Pedagogia della disabilità 2012

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Pedagogia della disabilità 2012

Pedagogia della disabilità (2012)- Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti


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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 2 Empty Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

    Messaggio  Sabrina Vitulano Gio Apr 19, 2012 8:16 pm

    Oggi,in aula,abbiamo affrontato un argomento che,a mio parere,ci riguarda molto da vicino nella nostra vita quotidiana ossia: LA RELAZIONE EDUCATIVA.
    Parliamo di relazione educativa sia nell’ambito scolastico,tenendo in considerazione il complesso legame che si forma tra docente e discente,ma anche nell’ambito familiare,considerando invece il rapporto madre/figlio. Indubbiamente,in tutti i casi,si tratta di una relazione basata sulla reciprocità,poiché avviene uno scambio dove si da ma si riceve anche qualcosa,ma basata anche sul confronto che si viene a creare tra l’educatore e l’individuo da educare in una relazione che costituisca e rafforzi il rapporto in modo costante,grazie ad un comportamento basato sul rispetto e la parità. La relazione educativa comporta anche uno scambio di emozioni tra due o più persone,disposte ad ascoltarsi e a fidarsi l’una dell’altra ma anche uno scambio di conoscenze culturali e didattiche come accade nell’ambito scolastico in cui il docente ha il compito di creare un clima sereno,aiutando l’alunno ad intervenire e a confrontarsi con gli altri,con il rispetto e la stima per le sue opinioni. Inoltre,va detto che la relazione educativa non è facile da instaurare ma si costruisce con il tempo e con molta pazienza. Riguardo i setting attuati in classe,posso dire che mi è piaciuto molto l atteggiamento presentato da entrambe le educatrici che si sono dimostrate amorevoli,comprensive,disposte all’ascolto,cercando così di abbattere quel muro che si può riscontrare in una qualsiasi relazione iniziale e cercando,in questo modo,di far superare l’imbarazzo e la timidezza di coloro che hanno delle difficoltà,ma hanno anche il coraggio di chiedere AIUTO che è,forse,una delle cose più complicate da fare nella vita.
    Facendo,infine,riferimento alla simulazione attuata in classe posso dire che la mia posizione era quella di cittadina all’interno della città. Stare seduta nel mio banco,avendo la possibilità di godere dei molteplici privilegi offerti dalla nostra città immaginaria,avente come sindaco la Professoressa,mi ha permesso di provare un duplice sentimento: da un lato la gioia di sentirmi cittadina degna della città,ma dall’altro lato la tristezza nel vedere tante ragazze emarginate ed escluse,a causa di una loro particolare caratteristica fisica,e non ascoltate da nessuno,nonostante parlassero. Forse,troppo spesso,finiamo col far prevalere il sentimento dell’indifferenza precludendoci,in questo modo,tante possibili conoscenze che ci permettano di avere un’apertura mentale,di essere disposti a metterci sempre in gioco e,soprattutto che ci aiutino ad essere ben predisposti verso tutti…senza alcuna differenza!
    Credo che le parole usate da Anna Frank nel suo diario facciamo emergere il suo messaggio di speranza e il suo desiderio di tornare a vedere le cose al proprio posto…che l’essere nato EBREO non significhi,necessariamente,essere nato con una colpa e,per questo,costretto all’emarginazione:
    “È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare.
    Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore.
    Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte.
    Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità.”
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    ilenia medici


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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 2 Empty RELAZIONE EDUCATIVA

    Messaggio  ilenia medici Gio Apr 19, 2012 8:41 pm

    L'argomento affrontato oggi in aula può considerarsi, a mio parere, uno dei più significativi perché più vicino a quello che sarà il nostro futuro di educatori.
    La relazione educativa, qualunque essa sia, è un incontro umano in cui gli individui coinvolti ricevono un qualcosa, è un dare avere, è un profondo legame che porta alla fusione delle conoscenze, per cui è necessario non dare mai un cattivo esempio in quanto spesso in quanto l'educando ( che sia un bambino, che sia un discente, che sia un figlio, che sia un alcolizzato) rivede nell'educatore un modello da seguire, un punto di riferimento.
    La pima simulazione fatta è stata un tangibile esempio di un ipotetico primo contatto grazie alla quale abbiamo potuto apprendere l'importanza di punti cardine che spesso, inconsapevolmente, potremmo sottovalutare. Innanzitutto di fondamentale importanza è la stessa postura: bisogna, sin da subito, affinché l'interlocutore si apra a noi, creare un clima sereno, familiare,amichevole proprio come è avvenuto nel caso ad esempio di Michelina nei confronti di Luigia.. lo stesso accarezzare il bambino, offrirgli qualcosa, è stato un primo passo verso l'apertura. Bisogna mettersi alla pari, sullo stesso piano dell'interlocutore in modo da permettergli di esporre le proprie problematiche.
    Purtroppo è facile identificarsi, troppo spesso, in un gruppo di appartenenza con conseguenza inevitabile , però, di una riduzione di possibili spassi di realizzazioni; la bravura dell'educatore deve quindi stare nel fornire degli strumenti per consentire al singolo di esprimere se stesso in maniera unica e originale, deve creare un clima di fiducia ( a mio parere punto di partenza per ogni tipo di relazione), cosa che però molte volte risulta difficile da parte di persone che magari stanno già vivendo un particolare momenti di disagio.
    Quanto alla seconda simulazione, quella circa l'emarginazione, io ero dalla parte dei cittadini..
    ho trovato quest'esperienza in un primo momento confusionaria, anche divertente, fin quando non sono stata , ad un certo punto, "infastidita", impotente nel vdere gli "emarginati" trattati completamente con indifferenza.
    Purtroppo ciò che oggi è stato un gioco spesso,troppo spesso, si riversa con normalità nella quotidianità, Non essere un pezzo di quel puzzle che compone il disegno di una società..cosa significa? significa non essere omologati, non appartenere a quel disegno comunemente condiviso, ma certamente ciò non significa essere neutri,anonimi come molto spesso li "cataloghiamo". Purtroppo siamo tutti consapevoli che a causa della fretta l'uomo rischia di alienare se stesso e perdere la sua vera e profonda identità; dobbiamo comunicare con noi stessi prima di farlo con gli altri.
    Un invito che faccio a tutti e a me in primis è quello di saper cogliere un momento per un sorriso, per uno sguardo, per una parola di conforto, perché mi accorgo che il rapporto con gli altri diventa sempre più formale e inautentico , vi è sempre di più uno scambio superficiale di "carezze"...anche il chiedere "tutto ok, come stai" è diventato, tristemente, un qualcosa di automatico, un qualcosa di cui fondamentalmente non ci interessa neanche la risposta perché troppo presi dalla nostra frenetica vita. Fermiamoci tutti perché le parole molto spesso possono essere dei ponti , ma tante altre volte,invece, possono essere dei grandi muri!
    Mi piacerebbe condividere un video che esprime al meglio una complicata , ma soddisfacente, relazione educativa.
    valeria ottaviano
    valeria ottaviano


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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 2 Empty ogni relazione è educativa : scambio reciproco continuo involontario di idee ed emozioni.

    Messaggio  valeria ottaviano Gio Apr 19, 2012 9:11 pm

    ogni relazione è educativa!!!! in ogni relazione diamo qualcosa di noi e riceviamo qualcosa dell'altro anche se in maniera inconsapevole. le relazioni sono il centro della vita sociale dell'uomo, l'uomo è un animale sociale quindi tende ad istaurare relazioni educative e noi futuri educatori dobbiamo imparare ad istaurar buone relazioni e ciò non è semplice.. oggi in aula infatti abbiamo fatto varie simulazioni proprio di un setting in cui l'educatore accoglie la persona che si reca lì per parlare del proprio problema e l'abbiamo fatto per iniziar a pensare come sia il modo giusto di istaurare una relazione in cui, come diceva la prof, non và valutata solo la persona che si reca lì ma siamo coinvolti anche noi educatori ; credo che simular non è semplice perchè non rende l'idea giusta e veritiera di una situazione del genere che si può comprendere ,secondo me, solo se vera!!!
    anche quando abbiam fatto l'altra simulazione io non ero l'emarginata perchè non porto gli occhiali quindi ero una cittadina ma non ho sentito nessuna emozione come sensi di colpa per coloro che erano stati emarginati un pò perchè sapevo che era una finzione un pò perchè son una persona che anche nella vita reale non mette al bando una persona solo per un particolare sciocco come gli occhiali o come qualsiasi altra cosa. ho notato però come loro anche se era finzione si sentivano diversi e cercavano la nostra attenzione ed erano infastiditi perchè non considerati affatto!!!
    Luisa Ratti
    Luisa Ratti


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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 2 Empty Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

    Messaggio  Luisa Ratti Gio Apr 19, 2012 9:59 pm

    La relazione educativa è uno scambio reciproco ,provoca un cambiamento sia nell’educatore sia nell’educando. Ogni relazione è di per se educativa, per cui uscendo dalle classiche categorie genitori/figli , docente/discente, ecc.,può rientrare nella fattispecie anche un incontro fortuito con una persona che ci trasmette qualcosa,e che involontariamente diventa il volano di una nostra intenzione sopita. Idealmente l’educatore dovrebbe essere l’ allenatore emotivo che rimette in contatto col proprio se ,che aiuta a trovare o ritrovare la strada, facendo appello alle potenzialità proprie del soggetto.Il bravo educatore non è quello che indica la soluzione , ma quello che aiuta il soggetto ad acquisire coscienza della direzione che deve autonomamente prendere.
    Indispensabili per instaurare correttamente il primo contatto che sarà la base della relazione educativa:
    • il rispetto verso l’altro,
    • sospendere il giudizio(o meglio evitare il pregiudizio),
    • accoglienza(considerare l’importanza della prossemica, mettersi allo stesso livello dell’interlocutore),
    • ascolto( dare all’altro il tempo di essere, ascoltare anche i silenzi).
    Nella prima simulazione, trovo che Michela sia stata molto brava, quando si è accovacciata e occhi negli occhi ha accolto e salutato Antonio, si è messa letteralmente allo stesso livello del piccolo, ha poi salutato calorosamente la mamma e ha creato un clima rilassato invitandola a confidare i suoi problemi.
    Per quanto concerne la seconda simulazione, penso che l’approccio di Simona al primo incontro con l’adolescente che riferiva problemi relazionali,sia stato corretto. Accogliente e pacata, ha cercato di creare un clima disteso, rassicurandola con sguardo e gesti garbati ,dando tempo alla ragazza per esprimersi e offrendole infine un punto di vista sulla problematica riferita. Simona ha cercato di aiutare la ragazza a comprendere che i sentimenti da lei che provati;lo smarrimento,la timidezza, la solitudine, la rabbia del sentirsi esclusa dal contesto dei coetanei, sono sentimenti diffusi nei ragazzi della sua età, e che non per questo doveva sentirsi “diversa”.
    Nell’ultima simulazione, io facevo parte del gruppo dei cittadini, inizialmente non ho prestato attenzione agli esclusi, perchè incalzata dal sindaco a esprimere i miei desideri per la festa, la promessa di veder realizzato qualsiasi desiderio era allettante. Poi pensandoci bene , uno sguardo agli esclusi l’ho dato, perchè mi è balenato un pensiero, ero nel gruppo dei senza occhiali, ma stavo barando,perchè normalmente gli occhiali li porto anch’io, solo che stamane avevo le lenti a contatto. Dunque il posto che mi spettava era quello di esclusa.
    Siamo tutti diversi, unici e speciali , lo dovevamo già sapere, e lo stiamo meglio imparando al corso , abbiamo il dovere di impegnarci affinchè non si formino più ghetti,stratificazioni, minoranze, chi comprende il valore di ogni singola persona umana, non può non lottare per l’inclusione di tutti e di ciascuno.
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    Votto Michelina


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    Messaggio  Votto Michelina Gio Apr 19, 2012 10:10 pm

    La relazione educativa è un incontro portatore di significato, dopo una relazione siamo inevitabilmente trasformati, non siamo più quelli di prima, consapevolmente o inconsapevolmente, positivamente o negativamente siamo diversi, abbiamo dato e ricevuto. Ogni incontro, ogni esperienza è una relazione educativa, un arricchimento, uno scambio come affermava il grande pedagogista John Dewey.
    La prima relazione educativa avviene in famiglia o meglio si speri avvenga, la famiglia quale agenzia educativa primaria è luogo della dimensione affettiva, della cura, della tenerezza; luogo della sperimentazione di regole, di modelli,; luogo di apprendimento relazionale (dialogo, confronto, negoziazione); luogo di protezione rispetto alle tentazioni delle seduzioni del piacere, con risorse affettive, cognitive, materiali, spirituali e luogo di sostegno nei cambiamenti.
    La figura dell’educatore diviene in genere per l’educando l’adulto significativo, persona che cerca di trasmettere stima e fiducia (in modo particolare in presenza di una precoce identità negativa), comprensione, buon esempio; persona con capacità di negoziare, di offrire regole, accoglienza incondizionata, capacità di affidare compiti e responsabilità, di promuovere progettazioni insieme all’educando (P.e.i.) e sperimentazione.
    Nel percorso educativo i due protagonisti della relazione educativa sono entrambi coinvolti, ed entrambi modificheranno il loro modo di agire e di pensare.

    Simulazione. Città con sindaco dittatore.
    Il sindaco decide di escludere dalla città tutte le persone che portano gli occhiali.
    Io ero tra queste persone, e non sapevo perché si era fatta questo tipo di discriminazione (casuale). Mi sono sentita esclusa, invisibile, inesistente e la prof. nel ruolo del sindaco ci voltava le spalle e non rispondeva alle nostre domande.
    Quando il sindaco chiedeva ai cittadini cosa preferissero, io non so perché, non provavo neanche ad immaginare cosa avrei preferito…Ero stata esclusa, e lo avevo permesso, come se non avessi potuto fare altro.
    Questa simulazione, mi ha fatto riflettere circa la sofferenza dell’emarginazione, da quella sociale a quella che può avvenire in famiglia o in gruppo di amici e a quanto bisogna lottare contro l’esclusione in tutti gli ambiti.
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    Messaggio  Miryam Polidoro Gio Apr 19, 2012 11:27 pm

    Oggi in aula abbiamo affrontato un tema molto importante per il nostro futuro, a mio avviso sia lavorativo che genitoriale:la relazione educativa.La relazione,in generale, è un incontro umano portatore di valori, opinioni,vissuti, di fondamentale importanza per la crescita umana, perchè soprattutto è fondato su uno scambio reciproco.La relazione educativa può riguardare il rapporto madre-padre/figlio, docente/discente, educatore/educando, ciò che è fondamentale, però, è che il rapporto si rafforzi in maniera costante grazie ad un comportamento basato sul rispetto e la parità. Abbiamo simulato due setting riguardanti questo argomento, in cui una mamma e una ragazza esponevano i loro problemi alle educatrici (tra l'altro due mie care amiche che se la sono cavata molto bene Wink ) e loro mettendole a proprio agio hanno cercato di rassicurarle e di [u]affrontare insieme la situazione[/u..sottolineo questa affermazione perchè mi è piaciuto molto quello che ha detto la professoressa: "l'educatore non deve trovare una soluzione al problema, perchè non ha la bacchetta magica per risolvere ogni situazione, ma deve aiutare la persona ad affrontare la situazione", a dire la verità questa cosa mi è di grande sollievo, perchè spesso quando qualcuno più piccolo di età di me (le mie ragazze a lezione di ballo, mia sorella, qualche mia cugina più piccola) mi ha esposto un problema cercando aiuto io mi sono subito lanciata a capofitto nel cercare una soluzione al problema, e mi sono sentita di aver fallito e in colpa quando questa soluzione non ha funzionato pale .
    Quindi, dato che la relazione educativa si configura come uno scambio in cui ENTRAMBE LE PERSONE ricevono e danno qualcosa credo che ascoltare ciò che dice un nostro futuro discente, un nostro figlio, un nostro educando, ma anche un qualsiasi altro nostro interlocutore sia un dono non solo per lui, ma per noi stessi!

    [img]lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 2 400_f_12[/img]

    Nella seconda parte della lezione abbiamo affrontato il tema dell'emarginazione con una simulazione; caso vuole che proprio 5 minuti prima dell'inizio della simulazione avevo tolto gli occhiali (dato che li uso solo quando scrivo, leggo, guardo uno schermo)..nel vedere le persone con gli occhiali escluse dalla città mi sono sentita in colpa, perchè avrei potuto essere esclusa anch'io; da un lato c'è stata la tentazione di dire "non voglio organizzare nessun festino, non voglio nessuna patatina fritta, nessuna pizza, dall'altro lato c'era la tentazione di far parte del gruppo dei non emarginati per partecipare alle belle attività organizzate (c'era anche la curiosità di vedere la professoressa dove voleva arrivare)..oggi è stato un gioco, appunto una simulazione, eppure credo che le mie compagne ci sono rimaste male nel sentirsi emarginate ma soprattutto ETICHETTATE come "quelle che portano gli occhiali", figuriamoci nella realtà come debbano sentirsi le persone emarginate dagli altri, dalla società.Ormai l'emarginazione è un tema sempre presente nella storia (sappiamo tutti a cosa ha portato ciò che è iniziato come'emarginazione degli ebrei), ma anche nella letteratura; infatti con il professore di letteratura italiana abbiamo studiato "Rosso Malpelo" di Giovanni Verga, la storia di un ragazzo emarginato da tutti, addirittura dalla mamma, a causa del colore dei suoi capelli "Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riescire un fior di birbone". Persino la mamma "aveva quasi dimenticato il suo nome di battesimo".Il ragazzo, dunque, è vittima di un pregiudizio popolare, quello che associa i capelli rossi alla cattiveria.
    Studiando per l'esame di pedagogia della devianza e della marginalità abbiamo visto che emarginato significa colui che si trova ai margini, al bordo della pagina..ricordo che da piccola la parte del foglio che mi piaceva di più era il bordo, perchè mi divertivo a fare delle cornicette colorate lungo tutto il margine del foglio..forse è davvero così..forse coloro che vengono messi ai margini della pagina sono davvero la parte più bella del foglio, e magari facendo frutto di ciò che abbiamo imparato sulla relazione come scambio di opinioni e arricchimento reciproco potremmo davvero imparare molto da loro..

    [img]lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 2 54288511[/img]

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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 2 Empty lab. relazione educativa e emarginazione

    Messaggio  conte claudia Ven Apr 20, 2012 7:22 am

    La relazione educativa,come abbiamo avuto modo di capire a lezione,consiste nell'incontro,scambio,partecipazione ed alleanza simmetrica stabiliti tra l'educatore e l'educando,essa non rappresenta un'occasione di singola formazione dell'educando bensì anche dell'educatore,è una formazione caratterizzata da un reciproco scambio di emozioni e idee basatasi principalmente sulla fiducia e sul rispetto reciproco.
    Come abbiamo avuto modo di vedere in aula durante il setting proposto dalla prof. Briganti al quale hanno preso parte un'educatrice e una delle nostre colleghe,è molto importante per l'educando capire di aver di fronte a sè un educatore che si mostri nel dialogo o semplicemente nell'assumere una determinata postura,aperto all'accoglienza dell'educando che ha di fronte e della problematica che egli vuole esporgli.Se invece l'educando capirà di avere dinanzi a sè "un muro" non riuscirà ad aprirsi e a rendere partecipe l'educatore dei suoi disagi e dei suoi problemi.
    La seconda simulazione realizzata in aula verteva sul tema dell'emarginazione,siamo stati divisi in due gruppi e io facevo parte del gruppo dei cittadini mentre altre mie colleghe facevano parte del gruppo degli emarginati;devo dire che in un primo momento mi sono sentita "sollevata" per non essere stata allontanata ed asclusa come loro,in seguito però le guardavo e mi ponevo delle domande:se fossi stata io al loro posto come mi sarei sentita?L'emarginazione come ben sappiamo è un forte disagio sociale per tutti coloro che la subiscono ed è per questo che sarebbe giusto pensare che se ogni essere umano è diverso e,proprio per questo,unico e inimitabile,qualsiasi forma di diveristà non dovrebbe essere condannata bensì riconosciuta ed esaltata!
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    Messaggio  Anna Bianco Ven Apr 20, 2012 7:35 am

    Bene,oggi abbiamo parlato della relazione educativa che ha moltissima aspetti e si realizza in moltissimi ambiti:in famiglia,a scuola,in una comunita.
    Si considera relazione educativa:
    -Ogni incontro umano(perché è portatore di significati)
    -Un complesso legame,un prendere ed un donare(formazione bilaterale)
    -Profonda interconnessione
    -Scambio alla pari(mettersi sullo stesso piano dell’interlocutore
    -Confronto perché non riguarda mai solo la persona da educare
    -Insieme dei rapporti sociali tra educatore ed educando,un rapporto costante che deve essere coltivato quotidianamente
    Un concetto che puo sembrare semplice mostra invece tantissime sfaccettature che ti fanno capire che in tutto,anche nelle cose più banali,bisogna investire impegno ma soprattutto costanza!
    Per far si che avvenga una giusta relazione educativa c’è bisogno di rispetto reciproco,ascolto dell’altro,costante relazione,ma soprattutto l’educatore deve essere ben cosciente che lui non è li per dare risposte e soluzioni perché nella maggior parte dei casi non ci sono,ma è li per far sentire la sua presenza, il suo aiuto!
    Il nostro obbiettivo da educatori è quello di rieducare,avviare l’educando verso un cambiamento e tutto questo è possibile grazie al dialogo,mentre l’obiettivo dell’educando è di apprendere ovviamente attraverso la comunicazione!
    Oggi abbiamo fatto,oltre ad una parte teoria che si è mostrata non solo interessante ma chiarificatrice di alcuni aspetti , 2 setting.Il primo vedeva coinvolti un bambino con la rispettiva madre e un educatrice. Ho notato subito la prossemica dell’educatrice nel rivolgersi prima al bambino poi nei confronti della madre,verso la quale si è mostrata disponibile ed accogliente.Il senso di rabbia che provava questa madre verso la maestra di sostegno che non si era presentata per giorni alla lezione era rivolto tutto verso l’educatrice,come un urlo di aiuto e l’educatrice non solo lo ha accolto ma ha dato la speranza che tutto potesse sistemarsi.
    Il secondo setting è stato diverso perché ha visto come protagonisti un adolescente di 17 anni e un educatrice adulto.La ragazza che lamentava la sua esclusione in classe,la solitudine, il non avere amici ed era abbastanza timorosa nei confronti dell’educando che a parer mio non è stato molto d’aiuto perché non è riuscita a farla tranquillizzare. Il suo timore l’ho letto dal suo modo di stare sulla sedia,di raccontarsi.Probabilmente io al suo posto non gli avrei fatto domande ma avrei cercato di fare in modo che fosse lei a raccontarmi qualcosa in più di se stessa ,del perché secondo lei la emarginano,se il problema è degli altri o di lei stessa e poi magari cercare soluzioni,avviare dei piccoli cambiamenti.
    Un’aspetto fondamentale che è emerso è che i risultati non emergono subito…Essendo volontaria in un centro di rieducazione so benissimo questo aspetto ed inizialmente non nego di essermi scoraggiata non vedendo anzitutto considerazione ma soprattutto non vedendo risultati.Col tempo ho capito,grazie anche ad alcune esperienze che ho vissuto con loro,che il tempo porta tutto il frutto del nostro lavoro anche se non sempre con esiti positivi.
    La simulazione di oggi mi ha letteralmente scioccata.
    Premetto che io sono stata una cittadina di questa tirannica città che ha escluso senza senso,senza criterio e senza rispetto.
    Ho da subito notato il senso di esclusione,emarginazione negli occhi di tutte quelle ragazze che avrebbero voluto urlare a gran voce anch’esse che desideravano la pizza per la festa,vedere Tiziano Ferro,ma a loro è stat tolta la parola,considerazione e concesso silenzio e discriminazione.Io che ero in città non ho ascoltato quelle voci che “urlavano silenziosamente“alle orecchie del tiranno ciò che desideravano e mi sono sentita stupida razzista e limitata soprattutto perché non ho notato una cosa fondamentale che noi cittadine eravamo moltissimi,il tiranno era uno solo quindi sarebbe bastata una piccola sommossa per far si che le “escluse”ritornassero nella città.Invece no,perché eravamo intente a pensare chi invitare alla festa,cosa mangiare e non ci siamo curati di loro,solo una piccola voce ha chiesto di far rientrare quelle ragazze ma ,come ben sappiamo,una piccola gocce non puo formare un mare,ma un miliardo di gocce puo formare un oceano.Mi sono sentita veramente male quando alla fine della simulazione al professoressa ha paragonato il tutto all’olocausto:io ero una cittadina quindi una tedesca,le “escluse” erano gli ebrei…noi tedeschi gli abbiamo permesso tutto!
    Mi ha fatto riflettere soprattutto quando la professoressa ha detto che sicuramente tra di noi c’erano persone che portano le lentine e non si sono alzate.Era una simulazione eppure quel timore di essere esclusi ha spinto molte ragazze a non dire la verità.
    Ringrazio sempre la professoressa perché queste simulazioni sono veramente lezioni di vita!

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    Messaggio  Piccolo Emilia Ven Apr 20, 2012 9:06 am

    La lezione si è divisa in due parti...

    Nella prima partesi è parlatodella relazione educativa spiegata attraverso un setting in aula.
    Devo dire che è stato molto istruttivo vedere con persone con più esperienza di me approcciarsi a delle situazioni che in un furo lavorativo si potrebbero presentare.
    Attverso queste simulazioni ho capito che la relazione educativa è un legame complesso di un dare e di un avere reciproco tra l'educatore e l'educando.
    L'educatore deve infondere nell'altro,che ha bisogno d'aiuto, un senso di affidabiltà.
    Questo è necessario afinchè vi sia un esito positivo della relazione educaativa.


    Nella seconda parte abbiamo svolto una simulazione incentrata sul tema dell'emarginazione.
    La classe e stata divisa in portatrici d'occhiali e non. Le persone che non li portavano facevano parte della "città". Esse avevano pieni diritti potendo partecipare alla vita sociale,esporre le proprie idee ed esprimere liberamente la propria identità.
    Le portatrici invece sono state messe in un angolo ignorate da tutti e senza diritto di espressione.
    Questo esercizio mi ha fatto sentire un po in colpa e non riesco a capire come si possano emarginare delle persone che hanno qualcosa di di verso dalla massa come gli occhiali,difetto fisico o avere una identità sessuale diversa....

    Secondo voi è giusto che si debba nascondere il PROPRIO ESSSERE per seguire la massa e quindi per non essere emarginati?
    Perchè oggi nonostante lo sviluppo tecnologico ci sono ancora questi pregiuduzi mentali?
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    Messaggio  elena capasso Ven Apr 20, 2012 10:06 am

    La relazione educativa è un legame che si crea tra docente e discente ma anche tra madre e figlio. Infatti ogni relazione è educativa in quanto si da e si riceve qualcosa, sia di negativo che di positivo.Importante deve essere il rispetto reciproco.Nel futoro dovremmo arricchire tutte le nostre conoscenze perchè ci deve essere un arricchimento reciproco.L'insegnante deve essere un esempio,una guida ma non dobbiamo dimenticare che anche l'educatore deve essere educato.Molto spesso deve incontrare persone in difficoltà come tossicodipendenti,alcolisti,carcerati.Deve capire quindi le loro difficoltà,le loro paure per potere essere d'aiuto.importante è anche creare un rapporto alla pari in quanto non ci deve essere disparità di potere.L'approccio è fondamentale:alla base della relazione educativa ci deve essere:accoglienza,ascolto,fiducia;è proprio grazie a quest'ultima che una persona riesce ad aprirsi ,ad esprimere le proprie emozioni. è appunto questo che è emerso dal setting dove c'è stato l'incontro tra un educatrice e una ragazza con suo figlio Antonio che è riuscita a parlare dei suoi problemi prorpio perchè l'educatrice è stata molto brava a creare un ambiente alquanto familiare stando vicino a lei con la sedia,quindi non creando il distacco con una possibile scrivania,oppure accarezzando il bambino.è emerso anche ,però,dalle parole di un'altra educatrice che c'è bisogno di coltivare il rapporto perchè a volte una persona non subito riesce ad aprirsi e ci ha raccontato la sua esperienza in cui per far aprire un ragazzo nei suoi confronti ci sono voluti ben 8 mesi,quindi non è per niente una cosa facile poichè serve reciprocità,integrazione comunicativa.Infatti a volte puo essere anche l'educatore a sbagliare non essendo un essere perfetto,magari puo sbagliare nel porsi,nel rapportarsi.ma si sa ,sbagliando si impara.C'è stata una simulazione in cui la prof vestiva i panni di una sorta di tiranno che dettava legge e ha mostrato il suo potere emarginando dalla città le persone con gli occhiali.Io ero cittadina e ovviamente rimanendo in quella posizione mi sono sentita fortunata,però,in un certo qual modo,mi sono sentita anche in colpa per aver lasciato andare una mia amica che aveva gli occhiali.Tutto ciò fortunatamente era solo un esempio di emarginazione ma non dobbiamo dimenticare che tempo fa ciò è realmente accaduto.Non dobbiamo dimenticare l'orrore dell'olocausto,in cui furono gli ebrei a pagarla cara per una colpa che non avevano.Ho provato ad immaginare la rabbia di quelle persone,la loro impotenza.Immaginiamo cosa faremmo noi se un giorno davvero qualcuno si alzasse e direbbe che le persone portatrici di occhiali dovrebbero essere emargiante dalla città:per me sarebbe pura follia.comunque mi è servita questa esperienza per riflettere e sopratutto per non dimenticare.
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    Messaggio  Baldascino Concetta Ven Apr 20, 2012 10:07 am

    La lezione è stata divisa in due parti...
    Nella prima parte si è parlato della relazione educativa spiegata attraverso un setting in aula.
    Attraverso la simulazioni ho capito che la relazione educativa è un legame tra il dare e l'avere... A mio parere l’educatore non deve essere più considerato come colui che fornisce le istruzioni per l’uso della vita,a mio parere l’educatore deve creare relazioni durature e significative con l’educando, attraverso una comunicazione sempre più efficace.Nella seconda parte abbiamo svolto una simulazione concentrata sul tema dell'emarginazione.
    La classe e stata divisa in due gruppi portatrici d'occhiali e non. Le persone che non portavano gli occhiali facevano parte della "città". Esse avevano tutti i diritti potendo partecipare alla vita sociale,esporre le proprie idee e esprimere liberamente la propria identità.
    Le portatrici invece sono state ignorate da tutti e senza diritto di espressione.
    Con questo esercizio ho capito Crying or Very sad come sia possibile emarginare delle persone che hanno qualcosa di diverso dagli altri come ad esempio chi porta gli occhiali.
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    Messaggio  Rossella Ascione Ven Apr 20, 2012 10:08 am

    La relazione educativa è un complesso legame che si forma tra due o più persone , è un rapporto che si istaura tra una persona guida e una persona in difficoltà . In tale tipo di relazione avviene uno scambio dove si da e si riceve .Alla base della relazione vi è la volontà di costruire un rapporto predisponendosi all’accoglienza , lasciando spazio alla libertà dell’altro costruendo un progetto di vita personale . Ogni incontro umano è educativo , in quanto è portatore di significato valori o anche semplicemente di opinioni. L’educatore deve trasmettere qualcosa di positivo all’educando ,visto che svolge una funzione importantissima .Egli si pone come guida nei confronti di coloro a cui intende donarsi , perché educare è proprio questo . Pur non avendo esperienza , sono cosciente del solenne impegno che un domani potrò svolgere . Non si tratta semplicemente di capire i problemi di coloro che cercano di confidarsi , vuol dire analizzare la situazione avversa che li circonda , ispirare fiducia ed essere comprensivi , non giudicare ciò che non si conosce e dare un’ulteriore possibilità a chi la chiede . A mio parere l’educatore deve considerare la persona, il ragazzo , il fanciullo non per le sue azioni o comportamenti precedenti alla visita , ma per quello che costruirà in seguito , insomma vedere l’incontro come una rinascita . Educare è dare una nuova vita , come fa una madre quando dona al mondo un nuovo figlio , per questo occorre allevarlo e proteggerlo quando la madre non è in grado di farlo , insegnargli la differenza fra giusto e sbagliato ,prendersi cura di lui limitando i danni che spesso inconsciamente procura la famiglia . In sostanza nella relazione educativa occorre in primis fa rendere conto alla persona del suo disagio , proprio come avvenuto nella simulazione di ieri a lezione , aiutarlo ad ammettere ciò che lo affligge e sollevare questo rimorso dalla sua vita .

    Ed eccoci arrivare alla simulazione . Io ero tra le persone con gli occhiali e ad essere sincera ,me lo sentivo che il sindaco ’’tiranno’’ avrebbe escluso proprio noi . Al di la del ‘gioco’ essere esclusa e addirittura non ascoltata mi ha dato fastidio ,soprattutto vedere che le mie amiche ,rimaste nella città , erano impegnate a festeggiare . Ovviamente non è stato così grave ,ma mi ha fatta riflettere su come si siano sentiti i popoli che nel mondo sono stati e sono ancora sottomesi ed esiliati per motivi futili . Ripensare alla Shoah , che ha macchiato di rosso la storia mondiale , oppure il conflitto tra Israele e la Palestina , tutte guerre basate su concessioni e privazioni . Nell’ambito educativo non si può privare ma solo concedere , senza voltare mai le spalle a nessuno , ma aiutarlo a voltare pagina .


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    Messaggio  Miriana Medaglia Ven Apr 20, 2012 10:10 am

    Partendo dal presupposto che la relazione educativa per eccellenza è, a mio parere, quella madre-figlio (perché è in base ad essa che si viene a creare quello schema mentale che farà da base a tutte le nostre relazioni future, come riteneva Bowlby con la sua teoria dell’attaccamento), non possiamo ignorare quella importantissima esistente tra l’educatore e l’educando; una relazione che va al di là della trasmissione nozionistica e mira alla crescita umana come obiettivo principale. E’ fondamentale precisare che si tratta di una relazione bidirezionale, ovvero di un rapporto che prevede l’apprendimento da entrambe le parti (l’educatore impara a migliorare il suo approccio professionale e umano, l’educando impara a scoprire le sue potenzialità). Una relazione intesa, quindi, come incontro innanzitutto e come partecipazione, senza la quale non potrebbe avvenire alcuna crescita; è uno scambio continuo di valori e opinioni, un’alleanza tra le parti che deve portare all’instaurarsi, giorno dopo giorno (la costanza è, infatti, indispensabile perché il rapporto risulti efficace), di un rapporto fatto di stima e fiducia reciproca, perché altrimenti che senso avrebbe consultare qualcuno di cui non ci fidiamo? O che senso avrebbe per un educatore educare un bambino senza credere nelle sue potenzialità?
    Dicevo che è una relazione educativa perché tutte le relazioni lo sono, anche se a noi è sembrata un’esperienza negativa, ci ha dato sicuramente qualcosa poiché è proprio nell’incontro con l’altro (e con le sue emozioni, paure, opinioni o valori) che vi è crescita. Un altro aspetto centrale di tale rapporto è l’uguaglianza, il porsi alla pari con l’educando è fondamentale per poter infondergli sicurezza e piena disponibilità, dando spazio alle emozioni e mettendo, così, a proprio agio l’altro. Il rispetto dell’altro e della sua libertà, l’ascolto delle sue parole, delle sue emozioni e anche dei suoi silenzi sono altri mattoncini che permetteranno di costruire un rapporto solido e duraturo. L’educatore, per far si che il suo compito sia valido, deve innanzitutto porsi come un esempio, un modello da seguire che l’educando non potrà ignorare, specialmente se si tratta di bambini o ragazzi. Con i disabili e gli adulti, invece, il ruolo dell’educatore si fa ancora più centrale perché egli deve capire le loro difficoltà, le loro personalità e soprattutto le loro potenzialità, sottolineando non le mancanze bensì le capacità.

    Con la prima simulazione ho capito davvero quanto la figura dell’educatore sia concreta e vicina alla gente, ho imparato che in certi casi è meglio che l’educatore-professionista lasci spazio all’educatore-uomo, che è necessario un approccio graduale ma che sia al tempo stesso decisivo e che ogni persona, essendo unica e irripetibile, può interpretare i suoi gesti in maniera diversa ( troppo invadente vs amichevole; mette in soggezione vs comprensiva). Quindi dobbiamo prima capire bene chi ci sta di fronte e cercare di non deludere le sue aspettative né dimostrarci troppo invadenti e perciò dobbiamo studiare rapidamente l’approccio migliore per quella persona specifica .

    Nella seconda simulazione, invece, io ero nella città! E, da cittadina, è stato bello ascoltare tutti i privilegi che avevamo e che ci ponevano in una posizione di vantaggio rispetto agli altri, ma mi ha colpito una cosa: quando il “sindaco” ci ha chiesto chi volevamo ospitare, gli esclusi occhialuti si dimenavano, urlavano, agitavano le braccia perché la nostra attenzione cadesse su di loro e noi potessimo invitarli e sceglierli come nostri ospiti. Questo è quello che succede nella realtà ogni giorno intorno a noi; mentre noi siamo presi dalle nostre cose e dai nostri interessi e pensiamo continuamente a cosa fare per migliorare la nostra condizione, i disabili ci lanciano centinaia di messaggi di aiuto, disperati appelli di attenzione, cura e considerazione che dovrebbero e vorrebbero ricevere da noi che, nella maggior parte delle volte invece, ignoriamo o non percepiamo affatto. Per quando sia stata una simulazione breve e semplice, è stata molto significativa, perché ha saputo catturare la nostra attenzione sull’atteggiamento presuntuoso ed egoistico che molte volte ci coglie e sull’inutilità e la banalità di tutte le emarginazioni che avvengono per motivi stupidi ed inesistenti. Credo che quest’esperienza cambierà il nostro modo di porci con gli altri e la nostra reazione di fronte alle emarginazioni cui assistiamo.

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    Messaggio  antonia petrella Ven Apr 20, 2012 10:13 am

    Ieri in aula abbiamo parlato della relazione educativa. Le relazioni educative sono tutte quelle relazioni che si stabiiscono tra due persone, la relazione in ambito familiare tra madre e figlio, la relazione tra docente e discente e la reazione tra educatore e disabie, il quale deve mettere in risalto le sue potenzialità e non le sue mancanze. La relazione educativa è anche uno scambio di emozioni, dove alla base vi è lo scopo di costruire un rapporto, un progetto di vita personale. Inoltre per avere una buona relazione educativa si deve creare un rapporto alla pari tra educatore ed educando mettendo il soggetto che si ha di fronte a proprio agio.

    In classe abbiamo fatto un paio di simualazioni riguardante il setting dell'educatore. Nel primo setting vi era l'educatore con una ragazza con il figlio, che aveva problemi con la professoressa di sostegno del figlio, l'educatore si è comportato in modo impeccabile mettendo a proprio agio la ragazza facendola parlare. Nel secondo setting, invece, vi era una ragazza con l'uducatore. In questo setting ho visto più vergogna e più timore di parlare da parte della ragazza, anche se l'educatore facendo domande più specifiche è comunque riuscita a farla aprire.

    Nella simulazione sulla città, io ero un cittadino. All'inizio della simulazione, mi sono sentita speciale perchè comunque facevo parte della città, dove avevo privilegi, lavoro, soldi e benessere. Ma poi guardando le ragazze emarginate e sentendo le parole della professoressa mi sono sentita davvero superficiale, perchè anche se era solo una simulazione io in modo volontario ho emarginato quelle ragazze, ed è una cosa che non dovrebbe sussistere, l'emarginazione è una cosa brutta e non dovrebbe crearsi nella comunità perchè noi individui siamo uguali agli altri.
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    Messaggio  elena.scognamiglio89 Ven Apr 20, 2012 10:14 am

    Questa lezione è stata particolarmente importante per me,in quanto si è parlato di ciò che saremo noi in futuro,cioè un educatore. Egli deve far in modo che ci sia una relazione educativa,deve costruire e rafforzare il rapporto con l'individuo e soprattutto deve far sentire a proprio agio la persona da educare creando un clima di fiducia. La cosa più importante è che noi,futuri educatori,dobbiamo essere pazienti,accettare le diversità,essere sempre pronti al confronto e cercare di crescere e migliorare attraverso gli errori. Il nostro obiettivo sarà quello di rieducare e far in modo che il soggetto cambi positivamente. Nella prima simulazione mi è stato mostrato cosa dovrò fare in futuro,come comportarmi con chi mi troverò di fronte. Dovrò cercare di essere disponibile,tranquilla e soprattutto non mettere un muro tra me e colui che cercherà il mio aiuto. Mi rendo conto che questo non sarà un lavoro semplice,che i risultati non si vedranno subito,che la persona che mi troverò di fronte non sempre si aprirà totalmente. So, però, che se saprò aspettare,se non avrò pregiudizi e se questo lavoro verrà fatto con il cuore,allora avrò anche io le mie piccole soddisfazioni,perchè potrò rivedere la felicità negli occhi di chi precedentemente mi aveva chiesto aiuto.
    Nella seconda simulazione io sono stata una cittadina. Sentivo di poter avere tutto quello che desideravo,tutto quello di cui avevo bisogno. Notavo che coloro che erano stati emarginati non avevano diritto su nulla,cercavano di comunicare in qualche modo,di far parte a tutti i costi della "città",ma nessuno faceva nulla per loro. Mi sentivo felice per la mia condizione,ma non era una piena felicità in quanto il mio sguardo ricadeva sempre su coloro che rappresentavano gli emarginati,su coloro che non potevano essere felici quanto me. E credo che il compito dell'educatore sia proprio quello di aiutare coloro che in un certo senso non sentono di far parte del mondo in cui viviamo,coloro che si sentono diversi, e restituirgli almeno quel minimo di felicità che ho provato io sentendomi parte di qualcosa,che poteva essere un gruppo,una città,una famiglia.
    Concludo il mio commento con il un video del mio cartone della Disney preferito che rappresenta la condizione di un disabile(il gobbo),considerato da tutti un mostro e che per questo si sente emarginato e si rifugia nella cattedrale di Notre Dame
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    Messaggio  ROSA NUVOLETTA Ven Apr 20, 2012 10:16 am

    Io ero nel gruppo delle persone "emarginate"perchè con gli occhiali. Ebbene quando ascoltavo le parole generose e affettuose , anche disponibili, del sindaco Briganti verso i cittadini emarginanti, ho provato una sensazione difficile da spiegare forse perchè non era un'unica sensazione. Mi sono sentita inferiore rispetto agli altri perchè ritenuta diversa per un qualcosa che avevo di diverso. Con l'atteggiamento di esclusione rappresentata dal dare le spalle e il fatto che le nostre voci sembravano inesistenti, mi ha dato quel senso di nullo, mi sono sentita insignificante , un piccolo granello di sabbia in una spiaggia.Mi ha provocato anche un pò di rabbia! Impulsivamente , ad un certo punto, mi veniva di volermi avvicinare al "sindaco " per richiamare l'attenzione anche con un cenno o con il semplice gesto di afferrare il braccio o un colpetto sulla spalla, ma c'era qualcosa di inconscio che mi bloccava , un muro che mi impediva di emergere.Quest'ultima sensazione l'ho esposta anche in aula e la prof a proposito, ci ha ricordato l'olocausto: anche gli ebrei avranno provato quel senso di impotenza, quella paura suscitata da atteggiamenti che causavano vere e proprie violenze oltre che fisiche , anche psicologiche. E analogicamente anche i disabili possono sentirsi così: un'impotenza nel voler emergere perchè bloccati dai loro deficit, dalle loro "diversità", che li fanno sentire inferiori. Ma la colpa è anche nostra , se non soprattutto perchè contribuiamo ai loro disagi, anche se spesso inconsciamente, senza rendercene conto. E' la nostra indifferenza , il nostero troppo essere presi da noi stessi, dalle nostre cose che ci rende ciechi di fronte all'evidenza. Non basta essere buoni d'animo, ci vuole passione e disponibilità.
    Sappiamo e diciamo continuamente che i disabili non sono diversi , e allora mi chiedo:- Perchè esistono ancora discriminazioni?? Perchè si sentono ancora inferiori e impotenti?? La risposta che mi sono data è questa: " Perchè vogliamo sì mobilitarci e impegnarci verso gli altri, ma la verità è che non lo facciamo mai completamente!!!" QUESTA E' STATA LA LEZIONE CHE HA COLPITO DI PIU' I MIEI SENTIMENTI PERCHE' ( e sono sincera ) LI HO TOCCATI CON "MANO".

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    Per quanto riguarda il setting, sono stata nei panni di colei che aveva bisogno di aiuto, ma nello stesso tempo ho avuto modo di oseervare chi c'era dall'altro lato e ho capito che la cosa principale per far sì che una persona riesca ad aprirsi,è che la si faccia sentire a proprio agio. La collega Michelina diceva che ci vuole PAZIENZA e per avere pazienza bisogna avere PASSIONE per ciò che si fa! Con questa frase ha centrato il punto.
    Fino a poco fa ero un'adolescente e ho avuto la mi ESPERIENZA di Relazione Educativa al liceo con due mie insegnanti, entrambe impegnate al CIC , centro di ascolto della scuola . In quegli anni , oltre ad avere il peso dell'adolescenza , ho dovuto affrontare il peso di una pesante situazione familiare sfociata poi in ungrave lutto e che ha provocato in me delle conseguenze. Anche se in un primo momento volevo abbandonare la scuola perchè , come si dice, non avevo la testa di studiare nè la forza di impegnarmi, grazie al mio gruppo docenti e alle mie due insegnanti in particolare , sono riuscita a buttare via quest'idea. La cosa più importante è che mi hanno fatto vedere la scuola come una valvola di sfogo, un luogo da cui sfuggire a tutto ciò che mi stava accadendo e in quella scuola loro erano il mio punto di riferimento, un porto in cui rifugiarmi quando ne avevo bisogno, con le quali potevo parlare apertamente esprimendo tutto quello che avevo dentro e che magari a casa non potevo fare e dire perchè avrei potuto ferire qualcuno che in quel momento viveva con me quel momento. Tutt'ora tra noi è rimasto uno splendido rapporto e ancora adesso per me sono un rifugio perchè le loro porte sono sempre aperte e non smetterò mai di ringraziarle per essere state oltre che ottime docenti, anche grandi AMICHE.

    MI PERMETTO DI INSERIRE UNA NOSTRA FOTO....


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    Messaggio  erica caputo Ven Apr 20, 2012 10:20 am

    Nel laboratorio di oggi abbiamo parlato di come un educatore deve porsi verso la persona da educare. In ogni relazione ogni individuo riceve qualcosa , è un legame che si forma fra queste due persone. L’ educatore quando si approccia verso i problemi, che siano di bambini ma anche di persone adulte, si deve immedesimare nel problema scavare nel fondo e risalire. Bisogna avere un confronto, tenerlo a proprio agio e far pensare che l’ educatore sta lì solo ed esclusivamente per il suo aiuto. Nella seconda parte della lezione abbiamo parlato di emancipazione facendo una simulazione all’ interno di una città, escludendo tutte le persone con gli occhiali. Io mi trovavo nella città e il dittatore importava solo di noi, facendo feste e mangiando la pizza, escludeva e ,dava anche le spalle, alle persone escluse. Quest’ ultimi si sentivano impotenti, non venivano neanche ascoltati da noi che eravamo distratti dalla festa. Essere emarginato e non avere rapporti sociali è un grandissimo disegno che la persona può subire.
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    Messaggio  Carmela Frascarino Ven Apr 20, 2012 10:23 am

    Oggi in aula abbiamo affrontato il tema della relazione educativa sia nell'ambito familiare che riguarda madre-figlio,sia nell'ambito scolastico che riguarda educatore e discente.Si parla di relazione,in quanto nel momento che si instaura si da e allo stesso tempo si riceve qualcosa in entrambi le due parti,si parla infatti di un occasione bilaterale.
    Questo tema aiuta noi future educatrici a imparare come bisogna comportarsi dinanzi ad un interlocutore al quale serve un consiglio o un aiuto.Durante questa esperienza l'educatore arricchisce molto anche le sue conoscenze infatti si può parlare di crescita personale.Il rapporto, e quindi la relazione, deve basarsi sul rispetto e bisogna saper ascoltare le opinioni altrui,bisogna mettere al proprio agio il dicente e fare in modo che la relazione sia alla pari senza alcuna distinzione.L'educatore non deve mai dire cosa fare,ma deve fare le cose direttamente in modo da essere considerato un modello da imitare.
    La relazione è quindi un confronto fra l'educatore e l'individuo da educare,l'educatore per far si che la relazione avviene deve costruire il rapporto in modo costante giorno per giorno e instaurare anche un legame affettivo in quanto avverrà anche uno scambio di emozioni tra i due.Quando, però, dinanzi all'educatore vi è un soggetto in difficoltà si cerca di capire i fattori che lo hanno portato a fare determinate cose.L'obiettivo dell'educatore è trasmettere e condurre il soggetto a cambiamenti positivi,e l'obiettivo dell'educando è quello di apprendere quello che riceve.L'educatore,infine,deve prendere sempre in considerazione la diversa situazione e mettere a disposizione programmi specifici per fare emergere le doti dell'educando.

    In aula abbiamo sperimentato 2 ipotetici setting e ho notato che nel primo l'educatore sembrava aiutare la madre in difficoltà per il figlio e cercava di trovare una soluzione per l'insegnante di sostegno che in classe risultava assente.
    Nel secondo setting abbiamo assistito ad un eventuale incontro tra una adolescente timidissima e un adulto,quale l'educatore.Subito ho notato il disagio della ragazzina nel'esporre il suo problema,e credo che l'educatore non abbia messo a proprio agio la ragazza iniziando a partire gia dalle parole "DIMMI TUTTO".
    E' pur vero che nel setting ci può essere il blocco e il disagio nell'interlocutore avente bisogno di aiuto,ma deve essere l'educatore a percepire e a fare in modo che questo blocco e questo disagio scompaiono;inoltre c'e da dire che l'educatore anche con i suoi errori può dare tanto e ricevere tanto, in quanto può conoscere sempre più se stesso e il proprio lavoro perfezionandolo attraverso quindi l'esperienza.

    La professoressa ci ha permesso di fare un'altra simulazione,lei era il sindaco di una città e preparava una festa alla quale non potevano partecipare tutti i cittadini che avevano gli occhiali.Durante la simulazione le ragazze con gli occhiali sono state emarginate da tutto,non venivano proprio considerate e cercavano di comunicare con noi.Immagino il loro stato d'animo infelice e dispiaciuto in quanto il problema non è dovuto da loro stesse ma dalla vita e dal destino che decide.Io non facevo parte delle ragazze emarginate,ma ero un cittadino e ritengo che non sia giusto discriminare per semplici differenze che in fin dei conti ci distinguono.Tutti siamo uomini e tutti siamo esseri umani e tutti devono essere considerati per quello che sono con i loro pregi e i loro difetti ma soprattutto con i loro diritti e i loro doveri senza fare una distinzione razziale.
    La cosa che bisogna fare è risolvere questo problema perchè oggi è stata una simulazione, ma nella realtà l'emarginazione esiste e tanti sono i soggetti che si sentono esclusi e sono infelici e impotenti.A tal proposito è compito nostro quello di ritenere e reputare tutti allo stesso modo perchè non sono le differenze fisiche,colore a fare la differenza e a renderci diversi l'uno con l'altro...
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 2 Empty Re: lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso)

    Messaggio  Antonella Camposano Ven Apr 20, 2012 10:35 am

    Partendo dal presupposto che il ruolo dell'educatore è di fondamentale importanza, è opportuno riflettere su: la RELAZIONE EDUCATIVA. Sappiamo benissimo che la relazione può essere il legame che unisce due o più persone, per molteplici motivi( affettivi,lavorativi etc..).
    Bèh molto simile è la RELAZIONE EDUCATIVA:RISPETTO reciproco dell'educatore e dell'educando; è fondamentale che l'educatore ponga particolare attenzione alle caratteristiche di ogni persona,che pratichi sempre e comunque nella sua professione forme di comunicazione molto attente,come: ascolto e dialogo, che guidi e sappia orientare nei migliori dei modi gli educandi; quindi accompagnare gli educandi nella propria crescita umana.
    Secondo me,in ogni tipo di relazione e di rapporto interpersonale vi dev'essere rispetto, comprensione,fiducia,sia da parte dell'educatore che da parte dell'educando, solo con esse e con tanto amore che si possono raggiungere bei risultati.
    Quindi relazione educativa: formazione bilaterale tra educatore ed educando.
    Per quanto riguarda il termine Setting: corrisponde all'incontro tra due persone,ma una sua caratteristica fondamentale è di non interferire mai sulle prestazioni del soggetto.
    Infine c'è stata una simulazione che mi ha fatta riflettere molto...
    qui la mia posizione era da "cittadina" in una città. Inizialmente mi sono sentita fortunata di godere di tanti privilegi,ma subito dopo, il tempo di riflettere e di osservare gli emarginati, ho capito che io non avevo nulla in più a loro che mi permettesse dei vantaggi per vivere...e quindi..avrei donato volentieri il mio posto pur di farli sentire parte della società.
    Emarginazione...che triste realtà..ma la cosa più brutta è la motivazione...
    emarginare delle persone solo perchè magari hanno un disagio fisico...
    La cosa più giusta da fare sarebbe ovviamente di aiutare prima di tutto gli emarginati,ma educando le persone che le hanno emarginate...
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 2 Empty FORUM EMOZIONALE

    Messaggio  Diana Maddalena Ven Apr 20, 2012 10:51 am

    Oggi in classe abbiamo affrontato cose veramente particolari e interessanti... La prima parte della lezione si è svolta con la spiegazione della relazione educativa che deve costruire la figura dell'educatore.Nella relazione educativa è fondamentale il rispetto reciproco, l'ascolto dell'altro senza sopraffare l'altro. L'educatore nella relazione educativa con l'educando deve avere un linguaggio del corpo non teso, rigido ma sciolto deve mostrare all'altro sicurezza e appoggio ai relativi problemi.Una prima cosa che deve fare l'educatore e che deve restituire ciò che ha detto l'educando in modo tale che esso prenda consapevolezza e diventa distaccato da sè. L'educatore deve accompagnare e aiutare un soggetto in crescita, ma esso non trova soluzioni. Inoltre in aula sono stati svolti due setting con la presenza dell'educatore e ho notato che da parte dell'educatore c'è stato un ascolto, ha messo chi aveva di fronte in condizioni di parlare anche se era difficile esporre il problema. Spesso per l'educatore è difficile aiutare l'altro che non si espone. Anche l'educatore deve stare sciolto, perchè anch'esso cresce nella relazione educativa. Oltretutto l'educatore deve conoscere anche se stesso e si deve mettere in discussione,inoltre anche lui può sbagliare e dagli errori si rafforza e migliora. Nella seconda parte della lezione abbiamo svolto un esercizio in classe dove era diviso in sindaco, cittadini ed emarginati. Gli emarginati erano coloro che avevono gli occhiali ed io sono stata una di quelle. Mi sono sentita esclusa dalla città e da ciò che gli altri potevano svolgere. Sono stata contenta di alzarmi e andare dove c'erano tutte le altre mie colleghe che avevano gli occiali, mi sono sentita umile e fiera di come sono perchè non ho nascosto di portarli e non ho avuto vergogna come magari ne hanno avute le altre che appena la prof ha iniziato l'esercizio chi aveva gli occhiali li ha subito tolti per vergogna. Penso che una persona che ha problemi di vista non si deve sentire esclusa e non lo deve essere, deve fare in modo che proprio in questa circostanza si deve creare una coesione e collettività tra tutti avendo in questo caso l'aiuto dei cittadini. In questo esercizio ho provato la bruttissima sensazione di essere emarginata, e oggi chi non è emarginato tende a guardare l'altro con l'occhio del diverso, del mostro. Infine in questa circostanza c'è stata molta indifferenza, rabbia nel non poter far parte della città e senza che i componenti dessero un supporto e aiuto.... Crying or Very sad
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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 2 Empty la relazione educativa e l'emarginazione.

    Messaggio  Fortuna Di Mauro Ven Apr 20, 2012 11:00 am

    Oggi in aula abbiamo affrontato due temi: la relazione educativa e l’emarginazione.
    La lezione come sempre si è divisa in parte teorica e pratica.
    Nella parte teorica abbiamo parlato della relazione educativa, che può coinvolgere due (madre | figlio) o più persone (docente | discenti) in una situazione dove si da e si riceve in uno scambio reciproco !
    L’insegnante ha un ruolo molto importante in questa situazione … deve imparare i tempi dell’altro, deve essere di guida per gli alunni, deve creare una situazione di serenità mettendo a proprio agio i suoi interlocutori rafforzando il rapporto con l’individuo giorno per giorno.
    Caratteristica fondamentale di questo rapporto è il linguaggio del corpo, ossia, il modo di porsi con l’altra persona. Ed è proprio riguardo a questo argomento che in aula abbiamo simulato due setting , dove abbiamo avuto l’opportunità di notare oltre la mimica facciale e l’approccio del corpo (distante e tranquillo) il modo in cui l’educatore restituiva il problema del soggetto.
    Infatti, l’educatore, non deve dare soluzioni ma solo rendere meno disagiante il problema, guidando la persona verso il superamento del disagio.

    L’altra simulazione ha avuto come tema l’emarginazione.
    L’emarginazione è una situazione di disagio materiale e sociale della formazione sociale che rientra nel concetto di esclusione sociale ed è relazionata alla discriminazione.
    La professoressa ha rappresentato l’aula come se fosse una città, dividendo la classe tra ragazze con occhiali e senza, dicendo che le ragazze senza occhiali rappresentavano i cittadini di un paese ricco che poteva permettersi una festa di lusso con personaggi importanti e varietà di cibi.
    Ognuna di noi (cittadini) ha espresso un desiderio per la festa, essendo molto attivi nella discussione con la professoressa.
    Mi sono sentita tanto coinvolta , considerata e serena …. ma allo stesso tempo vedevo alcune delle mie amiche alle spalle della prof. Che non potevano prender parola e si guardavano l’un l’altra facendo un sorriso ironico, come per dire: “ NOI NON ESISTIAMO ? “
    In realtà come ci ha spiegato successivamente la professoressa il farle sentire emarginate era la finalità della simulazione, perché ancora una volta ha voluto farci capire attraverso i commenti delle “persone emarginate” lo stato d’animo che si prova ad essere emarginati ed esclusi, per una banale caratteristica, dal contesto sociale!.
    I pregiudizi, l‘emarginazione sono solo caratteristiche negative della società che non fanno altro che portare la stessa a degenerare, purtroppo le persone attuano sempre nella loro vita una selezione , la quale potrebbe portare(per le persone escluse dalla cerchia sociale) a dei comportamenti aggressivi e deformi del vivere assieme a situazioni psicologiche dannose che aumenterebbero solo la loro condizione di disagio.
    Infondo siamo tutti diversi da come gli altri ci vorrebbero.. è solo che a volte indossiamo delle maschere che negano la nostra vera realtà per paura di essere esclusi.
    Dovremmo impegnarci affinché non si formino più ghetti, stereotipi ecc … tutti siamo uguali e tutti abbiamo gli stessi diritti …. quindi tutti abbiamo il diritto di essere considerati alla pari degli altri !!


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    lab. relazione educativa e emarginazione (chiuso) - Pagina 2 Empty L'educazione è il pane dell'anima. [G Mazzini]

    Messaggio  Daniela D'urso Ven Apr 20, 2012 11:13 am

    Ogni incontro umano è educativo, in ogni relazione si riceve qualcosa, è un prendere e dare in sincronia.
    Questa la frase che durante la lezione di ieri ha destato molto la mia attenzione perché riassume il significato di tutto ciò che stiamo facendo e soprattutto di tutto ciò che, mi auguro, faremo. Non dobbiamo dimenticare infatti,che il nostro non è un percorso teorico, ma è fatto di emozioni , di valori, di passione e soprattutto è un percorso pratico. Anche la lezione di oggi, come sempre accade , è stata incentrata su una duplice fase, quella teorica e quella pratica che a mio avviso , rende davvero concreto ciò che ci viene insegnato e ci immerge già nelle varie problematiche, nelle varie situazioni che ci troveremo in seguito ad affrontare.. permettendoci così meglio di comprendere il tutto. La prima parte della lezione è stata sviluppata su diverse tematiche ,innanzitutto abbiamo trattato la relazione educativa ed alcuni vari esempi di cosa essa possa essere. Madre- figlio , docente-discente e lo stesso educatore-educando sono tutti esempi di relazioni di cui si è discusso. Ognuna di esse avrà certo modalità diverse ma alla base di ognuna c’è questa sincronia di cui ho scritto inizialmente , quel dare e prendere che arricchisce ogni membro della relazione che sia esso genitore, figlio , docente , discente ecc.
    Abbiamo imparato infatti che in un rapporto madre figlio non è solo la madre, appunto, che può educare il figlio , ma talvolta, l’educazione arriva proprio da quest’ultimo. Anche tra docente e discente vale lo stesso discorso .. la relazione che si crea come abbiamo imparato implica una conoscenza che non abbia una sola direzione ma sia reciproca senza alcuna differenza tra i due ruoli ma sia data da un rapporto “alla pari”. Eccoci giunto ad un altro tassello quello che , forse, ci riguarda più da vicino, ovvero quello tra educatore ed educando. Rispetto è stata la parola chiave e ancora più semplice è stato per noi poter comprendere meglio la spiegazione attraverso la creazione del cosiddetto “setting”. Il setting è il luogo dove si svolge l’incontro tra l’educatore e l’educando..abbiamo simulato così in aula varie situazioni in cui ci si potrebbe trovare, cercando di interpretare ogni singola parola o gesto del corpo poiché abbiamo imparato che ogni dettaglio è importante e quindi anche la semplice postura dell’educatore può facilitare il dialogo con l’educando dialogo che appunto spesso , è difficile che avvenga con semplicità. In entrambi gli esempi abbiamo riscontrato da parte dell’ “ educatore” un atteggiamento amichevole , affabile ,che dimostrava la volontà di mettere a proprio agio il nostro “ educando” del momento e permettergli così di esporre i vari problemi che al momento abbiamo sviluppato. Utilissima è stata questa esperienza del setting per ribadire in me la volontà che in futuro , la vera educazione e quindi il mio lavoro di educatrice non necessita di scrivania , sedia .. ma può avvenire sempre in qualsiasi luogo ed un vero e bravo educatore deve riuscire ad adattarsi ad ogni circostanza e favorire una giusto dialogo in qualsiasi setting si trovi, che sia in piedi , in una stanza, in uno più istituzionale ( dietro ad una scrivania) .. riuscendo ad estrapolare da esso la migliore condizione per favorire l’educando.
    Altra esperienza nuova, divertente e al contempo , appunto, educativa che abbiamo ffrontato è stata la simulazione di una città il cui sindaco ( ovvero la professoressa) ha interpretato una dittatrice che difatti senza una valida ragione ha bandito dalla città tutte le persone con occhiali. Tutte le ragazze infatti hanno dovuto abbandonare la città mentre a noi cittadini non emarginati è potuto toccare il piacevole onere di organizzare una festa scegliendo gli ospiti , il cibo.. mentre “ le portatrici di occhiali” erano costrette tutte a stare in un angolo. L’angolo dell’aula era un angolo reale, ma quello che subito ho pensato durante la simulazione, subito dopo la sciocca euforia di non essere tra gli emarginati , quando all’iniziale momento di divertimento ha preso sopravvento quello riflessivo è stato che quella simulazione rispecchiasse e metaforizzasse alla perfezione tutte quelle persone che quotidianamente sono “ messe all’angolo” , e non si parla più di angolo nel senso fisico della parola .. ma ancor peggio.. esse magari circolano in città ma è come se non ci fossero.. ci passano accanto sempre ma spesso non è rivolto loro nessuno sguardo.. l’angolo in cui oggi le ragazze sono state inserite, mi ricorda “ l’angolo dell’indifferenza” in cui troppe persone si ritrovano a vivere senza una valida ragione , proprio come è accaduto nella nostra città alle ragazze con gli occhiali. Esperienza davvero interessante , apparentemente più divertente, ma che tramite una simulaizone che può sembrare più ludica ha messo in scena invece una situazione che esiste e che decisamente dovrebbe cambiare e che per cambiare secondo me il primo passo da fare è il nostro : quello dei non emarginati .. siamo noi a dover rimboccarci le maniche per fa sì che ciò possa cambiare ralmente !
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    Messaggio  valeriaminucci Ven Apr 20, 2012 11:39 am

    LA RELAZIONE EDUCATIVA
    costruire una relazione è un obiettivo educativo di primaria importanza che richiede tempo e l'impegno dei soggetti in causa.ciò che caratterizza la relazione è la volontà di costruire un legame tra due persone,la relazione si costruisce con l'altro e per l'altro,si dispone nella dimensione dell'essere per l'altro,si traduce in ascolto.la relazione educativa costituisce la parte più importante della pedagogia,si realizza in diversi luoghi e strutture specializzate differenti.l'obiettivo dell'educatore è quello di rieducare e condurre il soggetto a cambiamenti positivi e corretti.la relazione educativa si stabilisce anche nel contesto familiare tra madre e figlio.si realizza fra docente e discente,questo legame produce apprendimento,attraverso un'interconnessione che porta alla fusione della conoscenza.l'insegnante deve trasmettere le proprie competenze culturali e didattiche ma deve prima di tutto,creare un clima sereno,deve far sentire a suo agio l'individuo creando un clima di fiducia.il futuro educatore deve trasmettere qualcosa di positivo nelle relazioni che costruisce,arricchendole di conoscenze.necessario e fondamentale è il rispetto reciproco nella relazione,per un arricchimento reciproco.l'educatore deve essere paziente,sensibile,attento alle diversità accettare il pensiero divergente e soprattutto deve essere pronto a mettersi in discussione e migliorarsi.tutti i rapporti umani sono formativi,l'incontro con l'altro segna entrambe le persone sia positivamente che negativamente.

    SETTING
    Nel primo setting c'è stata l'interazione tra un genitore e l'educatrice,la madre si lamentava dell'assenza a scuola dell'insegnante di sostengo per il suo bambino.l'educatrice con la sua prontezza ha subito messo a proprio agio la donna,e ha avuto un modo di rapportarsi così sereno che subito l'ha tranquillizzata.nel secondo setting c'è stata l'interazione di una collega che fingeva di avere problemi di socializzazione.in questo caso l'educatrice credo abbia sbagliato ponendogli la domanda se aveva amici in classe,perchè l'educanda già in precedenza aveva esposto il problema di essere emarginata dal gruppo classe.alle due simulazioni preferisco la prima in particolar modo per l'atteggiamento assunto dall'educatrice.

    SIMULAZIONE SULLA CITTA'
    cittadino o emarginato? emarginata
    successivamente abbiamo eseguito una simulazione sulla città,dove la docente si è finta un sindaco dittatore e ha emarginato tutte le ragazze con gli occhiali.tutto il resto del popolo poteva organizzare una festa.noi emarginate ci siamo appunto sentite escluse in quanto tutto il resto dei cittadini non emarginati erano impegnati nel decidere l'organizzazione della festa dietro le continue sollecitazioni del sindaco dittatore(la docente).solo una cittadina non emarginata ha chiesto che noi emarginati potessimo tornare,ma questa proposta non è stata accolta.come emarginate per fortuna nonostante le continue distrazioni della prof nei confronti del resto dei cittadini,questi ci osservavano.io sono stata un'emarginata in questa simulazione e nonostante fosse una finzione in quel momento non mi sono sentita accettata e ho pensato che tutto ciò accade quotidianamente nella realtà nei confronti del "diverso".il "diverso" chi non conosciamo, l'altro,il mostro,lo straniero...molto spesso con i nostri comportamenti,le nostre parole,non ci rendiamo conto dei "muri" che tendiamo ad alzare verso l'altro solo perchè "diverso" da noi...
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    Messaggio  Alessandra Mavrokefalos Ven Apr 20, 2012 1:09 pm

    RELAZIONE EDUCATIVA

    Come spiegato in classe, una relazione educativa attraversa vari ambiti, come quello scolastico attraverso la relazione docente/discente ma penso anche tra alunno/alunno, prima ancora c’è l’ambito familiare attraverso la relazione tra un bambino e i componenti della famiglia, cosi come può esserci una relazione educativa tra amici ecc.
    In tutti questi casi il principale aspetto della relazione educativa è il dare/avere in quanto, come ben sappiamo, in questo tipo di relazione non c’è solo un genitore/educatore che insegna, quindi dà, ad un figlio/educando il quale riceve, ma c’è anche un rapporto inverso perché anche i bambini sanno dare tanto.
    Il setting presentato in classe è stato un esempio di relazione educativa tra un educando e una persona disagiata, la quale può essere un bambino, un adolescente cosi come un adulto. Nell’effettuazione di questo setting sono stati evidenziati alcuni principi chiave che potrebbero facilitare la relazione, quindi rendere più facile, per la persona interessata, l’esposizione della propria situazione. La prima cosa importante è la postura, l’approccio dell’educatore nei confronti di chi chiede aiuto, il quale può facilitare o meno la sua apertura. In secondo luogo è importante la restituzione di ciò che dice la persona interessata in quanto può aiutare quest’ultima a riflettere su ciò che ha esposto, perché spesso una persona che parla dei propri problemi lo fa in maniera inconsapevole, non sempre è cosciente di ciò che dice, quindi la ripetizione può aiutare la riflessione. Inoltre sono importanti i tempi: spesso l’apertura di una persona, soprattutto se di piccola età, può richiedere molto tempo; in classe mi è molto piaciuto l’intervento di una mia collega, con esperienza sicuramente maggiore alla mia, che ha detto di non arrendersi in situazioni difficili, di avere pazienza perché prima o poi le soddisfazioni arrivano, e più “peniamo” più queste saranno grandi e ci riempiranno il cuore per il successo ottenuto, successo che non corrisponde ad un qualcosa di economico ma all’affetto di un bambino, all’esser riuscita ad aiutare una persona in difficoltà. Proprio ieri, mentre ero in circumvesuviana per andare all’università, ho incontrato una professoressa di scuole medie e abbiamo parlato proprio dei ragazzi difficili, si vedeva da come parlava di questi bambini che è veramente appassionata del suo lavoro, lei stessa ha detto che anche se sono bambini disagiati, se presi nel verso giusto, sanno dare tanto; come abbiamo ribadito anche in classe, senza passione è difficile fare questo lavoro, è difficile avere soddisfazione, è difficile aiutare altre persone.
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    SIMULAZIONE

    Per quanto riguarda la simulazione, io ho fatto parte dei cittadini. Se devo dire la verità non mi sono sentita in colpa perché forse non ho avvertito subito il significato della simulazione proposta. Dal momento, però, che la professoressa ne ha spiegato il significato ho avvertito il senso di colpa, soprattutto nel momento in cui ha fatto riferimento all’olocausto. Come si è detto a lezione, i motivi dell’emarginazione possono essere i più svariati e spesso senza senso.
    Anche questa simulazione è stata molto utile; vivendo “realmente” determinate situazioni si possono meglio capire le emozioni, gli ostacoli, le sensazioni di quei contesti. Queste simulazioni aiutano ancor meglio a capire anche come sia difficile risolvere delle situazioni difficili, come sia difficoltoso anche il semplice approccio ad una persona.
    Nella vita ho provato l’esperienza dell’emarginazione, non per qualche deficit ma forse per il mio carattere timido e introverso e per gli altri, non sempre capaci di far integrare nuove persone in un gruppo già formato.
    Ulivieri definisce i marginali come “coloro che non sono nel testo ma si collocano, o vengono collocati, ai margini della pagina principale”, è proprio questo il problema, che siamo “noi” principalmente ad emarginare, quindi allontanare, altre persone e la conseguenza di questo allontanamento può far si che un bambino non sentendosi accettato metta in atto comportamenti devianti pur di esporsi.
    Quando penso al mio futuro come educatrice ho paura, paura di non farcela ma nonostante ciò l’educatore è una figura in cui credo molto e spero di riuscire a scavalcare le mie paure per dedicarmi completamente a ciò che desidero.
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    Messaggio  Cristina Ambrosio Ven Apr 20, 2012 1:13 pm

    Abbiamo parlato dell’importanza di una buona relazione educativa tra educatore ed educando, al fine di creare un rapporto paritetico e rispettoso che agevoli la formazione ed educazione del soggetto. Bisogna creare dei legami emotivi ed emozionali e di conquistare la fiducia di chi vogliamo educare, così che possa aprirsi. I setting sperimenti in classe hanno messo in evidenza l’importante dell’educatore, della prossemica, accoglienza, atteggiamento, apertura ecc. Importante è anche l’ascolto, ascolto delle problematiche e delle esigenze di chi si trova in un disagio, un ascolto che sia costante e duraturo nel tempo.
    Altro esercizio fatto è stata la simulazione di una città, in cui tutti gli abitanti con gli occhiali erano esclusi. Io ero tra gli esclusi, ovviamente mi sono sentita esclusa, certo non come se lo fossi realmente, perché ero ben consapevole che era tutto un “gioco”, ma avrei voluto comunque aver messo le lenti a contatto quel giorno, avrei voluto partecipare anche io alla festa con tutti i miei amici (anche se sapevo che non c’era nessuna festa), specie perché si mangiava pizza a volontà e c’erano i dolci :lol: Essere esclusi non è certo bello, parlavamo e nessuno ci ascoltava, “l’autorità” ci dava le spalle e ci ignorava, questa era solo una simulazione, ma nella vita reale a tutti è capitato di essere esclusi, ma anche di escludere, senza pensare a come l’altro si sentisse o potesse reagire, la morale di tutto ciò è che non bisogna fare all’altro ciò che non vorresti essere fatto.


    gRAZIE cRISTINA,
    QUESTO ERA UN ESERCIZIO OVVIAMENTE MA
    CI AIUTA A RIFLETTERE.
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