Pedagogia della disabilità 2012

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Pedagogia della disabilità 2012

Pedagogia della disabilità (2012)- Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti


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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

    Messaggio  Admin Gio Apr 19, 2012 12:29 pm

    Relazione educativa ed emarginazione
    Laboratorio 18 aprile
    forum emozionale
    In questo laboratorio devi riportare una risposta in relazione alla tua riflessione in merito ai seguenti temi:
    -relazione educativa, spiegazione teorica I parte e setting con 2 protagonisti
    educatore/educando
    -emarginazione, esperienza di simulazione sulla città
    eri emarginato o cittadino?
    floriana briganti


    Ultima modifica di Admin il Mer Mag 16, 2012 9:43 am - modificato 2 volte.
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

    Messaggio  maria11 Gio Apr 19, 2012 3:04 pm

    La lezione che oggi abbiamo affrontato in classe mi riguarda particolarmente...poichè sono un educatrice dell'AZIONE CATTOLICA di un gruppo di ragazzi/e di una fascia d'età compresa tra i 12-14 anni!!! e ella mia esperienza personale ho avuto modo di comprendere e di sperimentare che è importante instaurare una relazione che nel mio caso è con i ragazzi...ma è importante anche l'approccio che noi educatori abbiamo....come appunto la prof ripeteva in classe l'educatore non è colui che risolve i problemi ma è colui che si pone accanto al ragazzo con l'intenta di farlo crescere magari aiutandolo a riflettere quale scelta prendere per fare appunto una scelta o meglio dire per intraprendere un giusto percorso di vita...l'educatore io lo vedo come quel bicchiere non mezzo vuoto ma sempre pieno d'acqua...e quindi è quella persona in continua formazione per poter lasciare quante più cose possibile nel cuore e nella vita di ogni ragazzo...ma non con le parole NO ASSOLUTAMENTE NO!!! ma testimoniandolo con la propria vita!!!! per lo meno io nella mia esperienza di vita sento il carico di una responsabilità in senso positivo ovviamente di testimoniare con la mia vita e di pormi nei confronti di questi ragazzi come una guida...una guida che riesce a rendere visibile l'invisibile....
    Dalla simulazione è emersa una netta distinzione tra i cosiddetti normali e gli emarginati...io ero tra i cittadini e sinceramente la prima emozione che ho provato è stato quella di un'infelicità di un'angoscia, una sensazione di inutilità partendo dal presupposto di non bastare a me stessa ma di fare sempre qualcosa per gli altri....voglio riportare qui una frase di madre TERESA DI CALCUTTA che lo posta al centro della mia vita e ogni volta che sento che non c'è la posso fare o che non mi do abbastanza non riesco a fare abbastanza per gli altri e la ripeto:
    Quello che facciamo
    è soltanto una goccia nell'oceano.
    ma se non ci fosse quella goccia
    all'oceano mancherebbe.
    e quindi in quella situazione mi sono sentita inutile perchè non potevo fare niente ma veramente niente per far inserire questi emarginati tra noi!!!!

    MARIA CIRINO
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty Educatore/educando

    Messaggio  filomena mosca Gio Apr 19, 2012 3:26 pm

    Il futuro educatore deve trasmettere qualcosa di positivo nelle relazioni che costruisce,arricchendole di conoscenze.La relazione tra educatore/educando deve essere di massimo rispetto reciproco,per avere appunto,un'arricchimento reciproco.è un tipo di relazione educativo che permette una crescita,una formazione dell'educando.Per quanto riguarda la simulazione fatta in aula io facevo parte dei cittadini,a dire la verità mi sono sentita una cittadina un pò triste vedendo quelle ragazze emarginate.Più che atro mi sono sentita impotente non potendo fare niente per quelle ragazze.come e sempre ritorno a casa con un'arrichimento di emozioni e di cultura in più e per questo ringrazio la prof.Questa simulazione mi ha fatto capire che al mondo ci sono moltissime persone che vengono emarginate anche per futili cose. Penso che bisogna dare una mano a queste persone,anche se siamo in minoraza non bisogna mai mollare.Perché siamo tutti esseri umani e tutti abbiamo gli stessi diritti e di conseguenza nessuno deve essere emarginato.
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty Il cammino educativo...

    Messaggio  MarySalvati Gio Apr 19, 2012 4:23 pm

    Nella lezione di oggi abbiamo posto la nostra attenzione su un focus davvero interessante: la relazione educativa.
    Tale argomento ci tocca personalmente ed analizzarne alcuni aspetti salienti, verificati anche attraverso i setting proposti dalla professoressa in collaborazione con alcune colleghe,ci ha permesso di calarci nei panni di quella che un giorno si speri sia la nostra professione.
    In generale ci siamo soffermati su cosa si intende per relazione educativa.
    Relazione educativa come rapporto tra madre e figlio, anche se i protagonisti non sono sempre e solo i bambini: spesso gli educandi sono adulti con difficoltà(carcerati, alcolisti ecc.); come rapporto tra docente e discente che produce apprendimento.
    Per viene generali la relazione educativa è l’insieme dei rapporti sociali che si stabiliscono tra educatore e coloro che egli educa. Relazione educativa intesa come alleanza, partecipazione, un vero e proprio dare e ricevere. Ogni esperienza di vita può essere intesa come relazione educativa, attraverso quest’ultima si stabilisce un legame affettivo, uno scambio di emozioni garantito dall’ascolto, dall’accoglienza; l’educatore deve essere paziente, disponibile, sensibile.
    Si tratta quindi di uno scambio alla pari, un confronto basato sul rispetto e la parità. La relazione educativa riguarda anche altri tipi di rapporti ad esempio tra amici, fidanzati e qualsiasi altro tipo di rapporto che può stabilirsi tra due o più persone. Purtroppo in alcuni casi l’incontro con gli altri ha dei risvolti negativi, ma pur sempre formativi. La relazione educativa che riguarda il disabile implica da parte dell’educatore il dover mettere in atto dei programmi specifici per esaltare le sue potenzialità.
    Costruire una relazione educativa non è semplice, richiede tempo, pazienza, volontà e soprattutto passione; vuol dire intraprendere una strada in due, dedicarsi all’altro.
    In aula abbiamo improvvisato dei setting relativi alla relazione educativa.
    Nel primo settting due colleghe(nel ruolo di educatrice e di educanda) hanno discusso sul problema dell’assenza dell’insegnante di sostegno per un bambino. L’educatrice ha mostrato sensibilità e disponibilità anche attraverso il linguaggio del corpo. Nel secondo setting una collega ha finto di avere difficoltà ad integrarsi in un gruppo classe. Ancora l’educatrice si è mostrata disponibile e aperta, però secondo me ha sbagliato in alcune domande ad esempio questa: Non hai gruppi di amici in classe?
    Ritengo che tale simulazione ci ha fatto capire quanto sia comunque difficile costruire un rapporto educativo, quanto sia difficile porre le domande giuste e acquisire fiducia. Era difficile in quanto gioco, figuriamoci in una situazione reale.
    Nella seconda simulazione la professoressa ha chiamato sulla pedana tutte le persone con gli occhiali e si è finta sindaco di una città facendo alcune proposte. Nel ruolo di “cittadino crudele” mi sono sentita tranquilla e serena. Non dover salire su quella pedana mi ha fatto sentire non etichettata, classificata, emarginata. Poter decidere cosa mangiare, quali personaggi importanti ospitare non mi ha fatto pensare a coloro che in quel momento “non avevano voce”. Il pensiero era solo minimamente rivolto alle mie amiche che si “perdevano” nel gruppo. Tale situazione ci ha messi di fronte ad una verità. Rendersi conto di come siamo incentrati su noi stessi, di quanto conti poco se qualcuno resta ai margini. Il problema fondamentale è che oggi non c’è integrazione, basta una sola pecca e sei tagliato fuori. La parte peggiore forse è toccata agli emarginati che non hanno avuto voce in capitolo, non hanno potuto esprimere loro stessi. E’ quello che accade ai veri emarginati di una società, sono costretti a portare sulle proprie spalle il fardello dell’INDIFFERENZA.
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

    Messaggio  carmela aversano 88 Gio Apr 19, 2012 4:40 pm

    Anche questa lezione sull'emarginazione è stata davvero interessante, anche perchè penso che sia molto utile e istruttivo entrare nel vivo dei problemi della nostra società.
    L'emarginazione è il processo mediante il quale ,una persona viene allontanata ,spinta ai margini del gruppo sociale.Dalla simulazione svolta in aula io ero una cittadina infelice e triste vedendo quelle ragazze emarginate.Io credo che l'emarginazione nasca da una forma di VERA IGNORANZA, in quanto, nessuno ha il diritto di giudicare nessun altro, anche perché non sta scritto da nessuna parte che persone che hanno modi di vita completamente diversi da noi, debbano essere allontanati, anzi, bisognerebbe far capire a tutti che c'è solo da imparare da persone diverse da noi. Credo che per abbattere l'emarginazione bisogna che ci sia rispetto per l'altro ed eliminare ogni forma di pregiudizio e stereotipo ed è importante che ci sia anche una forte coesione tra scuola e società. Per quanto riguarda la relazione tra educatore e l'educando a mio parere l’educatore non deve essere più considerato come colui che fornisce le istruzioni per l’uso della vita, perché per quanto possono essere stati efficaci per qualche altro, teorizzati e sperimentati, rimangono soggettivi. Educare quindi significa guidare l’educando alla costruzione del proprio modo di vivere e affrontare la realtà in maniera autonoma. L’educatore, quindi, “agisce con gli altri e non sugli altri".È necessario perciò che accetti i progetti e i desideri dell’educando per fare ciò l’educatore deve creare relazioni durature e significative con l’educando, attraverso una comunicazione sempre più efficace.


    Ultima modifica di carmela aversano 88 il Gio Apr 19, 2012 5:05 pm - modificato 2 volte.
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    Messaggio  ASCIONE ANNARITA Gio Apr 19, 2012 4:42 pm

    La relazione educativa rappresenta il modo attraverso il quale le intenzioni educative diventano lavoro e risultati educativi.
    Quando non c’è relazione interpersonale, non c’è la possibilità di dare seguito alle intenzioni educative e di conseguenza aspirare ad ottenere dei cambiamenti.
    La relazione presuppone un insieme coerente di azioni intraprese in vista di un fine.
    La relazione deve diventare oggetto di una perseverante razionalizzazione, di continua meditazione e di costante problematizzazione. In altre parole, alla base di una relazione educativa vi deve essere la volontà di costruire un rapporto basato sull'accoglienza, sull'ascolto, lasciando spazio alla libertà dell'altro e costruendo pian piano, insieme, un progetto di vita personale e originale.
    La persona dell’ “educatore” è strumento pedagogico e la relazione educativa può riferirsi sia al rapporto che si stabilisce tra madre e figlio (quindi in ambito familiare)

    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Educazione

    e sia tra l'educatore e l'educando, quindi in ambito scolastico dove avviene una crescita e una formazione dell'educando.

    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Buonaeducazionescolastica

    E’ importante che il rapporto tra educatore ed educando sia un rapporto reciproco. Essi hanno senz’altro ruoli differenti, ma questo non vuol dire che siano su piani differenti. C’è relazione educativa se si mette in comune qualcosa, vale a dire se si comunica in modo profondo. Occorre che entrambi sappiano ascoltare ed ascoltarsi, che si mettano in comune i sentimenti ed anche i vissuti personali. Occorre che l’educatore, che spesso è costretto dal suo ruolo, si tolga la maschera e sia sé stesso.
    Non si può parlare, per un tale rapporto, di autorità: bisogna essere autorevoli ma non autoritari. Il rispetto viene ottenuto dall’educatore non con mezzi impositivi, ma spontaneamente: l’educando lo rispetta per quello che è, perché lo considera degno di stima, e non per il suo ricorso ad atti di dominio.

    Da parte dell’educatore, il rispetto consiste nel non giudicare, nel non censurare opinioni e scelte, nel mostrare un’ampia tolleranza e riconoscimento dell’educando.
    Se tale è il rapporto educativo, le regole non possono essere imposte dall’educatore, ma vanno decise insieme, discusse democraticamente.
    A mio avviso dunque in una relazione educativa ognuno impara dall’altro.

    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Klimt-gustav-madre-con-bambino


    L'esperienza della simulazione mi ha lasciato alquanto esterefatta e un po smarrita in quanto ho vissuto, anche se per un brevissimo tempo, l'esperienza di essere emarginata. Per me l'emarginazione è quel particolare stato sociale e psichico per il quale si vive una situazione di malessere determinata dal non riuscire ad integrarsi nel contesto della società: non integrarci con quanto ci origina un modo di vivere che crea tutta una serie di problemi a livello esistenziale che sfociano spesso in comportamenti devianti se non criminali.
    Mi sono immedesimata nello stato di quelle persone ed ho pensato alla solidarietà umana e al rispetto che dovrebbe essere dovuto ad ogni individuo. In alcuni casi dovrebbero essere le leggi dello Stato a prevenire e risolvere certe situazioni. Ma purtroppo in molti casi il rispetto non esiste, la solidarietà nemmeno e le leggi con questi presupposti non possono che fallire il loro scopo. La cronaca pone spesso in evidenza dei casi che dimostrano che l’emarginazione e la solitudine di cui soffrono tanti esseri umani è determinata dalla nostra insensibilità, dalla nostra incomprensione, dal nostro egoismo.
    Le leggi da sole non sono in grado di garantire all’individuo il rispetto della sua dignità. Hanno bisogno, della nostra solidarietà, che è un sentimento abbastanza raro.


    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) A

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    Messaggio  SERAFINA CILIENTO Gio Apr 19, 2012 4:55 pm

    Oggi a lezione abbiamo parlato della relazione educativa e abbiamo fatto una serie di simulazioni:quella della madre con il bambino(Antonio) che aveva problemi con l’insegnante di sostegno e chiedeva aiuto ad un educatrice;quella della ragazza (Rosa) che ha esposto i suoi problemi nel socializzare( in cui mi ci rivedo tanto) e chiedeva aiuto all’educatrice e infine la simulazione della città. Nella simulazione della città io ero dalla parte dei cittadini,la cosa che mi ha colpito è stata che mentre noi potevamo avere qualsiasi cosa in quella città gli emarginati aspettavano solo un cenno per poter diciamo così “tornar in città".Di solito mi sono trovata proprio emarginata per il mio carattere che come Rosa è molto chiuso e trovarmi dall’altra parte mi ha fatto un certo effetto,ma non di piacere. Mi spiaceva per le ragazze vicino la cattedra. Non potevo far a meno di creare empatia con loro,di mettermi nei loro panni che poi secondo me è la “dote”fondamentale di un educatore che ha passione per il suo lavoro(proprio come ha detto la signora Michelina). La relazione educativa per me è:una persona che stabilisce una comunicazione con un' altra persona(anziano/adulto/adolescente) il cui scopo è quello di creare una relazione fra le persone e che produce un apprendimento in una delle due (a volte anche ad entrambe) e penso che l’educatore sia quella figura d’esempio che porti il soggetto ad essere autonomo.
    Il libro distingue le relazioni in:madre/figlio;docente/discente(il cui legame produce apprendimento e il cui legame non deve essere di disparità,ma ci deve essere un incontro e uno scambio);mono-direzionali(dove avviene uno scambio si da e si riceve);educatore/educando(tra di loro deve esserci assoluto rispetto e in quel caso l’educatore non riceve nulla di materiale,ma a livello personale veramente tanto quindi c’è una crescita personale da entrambe le parti).Gli educandi non sono necessariamente bambini possono essere anche adulti con problemi di droga,di alcool. Il rapporto deve essere quello di una “guida” per la persona in difficoltà. In una relazione educativa è fondamentale lo scambio di emozioni,dove l’educatore è predisposto all’accoglienza. Il legame affettivo è fondamentale in quanto permette alla persona in difficoltà di fidarsi per poi esprimere le proprie emozioni. L’educatore è soprattutto colui che ascolta anche se ha un pensiero divergente. Tra l’educatore e i suoi alunni deve stabilirsi un rapporto familiare con lo scopo di raggiungere degli obiettivi.l’insegnante non deve limitarsi alla mera lezione fatta di nozioni,ma deve creare un clima sereno,far entusiasmare e confrontare l’alunno con gli altri,deve farli sentire a loro agio.Tutti i rapporti umani sono formativi. Per quanto riguarda i soggetti disabili bisogna potenziare le doti e non mettere in luce le “mancanze”,considerare i suoi bisogni. Inoltre l’atteggiamento dell’educatore deve essere accogliente per fare in modo che il soggetto si fidi e parli e l’educatore ha il compito di ascoltare. Professoressa ho compreso solo adesso l’immagine che ci ha fatto vedere la prima giornata del corso,quella del fiore nato sull’asfalto. Il suo compito è quello di seminare proprio come la donna che seminava con l’intento di far nascere dei fiori sull’asfalto,ma il suo scopo è quello di far nascere anche solo una figura di educatore ricco di sentimenti ed emozioni da dare agli altri.

    Maria Improta
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty Educare ai valori. Abolire la discriminazione

    Messaggio  Maria Improta Gio Apr 19, 2012 4:57 pm

    L’educando impara più da quello che fa, rispetto a quello che dice di fare l’educatore. L’educando segue l’esempio dell’educatore. Proprio per questo l’educatore deve trasmettere attraverso l’educazione dei valori importanti che devono servire per la vita.
    Educatore non è solo l’insegnante o colui che è presente nell’ambito scolastico, educatore può essere anche il genitore, il quale è tenuto a dare le prime forme di educazione al bambino, deve essere il primo esempio che deve seguire per imparare valori importanti. L’educatore non deve risolvere i problemi che si presentano al ragazzo ma deve essere una figura sempre presente che deve accompagnare il bambino e lo deve GUIDARE fino a quando da solo riesce a risolverli, deve far si che il ragazzo impari ad affrontare la vita con ottimismo, assolutamente non con alienazione. Per quanto riguarda L’emarginazione ci sarebbero da dire svariate cose, partendo dal nazismo, che è una cosa seria, fino ad arrivare a forme banali di discriminazione,. Che possono portare a loro volta all’emarginazione. In aula durante la simulazione io ero il cittadino. Ma posso dire che l’emarginazione è una cosa brutta che non dovrebbe essere vissuta da nessuna persona, tutti i cittadini hanno uguali diritti e doveri, nessuno dovrebbe essere discriminato per un motivo o per l’altro. Tutti devono essere trattati in egual modo sia davanti alla legge che non.
    Le persone emarginate a mio parere si sono sentite sempre messe da parte e viste in modo diverso senza alcun motivo preciso. La discriminazione, secondo me rende deboli e vulnerabili, ma ancora di più è debole colui che discrimina.
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty Cresciamo Insieme!

    Messaggio  Tommasina Cataldo Gio Apr 19, 2012 5:33 pm

    La lezione di oggi ha toccato un tema molto complesso :la relazione educativa.
    La relazione educativa è l’insieme di rapporti sociali che si stabiliscono tra educatore e colui che educa ,è un incontro –scambio,partecipazione –alleanza, che deve essere supportata da rispetto reciproco e parità. La relazione educativa non è la semplice trasmissione di conoscenze e competenze che l’insegnante trasferisce passivamente all’alunno,ma è uno scambio emozionale ,un arricchimento reciproco … è l’incontro tra due mondi che devono interagire tra loro. Alla base di questa relazione vi è la volontà e la passione di costruire un rapporto vero, basato sull’ascolto,sul rispetto,sull’integrazione, sull’accettazione dell’altro! La figura dell’educatore non è semplice, deve riuscire ad essere paziente,comprensivo,attento ai problemi e soprattutto aperto all’ascolto. L’insegnate deve creare spazi di incontro per permettere a qualsiasi soggetto(adulto o adolescente che sia) di sentirsi a proprio agio , di sentirsi libero di esprimersi e di declamare le proprio idee. La relazione educativa quindi è il confronto tra educatore ed educando per creare un rapporto solido alla base ,favorendo un rendimento maggiore anche per il fanciullo.
    La prospettiva di una relazione educativa non deve essere vista solo nell’ottica scolastica o formale,ma anche nella relazione tra madre e figlio,nel rapporto tra amici,tra fidanzati…ognuno di noi è educatore per un altro, e soprattutto ognuno imparerà qualcosa non solo da figure istituzionali,ma anche da un amico,da un nonno,da uno sconosciuto…Ogni esperienza della vita è una relazione educativa,sia se è positiva sia se è negativa;ogni incontro umano è educativo in quanto porta con sé valori, significati ,opinioni ed idee che avranno un’influenza nelle persone coinvolte. In questa relazione tutti ricevono e tutti danno questa è la prerogativa basilare,questo è il punto su cui soffermarsi e da cui bisogna partire … “ E’ un prendere e dare in sincronia”.

    Nel corso oggi la prof. ha allestito due setting:Il primo mi è piaciuto di più,nel senso che ho avvertito l’apertura della mia collega verso le problematiche dell’altra…la ricerca di una soluzione ,la volontà di capire,ma soprattutto la voglia di tranquillizzare l’altra. Io forse, non sarei riuscita subito a trovare quella “prontezza” che ha caratterizzato l’intervento della mia collega.

    E …poi c’è stata la simulazione…Io ero un cittadino! Inizialmente non avevo ben capito cosa stava succedendo,perché credevo che la categorie delle ragazze”con occhiali” dovessero poi svolgere altre cose. Tutto mi è apparso più chiaro quando la prof. ha voltato le spalle a quel gruppo e solo a noi, che eravamo di fronte ,ci porgeva delle domande. Cosa ho provato?Sinceramente lì per lì ero impegnata a pensare alla “festa”… nonostante ascoltavo le loro voci,che cercavano di esprimere la loro idea,io ero concentrata sulla mia “categoria”… Che strano e pure lì c’erano due mie amiche… . E’ difficile pensare che ciò che avvenuto stamattina,per dimensioni e ragioni più grosse,si sono rilevate nella realtà…che davvero persone sono state volutamente allontanate per motivi etnici ,politici,economici,ma senz’altro inferiori rispetto al valore umano. Se davvero penso all’Olocausto,a quanto ancora oggi noi facciamo…all’esclusione,al disagio che portiamo a persone che noi consciamente o inconsciamente allontaniamo e non permettiamo di poter parlare,esprimersi o se lo fanno non vengono considerate . E’ davvero brutto…e se ci penso che per pochi minuti l’ho fatto anche io… bhe…mi sento male,perché è stato un meccanismo che inconsapevolmente è scattato dentro me,che mi ha messo in agitazione. Cercherò da questo momento di non guardare solo chi ho davanti a me,ma di porgere la mia attenzione anche verso coloro che si isolano o vengono isolati! Embarassed Sad

    Rita Gaita 1990
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty relazione educatore/educando e non solo!!!

    Messaggio  Rita Gaita 1990 Gio Apr 19, 2012 5:35 pm

    La relazione educativa è stata la lezione di oggi e penso sia stata la più interessante di tutte da un lato perché dolente o nolente è una cosa che tocca tutte noi dato che un giorno saremo chiamate ad essere educatrici e andremo ad instaurare relazioni con altre persone e dall’altro perché mi sono sentita coinvolta in prima persona. Sulla base di quello che faccio in chiesa con i bambini/adolescenti e anche sulla base di ciò che apprendo dalle scuole di formazioni per noi animatori a cui sono spesso chiamata a partecipare, il discorso della relazione non è stata una cosa nuova, ma è un qualcosa su cui ho già avuto il piacere il riflettere più volte. Noi abbiamo sempre trattato la relazione animatrice/bambino, capendo però che quello che mettiamo in atto con i bambini, ovvero “l’ascolto sincero” -stare li ad ascoltare il bambino e non semplicemente a sentirlo, il guardarlo negli occhi e controllare la postura, perché solo così puoi capire cosa quel bambino prova in quel momento, se si trova in difficoltà, se ha vergogna- lo dobbiamo attuare anche con le persone adulte. Diciamo che quello che la prof ha spiegato oggi è stato preso da me come il vedere le mie scuole di formazioni sotto un altro punto di vista, cioè quello lavorativo, facendomi cogliere l’importanza di queste, anche al di fuori del contesto chiesa e quindi ho avuto finalmente l’opportunità di trovare un parallelismo con quello che è il mio “lavoro” adesso, cioè lo studio (cosa che non ho mia avuto il piacere di fare). Posso affermare che la cosa che ogni volta mi colpisce sono le parole RISPETTO E PARITA’ citate in entrambi i contesti. Molte volte noi educatori, ci dimentichiamo che dobbiamo considerare l’altro come noi stessi. Dobbiamo prendere in considerazioni che ciò che l’altra persona fa (sia essa adulto, bimbo o adolescente), può arricchirci, può portarci a pensare ad un dato problema e alla sua possibile soluzione in maniera totalmente diversa da quello che pensavamo prima. Importante, inoltre, è lo stare attenti, a tutto ciò che può farci capire quanto quella persona sia pronta ad instaurare subito una relazione, se è meglio andarci in maniera più diretta, in maniera più cauta, quanto la persona che c’è di fronte sia forte a tal punto da fidarsi subito di noi. Non dobbiamo aspettarci subito che la persona che abbiamo di fronte si metta in una situazione di relazione e fiducia, perchè fidarsi dell’altro subito, spesso è difficile e spesso avviene dopo molto tempo e molti tentativi. Sono consapevole del fatto che queste sono tutte belle parole scaturite da una lezione che per me è stata favolosa, però penso che se certe cose non si provano a mettere in atto davvero, allora tali parole non servono a nulla. Per mettere in atto ciò, però, non ci dimentichiamo che non dobbiamo essere per forza educatrici o animatori in un determinato contesto, ma possiamo iniziare a fare questo nostro “tirocinio” nella vita di tutti i giorni, dove spesso siamo distratti da mille cosa a tal punto da non saper aiutare nemmeno un amico in difficoltà. Credetemi metterlo in atto con i bimbi/adolescenti è la cosa più difficile che ci sia, soprattutto se questi bimbi spesso vengono da situazioni difficili, come spesso mi è capitato. È difficile trovare un metodo educativo valido, ecco perché la cosa fondamentale, come diceva Michelina oggi è avere pazienza e saper aspettare che la persona che si trova di fronte a noi piano piano inizi a fidarsi e soprattutto trovare il metodo adatto a quella situazione, perché non esistono metodi fissi, ma come ben sappiamo questi cambiano col cambiare delle situazioni e delle persone.

    Per quanto riguarda il setting, posso affermare che il primo l’ho visto più come un’esperienza fatta da persone adulte,ora mi spiego meglio. Nel primo setting abbiamo visto l’interazione tra una madre e un’educatrice, quindi tra due persone adulte, che erano a loro agio nel trattare l’argomento, un po’ perché l’educatrice è stata gentilissima e ha messo in condizioni di rilassamento la donna e un po’ perché la donna si lamentava di una mancanza che c’era stata da parte di una terza persona,quindi c’era più nervosismo per la mancanza di rispetto che vergogna per la situazione in sé. Il secondo setting, invece, era tra una ragazzina adolescente e un’educatrice, quindi tra una ragazza ed un adulto. In tal caso ho riscontrato molta più difficoltà rispetto al primo, perché la ragazza, aveva un maggior timore ad esporre i propri problemi, vuoi per l’età, vuoi perché comunque una ragazza si trova sempre in difficoltà a trattare un tema così personale con un adulto. Spesso i ragazzi tendono a non chiedere aiuto ad una persona più grande per un problema così, perché lo ritengono inutile o perché hanno semplicemente vergogna e non si fidano del fatto che quella persona, anche se con più anni, può aiutarla a capire o quanto minimo a renderla consapevole del problema che c’è. Da come si è capito, o almeno spero, quello che mi ha colpito di più è stato il secondo setting, ma sempre e solo per il motivo sopra citato, cioè lavorando con bambini ed adolescenti certe cose si notano e si nota spesso la difficoltà a trattare con noi “adulti” , addirittura con me che sono appena ventiduenne, argomenti un po’ più personali, rispetto alle mamme che tendono (anche se non sempre) ad essere più spontanee e rilassate.

    Per quanto riguarda la simulazione sulla città come affermato oggi in aula, ho fatto la stessa simulazione martedì con in ragazzi e quindi mi sono trovata ad essere sia “emarginato” sia “emarginante” in quessta situazione. Dal punto di vista della cittadina,oggi, mi sono sentita un po’ male (forse perché un po’ prevenuta dalla simulazione simile già vissuta), perchè ho visto le mie amiche andare via e non poter far nulla, però allo stesso tempo, oltre a osservare le colleghe escluse che chiedevano aiutano, che cercavano di interagire con noi, ho pensato anche io, come tutti del resto, a quali benefici potevo avere essendo rimasta in città e non se c’erano altre soluzioni per riammetterle con noi. Dal punto di vita della cittadina, quindi, mi sono sentita solo in colpa, perché ho immaginato quello che le altre provavano e soprattutto perché, se più persone volevano il rientro degli emarginati, potevano andare in gruppo dal sindaco e discuterne cercando di trovare una soluzione, sennò come si suol dire pazienza, ci sottomettevamo all’autorità e non facevamo nulla. Dal punto di vista dell’emarginato, invece (sempre sul ruolo vissuto martedì e non oggi), ho provato come le mie colleghe,anche io un forte senso di esclusione e questo mi ha fatto tornar in mente quanto stavo alle scuole medie e la maggior parte dei ragazzi mi escludeva e mi prendeva in giro perché avevo le orecchie grandi. In quel momento,ho capito la cattiveria che c’è nel non degnare neanche di uno sguardo (cosa che noi spesso facciamo, non guardiamo l’altro neanche quando parla) un’altra persona e come quella persona si sente esclusa dalla vita comune. L’ultima cosa che volevo dire e di cui ho discusso con delle amiche all’uscita, è che se io fossi stata dal lato delle emarginate, non essendo la situazione di una sola persona, avrei organizzato una rivolta, oppure avrei creato un’altra città. Per esperienza so che non è facile da fare, molte volte certe cose sono più facili da dire quando ci si trova all’esterno della situazione perché quando ci si è dentro, in quelle situazioni, ci si sente alienati totalmente, ci si sente spersonalizzati e non si pensa a trovare una soluzione, ma si rimugina solo su quanto avviene e sul perché.
    Ringrazio la prof per l’opportunità che ci ha dato oggi e mi scuso se il commento è troppo lungo. Spero di non essere uscita fuori traccia :D


    Assolutamente no Rita,
    il tuo commento mi è piaciuto molto e mi ha fatto molto riflettere.
    Come gli altri post, sei riuscita a colpire molteplici aspetti.
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty LA RELAZIONE TRA DOCENTE E DISCENTE

    Messaggio  simona capasso Gio Apr 19, 2012 5:38 pm

    Oggi durante la lezione la Professoressa Floriana Briganti ci ha introdotto il tema della Relazione Educativa, ogni relazione è un incontro sia umano, ma anche educativo, la relazione educativa è un legame che si forma tra l’educatore e l’educando. Questo riguarda diversi ambiti, ed uno di questo è quello tra Docente e Discente, in quanto come futura educatrice è molto importante la costruzione e la relazione che viene a crearsi con l’educando, ma anche ogni relazione e ogni incontro umano ed educativo. Un’altra relazione educativa importante è il rapporto che istaura tra madre e figlio, avvolte un rapporto morboso, in quanto per un ragazzo/alunno la famiglia viene vista come il perno principale, come la guida oppure come il più grande insegnamento. Qualsiasi esperienza nella vita è educativa, qualsiasi c osa è costruttiva e formativa, infatti per famiglia si intende anche il rapporto, e quindi deve essere un esempio per il proprio figlio. Inoltre è molto importante ricordarsi che una relazione educativa deve essere un rapporto alla pari, ossia bisogna mettersi sullo stesso piano dell’interlocutore, non bisogna creare delle differenze, in modo che l’educando si senta libero e a proprio agio, per dargli modo di esprimere le proprie opinioni e i propri problemi. La relazione educativa si crea giorno dopo giorno, è uno scambio di emozioni tra 2 o più persone, ed esiste anche una componente emotiva. Infatti quando il soggetto è in difficoltà si cerca di capire i fattori che lo spingono a comportarsi in un determinato modo, e quindi è anche uno scambio in cui entrambe le persone ricevono e danno. Io penso che la relazione educativa è un rapporto con l’altro che cresce e si istaura ogni giorno e questo può avvenire a scuola, in famiglia infatti proprio come dice Rogers "LA SCUOLA NON E' SOLO IL LUOGO DOVE SI IMPARA,MA ANCHE L'AMBIENTE IN CUI DOBBIAMO FAR ENTRARE LE NOSTRE EMOZIONI,LA NOSTRA ESPERIENZA E IL NOSTRO VISSUTO".

    IL SETTING
    Il setting è un incontro tra 2 persone ossia tra l’educatore e l’educando. Il ruolo dell’educatore è un ruolo molto importante, il quale deve aiutare l’educando nel risolvere e liberarsi dei propri problemi. Principalmente l’approccio tra l’educatore e l’educando sembra scontato, ma in realtà non lo è perché bisogna utilizzare le “parole giuste”. Avvolte ci sono setting in cui l’educando non parla e quindi l’educatore deve cercare di capire quali sono i problemi e molto spesso lo si capisci anche dal linguaggio del corpo. Quindi l’educatore non deve dare soluzioni, ma deve accompagnare l’educando durante il setting, e molto spesso deve rompere quel blocco e quel ostacolo che molto spesso si incontrano.

    EMARGINATO O CITTADINO?
    Oggi durante la lezione abbiamo avuto modo di partecipare ad una esperienza di simulazione sulla città. Io facevo parte dei cittadini e non so come mi sarei sentita se sarei stata emarginata. Forse avrei sentito il bisogno di ritornare al mio posto accanto alle mie amiche, ma durante la simulazione mi sono divertita perché la professoressa ci faceva delle domande riguardanti la città, e penso che questa di oggi è stata un esperienza molto bella. Anche se questa era solo una simulazione mi metto nei panni degli emarginati e penso che loro debbano subire questo disagio sociale ogni giorno della loro vita.
    Danila Cacciapuoti
    Danila Cacciapuoti


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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

    Messaggio  Danila Cacciapuoti Gio Apr 19, 2012 5:39 pm


    -relazione educativa, spiegazione teorica I parte e setting con 2 protagonisti
    educatore/educando


    Oggi abbiamo creato una situazione di incontro tra l’educatore e l’educando. Abbiamo potuto notare da parte delle due educatrici una certa disponibilità nell’ascolto, ma già dal saluto (nel caso della simulazione con il bambino) l’educatrice si è presentata al bambino in modo affettuoso e disponibile.
    Sì è creato un certo feeling e una certa fiducia da entrambe le parti in modo che l’educando esternasse il proprio “problema” mentre l’educatrice ascoltava con molta attenzione, questo lo potevamo notare anche dalla postura che aveva assunto.
    Abbiamo simulato una relazione educativa tra l'educatore e l'educando.Ma le relazioni educative possono avvenire anche tra un genitore e un figlio,tra un docente e un discente, tutte le relazioni sono portatrici di significati,valori che hanno importanza per la crescità di entrambi i protagonisti.
    In queste relazioni che si vengono a creare bisongna cercare di capire chi abbiamo di fronte, e comprendere ciò che ha potuto portare a quel determinato atteggiamento.
    E'molto importante che alla base di ogni relazione di crei un rapporto di stima e di rispetto reciproco!
    Dunque l’educatrice deve essere prima di tutto una persona positiva e disponibile.

    -emarginazione, esperienza di simulazione sulla città

    eri emarginato o cittadino?
    Emarginata. Neutral

    La professoressa si è finta un sindaco dittatore, ed ha emarginato tutte le ragazze con gli occhiali . Rolling Eyes
    Tutte le ragazze con gli occhiali sono state allontanate “dalla città”senza una reale motivazione, mentre tutti i cittadini potevano organizzare una grande festa!
    Sicuramente tra le ragazze discriminate, che erano in minoranza, è subito nato un senso di solidarietà reciproca, perché ad ogni modo tutte condividevano la stessa esperienza di essere discriminate.
    Mentre il resto dei cittadini non emarginati erano distratti dalle “possibilità” che offriva il sindaco per allestire questa grande festa. Ma non tutti perché tra le proposte dei cittadini, ce ne è stata una che ha richiesto di invitare tutti i cittadini che erano stati discriminati, perché portavano gli occhiali. Ovviamente il Sindaco dittatore non ha dato ascolto a questa richiesta.
    Ed ha continuato a proporre grandi cose per chi non considerava la parte discriminata.
    In questa simulazione non ho trovato un’indifferenza totale da parte di tutto il gruppo classe non discriminato, forse anche perché tra noi emarginate c’erano amiche di ragazze non emarginate, quindi in un certo senso eravamo comunque osservate e “considerate” , nonostante la prof. cercava di distrarre la classe!!


    Potremmo poi paragonare la nostra simulazione, con qualcosa di molto più grave realmente accadute. E quello che poi ci siamo sempre chiesti è stato il perché il popolo non ha reagito.
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    Eleonora Cardella


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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

    Messaggio  Eleonora Cardella Gio Apr 19, 2012 5:50 pm

    Oggi abbiamo trattato in aula uno dei temi che più ci interessa perché riguarda quella che sarà la nostra futura professione. La parte teorica dedicata alla relazione educativa, ci ha fatto soffermare sul significato della figura dell’educatore. Molte volte si crede che l’educatore sia solo colui che deve appunto educare il soggetto; in realtà la figura dell’educatore è molto più importante, poiché è grazie a lui che si insegna a bambini,ma anche ad adulti, a stabilire relazioni educative. La relazione educativa riguarda qualunque tipo di rapporto noi instauriamo con l’altro. Non ci accorgiamo che nella vita di tutti i giorni, siamo messi davanti ad altre persone con le quali dobbiamo relazionarci e trovare un dialogo e un confronto; spesso sottovalutiamo l’importanza del dialogo con l’altro. Il compito dell’educatore è proprio questo, ma più nello specifico egli cerca di guardare la problematica del soggetto più da vicino cercando di aiutarlo e sostenerlo. Ponendosi nei suoi confronti come una “guida”. Nella parte “pratica” poi, sullo stesso tema abbiamo fatto un setting tra educatore e educando dove diverse persone sono state chiamate a coppie per dimostrare praticamente come avviene uno scambio di comunicazione tra i due. La prima coppia, quella in cui era presente anche il bambino non mi ha fatto riflettere più di tanto anche perché è stata proposta la solita problematica relativa al problema alunni-insegnanti; invece la coppia con la ragazza che ha esposto come problema la sua timidezza e il suo sentirsi tagliata fuori dalle relazioni comuni, mi ha fatto notare e riflettere di più su come il rapporto educatore e educando in realtà sia molto complesso. In quel caso l’educatrice,secondo me, non è riuscita al meglio a rispondere a quelle che erano le problematiche dell’educando, la ragazza, proprio perché credo che le parole utilizzate non servivano a poter risolvere il problema anzi al contrario, credo che il linguaggio sia verbale che del corpo doveva essere curato e utilizzato nel migliore dei modi proprio per evitare situazioni di disagio e svantaggio che sono già presenti nel soggetto.
    L’ultima parte della lezione è stata poi dedicata alla simulazione sull’emarginazione,dove ci veniva proposto di capire se facevamo parte della città, in cui il Sindaco ha bandito quelli con gli occhiali, o se eravamo emarginati,ovvero avevamo gli occhiali. Io sono rientrata nel gruppo di coloro che facevano parte della città e in un primo momento non mi sono sentita “diversa” anzi ero contenta di rimanere al mio posto e di non dovermi sentire allontanata dagli altri,quindi emarginata. Quando poi alcune mie amiche si sono alzate perché emarginate, ho sentito una sensazione strana,che non riesco a descrivere ma che forse era un insieme tra il dispiacere e la tristezza nel vederle lì lontane e isolate; non potevano comunicare con noi e il Sindaco le aveva escluse facendo proposte solo a noi e ignorando quelle che erano le cose che loro dicevano. Mi ha fatto piacere sentire una collega che alla domanda del Sindaco: chi volete far entrare nella vostra città? La risposta è stata: Le persone con gli occhi. Credo che sia stata una delle risposte che meno mi aspettavo e che io stessa avevo ignorato. Attraverso questa simulazione, ho capito quanto possa essere difficile e brutto, per coloro che nella vita sono davvero emarginati, sentirsi fuori luogo o inappropriati, ma credo che l’emarginato, il diverso non sia solo da ricercare nella persona che non parla la nostra stessa lingua o che viene da un Paese diverso. Non ci rendiamo davvero conto di come, attraverso ogni nostro gesto, azione o semplicemente per i modi di fare, emarginiamo e quanto veniamo emarginati ogni giorno.
    viviana.imparato
    viviana.imparato


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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty dall'incontro con l'altro all'emarginazione

    Messaggio  viviana.imparato Gio Apr 19, 2012 6:13 pm

    Oggi,in aula,abbiamo trattato due temi di fondamentale importanza:la relazione educativa e l’emarginazione;temi supportati da altrettante simulazioni volte a farci vivere in maniera “pratica” ciò che avevamo ascoltato durante la parte teorica.

    Bisogna dire,innanzitutto, che ogni relazione che l’uomo instaura nella sua vita è una relazione educativa in quanto porta ad uno scambio di valori,opinioni,esperienze di vita che avranno una rilevanza nel percorso di entrambi gli individui. Ogni relazione,infatti,non è a senso unico ma coinvolge entrambi i partecipanti.
    Essa può verificarsi tra amici,genitori,insegnanti e con l’educatore.
    Quest’ultima figura è quella che,ovviamente,sento più vicina in quanto rappresenta il mio presente come allieva e,spero, anche il mio futuro.

    Nella lezione odierna (come è accaduto per le precedenti) ci siamo soffermati proprio su questa importante figura e sul suo ruolo nella relazione educativa.
    Nel suo percorso,infatti,l’educatore instaura continue relazioni educative con i soggetti con cui viene in contatto;relazioni che hanno alla base il rispetto per la persona che si ha davanti e per le sue problematiche.
    Mi piace pensare alla figura dell’educatore come una sorta di fratello maggiore. Avendo un fratello più piccolo ho sempre cercato di seguirlo nel suo percorso e di propormi (e mai impormi) come guida o anche semplicemente come “porto sicuro” in cui rifugiarsi per un consiglio,una riflessione,una confidenza,una richiesta d’aiuto celata dietro il silenzio. Un rapporto,il nostro,basato su rispetto,fiducia e parità,senza mai sottovalutare i suoi problemi solo perché legati ad una fase della crescita che ho già superato.
    Questo è il tipo di educatore che vorrei essere in futuro. Un educatore aperto all’altro,un educatore che si propone ma non si impone e che cerca di entrare nel mondo di chi gli si avvicina portando nella relazione un po’ del suo.
    Ritengo che l’elemento affettivo non sia scindibile da questo tipo di relazioni in quanto siamo esseri umani e non macchine. Qualsiasi contatto con l’altro porta con sé emozioni e sensazioni che,a mio parere,non vanno negate ma usate in modo positivo all’interno della relazione educativa. Come risorsa necessaria per spingere l’altro ad aprirsi e comunicare le sue stesse emozioni. Come si può pretendere,ad esempio,che un ragazzo chiuso e poco comunicativo cominci a comunicare ed aprirsi se l’educatore stesso è un iceberg che non comunica quello che sente?
    La parte laboratoriale ci ha inseriti direttamente in quella che potrebbe essere una situazione tipo. Dalla prima simulazione,infatti,ho appreso l’importanza di alcuni aspetti circa la relazione che si instaura tra due soggetti.
    Una mamma,una ragazza si recano da una figura che ritengono in grado di aiutarli a risolvere o almeno comprendere una loro difficoltà e tra questi due soggetti si crea sa subito un contatto,una relazione.
    La professoressa ha portato la nostra attenzione alla postura delle persone intervenute nella simulazione;la postura è fondamentale per stabilire un primo impatto positivo e far sentire a proprio agio la persona che si incontra. Da abolire,per l’educatore, sono tutti quegli atteggiamenti di chiusura come:braccia incrociate,sguardo vagante,ecc…
    A mio parere,inoltre,chiedere subito quale sia il problema può essere una lama a doppio taglio.Da un lato,infatti,potremmo trovare qualcuno di deciso e pronto ad esprimere il suo disagio,dall’altro,invece, si potrebbe portare la persona ad irrigidirsi e chiudersi ulteriormente.

    Ci sono dei casi in cui non si riesce o non si vuole instaurare una relazione con un soggetto,perché questo ci appare “diverso” da noi,perché non condividiamo le sue idee,perché non rispecchia i canoni con cui si è soliti giudicare chi ci sta intorno.
    Tutto ciò porta ad una problematica molto attuale della nostra società:l’emarginazione.
    L’emarginazione è qualcosa che si ritrova soprattutto nelle scuole,tra ragazzi;ma non è difficile trovarla anche tra gli adulti.
    Emarginare significa “Relegare qlcu. ai margini della società ed escluderlo dalla partecipazione alla vita sociale”. Si comprende già da questa definizione quanto sia dannoso un atteggiamento del genere,in quanto significa non reputare quel qualcuno degno di vivere tra noi e porsi in una condizione di superiorità.
    Questo mi riporta alla seconda simulazione. Quella della città con il “sindaco dittatore”.
    Il “sindaco” ha escluso dalla città tutti coloro che avevano in comune una caratteristica:possedere gli occhiali mentre ha proposto a tutti gli altri feste,cibi,dolci e altre cose attraenti.
    Io mi sono trovata dalla parte dei “cittadini crudeli” che sono rimasti in una città in cui i loro amici erano banditi ed emarginati.
    Mentre la professoressa ci chiedeva quali cibi e bevande desideravamo ho spesso guardato il gruppo “isolato” e ho notato che comunicavano tra loro e che cercavano di comunicare con noi che eravamo rimasti seduti a dimostrazione che chi viene isolato avverte come disagio questa sua condizione e cerca in ogni modo di essere riaccettato e riammesso.
    Devo ammettere che non ho subito provato un senso di colpa nei loro confronti in quanto ero ben cosciente che si trattasse di una simulazione e non della realtà ma poi ho cercato nella mia storia personale un momento in cui mi sono sentita anche io esclusa. Ho ricordato,allora,quando da bambina mi trovavo in vacanza in un paese del nord e venivo presa in giro ed isolata dagli altri bambini perché del sud. Ricordo,in particolare,di una mamma che impedì ai figli di invitarmi a giocare con loro come avevano fatto prima di sapere da dove venissi.
    Ricordo con precisione la sensazione di inadeguatezza che provavo,come se essere di una città piuttosto che un'altra facesse di me una bambina meno meritevole di divertirsi. La mia prima reazione fu quella,poi, arrivò la rabbia e l’aggressività.
    L’emarginazione ,non fa altro che allontanare le persone e suscitare in esse sentimenti negativi e deleteri. Bisognerebbe accogliere sempre l’altro e rispettarlo,accettando il fatto che siamo tutti diversi e non viviamo in un mondo di fotocopie.



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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

    Messaggio  Irene De Vita Gio Apr 19, 2012 6:14 pm

    LA RELAZIONE EDUCATIVA
    La relazione educativa, è riportata e la possiamo trovare in vari ambiti... quella di cui portiamo l'esempio è tra docente/discente. tutti gli incontri sono educativi e formativi questo perché durante una relazione si dà e si riceve SEMPRE.
    Si è parlato in aula anche della relazione che si stabilisce tra madre e figlio, si stabilisce in ambito familiare e i protagonisti sono i bambini. abbiamo detto anche che il più grande insegnamento è l'esempio.
    IL SETTING: la “scena” tra educatore e educando che avviene in un determinato contesto, per un qualche problema che viene esposto. Importante in questa fase è lo SCAMBIO ALLA PARI, cioè lo scambio che avviene deve essere allo stesso livello, non si deve mettere in difficoltà ne sentirsi superiori ecc l’educatore deve lavorare anche su sé stesso.
    EMARGINATO O CITTADINO?
    Io ho interpretato il “ruolo” di cittadina, onestamente mi sono sentita un po’ “in colpa”, in quanto privilegiata di un qualcosa e per un qualcosa in più che fondamentalmente non ho, ne tanto meno merito in più a qualcun altro. Il problema se c’è va affrontato insieme e risolto con qualche strategia, non assolutamente con l’emarginazione, altrimenti finiremmo tutti per restar soli.
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty relazione educativa-emozioni e sensazioni-simulata..

    Messaggio  simonamanzoni Gio Apr 19, 2012 6:16 pm

    Ogni relazione educativa tra Insegnante-Educatore e alunno deve essere incontro e scambio, partecipazione ed alleanza e non asimmetrica, cioè contrassegnata da una disparità di potere tra insegnante e alunno. L’insegnante,o l’Educatore,deve essere affettivo nell’azione educativa deve percorrere l’itinerario del dialogo, della reciprocità e dell’integrazione comunicativa. La relazione educativa si costruisce giorno per giorno, a partire dal reciproco sentire e si consolida grazie alla condivisione di un vissuto, intermediario di scambi e di attività con gli alunni. E’ molto importante che tra insegnante/Educatore ed allievo si crei un rapporto di fiducia e di stima che si consolidi in un dialogo diretto e personale anche fuori dalla classe. Lo studente deve contare sul fatto che vi sia all’interno dell’istituzione scolastica una persona di cui si possa fidare, pronta ad ascoltarlo a dargli dei consigli, a incoraggiarlo ma anche a rimproverarlo al momento giusto.
    Come afferma C. Rogers:, “la scuola non è solo il luogo dove si impara, ma è anche l’ambiente in cui dobbiamo far entrare le nostre emozioni, la nostra esperienza e il nostro vissuto”.
    A volte gli insegnanti corrono il rischio di non riuscire a decodificare messaggi indiretti mandati dall’alunno,magari sotto forma di aggressività e sfrontatezza. La capacità di ascolto attivo, la capacità di comprensione delle dinamiche di gruppo e la disponibilità a mettersi in gioco devono essere piene competenze del docente/educatore. L’ascolto attivo è relazione di scambio e di comprensione dell’alunno nella sua unicità e irripetitibilità. L’attenzione dell’educatore deve essere rivolta, non solo alla personalità psicologica di ogni singolo discente, ma anche alle dinamiche interne al gruppo-classe. L’insegnante deve rivelare il suo volto umano, incoraggiando il discente ad aprirsi attraverso l’ascolto empatico e stimolandolo nel suo cammino di scoperta e di conoscenza di sé.Penso che nella vita scolastica quotidiana vengono richieste ai docenti, oltre ad un’accurata preparazione disciplinare e ad una conoscenza puntuale delle più recenti metodologie didattiche, delle competenze comunicative che diventano la prerogativa indispensabile per la creazione di una buona interazione. Affinché realmente si crei una sintonizzazione affettiva,l’educatore deve utilizzare la tecnica dell’ascolto attivo : cioè essere sempre pronto a ricevere i segnali trasmessi,a volte in modo confuso, dai ragazzi. Per ascolto si intende la disponibilità per ciò che viene detto e fatto al fine di trasmettereai minori la convinzione del loro valore in quanto soggetti,le risposte alle loro domande e la decodificazione dei contenuti latenti nei messaggi.
    Il ruolo dell’Educatore è quello di interpretare comportamenti, reazioni e improvvisi cambiamenti di umore e di aiutare il discente a prendere coscienza di quello che gli sta avvenendo, mettendolo in condizione di riflettere, capire e parlare. La capacità di ascolto attivo offre la possibilità di osservare in modo approfondito e costituisce un’efficace modalità di sostegno affettivo, per cui rappresenta di per sé un valido agente terapeutico. Perché l’ascolto sia veramente attivo deve configurarsi come realmente empatico. Per empatia si intende "la capacità di comprendere il modo di essere-nel-mondo di un altro dal di dentro, riuscendo ad immedesimarsi nella sua condizione e a penetrare la sua dimensione di interiorità". L’empatia è la capacità di intuire e leggere fra le righe, di captare le spie emozionali, di cogliere anche i segnali non verbali indicatori di uno stato d’animo e di intuire quale valore rivesta un evento per l'interlocutore, senza lasciarsi guidare dai propri schemi di attribuzione di significato: diventa così possibile comprendere atteggiamenti e comportamenti apparentemente assurdi, e rispondere soddisfacendo i bisogni specifici di un soggetto. Un ambiente educativo capace di agire in questo senso integra e sostiene la struttura della persona in difficoltà e, allo stesso tempo, crea un clima di fiducia. Per Rogers la comprensione empatica ha una posizione centrale all’interno della relazione educativa che significa innanzitutto "difendere e incrementare il potenziale di umanità del ragazzo"
    Nell’ambito del rapporto educativo, sintonizzazione affettiva significa porre l’accento sul fatto che non tutti i bambini hanno le stesse esigenze, i medesimi bisogni e tempi di apprendimento. Un educatore dovrebbe avere un occhio di riguardo per gli allievi più emotivi o con difficoltà di apprendimento.La sensibilità nei confronti specifici di ogni singolo alunno richiede la capacità di riconoscere, anche a se stessi, il cambiamento di interessi e di esigenze dell’allievo, in rapporto ai diversi momenti e ai passaggi del suo sviluppo. La disponibilità empatica implica rifiutare, da parte dell’educatore, di leggere il mondo in modo egocentrico e di porsi in una condizione di apertura e disponibilità a mettersi in discussione, di introspezione e di autotrasformazione.La dimensione affettiva dell’educatore non è semplice comunicazione e trasmissione di contenuti e nozioni, ma significa comprendere l’alunno grazie all’empatia, cioè alla capacità provare i sentimenti dell’altro attraverso l’autoanalisi e la ricerca, nella propria esperienza di qualcosa di analogo. A questo riguardo vorrei raccontarVi un piccolo episodio,circa tre anni fa per la prima volta a Napoli si è sperimentato un percorso di Peer Education,organizzato dal consorzio CO.RE e dalla Fondazione UmanaMente, con ragazzi di strada..perchè dico si è sperimentato,perché questo modello si è sempre utilizzato nelle scuole dove il contesto era strettamente ristretto e l’età dei ragazzi era omogenea es una classe..e..sopratutto il metodo della la Peer education è nata a Verbania..quindi tutt’altro contesto rispetto alla realtà Napoletana.. io ho avuto la fortuna di partecipare a questo percorso in qualità di educatore per un gruppo di adolescenti tutti di età diversa e con problematiche diverse..la cosa bella e che prima formavamo dei ragazzi che facevano parte del gruppo o che erano stati eletti dal gruppo stesso e poi proprio loro “gestivano”il gruppo con tematiche scelte stesso dal gruppo..Perchè è stato interessante questo lavoro è perché ve lo sto scrivendo…semplice perchè penso che la prima relazione educativa avvenga proprio fra pari..nel gruppo dei pari..perchè spesso un minore un adolescente prova imbarazzo a “chiedere” ad una persona adulta..quindi il primo punto di riferimento per lui e l’amico o l’amica..e fare un buon lavoro con almeno una parte del gruppo vuol dire aver dato un “tocco”di colore nella vita di un minore che mai si sarebbe affiancato ad un Educatore..e da li magari instaurare un primo passaggio per una relazione educativa.Ciò che conta molto e anche il setting..spesso quando c’è un colloquio già prestabilito si cerca di organizzare al meglio la stanza dove si svolgerà il colloquio ed essa subirà delle variazioni a seconda se si dovrà parlare con un adulto con un adolescente o un bambino..ciò che conta,almeno per me, è l’accoglienza..far sentire che si è lì in quel momento solo per lui..Ascoltarlo/a molto spesso durante i colloqui che svolgo con le mamme,ad es.,Loro vogliono Essere considerate!Ascoltate! in realtà queste donne questi ragazzi che vivono nella settima Municipalità sono solo un piccolo pezzo della Nostra Amata Napoli..ovunque ci sarà una Maria un Giovanni che ha bisogno di sentirsi Persona!Come sempre quando inizio a scrivere non la finisco più..quindi concludo con le mie emozioni e sensazioni vissute in aula durante l’esercizio-simulata del “sindaco e la sua città di vedenti al 100%”(ricopio le mie impressioni “a caldo”.. ciò che ho scritto sul mio quaderno subito dopo aver vissuto l’episodio). Sono stata una “cittadina fortunata”!..il motivo? Perché oggi il sindaco ha deciso di mandar via dalla città tutte le persone che portavano gli occhiali!Per un sol momento ho tirato un sospiro di sollievo..io non facevo parte di quel gruppo..ma sono bastati pochi attimi per dire NO!! Non esiste perché questa discriminazione??e solo un caso che Io non sia al posto Loro..quindi devo far qualcosa per farli ritornare nella loro città..tra la loro gente nelle loro case!!!quindi quando il sindaco ha deciso di regalarci ciò che volevamo io ho proposto il RIENTRO del gruppo..ma aimè la mia proposta non è stato presa proprio in carico!!!Tutta la città era euforica perché potevano avere ciò che volevano,nessuno guardava quel gruppo “escluso”che ci guardava con occhi tristi ed anche formulando proposte di aiuto!ma perché non venivano ascoltate??per me era troppo la gioa di chi era restato in città e poteva AVERE TUTTO..non si agisce così..sarebbero bastati pochi minuti ancora ed avrei “innalzato”una sorta di lotta contro il sindaco per far Rispettare i DIRITTI DELL’UOMO E DELL’UGUAGLIANZA!!!!! cheers cheers cheers cheers
    Grazie..Simona
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty La relazione educativa

    Messaggio  Antonella Russo Gio Apr 19, 2012 6:29 pm

    Per relazione educativa si intende qualsiasi relazione che si intraprende tra due persone. Spesso la nostra relazione è con un genitore, con l’insegnante, con una persona cara… beh possiamo dire che siamo costantemente in relazione. La prima relazione che si instaura è sicuramente quella con la madre, la nostra generatrice…è un rapporto dove si da e si riceve e non necessariamente l’educando deve essere il bambino. È una relazione fatta di esperienze belle o brutte che siano, restano pur sempre esperienze che permettono di formare una persona forte. La seconda relazione avviene con il docente, che rappresenta per certi versi, insieme alla classe, una grande famiglia. Una relazione questa fatti di scambi, fatta di un ricevere e di un dare. Compito primario è quello di instaurare un rapporto solido che gli permette di riuscire a valutare caso per caso, perché come ben sappiamo ogni alunno ha la sua storia, e spesso non si tratta di preferenze ma semplicemente di storie diverse. Insegnare a confrontarsi con l’altro trasmettendo stima e rispetto per la sua persona. La relazione è emozione, positività, fiducia, accoglienza, ascolto…
    La relazione educativa è un po’ quello che viviamo noi ogni giorno a lezione. La lezione di oggi ci ha permesso di vedere “in diretta” questa relazione, e quanto sia importante la figura dell’educatore. L’educatore deve essere colui che riesce a trasmettere felicità e positività all’educando, deve essere un percorso di crescita che possa arricchire entrambe le persone.
    Per quanto riguarda l’esempio della città, non riesco ad esprimere un parere equo rispetto agli emarginati perche io mi trovavo dall’altra parte. Posso però immaginare come possano essersi sentiti loro vedendo che nessuno gli rivolgeva la parola, nessuno li considerava…questo esercizio è stato molto utile per farci capire cose che magari un occhio non riesce a cogliere quando non vi è nella situazione…l’emarginazione è la cosa più brutta che posa esserci sulla terra! Noi siamo nati per stare insieme, per aiutarci e anche se tante persone questo non lo fanno noi “FUTURI EDUCATORI” ci impegneremo per far si che tutto questo accada…saremo sempre pronti a dare un aiuto a chi è come noi e non importa se sia di un'altra cultura, che sia un delinquente o appartenga a qualsiasi categoria ritenuta inferiore, noi , almeno lo spero, lotteremo per abbattere questo muro!
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty L’EDUCATORE COME INSEGNATE DI VITA

    Messaggio  nunzia apicella Gio Apr 19, 2012 6:59 pm

    Oggi in aula abbiamo discusso sulla figura dell’educatore e sulle relazioni che egli innesca all’interno della società. La figura dell’educatore come professione, sorge negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, per rispondere a tutte quelle esigenze di famiglie sfasciate, di ragazzi adolescenti per la strada senza famiglia, i quali necessitavano di protezione di assistenza e dunque di educazione. Infatti l’educatore, attraverso il suo percorso professionale diventa il punto di riferimento e il punto di partenza di una grande varietà di individui. Egli infatti non opererà solo verso i bambini ma anche verso persone adulte, le quali sono segnate da un passato tormentato, con problemi di violenza, di tossicodipendenza e di alcol. L’educatore quindi oltre che ad occuparsi dell’integrazione sociale e del sostegno dei piccoli, egli prefigurerà anche come una figura di supporto adulto, in quanto dovrà essere pronto ad affrontare ma soprattutto a saper ascoltare le problematiche di chi avrà davanti a se. Da qui nasce appunto la RELAZIONE EDUCATIVA , essa infatti assume un peso educativo nella crescita di colui che riceve l’aiuto da parte dell’educatore. Per far nascere una buona relazione educativa, l’educatore stesso deve impostare tutto ciò che fa sul rispetto reciproco, e questo rispetto saprà ben legare l’educatore e l’educando. Tramite questo legame la relazione educativa, porterà alla fusione delle conoscenze e qualsiasi esperienza della vita positiva i negativa che sia, andranno tutte intese come esperienze educative. L’educatore non deve mai dare il cattivo esempio, egli deve in un certo senso tranquillizzare l’educando attraverso i suoi modi di fare per cercare cosi di creare un rapporto basato sulla fiducia, sulla stima ma soprattutto sulla complicità, in modo da mettere a suo agio e rendere semplice anche una situazione insostenibile la quale ha portato alla distruzione colui che ci chiede aiuto. Tutto ciò è possibile attraverso l’accoglienza quella che scaturisce dal primo impatto , da qui poi si andranno a creare dei rapporti, i quali prima di divenire educativi, essi saranno umani e quindi si parlerà di RAPPORTI UMANI. La scuola dovrebbe essere la dimensione perfetta dove avvengono molteplici interventi educativi i quali una volta applicati, diverranno APPRENDIMENTO. Infatti è fondamentale il rapporto che si crea tra insegnante ed allievo. Si è parlato poi di educazione al disabile. L’educatore nei confronti del disabile, deve essere in grado attraverso se stesso di riuscirlo a portare alla pari di un normodotato, per poi mettere in luce le sue doti. L’educatore non è visto da parte del disabile come soluzione totale per i propri problemi, ma egli riuscirà attraverso i suoi interventi educativi a migliorare di molto la situazione del disabile stesso.
    IL MIO COMMENTO EMOZIONALE
    Il sentirsi emarginati dalla società, comporta molti problemi, io sono stata cittadina, ma per simpatia rispondevo alle domande del sindaco dittatore, ma ora mi sorge un dubbio:SE IL SINDACO L’INDOMANI DIRA’: FUORI DALLA CITTA’ TUTTI COLORO CHE HANNO CAPELLI RICCI E BIONDI!!!! EH toccherebbe a me, cosi passerei anche io dalla parte degli emarginati ed il sentirsi esclusi è profondamente triste. Di casi di esclusione e di emarginazione accadono purtroppo quotidianamente nella società. L’emarginazione è una situazione di disagio sociale che si lega bene al concetto di ESCLUSIONE SOCIALE. Nel corso della storia l’emarginato sociale è sempre stato presente in ogni epoca. Ad esempio: nella società feudale era presente la classe del proletario, essi non essendo ricchi e potenti, non venivano considerati nella società vendevano solo la loro forza-lavoro, poi potremmo parlare dell’emarginazione degli ebrei, i quali furono sterminati in milioni durante la seconda guerra mondiale perché considerati come una razza inferiore,poi attraverso la storia abbiamo potuto conoscere anche il fenomeno della tratta dei negri e appunto della schiavitù di colore,poi potremmo ancora parlare dei detenuti, i quali nel momento in cui hanno finito di scontare la loro condanna, vengono puntati all’interno della società, fino a parlare della società di oggi la quale è caratterizzata dal fenomeno dell’immigrazione, dove non è difficile trovare in qualsiasi angolo delle strade persone di colore o di diverse etnie. Secondo me il mondo oltre che ad essersi modernizzato grazie alla tecnologia, oltre che ad essersi arricchito con la ricerca medica e scientifica, dovrebbe trovare un posto anche nella propria coscienza, in modo da accogliere coloro che si sentono esclusi totalmente dal circolo sociale. Ormai non esiste più l’ignoranza di vari secoli fa, dimostriamo di essere intelligenti e non far più sentire nessuno ESCLUSO.
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

    Messaggio  angela32 Gio Apr 19, 2012 7:00 pm

    Oggi in aula abbiamo affrontato il tema della relazione educativa che non è altro che un incontro con gli altri che ci permettere di conoscere noi stessi e ci aiuta a comprendere gli altri,la relazione educativa ci permette di confrontarci, di crescere e di maturare,la prima relazione educativa si instaura in famiglia, ma anhche in qualunque momento della giornata possiamo instaurare una relazione educativa con il panattiere con una persona ke incontiamo sul pulman. Inoltre abbiamo affrontato il problema della emarginazione che non è altro che un allontanarci ed allontanare da noi persona e situazioni che potrebbere invece assere per noi una risorsa.Creativa è stata la simulazione...direi che questo corso è all'insegna delle scoperte divertente ma significativi.Angela
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

    Messaggio  Fabrizia Nosso Gio Apr 19, 2012 7:08 pm

    Il tema affrontato oggi è quello della relazione educativa.
    Una delle sue caratteristiche principali è l’intenzionalità che fa agire l’educatore con consapevolezza, in questo modo sa sempre i motivi per i quali i suoi allievi compiono determinate azioni e sa quindi come relazionarsi in modo da non dover improvvisare.
    Si crea in questo modo un legame tra l’educatore e l’educando basato sulla fiducia reciproca.
    Quindi per costruire qualsiasi tipo di rapporto come può essere anche quello più banale tra madre e figlio è importante e fondamentale che ci sia una buona relazione educativa, senza la quale il lavoro educativo risulterebbe più complesso e problematico.

    Il termine setting ha un significato abbastanza ampio ma in linea generale corrisponde all’incontro tra due persone , in questo caso tra educatore e alunno.
    La cosa però fondamentale del setting è che non dovrà mai interferire sulle prestazioni del soggetto, che dovrà al contrario sentirsi sempre libero di agire come meglio ritiene. Nel caso del rapporto tra educando ed educatore, quest’ultimo non dovrà mai intervenire in maniera diretta sull’allievo, ma soltanto guidarlo, accompagnarlo passo passo aiutandolo così a superare quegli ostacoli che inevitabilmente incontrerà.

    Per quanto riguarda la simulazione anche questa volta molto toccante, in quanto mi sono ritrovata nei panni di un “emarginato” e non è stato per niente semplice anche se in quel momento avevo accanto a me ragazze che vivevano il mio stesso disagio e quindi potevamo in un certo senso sentirci meno sole. Ma pensare al contrario di essere sola contro tutta la città è davvero terribile. Ancora una volta dovremmo riflettere su quello che è un disagio in cui molti si ritrovano a vivere quotidianamente e penso quindi in modo particolare ai tanti immigrati che popolano le nostre città.
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

    Messaggio  alessandra sbrizzi Gio Apr 19, 2012 7:30 pm

    Con la simulazione di oggi mi sono resa conto di quanto sia importante trovare un educatore che riesca a mettereci a proprio agio e soprattutto quanto sia importante anche la postura,il tono di voce e le parole che egli usa.
    Oggi nei panni del cittadino mi sono sentita per un attimo privilegiata di qualcosa che in realtà non è farina del mio sacco perchè non è merito mio (se per quanto riguarda la simulazione di oggi non porto gli occhiali) ma comunque credo che l'emarginazione sia la cosa più sbagliata non è così che si risolvono i problemi.
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty lab. relazione educativa e emarginazione (chiude il 3 maggio)

    Messaggio  Giovanna Di Francesco Gio Apr 19, 2012 7:41 pm

    Oggi in aula, abbiamo affrontato uno degli argomenti che coinvolge noi tutte, ovvero il ruolo dell’educatore. La lezione si è suddivisa in una parte teorica, dove abbiamo parlato di RELAZIONE EDUCATIVA., e una parte pratica, dove abbiamo fatto due setting e una simulazione.
    Nella prima parte, ovvero quella teorica, ci siamo soffermate sul concetto di relazione educativa; tale relazione possono coinvolgere o 2 persone come il docente/discente, ma può essere anche di tipo familiare come madre/figlio, oppure più persone, ad esempio l’insegnante /alunni;
    l’insegnante ha un ruolo molto importante, esso deve essere una sorta di guida per gli alunni, deve trasmettere le sue conoscenze culturali, deve creare un clima sereno, tranquillo, in modo che l’alunno si senta a suo agio. Tale relazione però deve essere singolare, cioè deve essere attuata a seconda del tipo di alunno che si ha davanti, esaltando le sue caratteristiche. La relazione educativa deve essere un momento di incontro e di scambio di idee. Uno degli elementi importanti nella relazione è L’esempio, poiché è un momento di formazione non solo per l’alunno ma anche per l’educatore, si ha una formazione bilaterale. Dare un buon esempio significa diventare un modello da seguire.
    Nella parte pratica, abbiamo fatto due setting… (il setting rappresenta l’incontro tra educatore e educando,dove l’educatore gioca un ruolo molto importante, e ciò l’ho abbiamo notato con le due prove). tra i due quello che più mi ha colpito è stato il secondo, perché la sentivo molto più vicina alle mie esperienze ed esigenze, ma soprattutto il modo di approcciarsi dell’educatrice , anche se in certi momenti non lo condividevo, l’ho sentito più spontaneo.
    Per quanto riguarda la simulazione sulla città; io avevo il ruolo da cittadino,(ovvero non avevo gli occhiali); e come cittadino, non emarginato, mi sono sentita in colpa nel vedere tante mie colleghe doversi alzare e non poter fare o godere di privilegi di cui potevo godere io. Mentre il sindaco(la professoressa) cercava di distrarci nel proporci molte cose che potevamo fare, gli emarginati(coloro con gli occhiali) parlavano, ma nessuno le ascoltava, nessuno le considerava, è credo che questo è uno degli esempi che rispecchiano la realtà di oggi. Per esperienze personali posso dirvi che è veramente brutto sentirsi EMARGINATI, è come essere dei fantasmi, nessuno ti ascolta, ti considera,nessuno ti fa sentire partecipe..e questo molte volte può portare a dei disagi personali molto seri…
    Credo anche che a soffrire non è solo chi viene emarginato, ma anche chi è vicino a queste persone, perché vede soffrire chi si vuol bene, vedono gli sforzi che essi fanno per integrarsi, ma non sempre ci riesco.
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    Giovanna come sempre hai scelto delle immagini splendide,
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty "io ci sono mi vedi?? mi senti?? "

    Messaggio  anastasia manzueto Gio Apr 19, 2012 7:52 pm

    la lezione di oggi è stata molto interessante abbiamo parlato della relazione educativa,come questa sia uno scambio reciproco tra educatore ed educando. C'è una frase della prof che mi ha colpito e che sinceramente non ci avevo mai riflettuto:anche l'educatore in professione ha bisogno di formarsi continuamente. Spesso si pensa che prendendosi una laurea si è completi di tutte le competenze e invece non è vero perche l'educatore cresce insieme all'educante. il laboratorio di oggi si è caratterizzato sull'emarginazione
    ;io ero una delle ragazze "con gli occhiali" quindi ero esclusa dalla città.Ho provato una brutta sensazione non essere "calcolata" dagli altri,non essere considerata,la mia voce non contava ma io mi chiedo:cosa provano tutte le persone che mi circondano ad non essere ascoltate?a non essere prese in considerazione?ma io sono una di quelle che non ascolta quando qualcuno mi parla?tante domande e poche risposte..
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

    Messaggio  giusy armida Gio Apr 19, 2012 7:57 pm

    ...è stato molto tenero il setting con il bambino e la sua mamma.. la relazione educativa della famiglia viene prima di tutto, essa infatti è il primo ente educativo.. capace di trasmettere quell'affetto primario che nessuno può trasmettere.. l'educatore, a volte..deve prendere il posto del genitore e saper suggerire attraverso il dialogo e l'empatia le migliori strategie per affrontare la realtà.. la grande sensibilità dell'educatore deve essere il punto di partenza.. come si è detto oggi in classe non è sempre scontato che l'educando sia disposto ad aprirsi a chi ha di fronte.. c'è quindi bisogno di quel qualcosa in più...qualcosa di MAGICO che viene fuori soltanto se si mette passione nel proprio lavoro.. la ricetta giusta per una buona relazione educativa può essere: dialogo,ascolto, sensibilità, sorrisi, contatto fisico(carezze, abbracci, tenuta di mano), scambio.. dare e ricevere..e così via.. tutte cose che durante questo corso si possono apprendere anche guardando la nostra professoressa.. un esempio che, nella nostra relazione educativa discente-docente, è vivo e non ci lascia mai delusi!
    ..la seconda parte della lezione è stata molto particolare!! Smile
    quando la professoressa ha iniziato la simulazione non sapevo il perchè ha fatto separare le persone con gli occhiali da quelle che non li portavano.
    A primo impatto, istintivamente, un pò per timidezza, un pò perchè non capivo il motivo di tale "selezione", mi sono tolta gli occhiali.
    nell'istante successivo, guardando la mia amica seduta accanto a me (senza occhiali) mi sono detta:questo gesto non mi sembra giusto..io porto gli occhiali per cui raggiungo le altre... è stato un pò come un senso di appartenenza, mi sentivo parte di quel gruppo ..e..sono diventate un'emarginata!
    mi sono sentita esclusa, la prof. parlava alle ragazze sedute senza calcolarci.. dimostrandoci ,dunque, indifferenza, che in qualsiasi relazione educativa è la sensazione più brutta in assoluto, anche peggio dell'odio..pur cercando di farci sentire non c'è stato modo.. siamo diventate INVISIBILI! ci siamo tutte un pò arrabbiate per questo, ma ci ha fatto capire che nessuna differenza può condurre all'isolamento..e più che sui libri i veri insegnamenti avvengono in questo modo! sono felicissima di questo corso e sulla chiarezza su tutto che non ha spazio per dubbi!
    Rossella Palumbo
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Empty Relazione educativa ed emarginazione

    Messaggio  Rossella Palumbo Gio Apr 19, 2012 8:13 pm

    EDUCAT(OR)I
    La relazione educativa, come è stato detto oggi in aula, è un'occasione di formazione bilaterale tra educatore e educando. Tra le due parti si instaura gradualmente un legame di fiducia, basato su una profonda interconnessione che produce una fusione delle conoscenze. Viene quindi messo in atto, un prendere e un dare, a dimostrazione del fatto che si tratta di uno scambio alla pari. Senza creare differenze e basandosi sul dialogo, l'educatore si pone come obiettivo quello di rieducare e condurre l'educando verso cambiamenti positivi. Dall'altro lato, invece, l'educando ha come obiettivo quello di apprendere, sentendosi libero di esprimere le proprie idee e confrontandosi poi liberamente con altri soggetti. La simulazione dei setting tenuti oggi in aula ci ha dato un assaggio di quello che probabilmente dovrà essere il nostro compito di educatori, ma a mio parere ciò che ho visto è solo la punta dell'iceberg, nel senso che c'è ancora tanto da fare per costruire una solida base e poter così assistere qualcuno. Non c'è solo la persona con la quale ci confrontiamo in una determinata situazione, ma anche il contesto, il problema che ci sarà esposto, ecc. Per essere dei validi educatori abbiamo bisogno di essere educati in tal senso. Proprio come scriveva Nietzsche “C’è bisogno di educatori che siano essi stessi educati, spiriti superiori, aristocratici, comprovati a ogni istante, comprovati dalla parola e dal silenzio, culture divenute mature, dolci – non dei tangheri addottrinati che il liceo e l’università offrono oggi alla gioventù come fossero balie di grado superiore”.


    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) Img-co12

    BISOGNEREBBE EDUCARE A NON EMARGINARE
    La simulazione sulla città ha messo in evidenza che diverse possono essere le sensazioni, di coloro che vengono emarginati, di coloro che emarginano e di chi resta a guardare. Io, nella simulazione, rientravo nel gruppo di cittadini che potevano continuare a fare parte della città e partecipare alla festa, in quanto non avevo gli occhiali. Quando coloro che indossavano gli occhiali sono stati esclusi, mi sono sentita un pò in colpa perchè forse anche io dovevo far parte di quel gruppo (in quanto, sebbene al momento avessi le lenti a contatto, resto comunque anche io una persona occhialuta). Mi è dispiaciuto per gli emarginati, infatti, appena il sindaco dittatore ha chiesto "Chi volete invitare alla festa?", ho subito indicato coloro che al momento erano emarginati. Essi, a loro volta, cercavano di attirare l'attenzione sia del sindaco che degli altri cittadini, alcuni del tutto presi dai preparativi della festa. Questa simulazione ha voluto far emergere e ha confermato, come è già noto, che ovunque e per i motivi più svariati c'è emarginazione, a volte si emargina qualcuno inconsapevolmente, anche semplicemente escludendo questo qualcuno da una conversazione. Per emarginazione non mi riferisco solo all'emarginazione razziale, sessuale, verso i disabili, gli ammalati, ecc, ma anche a quelle che possono sembrare più banali come l'esclusione di qualcuno che non rientra nel modo standardizzato di parlare, di vestire, di camminare, ecc. La conclusione è che, tutti noi che facciamo parte di questa società dovremmo impegnarci un pò di più a riflettere sui sentimenti degli altri, a non voltare la faccia quando vediamo qualcuno subire e a non puntare il dito così tanto spesso come facciamo, perchè solo così potrà esserci quel tenue barlume di speranza per rimuovere tutte le emarginazioni che non fanno altro che produrre disagio e sofferenza.


    Per comprendere a cosa può portare l'emarginazione e la discriminazione voglio lasciare di seguito un video che riassume la storia vera del ventunenne Brandon Teena che alla fine del 1993 si trasferisce nel Nebraska, depressa cittadina di provincia ben nota per la sua chiusura mentale e vari episodi di cronaca nera. Brandon è generoso, solare e affascinante, ma nasconde a tutti il segreto di essere una donna. Ben presto la sua speranza di cominciare una nuova vita lì inizia a realizzarsi: diviene amico della timida Candace Lambert e di John Lotter e Tom Nissen, seduce un sacco di ragazze finché non instaura una relazione con Lana Tisdale, una giovane introversa e in crisi con se stessa, che trova in lui un amore e una devozione senza precedenti e lo ricambia con trasporto. La situazione precipita quando, a causa di una guida spericolata, la polizia locale scopre la vera identità di Brandon. Ciò gli vale la detenzione in un carcere femminile da cui esce su cauzione di una incredula Lana, alla quale racconta di essere un ermafrodito. Il suo arresto non passa inosservato, finendo sui giornali e nelle mani della famiglia di Lana e di John e Tom. Questi, inorriditi da quello che considerano un errore della natura, lo trascinano in un posto isolato e lo violentano, costringendolo a scappare da tutto e tutti finché non decide di reagire e denunciare con coraggio i suoi stupratori nonostante il disappunto e l'incomprensione dello sceriffo a causa della sua diversità. L'unica a non avergli voltato le spalle è Candace: il ragazzo si nasconde da lei, finché Lana non lo ritrova; i due, finalmente chiaritisi e resisi conto di amarsi al di là di qualunque altro ostacolo, progettano una fuga, ma, quando lei torna a casa sua per fare le valigie, incontra John ubriaco e armato. Tentando di depistarlo, convince lui e Tom ad andare a bere una birra insieme e sale sulla loro macchina, che in realtà va dritta da Brandon. È lì che consumano l'omicidio del ragazzo e quello di Candace per poi sparire nella notte. Lana resta fino al mattino dopo accanto al corpo di lui, dopodiché lascia la città con in mano una lettera di Brandon.

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