Pedagogia della disabilità 2012

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Pedagogia della disabilità 2012

Pedagogia della disabilità (2012)- Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti


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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

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    Elvira Scarpato


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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 11 Empty Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

    Messaggio  Elvira Scarpato Mer Mag 02, 2012 10:57 am

    Nella lezione scorsa si è affrontato un tema inerente al mio indirizzo di studi,ossia la "relazione educativa";ma cos'è questa relazione educativa?
    Quando la relazione tra due persone ha lo scopo unico di promuovere lo svilluppo e la crescita,oltre che la prevenzione e la cura di particolari stati di disagio,si definisce "relazione educativa" ;una delle caratteristiche principali della relazione educativa è infatti l'intenzionalità che fa dell'atto educativo,di questa relazione nel qui ed ora,un evento mirato ad obiettivi precisi e non improvvisati.
    Essa,dunque costituisce la base di appoggio di qualsiasi intervento,la strategia più efficace per costruire un rapporto significativo e di fiducia,senza il quale il lavoro educativo risulterebbe molto più faticoso e problematico,dal momento che ogni maturazione o cambiamento è impossibile in assenza di un coinvolgimento attivo dei soggetti nel processo che li rende attuali e possibili.
    Vari sono i tipi di relazioni educative:ad esempio c'è quella madre\figlio,tra docente\discendente e imporante è quest'ultima che deve essere "incontro e scambio" , partecipazione e alleanza tra docente e discendente.
    Alla base della relazione educativa,quindi, c'è uno scambio tra due o più persone e alla base di essa c'è la volontà di costruirsi un rapporto basato sull'accoglienza,sull'ascolto,etc...

    Simulazioni:
    La prima simulazione è stata davvero interessante,poichè trattava di un incontro tra educatore,educando e genitore dell' educando;ho notato che l'educatrice era predisposta al dialogo,disponibilità nell'ascolto sia nei confronti della madre che del figlio.
    Invece la seconda simulazione,per me è stata fondamentale:il sindaco(ossia la professoressa)ha chimato accanto a sè tutti i ragazzi emarginati(ragazzi aventi occhiali);io invece ero semplicemente il "CITTADINO"(visto che porto gli occhiali);si un semplice cittadino,padrone di sè e del mondo,come oggi molto spesso accade.
    A noi "cittadini" deve essere concesso tutto,tutto è nostro,possiamo ridere e scherzare su persone emarginate;beh e questo è davvero sgradevole....fortunatamente io non rientro in quella categoria.
    Mi fa molto male,assistere a scene di marginalità anche nel nostro corso di laurea,poichè proprio noi dovremo aboilire queste barriere che dividono una persona,con una persona emarginata.
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    maria russo


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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 11 Empty Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

    Messaggio  maria russo Mer Mag 02, 2012 12:56 pm

    In aula abbiamo trattato del tema della relazione educativa,riproducendo e proponendo con l'aiuto della professoressa,delle situazioni e setting tipo per comprendere meglio di cosa stavamo parlando.
    Con questo termine,vengono considerati diverse tipologie di relazioni come quella madre/figlio quindi una relazione di tipo familiare,quella docente/discente,quelle mono-direzionali in quanto qualsiasi relazione è educativa,cioè avviene sempre uno scambio in cui si da ma si riceve anche non solo in quelle che avvengono tra docente e discente.
    Altra tipologia di relazione molto importante,soprattutto per me che mi accingo a svolgere questa professione,è quella tra l'educatore e l'educando che deve essere ASSOLUTAMENTE fondata sul rispetto e fiducia reciproca.
    La situazione è ancor più delicata, quando l'educando in questione è un soggetto con pronunciati problemi,come nel caso del tossicodipendente,il carcerato,l'alcolista.In questo caso bisogna cercare di mettersi dal suo punto di vista,cercare di capire a fondo chi si ha di fronte,i suoi problemi,le sue paure,ponendo tra parentesi i propri pregiudizi.
    Non bisogna dimenticare che la relazione educativa,è prima di tutto uno scambio di emozioni e quindi non la si può costruire se alla base non vi è una predisposizione all'ascolto,se non vi si concede fiducia,spazio alla libertà dell'altro.è solo in questo modo che insieme,educatore ed educando,pian piano potranno costruire insieme un progetto di vita personale.
    Sempre durante questa lezione,abbiamo ipotizzato una città tipo,in cui i cittadini a pieno titolo e eventi tutti i diritti e privilegi,erano coloro che non portavano occhiali da vista,viceversa,quest'ultimi,rappresentavano invece gli emarginati,coloro che si trovavano ai margini della società,privi di qualsiasi diritto.
    Io in quanto non portatrice di occhiali,ero una cittadina e "interpretando" questo ruolo,mi sono sentita importante e rispettata ma al tempo stesso irrispettosa verso coloro che rappresentavano gli emarginati.Ad essere sincera,questo senso di disagio verso lo svantaggiato,l'ho avvertito solo in un secondo momento,inzialmente ero presa e contenta degli agi di cui potevo disporre,contentezza che però poi ha lasciato spazio ad un senso di ingiustizia e disagio verso i miei colleghi/e portatori di occhiali.Si,mi sono sentita un pochetto cattiva ed egoista!
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    ascione ass


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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 11 Empty Relazione educativa ed emarginazione

    Messaggio  ascione ass Mer Mag 02, 2012 2:09 pm

    La RELAZIONE EDUCATIVA è l’insieme dei rapporti sociali che si stabiliscono tra l’educatore e l’educando. Tale relazione avviene in vari ambiti, primo fra tutti quello familiare (informale), dove i protagonisti sono i bambini, ma non solo, perché molto spesso sono loro a trasmettere.
    In ogni relazione non ci deve essere disparità tra gli individui, ma uno scambio reciproco di opinioni, valori e significati; ogni esperienza della vita è educativa. L’uno può insegnare qualcosa all’altro.
    In abito scolastico l’educatore deve essere una guida e soprattutto deve saper valorizzare la singolarità degli alunni, non limitandosi a dispensare le proprie competenze, ma creando un clima sereno per una lezione che sia coinvolgente ed entusiasmante per gli alunni, rispettando le opinioni e considerazioni di questi ultimi.
    Quando l’educando è una persona adulta con difficoltà, l’educatore, andando oltre la superficiale apparenza, deve capire chi ha di fronte per poter comprenderne i comportamenti. E nel caso di un disabile bisogna evidenziarne le capacità attraverso programmi specifici che lo portino ad avere le stesse opportunità dei normodotati.
    L’apprendimento avviene grazie al riconoscimento, da parte dell’educatore, degli errori e degli sbagli suoi e del suo educando.
    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 11 Educazione

    -SETTING-
    La simulazione fatta in aula ha evidenziato: l’importanza dell’ascolto e del rispetto dell’altra persona e di quanto sia necessaria da parte dell’educatore la capacità di comprendere e mettere a proprio agio chi si ha di fronte aiutandolo a trovare una soluzione.

    L’esperienza di simulazione sulla città, pur trovandomi dalla parte del cittadino, mi ha fatto capire quanto l’emarginazione sia determinante per la vita di una persona considerata diversa. La società, che fa riferimento a determinati standard condivisi dalla maggioranza, non accetta chi non è in grado di vivere allo stesso modo perché diverso per etnia, status economico, cultura o problemi fisici. La cosa che ha creato in me più sconcerto è l’indifferenza della massa nei confronti della piccola parte alla quale viene tolto il diritto di vivere nello stesso luogo.

    Sopra ogni cosa dovrebbe aver la meglio il buon senso, l’umiltà, la solidarietà e il coraggio di uscire fuori dal “coro”.
    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 11 Quando_la_guerrilla_attacca_il_pregiudizio
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 11 Empty Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

    Messaggio  Stefania Scafati Mer Mag 02, 2012 2:22 pm

    In aula abbiamo riflettuto sul concetto di Relazione Educativa.
    La Relazione educativa è l'insieme dei rapporti sociali che si stabiliscono tra educatore ed educando. Attraverso questa, nasce e si solidifica un legame, un rapporto, ovviamente garantito dell'ascolto e dall'apprendimento.
    E' di fondamentale importanza che il rapporto tra docente e discente sia un rapporto reciproco, basato innanzitutto sul rispetto ma anche sulla fiducia: la relazione educativa, infatti, si costruisce in due, ed è necessario che vi sia parità tra i soggetti.
    Il lavoro dell'educatore, così come il docente, non è affatto semplice: occorre pazienza, sensibilità, disponibilità, ma anche rispetto per chi ci sta di fronte, bisogna saper essere aperti al dialogo, all'ascolto, e alla comprensione, ma soprattutto non bisogna cercare di prevalere sull'altro.
    La relazione educativa si estende in tutti i tipi di rapporti, da quello docente/discente, educatore/educando, madre/figlio e in qualsiasi altro tipo di rapporto o legame che viene a costituirsi tra due o più persone, da cui nasce uno scambio di reciprocità in cui si dà ma si riceve anche.
    In alcuni casi gli educandi sono adulti con difficoltà: alcolisti, carcerati, tossicodipendenti, ed in tali situazioni, la prima cosa da fare è cercare di capire nel profondo la persona che abbiamo di fronte, tutte le sue difficoltà e i suoi timori, cercando di comprendere le cause che inducono tale individuo a comportarsi in un certo modo.
    La relazione educativa assume, quindi, anche il ruolo di legame affettivo: è infatti anche uno scambio di emozioni.
    Costruire una relazione educativa richiede tempo, energie e la consapevolezza di dedicarsi completamente all'altro.
    A lezione abbiamo discusso anche riguardo al tema dell'emarginazione.
    L'emarginazione è quel processo mediante il quale un individuo viene spinto ai margini della società. Abbiamo dunque, simulato 2 setting: il primo trattava l'incontro tra educatore, educando e il genitore di quest'ultimo. Durante questa simulazione era evidente l'assoluta disponibilità dell'educatore, aperto al dialogo e all'ascolto.
    Nella seconda simulazione, invece, abbiamo ipotizzato di vivere in una città in cui i cittadini senza occhiali godevano di tutti i diritti e i privilegi, mentre coloro che portavano gli occhiali erano confinati al margini della società. Io ero una cittadina emarginata e mi sono sentita quindi ignorata. La nostra era solo una simulazione, ma è davvero sconcertante pensare che queste situazioni avvengono nella vita reale.
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 11 Empty Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

    Messaggio  simona micillo Mer Mag 02, 2012 2:28 pm

    Ciascuno di noi si trova a vivere entro una fitta rete di relazioni sociali, ma ciascuno può dire di avere una pluri-appartenenza specifica a determinati contesti che sono appunto la famiglia, la scuola o il contesto di lavoro e il gruppo di pari.La relazione educativa è un complesso legame che si crea fra educatore ed educando,un legame che produce apprendimento,nel quale l'educatore deve trasmettere qualcosa di positivo per l'arricchimento delle conoscenze.E'necessario in ogni relazione il rispetto reciproco,la capacità di comprensione,la fiducia,tutti apetti fondamentali affinchè una relazione educativa riesca ad andare a buon fine.Una relazione educativa inoltre è uno scambio di emozioni,infatti alla base di essa vi è la volontà di costruire un rapporto predisposto all'ascolto e all libertà dell'altro.La relazione educativa,dunque, costituisce la strategia più efficace per costruire un rapporto significativo e di fiducia senza il quale il lavoro educativo risulterebbe molto più faticoso e problematico, dal momento che ogni maturazione o cambiamento è impossibile in assenza di un coinvolgimento attivo dei soggetti nel processo educativo.
    Durante questa lezione la prof. ha allestito un settig,per mostrarci le difficoltà che possono esserci in ogni relazione educativa.Il primo setting mi ha maggiormente colpito,perchè ho notato una maggiore apertura della mia collega nei confronti delle problematiche dell'altra,rispetto al secondo setting vi era un maggiore intento a comprendere e tranquillizzare.
    Infine abbiamo concluso la nostra lezione con una simulazione molto interessante e divertente. Very Happy Cittadino o emerginato?Io ero cittadino! Laughing Inizialmente sono stata molto attenta a questa simulzione dv la prof simulava di essere un dittatore il quale emarginava dalla città tutte le persone che avevano gli occhiali,mentre noi cittadini continuavamo a restare nella città organizzando una festa.Bhè questa simulazione a primo impatto può sembrare banale ma in realtà rifflettendoci sopra nasconde un grande significato,si capisce il senso che la prof voleva farci arrivare.Io cittadina ero nella città a festeggiare,ridendo all'inizio di alcune mie amiche che avendo gli occhiali erano state emarginate,dopo l'emarginazione ho del tutto dimenticato le persone emarginate notando che anche la prof.le da completamente le spalle,e contiunuando cn il resto della classe ad impegnarci ad organizzare la "festa".Riflettendoci è strano pensare che quello che oggi per gioco è stato simulato in classe avviene nella nostra realtà quotidiana,in forme di minore o maggiore gravità.Con questa simulazione ho capito che noi in maniera quasi incoscia tendiamo ad allontanare persone,privandoci di un possibile dialogo o conoscenza,partendo tante volte prevenuti,e la cosa più triste e che più fa riflettere è che noi lo facciamo senza neanche rendercene conto!! Neutral
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    Marianna Di Caterino91


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    Messaggio  Marianna Di Caterino91 Mer Mag 02, 2012 2:55 pm

    L'emarginazione è un processo sociale attraverso il quale singoli individui o gruppi vengono respinti ai margini della società. L'essere emarginati comporta una serie di conseguenze che si ripercuotono sullo stesso, si viene esclusi da vantaggi o da opportunità che la vita ci offre. Per poi finire in uno status inferiore, una posizione subalterna per cui nella società si conta meno degli altri. Alla base dell'emarginazione tende ad esserci una diversità ovvia e riconoscibile. Colui che viene denominato emarginato viene a non essere conforme alla norma per qualche ragione, perchè malato, perchè ha handicap, anticonformista, di un'altra etnia, di un'altra cultura. Tuttavia sebbene ancorata alla diversità, non ne dipenderebbe direttamente ma sarebbe legata a processi attivati dalla società e dalla vita sociale che allontanerebbero il singolo o gruppi dalla collettività. Insieme ad una crescita economica e sociale, il nostro paese negli ultimi anni ha conosciuto anche terribili realtà di emarginazione. La miseria che riporta a scenari sociali che credavamo superati, è ancora oggi uno dei più grandi problemi. Ci sono ancora migliaia di famiglie che vivono in condizioni di assoluta indigenza, che hanno difficoltà a trovare il necessario per la sopravvivenza. Ma l'emargenza sociale del nostro tempo non è solo la miseria:ci sono altre facce di disperati, dai senzatetto ai barboni. Ci sono forme di emarginazione definite moderne, come la difficoltà sociale a capire l'omosessualità, o l'ignoranza che porta all'isolamento. Ci sono emarginati di sempre, i barboni che sono figli di un malessere personale, i quali spesso lasciano alle spalle situazioni di benessere economico, per tuffarsi in una vita fatta di espedienti. Anche la categoria dei barboni non è analizzabile globalmente:ci sono i volontari, quelli che non hanno alternative e quelli che hanno problemi mentali e non sanno dove andare. E' un piccolo mondo con tante realtà che però trovano un punto d'incontro nel bisogno di affetto, comprensione e solidarietà.
    Un discorso analogo potrebbe farsi per gli extracomunitari, che hanno scelto la strada dell'immigrazione per sfuggire dalla miseria dei loro posti d'origine. In Italia, i lavori sono sottopagati e faticosi, le abitazioni sono baracche fatiscenti e affittate a peso d'oro. Per i tossicodipendenti che trovano rifugio nella droga per scampare a problemi quotidiani o per un malessere interiore. Situazioni umilianti in cui migliaia di persone, private di ogni diritto civile, sono costrette a condizioni di vita al limite dell'umano. La cronaca pone spesso in evidenza dei casi che dimostrano, se ce ne fosse bisogno, che l'emarginazione e la solitudine di cui soffrono tanti esseri umani è determinata dalla nostra insensibilità, dalla nostra incomprensione, dal nostro egoismo. Le leggi da sole non sono in grado di garantire all'individuo il rispetto della sua dignità. Hanno bisogno della nostra solidarietà, che è un sentimento abbastanza raro. Per fortuna esistono persone le quali non restano indifferenti al problema, vi è un gran numero di cittadini che di fronte al fenomeno dell'emarginazione tenta per quanto possibile di arginare il problema. C'è anche una fetta di popolazione che si batte, si mobilita, si adopera e lavora duramente per aiutare concretamente. L'emarginato di oggi e di ieri è sempre il diverso:il povero, il tossico, il barbone, il gay, lo straniero, purtroppo chi emargina è vittima di un'ignoranza di cui spesso è inconsapevole perchè camuffata da un atteggiamento arrogante.
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    Messaggio  Palma Napolano Mer Mag 02, 2012 3:25 pm

    L'educatore,è una figura fondamentale e importantissima in quanto il suo compito e quello di educare il bambino e di accompagnarlo nel suo percorso di crescita. Il termine educare deriva dal latino ex-ducere=trarre fuori; infatti il compito dell'educatore è proprio quello di trarre fuori quello che vi è dentro il bambino accompagnandolo in ogni suo passo ricordando in ogni momento che abbiamo innanzi a noi nn solo un bambino ma qualcuno che può insegnarci qualcosa.Il rapporto educatore/educando è un gioco di dare e avere ,tale relazione deve essere incontro e scambio e non deve essere contrassegnata da una disparità di potere.L'educatore deve trasmettere qualcosa di positivo nelle relazioni che costruisce ,arricchendole di conoscenze.Molto spesso tra l'educatore/educando si viene a creare un legame molto specile,un legame basato sul dialogo e sull'ascolto che piano piano porta alla costruzione di un progetto di vita personale e originale.L'educatore deve essere sempre aperto al confronto e deve sopratutto essere in grado di mettersi in discussione e migliorarsi.Durante la simulazione facevo parte della schiera dei cittadini ,anche se nella vita reale mi sento di stare dalla parte degli emarginati,penso che la non considerazione dell'altro sia la cosa più brutta che ci possa essere,fa sentire soli e ti porta alla svalutazione di te come PERSONA.
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    Messaggio  Marcello De Martino Mer Mag 02, 2012 3:46 pm

    Aprirsi ad una persona è difficile.E difficile con persone che conosciamo benissimo non immagino quanto lo sia con qualcuno all'inizio estraneo.Far sentire a proprio agio l'educando non credo che basti ma sicuramente è un inizio.L'educando deve capire che l'educatore non è davanti a lui ma affianco gli pone una mano non per rialzarlo ma per dar forza ad entrambi.

    Il setting : recitazione e storia vera sono cose troppe distanti per me. Non sono riuscito a trarne benefici.Se pur non fosse stata una recitazione un aula cosi affollata me l'avrebbe resa tale.Non sono riuscito ad immedesimarmi o immergermi nella situazione.

    per quanto riguarda la simulazione sulla città stessa cosa non ho provato niente.Non vorrei sembrare insensibile purtroppo lo sono anche troppo per questo mondo.Però c'è da dire che l'emarginazione avviene molte volte per pregiudizi altre volte per comportamenti non conformi a quelli della massa.E difficile immedesimarsi in una situazione simile.Comunque non ho bisogno di sentirmi tale per capire quanto ciò sia sbagliato e cattivo!!!
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    roberta case


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    Messaggio  roberta case Mer Mag 02, 2012 3:57 pm

    La relazione educativa tra educatore ed educando è estremamante importante per la formazione del bambino,questa relazione non dev essere vista come una cosa purmanete scientifica eteorica,perchè è davvero un ruolo importante quello dell educatore in quanto aiuta il bambino nella propria crescita e sviluppo.

    Un altro tema trattato è stato quello dell emarginazione,che a mio avviso è determinato da una forma di ignoranza regressa,perchè fa si che la mente sia affollata da vecchi pregiudizi che limitano una reale conoscenza.

    L esperienza della simulazione mi ha lasciato un pò perplessa in quanto ho capito la senazione che si prova ad essere emarginati,tutto questo si potrebbe risolvere se tutti noi fossimo un po più senisbile ed altruisti nei confornoti di certe eprsone,ma purtroppo poco spesso capita di imedesimarsi nei panni altrui.
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    Maria Di Caterino92


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    Messaggio  Maria Di Caterino92 Mer Mag 02, 2012 4:10 pm

    Nella lezione precedentemente affrontata la problematica riguarda la relazione educativa e il rapporto educatore/educando. Si dice "relazione educativa" quando una persona stabilisce una comunicazione con un'altra (ad esempio, un adulto con un ragazzo/adolescente)con una finalità educativa, cioè per aiutarla a capire qualcosa della vita. Lo scopo è quello della crescita psicologica e dell'apprendimento. L'educatore insegna e indirizza, l'educando sperimenta e impara. Di fondamentale importanza è il setting cioè il rapporto tra educatore ed educando. L'immagine tradizionale di educatore corrisponde a colui che si occupa di emarginazione, handicap, devianza ecc. Nel passato si considerava l'educatore come il centro del processo educativo, i modelli educativi da lui definiti, venivano trasmessi poi all'educando, non ritenuto in grado di muoversi nella realtà esistenziale con competenza, portandolo così ad assumere atteggiamenti di dipendenza nei confronti di modelli precostituiti. Attualmente, ci si sta avviando verso un cambiamento, forse anche a causa di una società sempre più complessa. Molti educatori/educatrici per descrivere il proprio lavoro utilizzano l'immagine dell'accompagnamento. In senso metaforico accompagnare il bambino, il ragazzo o l'adulto nel percorso della sua esistenza evoca la strada fatta insieme, l'uno accanto all'altro, al di là dei rispettivi ruoli. E' questo un modo nuovo e innovativo di considerare dell'educatore, perchè mette in risalto l'incertezza di tutti, la condivisione della difficoltà della vita.
    A riguardo mi sento dire di essere orgogliosa di aver scelto questo indirizzo e spero un giorno possa essere una buona educatrice per la mia crescita e verso la crescita altrui.
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    Flavia Cozzolino


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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 11 Empty La relazione educativa

    Messaggio  Flavia Cozzolino Mer Mag 02, 2012 4:22 pm

    Durante la lezione abbiamo affrontato una tematica per noi molto importante e significativa...la relazione educativa.La cosa fondamentale che più mi ha colpito è quando la prof.ci ha fatto riflettere sulla figura dell'educatore:come futuri educatori avrete un peso nelle relazione che costruirete,dovrete arricchirle di tutte le vostre conoscenze.Ma cos'è la relazione educativa????Essa attraversa diverse tematiche...
    La relazione madre\figlio:questa si costituisce in ambito familiare,in questo caso abbbiamo come protagonisti i bambini,ma essi non sono gli unici soggetti a partecipare alla relazione educativa.Ad essere educati spesso non sono sempre loro,a volte sono gli stessi bambini ad edcare gli adulti,a trasmettere,ad "insegnare".
    Educandi in difficoltà:come già detto,a volte gli educandi sono ache gli adulti in difficoltà,come i tossicodipendenti,gli alcolisti,i carcerati.In questi casi si cerca di comprendere le motivazioni che hanno spinto una persona a comportarsi in un certo modo.In un esame sostenuto al primo semestre,pedagogia della devianza,ho avuto modo di studiare il ruolo dell'educatore in carcere,in una delle pagine del manuale si sottolineava quanto fosse importante per l'educatore mettere le distanze tra la propria funzione e il giudizio personale.Ecco questo mi fa meglio comprendere cosa significhi che la relazione educativa è anche uno scambio di emozioni tra due o più persone,è indispensabile predisporsi all'ascolto,all'accoglienza,al dialogo,alla reciprocità,all'integrazione educativa ma soprattutto quanto sia necessario assumere un comportamento positivo,basato sul rispetto e sulla parità.La relazione educativa è anche quella che si forma tra docente e discente,un legame che crea apprendimento,una profonda interconnessione che porta alla fusione delle conoscenze,è un prendere e dare in sincronia.Inoltre fondamentale è anche la relazione che si va stabilire con un disabile,qui è necessario prendere visione della diversa situazione e mettere così in atto programmi specifici per far emergere le doti del disabile,conducendolo su un piano di opportunità con i normodotati.
    La relazione inoltre si regge su alcune motivazioni,ad esempio la gratificazione,la condivisione,le regole,ma vi è anche una finalità implcita,quella fondamentale...EDUCARE ALLA RELAZIONE CON GLI ALTRI,affinchè le prime relazioni siano un modello per quele successive.
    Durante la lezione abbiamo messo in pratica alcuni punti appresi durante la spiegazione teorica,attaverso varie simulazioni.Alla prima simulazione si è offerta Michelina e un'altra collega...la ragazza ha esposto il suo problema all'educatrice:suo figlio più di una volta si è ritorvato a scuola senza l'insegnate di sostegno...nella seconda simulazione invece c'era Simona come educatrice e un'altra collega che le ha raccontato della sua timidezza che le impedisce di socializzare con gli altri.In entrambi casi a mio parere,ho visto due persone,due educatrici molto disponibili...che hanno messo a proprio agio le persone che si trovavano di fronte,tranquillizandole,facendole capire che si poteva trovare una soluzione,perchè questa esisteva,la si doveva solo cercare insieme.
    Nell'altra simulazione invece la prof si è finta sindaco,ha emarginato dalla città tutte le persone con gli occhiali,ed io non ero una di questa.Ad essere sincera inizialmente sapendo che si trattava di un gioco,non ho posto molta attenzione sulle persone emarginate...anzi dirò di più,non so per quale motivo ho immaginato che la prof,il sindaco della città,avrebbe ulteriormente dimezzato la città escludendo altri gruppi per altre svariate motivazione,ad esempio per il colore dei capelli...Ma non appena la prof alla fine della simulazione ci ha fatto riflettere su determinati particolari,come le spalle che ha voltato per tutto il tempo al gruppo degli emarginati,sola allora ho capito di quanto sia stata superficiale in quel momento.









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    soleluna


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    Messaggio  soleluna Mer Mag 02, 2012 4:50 pm

    Non ero presente alla simulazione del 19 aprile, pertanto mi limiterò a trattare il tema “relazione educativa” in maniera teorica.
    Da anni si spendono fiumi di parole sulla relazione educativa e sul contesto da ordinare per facilitare l’interazione tra due soggetti: l’ educatore ( che può essere un qualsiasi adulto di riferimento, detto anche Caregiver) e l’educando. Senza dubbio, oggi tutti convengono sul fatto che questo tipo di relazione da verticale (educatore che insegna, impartisce >discente che ascolta e apprende ) sia passata ad uno stato orizzontale, nel senso che entrambe le parti possono imparare l’una dall’altra, possono darsi qualcosa, sul filo di quel doppio canale emotivo-relazionale che ci permette di migliorare al contempo gli altri e noi stessi (pensare ad una relazione educativa rimanda a più contesti, non necessariamente solo a quello scolastico: il contesto delle comunità territoriali, delle parrocchie, della famiglia …). Nell’antico trattato pedagogico sull’educazione, l’Emilio di Rousseau risultava un individuo fuori dalla società, che non doveva conoscere la scienza perché gli veniva detta ma la doveva inventare, che non doveva entrare in contatto con i suoi simili, almeno finché non avesse imparato a fronteggiarli … oggi siam ben lontani da questo tipo di visione del fanciullo da educare e formare, anche se, come la storia ci insegna, le concezioni e le percezioni di noi stessi e del mondo sono sempre figlie di una società ancorata a determinati momenti storici e, dunque, con precise coordinate spazio-temporali ineluttabili. Con questo voglio solo affermare che in una società come la nostra, dove a volte è forte il divario tra vecchio e nuovo, tra una generazione che ancora usa la carta e penna per scrivere e una più moderna che usa solo i polpastrelli (per digitare sulla tastiera del pc), il continuo confronto e l’aggiornamento professionale o personale sono più che mai indispensabili e, se da un lato l’educatore è colui che deve fare in modo che il fanciullo sviluppi le competenze psicosociali di base (life skills), dall’altro deve essere anche in grado di conoscere e utilizzare le moderne tecnologie attraverso le quali agevolare l’apprendimento delle competenze strumentali di base (lo scrivere e far di conto) . Il significato etimologico della parola “educare” è tirar fuori: dunque gli obiettivi finali ai quali giungere, i cosiddetti traguardi formativi, sono in teoria, seppur sotto forma di crisalide già in ognuno di noi. Del resto la società e le sue convenzioni, già nell’atto in cui nasciamo imprime i suoi “impliciti culturali” (Maeca Garzia –“Gli impliciti culturali dell’identità scolastica”) nella nostra mente, nel nostro modo di relazionarci con l’altro. Ovviamente, le esperienze vissute in famiglia hanno un peso rilevante. Non si può avere la pretesa di instaurare una relazione educativa se non si è capaci di motivare all’apprendimento e , soprattutto, se non si è capaci di creare un ambiente disteso, un clima di fiducia e rispetto reciproco.
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    Messaggio  Mario Cavallaccio Mer Mag 02, 2012 4:55 pm

    Mario hai sempre lavorato con serietà e partecipazione a questo percorso
    e i risultati sono soddisfacenti e le tue riflessioni interessanti.FB



    La lezione di oggi mi ha particolarmente colpito per i temi trattati. La relazione tra educatore ed educando e l’emarginazione.
    Partiamo dalla relazione tra educatore ed educando, l’educazione è essenzialmente relazione, quando si parla di questa relazione bisogna tener conto dei molti canali della comunicazione ossia: il corpo, la postura, il linguaggio verbale e non, cercando di costruire e mantenere un setting adeguato. Di fronte all’altro bisogna porsi con cautela e delicatezza, attenendosi ai tempi di chi abbiamo accanto e non cercare di buttare giù, prima del tempo, le sue difese. Quello che ho potuto osservare durante il setting con i due protagonisti è che bisogna stare molto attenti alle esigenze di chi ci troviamo di fronte, cercare di buttar giù quel muro di imbarazzo iniziale, per far si che quella persona riesca ad aprirsi con noi. Nell’esperienza educativa quindi vengono ad incontrarsi due tempi, che sono quello dell’educatore e quello dell’educando. Il secondo deve essere rispettato, perché ognuno di noi ha una propria scansione del tempo ed ogni formazione o relazione devono modellarsi su tale scansione. Inoltre nella relazione è fondamentale il tema della Vicinanza/Distanza, l’approccio auspicabile per l’educatore è quello di una “distanza/non distanza” cioè stare abbastanza distanti in modo che l’educando possa fare le proprie esperienza, ma allo stesso tempo stare vicinI, per un contenimento nel caso occorresse.
    Per quanto riguarda il tema dell’emarginazione è un argomento che mi ha molto colpito, sia per esperienze personali, sia per quanto riguarda l’esperienza vissuta durante il laboratorio e per la presa di coscienza di alcuni sentimenti che si sono scatenati in me in quel momento.
    L’emarginazione purtroppo è una compagna inseparabile dell’uomo, nasce con l’esigenza di ognuno di noi di socializzare, creare rapporti interpersonali, ma non sempre si riesce ad instaurare rapporti con l’altro, perché talvolta l’essere “DIVERSO” porta ad essere esclusi, per l’appunto emarginati.
    Spesso si viene esclusi da un gruppo perché si è ritenuti “differenti” da tutti gli altri, magari perché povero, perché disabile, perché gay, perché non siamo come la società ritiene che dovremmo essere.
    “Un ragazzo gay dell’Arkansas è stato assalito da alcuni studenti: i suoi assalitori hanno usato un manico di scopa per spingerlo con le spalle al muro contro un armadietto, mentre gli insegnanti lì presenti non facevano nulla. “
    Fatti come questi accadono ogni giorno a discapito non solo di persone omosessuali, ma di persone con handicap, persone che per un motivo o per un altro sono considerate “anormali” dalla Massa, quello che più mi fa orrore è vedere quante persone assistono a tali soprusi e non fanno nulla, non una parola, non un gesto, è più facile girare la testa e far finta di nulla, far finta che tutto vada bene è comodo far parte degli “Altri”. Quando passi la maggior parte del tuo tempo sentendoti emarginato, arrivi ad un certo punto che non fai nemmeno più caso a ciò che senti o a ciò che provi.
    Oggi durante la simulazione facevo parte degli emarginati e ciò che ho provato è stato rabbia nel vedere quel viso voltato dall’altra parte, ma un senso di felicità quando quell’unica voce si è elevata dal coro e ha detto “facciamoli rientrare”.
    Non bisogna voltarsi dall’altra parte, non bisogna aver paura del giudizio della gente, non bisogna conformarsi alla massa ma cercare di andare contro corrente, aiutare chi si trova dall’altra parte, tendere quella mano e non pensare “Non lo fanno gli altri, perché dovrei farlo io?” ma dire “ Non mi importa degli altri, io ci sono per te!”
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    mariaidaferraro


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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 11 Empty lab. Relazione educativa e emarginazione

    Messaggio  mariaidaferraro Mer Mag 02, 2012 5:40 pm

    In questa lezione abbiamo parlato della relazione educativa. La relazione educativa è l'insieme dei rapporti sociali che si stabilizzano tre l'educatore e gli educandi. Tale relazione deve essere incontro e scambio partecipazione e alleanza e non asimmetrica cioè contrassegnata da una disparità di potere tra l'insegnante e l'alunno. La relazione si costruisce giorno per giorno a partire dal reciproco sentire e si consolida grazie alla condivisione di un vissuto intermediario di scambi e di attività con gli alunni. Tra l'insegnante e allievo si deve creare un rapporto di fiducia e di stima si deve consolidare in un dialogo diretto e personale anche fuori dalla classe. Lo studente deve contare sul fatto che vi sia all'interno dell'istituzione scolastica una persona di cui si possa fidare pronta ad ascoltarlo e dargli dei consigli, a incoraggiarlo ma anche a rimproverarlo al momento giusto. La relazione educativa è un occasione di formazione bilaterle nel senso che l'educando apprende grazie all' educatore poichè attraverso la pratica può perfezionare le sue tecniche di educazione. Credo che una cosa essenziale è sia far capire agli educandi di non essere inferiori agli educatori ma allo stesso tempo deve esserci rispetto reciproco. La relazione educativa è anche uno scambio di emozioni tra due o più persone. L'educatore deve essere paziente, sensibile attento alle diversità accettare il pensiero divergente e soprattutto deve essere sempre pronto a mettersi in discussione e migliorarsi. In classe abbiamo creato due similazioni indifferenti di setting. Il primo attreverso le mie colleghe Michelina e Rosa abbiamo compreso meglio l'atteggiamento che l'educatore deve prendere nei confronti dell educando, in questo caso una madre con un figlio che cerca spiegazioni sulle assenze dell insegnante di sostegno. In altra simulazione un adolescente molto timida che cerca un modo per sconfiggere questa timidezza. Nella seconda simulazione è avvenuta in una città dove la docente era il sindaco e noi i cittadini. In questa simulazione io facevo parte delle persone con gli occhiali. Questa simulazione mi ha fatto capire che i motivi di emarginazione possono essere tanti tra cui i tatuaggi, gli occhiali,l'aspetto fisico. Tali motivi ai diritti interessati possono isolarsi,entrare in dispessione, rifiugiarsi in se stessi e soprattutto nell'alcool.
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    Martina Molino


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    Messaggio  Martina Molino Mer Mag 02, 2012 7:12 pm


    Una relazione educativa è qualsiasi rapporto che si viene ad instaurare tra due o più persone. L’ educazione primaria è data dalla famiglia, per poi continuare con i rapporti esterni come la scuola e il resto del mondo. Molteplici sono gli aspetti fondamentali richiesti in una relazione educativa. Innanzitutto è fondamentale affermare che qualsiasi incontro umano è educativo in quanto ogni soggetto è in grado allo stesso modo di insegnare ed apprendere, ricevere e dare qualcosa all’altro permettendogli di crescere. È come una danza, un passo a due, ci si sincronizza per far emergere attraverso i movimenti le proprie emozioni e la propria esperienza. Qualsiasi esperienza, positiva ma anche negativa è fonte di crescita. L’educatore deve trasmettere all’educando positività, fiducia, comprensione, emozioni, deve costruire insieme a lui un progetto di vita manifestando la sua intenzione ad accoglierlo ed ascoltarlo con attenzione stando in silenzio (che è ascolto pensante) lasciandogli lo spazio per la sua libertà. È di fondamentale importanza rispettarsi reciprocamente e creare un rapporto senza differenze ma alla pari, a prescindere dai ruoli che si ricoprono in quel momento per far si che la relazione educativa sia efficace e di crescita. L’insegnante, come chi si pone nei confronti di una persona con disabilità o tossicodipendenza o altro ancora, deve capire le caratteristiche soggettive di ogni persona valorizzandone le doti e le capacità, deve lasciare spazio all’altro di esprimersi rispettando il suo pensiero e il suo punto di vista. L’educatore deve essere paziente ma principalmente deve agire con il cuore, deve essere pronto a capire ed ammettere i propri sbagli che sono per lui stesso un momento di crescita. Tutti sono posti sullo stesso livello, l’educatore non è superiore all’educando, gli sta dando e sta ricevendo. È utile nonché importante dare il buon esempio perché facilita la trasmissione di valori e permette di diventare un punto di riferimento per l’altro. La relazione educativa nasce per un bisogno e si costruisce giorno per giorno, va stimolata e necessita di un’attenzione costante e dell’impostazione di regole.
    È ulteriormente fondamentale l’uso della prossemica ovvero di quella disciplina semiologica che studia i gesti, il comportamento, lo spazio e le distanze all'interno di una comunicazione, sia verbale che non verbale. Così nel primo setting ha fatto Michelina dopo la richiesta di ausilio della mamma di un bambino che era rimasto privo dell’insegnante di sostegno. Si è accovacciata per avvicinarsi di più al bambino facendogli sentire che si trovavano sullo stesso livello, ha cercato così di trasmettergli fiducia.
    Nel secondo setting Luigia era predisposta all’ascolto e ha così permesso a Rosa di parlare e confidarsi e nonostante l’educatrice avvertisse ancora del disagio, Rosa stava già facendo un passo in avanti perché era riuscita a parlare. Ad entrambe le educatrici è venuto naturale comportarsi così perché oltre l’esperienza è importante lo slancio e la passione con cui ci si immerge in ogni relazione.
    Più difficile è invece il lavoro con un soggetto che non ha consapevolezza del proprio problema. Ho visto un servizio delle “iene” nel quale dopo aver scoperto la tendenza pedofila di un signore “la iena” ha cercato di fargli capire che era malato e che quello che provava non era giusto pertanto si sarebbe dovuto far seguire da uno psicologo. Il signore a tratti era cosciente di sbagliare e in altri momenti negava il problema, ma alla fine, forse perché ha sentito l’affetto con cui la ragazza lo stava cercando di aiutare, ha accettato di andare a parlare con lo psicologo, ma con lui ha fatto la stessa cosa.
    Per quanto riguarda la simulazione della città, io ero la “crudele cittadina” ma, è pur vero che anche non essendo stata io ad emarginare le “portatrici di occhiali” (come diceva anche la poesia di Gianni Scopelliti- “chiamatemi per nome”), non ho fatto nulla e sono stata in silenzio a guardare…questo però perché l’ho considerato come un esercizio e non come un’ esperienza di vita pratica. Ho notato che le ragazze emarginate ci ascoltavano ed erano attente a quello che facevamo e allo stesso tempo parlavano tra loro. La mia attenzione era più attratta dall’osservare i loro comportamenti che dalla conversazione tra noi cittadini.
    Mi è capitato in passato di essere emarginata e ne ho sofferto tanto è forse per questo motivo che sono più diffidente nel legarmi troppo con gli altri, in particolar modo per quanto riguarda le amicizie nei confronti delle ragazze. Non voglio più sentirmi così e mi impegno sempre per far si che ciò non accada sia nei miei confronti che in quelli degli altri.


    Teresa Buonanno
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    Messaggio  Teresa Buonanno Mer Mag 02, 2012 7:41 pm

    Credo sia però necessario, ora, 1) chiarire la differenza tra relazione in generale e relazione educativa e 2) perché il termine relazione è quello che meglio qualifica la comunicazione tra educando ed educatore. La relazione, in generale, può essere definita molto semplicemente come il legame che unisce due o più persone. I motivi per i quali le persone si relazionano tra loro sono molteplici e, probabilmente, il principale è insito nella natura stessa dell’individuo, in quella tensione biologica alla consociazione che accompagna ciascuno di noi nella lunga storia evolutiva dell’uomo . Una relazione è strutturata su più piani e comprende variabili comportamentali dipendenti dalla natura di ogni individuo, e variabili affettive, dipendenti dal tipo di rapporto, più o meno intenso, che lega le persone coinvolte in esso.Piu precisamente la relazione educativa rappresenta il modo attraverso il quale le intenzioni educative
    diventano (possono diventare) lavoro e risultati educativi.
    Quando non c’è relazione interpersonale, non c’è la possibilità di dare seguito alle
    intenzioni educative e di conseguenza aspirare ad ottenere dei cambiamenti.
    La relazione presuppone un insieme coerente di azioni intraprese in vista di un fine.
    La relazione deve diventare oggetto di una perseverante razionalizzazione, di continua
    meditazione e di costante problematizzazione.
    La persona dell’ “educatore” è strumento pedagogico, il rapporto è continuativo, la
    quotidianità viene usata in modo consapevole e programmato.
    Si possono considerare come tratti invarianti della relazione educativa:
    - La reciprocità
    - La asimmetria
    - Il pregiudizio
    - Il coinvolgimento emotivo
    - La contestualizzazione
    La reciprocità: la relazione educativa scaturisce sempre da un imprescindibile rapporto
    tra almeno due protagonisti, tanto che, isolando uno di essi, entrambi perdono la loro
    identità nella relazione educativa. Senza la reciprocità non si realizzerebbe alcuno sviluppo
    perlomeno consapevole.
    La asimmetria: la relazione educativa è asimmetrica in quanto implica da parte
    dell’educatore:
    - consapevolezza del carattere educativo della relazione e delle variabili che concorrono
    al gioco relazionale;
    - disponibilità e responsabilità sia dell’interazione tra i vari soggetti coinvolti nella
    relazione sia relativa al mandato ricevuto e al contesto in cui si colloca;
    La asimmetria non significa necessariamente disparità, non si caratterizza come esistenza
    di posizioni inferiori o superiori; possono verificarsi casi nei quali l’educando sia più
    sapiente o esperto dell’educatore anche se ciò non muta l’asimmetria riguardante la
    consapevolezza e la responsabilità della relazione educativa.
    Il pregiudizio: nel senso etimologico del termine di ”pensare a priori”, inteso NON come
    vincolo o limite, ma come consapevole coordinata cognitiva ed emozionale con cui ci
    predisponiamo all’incontro con l’altro, dal quale incontro costantemente ci modifichiamo.
    Il pregiudizio comporta una costante autoriflessività.
    Il coinvolgimento emotivo: inteso come partecipazione emotiva e realizzazione di
    incontro umano. Bisognerà modulare la distanza opportuna, la giusta distanza emotiva
    può essere colta solo in una situazione non teorizzata e non indicata a priori, possono
    essere distanze diverse da operatore a operatore, da caso a caso, da momento a
    momento dello stesso caso.
    La contestualizzazione: l’esperienza relazionale è sempre esperienza in situazione, ogni
    suo momento è sempre legato a momenti precedenti e a quelli successivi.
    Anche i ruoli possono variare a seconda dei luoghi e dei tempi in cui si sviluppa la
    relazione educativa. Per quanto riguarda la simulazione della città, io ero la “crudele cittadina” ma, è pur vero che anche non essendo stata io ad emarginare le “portatrici di occhiali” , non ho fatto nulla e sono stata in silenzio a guardare…questo però perché l’ho considerato come un esercizio e non come un’ esperienza di vita pratica. Ho notato che le ragazze emarginate ci ascoltavano ed erano attente a quello che facevamo e allo stesso tempo parlavano tra loro. La mia attenzione era più attratta dall’osservare i loro comportamenti che dalla conversazione tra noi cittadini.
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    domenica moccia


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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 11 Empty lab.relazione educativa e emarginazione

    Messaggio  domenica moccia Mer Mag 02, 2012 7:56 pm

    La scorsa lezione è stata un pò più interattiva di tutte le altre lezioni fatte.Nella prima parte della lezione abbiamo affrontato il tema della relazione educativa,un tema quindi centrale per la nostra futura attività lavorativa.La cosa su cui ho riflettuto di più sulla relazione educativa è che noi,in qualche modo lasciamo sempre qualcosa all'altro...l'educatore ha un ruolo fondamentale nella vita di un ragazzo disagiato ma è abbastanza difficile in quanto deve stare attento a come approcciarsi nei suoi confronti,deve consigliare il ragazzo cercare di fargli capire qual è la strada migliore da percorrere. È difficile trovare un metodo educativo valido, ecco perché la cosa fondamentale, come diceva Michelina è avere pazienza e saper aspettare che la persona che si trova di fronte a noi piano piano inizi a fidarsi e soprattutto trovare il metodo adatto a quella situazione,non esistono metodi fissi ogni caso è a se,ogni ragazzo è diverso e quindi i rapporti sono diversi...Per quanto riguarda il setting, posso affermare che il primo l’ho visto più come un’esperienza fatta da persone adulte. Nel primo setting abbiamo visto l’interazione tra una madre e un’educatrice, quindi tra due persone adulte, che erano a loro agio nel trattare l’argomento, un po’ perché l’educatrice è stata gentilissima e ha messo in condizioni di rilassamento la donna. Il secondo setting, invece, era tra una ragazzina adolescente e un’educatrice, quindi tra una ragazza ed un adulto. In tal caso ho riscontrato molta più difficoltà rispetto al primo, perché la ragazza, aveva un maggior timore ad esporre i propri problemi. Spesso i ragazzi tendono a non chiedere aiuto ad una persona più grande, perché hanno semplicemente vergogna e non si fidano del fatto che quella persona, anche se con più anni, può aiutarla a capire...Per quanto riguarda la simulazione della città facevo parte del gruppo degli emarginati perchè indosso occhiali e in quel momento non riuscivo a capire per quale motivo scegliere proprio le persone con gli occhiali in quei minuti che si cambiava posto sorridevo ma dopo vedere le amiche andarsene e la professoressa non considerarci mi infastidiva innervosiva ad un certo punto la mia mente ha fatto un volo nel passato a quando ero piccola ed ero una di quelle tante ragazze che venivano prese in giro a scuola solo perchè si era insicuri e timidi e quindi pensare che fossi debole e durante la simulazione ho riprovato le sensazioni che provavo da piccola...
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    maria formisano


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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 11 Empty [color=red]il percorso educativo rischi[/color]

    Messaggio  maria formisano Mer Mag 02, 2012 8:12 pm

    L’argomento di questa lezione direi proprio che nel contesto in cui viviamo con cosi’ pochi valori e perdita di quelle buone maniere che invece prima si ponevano come base della societa’ e dei rapporti sociali sia di fondamentale importante. L’educazione è un percorso lungo che ha origine sin dalla nascita del fanciullo attraverso il rapporto educativo con i genitori e altre figure di uguale importanza, senza fine in quanto nella vita non si finisce mai di imparare. Si è parlato in particolare del rapporto educativo tra maestro e discente e si è cercato di immaginarci nel ruolo che dovremmo poi svolgere da educatori professionisti. Prefissato che tale rapporto non sia solo una trasmissione passiva di contenuti didattici ci si pone il problema del modo in cui porsi nei confronti dell’educando e di come aiutarlo per far in modo che questi possa sviluppare al massimo le sue potenzialita’ e affrontare autonomamente le difficolta’ e le sfide che potrebbe poi incontrare dentro e fuori il contesto scolastico anche se i soggetti da educare non sono solo i bambini. L’educatore è colui svolge con passione il proprio ruolo, che tiene conto delle predisposizioni e difficolta’ dei propri fanciulli e che si apre alla strada dell’ascolto, colui che pazienta ad accompagnarli in via della crescita educativa e morale attraverso l’educazione ai buoni valori di cui lui stesso l’esempio. Altro fattore importante e aiutare i soggetti educativi(sempre in rapporto di parita’ e non di asimettria)a predisporsi all’ascolto dell’altro e quindi anche ai bisogni e ai sentimenti degli altri come base per evitare comportamenti discriminanti. Gli emarginati non sono altro che persone come noi con uguali diritti che non sempre gli sono garantiti. Sono persone che per qualche loro caratteristica differiscono dalla massa (a lezione le persone con gli occhiali) e per questo tenuti ai margini ovvero non considerati ed esclusi dalle attivita’ sociali. Oggi nel gruppo degli emarginati c’era una mia amica e mi sono resa conto che basta poco in questo caso le domande della prof. Per tenere qualcuno ai margini e non rendersene conto o non fare abbastanza per integrarli.
    Carmela Attanasio
    Carmela Attanasio


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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 11 Empty Impegnarsi per un futuro in cui non ci siano camaleonti del mondo.

    Messaggio  Carmela Attanasio Mer Mag 02, 2012 8:16 pm

    Per noi che, si spera, diventeremo i nuovi educatori ci devono essere, e quindi capite fino in fondo, delle regole su cui basare la relazione educativa che vogliamo intraprendere con i ragazzi a cui doneremo tutto ciò che abbiamo imparato duranete i nostri anni di studio. Infatti per gli studenti che ci saranno assegnati, dovremo essere una GUIDA, un ESEMPIO da seguire e tener come punto di riferimento nei momenti di difficoltà. Proprio perchè il rapporto educativo si basa sulla comunicazione, verbale e non, e sul dialogo, che dovrà essere un incontro ed uno scambio di idee, in cui però non si dovranno creare dislivelli, altrimenti il discente si chiuderà in sè stesso, non sentendosi all'altezza della situazione e non si aprià più con noi, impedendoci di capire quale sia il problema e/o le emozioni che prova attuando un determinato comportamento. Infatti, quando un soggetto è in difficolyà, è molto importante capire i fattori che spingono egli a comportarsi il tal modo. Ed è per questo motivo, che essere educatori non vuol dire avere il controllo della situazione e quindi dello stesso soggetto, ma creare una situazione in cui il legame creatosi con l'educando porti ad un reale apprendimento, in cui ci sia un arricchimento della propria personalità da ENTRAMBE le parti.
    Simulazione:
    Durante la simulazione attuata in aula, io facevo parte delle persone escluse dalla città immaginaria, perchè "portatrice" di occhiali. Queste sono le emozioni che ho provato durante quegli istanti:
    Sentirsi emarginati, è sentirsi senza alcuna importanza. Avere la voce per gridare, la bocca per parlare ma non avere qualcuno che ci ascolti. E' come discutere con il vento, avere dinanzi a noi persone che non vogliono ascoltarci, ma soprattutto, vederci. Sì, perchè è come essere invisibili agli occhi di chi ci è di fronte. Non avere un corpo, una voce, è come essere inesistenti per chi non è "come te". Ecco come ci si sente ad essere emarginati, omologati all'ambiente, una sorta di camaleonti che si mimetizzano con le cose che ci circondano e dover chiedere a qualcuno che venga ascoltato di soddisfare i propri bisogni.
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    de cicco luisa


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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 11 Empty Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

    Messaggio  de cicco luisa Mer Mag 02, 2012 8:17 pm

    Oggi in classe abbiamo parlato di un argomento molto complesso ovvero la relazione educativa.
    La relazione educativa si può definire come l’insieme di rapporti sociali che si stabiliscono tra colui che educa e colui che viene educato,è uno scambio reciproco basato essenzialmente sul rispetto e la collaborazione. La relazione educativa non la dobbiamo intendere come un semplice passaggio di conoscenze tra le parti ma è un vero e proprio scambio di emozioni, una "pratica" che non arricchisce solo chi apprende ma anche chi insegna. Il fattore scatenante di questa relazione è la volontà e la passione di costruire un rapporto vero. La figura dell’educatore non è affatto semplice, infatti esso deve avere delle doti ben precise come la pazienza, la comprensione e la capacità di ascolto. L’insegnate deve essere bravo a far sentire a proprio agio e libero di esprimersi e dire le proprie opinioni ad ogni soggetto.
    La relazione educativa, non è applicabile unicamente nel campo scolastico, ma puo essere vista anche nei rapporti familiari oppure tra amici, infatti ognuno di noi ha SEMPRE qualcosa da dare all'altro e viceversa.

    La prof. ha inoltre allestito due setting. tra i due il primo sicuramente è stato quello che mi ha coinvolto maggiormente, nello specifico mi ha colpito il senso che ho avvertito, l’apertura della mia compagna verso le problematiche dell’altra e la ricerca di una possibile soluzione.

    Molto coinvolgente è stata anche la simulazione. la prof. ci ha fatto immedesimare nella popolazione e ci ha divisi in due gruppi: quelli con gli occhiali e quelli senza. Lo scopo di tale simulazione era quello di farci impersonare le persone emarginate. è stato veramente brutto, anche se tutto ciò era una simulazione, mettersi nei panni di persone che per i piu svariati motivi, da quelli etnici a quelli economici, sono state volutamente allontanate dalla società. Una delle piu grandi emarginazioni della storia è l'olocausto, che nonostante sia stato messo in atto non tantissimo tempo fa, non ha affatto redento la civiltà che emargina sempre piu extracomunitarii e disagiati.
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    Messaggio  Martina Marotta Mer Mag 02, 2012 8:49 pm

    In questa lezione il tema principale è stato quello della” relazione educativa”, con cui intendiamo un complesso legame che si istaura tra il docente e il discente, produce un apprendimento e comporta una fusione delle conoscenze.
    Qualsiasi relazione tra esseri umani è di tipo educativo, in cui ogni individuo riceve qualcosa e gli vengono trasmetti valori e significati che assumono un peso educativo nella sua crescita. Attraverso queste relazione si stabilisce un legame affettivo con la volontà di costruire un rapporto predisposto all’ascolto, all’accoglienza . Si tratta quindi di uno scambio alla pari, un confronto basato sul rispetto e la parità.
    Al tal proposito in aula è stata fatta una simulazione in cui due colleghe(nel ruolo di educatrice e di educanda) hanno discusso sul problema dell’assenza dell’insegnante di sostegno per un bambino. L’educatrice ha mostrato sensibilità e disponibilità anche attraverso il linguaggio del corpo.
    Nella seconda parte della lezione è stato affrontato il tema dell’emarginazione ed è stata fatta una simulazione , in cui la professoressa si è immedesimata nel ruolo di dittatore ed ha emarginato tutte le ragazze con gli occhiali, cioè allontanate dalla città, mentre i restanti cittadini erano impegnati nell’organizzare una festa .
    Tra noi emarginate si è fin da subito si è instaurato un rapporto di solidarietà
    Tra le proposte dei cittadini, ce ne è stata una che ha richiesto di invitare alla festa tutti i cittadini che erano stati emarginati.
    Sentirmi emarginata è stata una sensazione pessima, parlare e non essere minimamente considerate ….. CHE COSA BRUTTA!!! era come se non esistessimo,e per di più venivamo guardati da tutti con occhi diversi dal solito.. Proprio grazie a questa simulazione ho capito come si sentono le persone che vengono emarginate, che non vengono considerati e che solo per mezzo di qualche particolarità vengono considerate “ DIVERSE”.
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 11 Empty educatore ed educando...emarginazione

    Messaggio  Silvana Marchese 1990 Mer Mag 02, 2012 9:40 pm

    L'educazione, è un processo che accompagna ogni singolo individuo tutta la vita.Esso ha inizio con la nascita del soggetto, dove viene messo in atto nel contesto familiare,e continua poi nel contesto scolastico e sociale.
    Quando parliamo di un processo educativo dobbiamo prendere in considerazione la stabilità del rapporto che deve esserci tra un educatore ed il proprio educando.
    Tra educatore ed educando deve esserci un rapporto stabile, basato sulla fiducia, il reciproco rispetto e comprensione, in modo tale riuscire a favorire un'educazione completa all'educando,che non si basi solo su aspetti teorici,ma anche pratici della vita di tutti i giorni. Sono educatori: insegnati, genitori ma anche tutti coloro che hanno da insegnare qualcosa.
    Il 18 aprile in aula abbiamo assistito a dei setting, delle scenette, dove delle nostre colleghe si immedesimavano nella figura di educatrici ed educande.
    Nel primo setting abbiamo assistito alla preoccupazione di una mamma, per le diverse assenza della maestra di sostengno del proprio figlio. "La mamma preoccupata" confidava le sue preoccupazioni ad un'educatrice, che si è subito messa a disposizione, mostrandosi tranquilla, disponibile e sicura di sè nel poter risolvere il problema (proprio come un'educatrice dovrebbe fare).
    Nel secondo setting, abbiamo invece assistito alle confidenze di una ragazza con un'educatrice che si lamentava del fatto di non riuscire a relazionarsi con gli altri a causa della sua timidezza.In questo caso però ho pensato che l'educatrice non sia riuscita fino in fondo a tranquillizzare la sua educanda, in quanto alla fine del colloquio la ragazza era ancora un pò agitata.In seguito ai setting in aula abbiamo svolto anche una simulazione riguardante il tema dell'emarginazione.
    La professoressa facendoci di immaginare di essere una grande città, ci ha divisi in 2 gruppi il gruppo dei cittadini, con privilegi, e il gruppo di "emarginati" aventi gli occhiali, che non avevano alcun privilegio, ma addirittura erano esclusi da tutte le attività della città.
    Secoli fa si emarginava chi non era al passo con lo sviluppo tecnologico, chi era malato, chi apparteneva a classi sociali inferiori e, tutto ciò accadeva per ignoranza.Oggi si tende ad immaginare il diverso, e nel nostro caso la diversità era rappresentata dagli occhiali.
    Quando inizialmente la professoressa ci ha divisi ho pensato "meno male" faccio parte dei cittadini, e ho visto anche delle ragazze che toglievano gli occhiali per non essere escluse dalla città,ma poi una volta capito il valore della simulazione mi sono immedesimata nei panni delle ragazze escluse e se da un lato, immaginando la simulazione in una situazione reale,ero contenta di non essere stata esclusa dalla città, dall'altro mi dispiaceva che potevano essere escluse della persone senza alcun motivo valido che nella società di oggi è rappresentato dalla diversità.
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    Messaggio  Laura testa Mer Mag 02, 2012 9:52 pm

    La relazione educativa è una delle tematiche principali in campo pedagogico.Avviene all interno di strutture specializzate differenti.
    Quando si parla di relazione educativa si fà riferimento ad un educazione personalizzata;si tratta di una conoscenza tra due parti;una conoscenza che avviene nel momento in cui una delle due parti si pone come "stimolo",mentre l altra parte acquisisce in modo tale da esser capace di comprendere la realtà.
    Come già dette precedentemente la relazione educativa viene ad istaurarsi all interno di strutture o ambiti differenti.La relazione madre-figlio è una relazione educativa;l intensità affettiva che unisce genitori e figli fa sì che tale relazione richieda un elaborata gestione di emozioni e sentimenti,anche sul piano dell educazione.Se nei secoli passati i figli erano considerati come una sorta di propietà dei genitori,nella nostra società i bambini vengono riconosciuti come soggetti che fin dalla nascita sono dotati di volontà autonoma e di ben precisi diritti.
    Questa trasformazione della visione comune si è accompagnata all istaurarsi di una certa varietà di stili educativi.ossia di modalità scelte dai genitori per l educaione dei propi figli.
    è evidente che la riccheza e la complessità dei legami emotivi presenti nella relazione familiare rendono difficile essere genitori "perfetti".Infatti,spesso accade che in alcune relazioni familiari ad essere educati non sono i bambini ma gli stessi adulti.Il genitore perfetto è,dunque,colui che è in grado di amare il propio figlio e di dialogare con lui.
    La relazione educativa è anche un complesso legame che si forma tra docente e discente,un lagame che produce apprendimento attraverso uno scambio recipoco,infatti tale relazione deve essere "incontro" e "scambio".
    Ogni relazione educativa è portatore di significati e valori;l educatore deve trasmettere le propie competenze culturali,ma non deve limitarsi alla classica lezione,ma capace di creare un ambiente stimolante e creare un rapporto alla pari con i sui alunnied infine,ha il compito di rieducare l alunno e condurlo a cambiamenti positivi.In particolar modo quando si presentano situazioni di adulti con difficoltà come,tossicodipendenti,alcolisti e carcerati,dove si cerca di capire le problematiche e le dipendenze dell adulto per far sì che esso adotti e comprenda comportamenti accettati e previsti dalla società.Una altra relazione educativa che può presentarsi difficile o,per meglio dire,più articolata e complesse delle altre,è quella che viene ad istaurarsi con un soggetto disabile.In questo caso la relazione è più artikolata perchè l educatore deve prendere in cnsiderazione la diversa situazione e mettere in atto programmi specifici per far emergere le doti del disabile in modo tale da portare il soggetto su un piano di pari opportunità con i normodotati.Non mettere in luce le mancanze del disabile ma sottolineare e mettere in luce le sue potenzialità,le sue doti.
    Costruire una relazione è un obbiettivo educativo di primaria importanza,è un processo che implica dinamiche e trasformazioni in ciascun partner,dove è contenuta una finalità implicita "educare alla relazione con gli altri".
    Per quanto riguarda i due setting realizzati in aula, posso affermare che il primo l’ho percepito come una relazione tra persone adulte,mentre il secondo l ho visto più vicino a me e per questo magari più interessante;nel senso che,nel primo setting è stata esposta un interazione tra una madre e un’educatrice, che erano a loro agio nell argomentare il problema,caratterizzato da lamentele di una madre per la mancanza spesso ripetuta di una terza persona;quindi,il colloquio si focalizzava sopratutto sulla mancanza di rispetto anzichè sul problema in sè. Il secondo setting, invece, era tra un adolescente e un’educatrice, quindi tra una ragazza ed un adulto. In questo caso si percepiva il timore della ragazza ad esporre i suoi problemi;cosa che per me è assolutamente comprensibile anche perche spesso i ragazzi hanno difficoltà a chiedere aiuto ad una persona adulta,sia perchè hanno la convinzione che il mondo degli adulti è un mondo molto lontano da quello degli adolescenti e per questo motivo l adulto non è in grado di comprendere o dare il giusto valore ad un determinato problema,sia perchè hanno timore di una possibile reazione dell adulto.Ecco perchè disponibilità,ascolto è rispetto sono necessari per una relazione educativa;l adulto deve "ESSERCI" in modo tale che l adolescente lo prenda come esempio;daltronde chi meglio di un adulto,che ha vissuto più di noi e prima di noi,può ascoltare e consigliare.?!!
    Per quanto riguarda ,inevece,la seconda simulazione relativa al tema dell emarginazione..io ero una delle poche(perchè ho notato che la maggior parte dell aula ha gli occhiali Laughing )cittadine "crudeli".In realtà se questa simulazione fosse stata fatta qualche giorno dopo...mi sarei ritrovata anche io ai margini di questa "triste città" perchè adesso "Signore e Signori" ho anche io gli occhiali... cheers Suspect .Comunque...dopo questa mia triste testimonianza,durante la simulazione non ho provato nulla,cioè forse non capivo,forse era troppo divertente per mostare attenzione al problema reale.Un prblema che diciamo per gioco,ridendo e scherzando si nascondeva in aula ma che poi alla fine si è fatto notare.Ho iniziato a pensare...."Oh mio dio...la prof.le stà totalmente ignorando.."..."come possono parlare o chiedere aiuto o fare domande se la prof. le dà le spalle??!!".Poi il mio pensiero e quella realtà viva e chiusa in quelle 4 mura si è allargata ed estesa;cioè questo è ciò che cè ed esiste lì fuori...fuori da questa finestra.Accade qui in aula,accade per strada e accade anche nelle scuole.Rispolverando ricordi di infanzia,o magari vivendo una classe di scuola materna o elementare,di sicuro notiamo tra i bambini,quello "isolato".
    Anna Oliviero Ferraris in un suo scritto presenta risultati di alcune statistiche secondo le quali: il 10% DEI BAMBINI DELLE SCUOLE ELEMENTARI NON SONO SCELTI DA NESSUNO E TRASCORRONO IL LORO TEMPO SENZA AMICI.Questi bambini vengono rifiutati da altri o semplicemente ignorati;di conseguenza non hanno molte occasioni per apprendimenti sociali,cioè,hanno difficoltà e poche possibilità per difendersi.
    Un modo per aiutare un bambino islato è fargli acquisire un abilità che gli altri magari ammirano o magari far vedere in classe filmati per aumentare l interazione positiva tra pari...sono tanti gli aiuti che devono e possono esere dati perchè necessari....anche perchè quella fatta in aula era una simulazione,ma al di fuori di quella aula è la realtà...
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    Messaggio  Denise Di Gennaro Mer Mag 02, 2012 9:52 pm

    La relazione educativa ha diverse tematiche:-relazione madre e figlio,quindi in ambito familiare.-relazione docente e discente,in tale relazione deve essere incontro e scambio con le due figure di questa relazione.-relazione tra educatore e educando,in quanto il futuro educatore deve trasmettere qualcosa di buono nelle relazioni che costruisce.Molto importante è il rispetto reciproco nella relazione che s'instaura.Una relazione educativa è anche uno scambio di emozioni tra due o più soggetti.Creare un rapporto alla pari senza creare differenze è necessario,in quanto la persona si sente libera di esprimere la propria opinione e confrontarsi liberamente con gli altri.Riguardo al setting,lo definiamo un contesto entro cui avviene un evento sociale.In aula un'esempio è stato fatto da una madre con il suo bambino,la quale descriveva all' educatrice le problematiche,le difficoltà dovute alla mancanza dell' insegnante di sostegno.Per me,questa simulazione è stata molto importante,perchè mi sta facendo capire quello che un domani andrò a svolgere con tanta passione. Sempre durante la lezione abbiamo avuto modo di partecipare ad un'esperienza di simulazione sulla città.Io facevo parte dei cittadini. Mi sono sentita attiva in questa prova,perchè la prof. ci faceva delle domande riguardanti la città,il piatto preferito al momento,e il suo sguardo era diretto a noi cittadini. Ho provato a mettermi nei panni delle ragazze che appartenevano al gruppo degli emarginati e devo dire che mi sarei sentita esclusa,dato che non è stata posta alcuna domanda a loro e neanche uno sguardo.era proprio questo lo scopo della simulazione. credo sia molto difficile che queste persone(emarginate)debbano subire questo disagio sempre.
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    Messaggio  rossellastallone Mer Mag 02, 2012 11:16 pm

    Il tema principale è stato quello della relazione educativa, cui intendiamo un legame tra 2 o + persone. Ad esempio quello scolastico tra docente e discente;quello familiare, tra madre e figlio....L educatore deve trasmettere le proprie competenze culturali,ma non deve limitarsi alla classica lezione,ma deve essere capace di creare un ambiente stimolante e un rapporto alla pari con i sui alunni ed infine,ha il compito di rieducare l alunno e condurlo a cambiamenti positivi. I genitori devono trsmettere affetto fin dalla nascita e devono accompagnare i propri figli nel cosiddetto "cammino della vita" aiutandoli ad affrontare le difficoltà,trasmettendogli i giusti valori. Il setting che mi ha coinvolta di più è stato il secondo, perchè in parte è una situazione che un pò mi intravedo.. Anche io spesso ho il timore di parlare con un insegnante,di sbagliare. Ma anche con i propri genitori perchè spesso un semplice problema, per noi adolescenti sembra difficile da superare, ma viene sempre sottovalutato, mai capito. Quindi è raro colloquiare con gli adulti perchè c è sempre il timore di una loro risposta, del loro giudizio, che in fondo è anche giusto, ma difficile per noi accettarlo. Nella mia vita mi sono isolata, a causa di problemi in famiglia, senza parlare con nessuno, neanche con i miei genitori, notai che per loro il mio comportamento era normale non vedevano il mio cambiamento; quindi decisi di parlare dei mio distacco con i miei insegnanti e fortunatamente trovai persone davvero comprensibili e infatti mi aiutarono in modo graduale ad affrontare i mio disturbo. Prima della mia esperienza pensavo (non potrei mai parlare dei miei problemi ad un insegnante) invece bisogna trovarsi nella soluzione

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