlo, non chatto ma vivo, sogno e sono viva . Ciò che mi colpito è che Rebecca sa che purtroppo deve vivere con delle limitazioni ma riconosce allo stesso tempo l’importanza della vita ,del sogno e dell’ esistenza. Un’ altra poesia che mi ha colpito è “in bilico” di Gennaro Morra perché egli è costretto a convivere in un precario equilibrio fisico ed è quindi costretto ad arrampicarsi a qualcosa ma la sua paura di cadere non è dovuta dal dolore ma dai pesi degli occhi che lo fissano sul pavimento che lo inchiodano. A volte mi ritrovo io stessa a fissare persone con difficoltà ,ma il mio non è pietismo ma è semplicemente il voler cercare un modo per aiutare queste persone, infatti spesso mi trovo in imbarazzo , non so come interagire con loro ed è per questo che ritengo questo corso importante per la mia formazione perché potrò trovare il modo di interagire e comunicare con gli altri ,disabile o meno, in modo semplice , fluido, NORMALE.
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    Messaggio  Gallo Luisa Ven Mar 30, 2012 11:01 am

    E’ un rapporto straordinario quello tra disabilità ed arte.
    Accorgersi che chi viene considerato “dis-abile” in realtà è non solo abile ma anche pieno di talento e capacità. Ecco allora che ogni barriera e pregiudizio deve, per forza, cadere. Di fronte a chi, nonostante un limite fisico o psichico, riesce ad esprimere con tanta forza una abilità artistica e a trasmettere emozioni così profonde, la maggior parte delle persone non può che riconoscere la sua “disabilità”. Si mescola tutto, allora. E scopriamo che è la diversità il vero motore, il vero cardine intorno al quale ruota tutto l’universo umano. La nostra Italia é carica di testimonianze esemplari: teatro, danza, pittura, tante discipline che rappresentano strumenti di comunicazione, di espressione, di conoscenza della dimensione personale più vera, più autentica. In queste attività queste persone si raccontano dando alle altre persone considerate "normali" lezioni di vita insegnando loro che cosa sono il coraggio e la voglia di vivere.
    Riguardo l'argomento arte, una della tante tecniche di pittura a disposizione dei disabili gravi: la pittura con la bocca.
    Con questa tecnica si sono formati tanti artisti speciali che,hanno deciso di dare un senso alla loro condizione di disabilità.
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    Messaggio  Maria Aprea Ven Mar 30, 2012 12:20 pm

    Legame tra disabilità e arte? Sinceramente non ne avevo mai sentito parlare.
    Questa lezione come le altre ha continuato a suscitare in me notevole interesse. Abbiamo osservato dei dipinti rappresentati soggetti con disabilità ed il quadro che mi ha particolarmente colpito è stato quello di Ribera "il ragazzo zoppo". In questo dipinto viene raffigurato un disabile con uno splendido sorriso. Sorriso che distrugge il concetto di diverso, di persona con dei limiti, con una mancanza fisica, persona storpia, povera(concezione di quei tempi). Ribera infatti con questo quadro ha cercato di rappresentare la voglia di vivere, di andare avanti a testa alta nonostante le difficoltà.
    L'ESSERE DIVERSI E' UN PATRIMONIO, NON UN LIMITE. cheers
    Per quanto riguarda la simulazione fatta in aula sulla cecità, è stata molto toccante.
    Non so cosa mi sia successo, una sensazione difficile da spiegare, una tristezza al cuore, dopo essermi bendata la prima domanda che mi sono posta è stata: come si fa a non vedere?
    Mi sentivo persa, pietrificata e non riuscivo a muovermi con molta facilità, non so per quale motivo anche se sapevo che gli altri come me erano bendati, mi sentivo osservata. Tutto era nero e anche parlare con la mia amica che era accanto a me sembrava un ostacolo immenso; ero così tesa che ho sentito un gran bisogno di tenerle stretta la mano.
    E' stata veramente un'esperienza emozionante, grazie ad una simulazione sono riuscita ad immedesimarmi nelle vesti di una persona cieca, sono riuscita a capire che cosa vuol dire non vedere(anche se solo per poco), io volevo a tutti i costi togliermi la benda, mi mancava il respiro e lì ho capito che grande forza ha un disabile.
    Alcune volte si rimane molto lontani da queste situazioni ed è brutto capirlo soltanto dopo una simulazione.
    E' stata veramente una bella esperienza. GRAZIE. Smile
    Izzo Maria Teresa
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 7 Empty l'arte e la diversità

    Messaggio  Izzo Maria Teresa Ven Mar 30, 2012 2:13 pm

    La Diversità nelle opere d'arte è un tema che mi ha molto interessato,
    quel diventare per un attimo o per sempre protagonista, prendersi tutta la scena
    ed abbattare il pregiudizio e mettere in primo piano le proprie Abilità.
    Tutto si mescola, la scena cambia, i colori illuminano e allora non resta altro
    che guardare un'opera d'arte e commentarla.
    Mi ha colpito fra i vari dipinti proposti quello di José Ribera detto Lo Spagnoletto
    “Ragazzo Zoppo”.
    Il giovane ricopre tutta la scena, il gioco tra i colori tocca poche tonalità
    forse anche a rappresentare quanto il quadro può dare da solo senza troppi colori
    che richiamino lo sguardo.
    Tra le mani ha un foglio con cui chiede l'elemosina “Dammi l'elemosina per l'amor di Dio”.
    Il pittore secondo me ha voluto centrare l'attenzione suo sorriso con il quale spera
    anche di conquistare il cuore del benefattore per l'offerta.
    Il suo sorriso lascia ampio spazio alla bellezza d'animo e semplicità.
    Ecco ancora una volta un esempio si Relisilieza!!!

    COMMENTO
    questo è ciò che ho scritto e letto in aula dopo la simulazione.

    “Non si vede che con il cuore...l'essenziale è invisibile agli occhi”

    Non si ascoltano che con il cuore le emozioni.
    A volte due occhi servono solo per catturare i tratti di diversità,
    ma con gli occhi del cuore si va oltre al semplice aspetto esteriore.

    Il cuore non ha giudizio,
    non ha interpretazione,
    non ha senso del diverso.

    Il cuore cattura il vero essere che traspare da queste poesie
    dove il cuore ha trovato l'unicità di ogni stato d'animo.

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