Salve mi chiamo Gaetana ma da sempre mi chiamano Tania vorrei condividere con tutti voi la mia esperienza di volontariato iniziata cinque anni fa. Sono stata una volontaria del servizio civile nazionale in un istituto per disabili e questa esperienza mi ha cambiata profondamente. Prima non mi ero mai soffermata sulle difficoltà che un disabile poteva incontrare. Ho scelto di fare questa esperienza perchè ho un animo che si nutre di rapporti umani: amare e aiutare persone che hanno in qualche modo bisogno di me è uno dei tanti canali attraverso i quali mi sento pienamente realizzata. Non sapevo fino a che punto la relazione con queste persone mi avrebbe coinvolta. Il gruppo di disabili che assistevo è formato per lo più da persone che hanno alle spalle storie agghiaccianti di violenza, discriminazione e abbandono, tutte con vari gradi di disabilità. Quando sono entrata per la prima volta nel semiconvitto che li raccoglie tutti ho avuto paura e ho pensato che non avrei retto. La concentrazione di miseria umana era talmente alta da scuotere la mia serenità ma sono una persona abituata ad adattarsi a tutto, così iniziai la mia routine settimanale dopo un breve periodo di formazione; man mano che passavano i giorni e conoscevo meglio queste persone e le loro storie costruivo con ognuno di loro un rapporto esclusivo fatto di gradi di comunicazione differenti.
Ognuno di loro comunica come può e vuole ma decisamente in una maniera che obbliga a cercare modi alternativi di mettersi in contatto e capire cosa c'è dietro ai gesti ai pianti alle risate e alle azioni che non sono mai scontate. Da subito ho capito che la mia presenza non solo apportava qualcosa a loro come il piccolo aiuto pratico che potevo fornire , poterli accompagnare, ma anche a me : la possbilità cioè di penetrare una realtà di cui ho sempre conosciuto l'esistenza ma con la quale non avevo mai interagito.
Dopo la prima settimana tutto divenne familiare, ogni azione che prima poteva sembrare un ostacolo era diventata la normalità. Con il trascorrere del tempo mi sentivo anziché in un centro in una seconda casa. Gli operatori ( infermieri, medici, oss ,terapisti) si comportavano come se vivessero in una grande famiglia e in breve tempo anche noi volontari ne entrammo a far parte.
Il centro prevede molteplici attività laboratoriali ( lavorazione della pelle,del vetro,del legno ,attività culinarie, musicoterapia, pittura, ceramica) dove i ragazzi disabili sono impegnati quotidianamente. Alcuni di loro sono stati nostri maestri.
Personalmente ho svolto buona parte del mio lavoro nel gruppo dedito alle attività motorie dei ragazzi disabili ed in particolare ci occupavamo nella preparazione degli stessi alle competizioni di atletica leggera.
Come accade in tutti i gruppi anche in questo ho stabilito i miei legami privilegiati con alcuni di loro. C'è Massimo,disabile, alle spalle una storia tragica che non racconterò per rispetto nei suoi confronti.
C'è Ciro, autistico, parla poco ma è in grado di fare calcoli matematici complicatissimi. C'è Urania innamoratissima di uno dei volontari e trascorre la giornata ripetendo continuamente il nome del suo amato. C'è maria che viene esclusa perchè morde. C'è Antonio, borderline, a vederlo non si direbbe , chiunque lo scambia per un operatore, è campione di atletica leggera. C'è Ciro,sindrome di down, bravissimo ballerino e ottimo amico, e moltri altri....
Un momento importante è il pranzo , dopo le varie attività laboratoriali accompagnavamo i ragazzi in mensa e lì si aspettava il pranzo spesso cantando; alcuni di loro hanno bisogno di essere imboccati. Dopo il pranzo noi volontari accompagnavamo i ragazzi nelle loro camere per un pisolino e li salutavamo.
Da tre anni mi occupo di minori a rischio ma nel fine settimana ritornare nel centro diventa uno dei momenti più graditi della settimana. L'amore che questi ragazzi riescono a regalare è un miracolo quotidiano.
La struttura ( centro Don Orione , ercolano,) è ben organizzata ,all'interno di essa non ci sono le barriere architettoniche che spesso si incontrano nelle città.
Vorrei esprimere brevemente la mia opinione su tale argomento( poiché per problemi di linea non mi è stato possibile comunicarlo a tempo debito, per questo mi scuso).
Le barriere architettoniche non esistono solo a Pistoia,Milano,Napoli ma in tutta Italia.
Le difficoltà che un disabile deve affrontare quotidianamente sono tante, i video rappresentano una testimonianza. Viviamo nel progresso eppure la società non è ancora organizzata per le barriere architettoniche.
L'uguaglianza è un diritto di tutti.
La vera uguaglianza implica che entrambe le parti, disabili e non, debbano compiere uno sforzo per colmare la distanza che li separa.
Io credo che non basti l'abbattimento delle barriere architettoniche, si dovrebbero includere l'eliminazione delle barriere psicologiche e legali che impediscono di fatto la partecipazione alla vita di società. Le persone disabili dovrebbero partecipare alla creazione ed al controllo dei servizi richiesti per garantire lo sviluppo di soluzioni rispondenti alle loro aspirazioni specifiche.
I “diversi” sono persone che si muovono nella vita fra mille impossibilità, hanno la necessità di essere considerati normali con gli stessi diritti di qualsiasi individuo. La ghettizzazione li isola maggiormente, la troppa attenzione li umilia, un comportamento non sincero li offende.