Pedagogia della disabilità 2012

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Pedagogia della disabilità 2012

Pedagogia della disabilità (2012)- Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti


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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) Empty lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

    Messaggio  Admin Lun Mar 26, 2012 11:43 am

    Inserisci qui:
    1) commento ragionato su un'opera d'arte visionata in aula relativa al tema disabilità/diversità nell'arte (scegline una dal'area docente)
    oppure sul tema cecità
    ---
    AVVISO
    non posso caricare la lezione oggi in area docente
    perchè il sito è in allestimento,
    quindi per giustizia questo forum resterà aperto più giorni
    e riprovo a caricarli domani
    per farvi inserire il vostro commento 1.

    ---
    2) commento emozionale SULLA simulazione SVOLTA IN AULA SULLA cecità
    e eventuale domanda da fare al sig. Palladino, responsabile non vedente di una associazione che verrà da noi ad aprile.


    punto/commento 1) e punto/commento 2)VANNO QUI in un unico post/intervento
    !


    Floriana Briganti
    per info e ricevimento scrivimi a florianabri@gmail.com

    --
    ricorda che:
    - ogni lezione HA QUESTO ORARIO 12.30-14.30
    (due assenze consentite, casi specifici valutazioni per singole persone a fine maggio)
    SOLO SUL SITO SARETE AVVISATI DI EVENTUALI MODIFICHE
    - PER ORA SAPPIAMO CHE AVREMO DUE DATE DI RECUPERO/Note:
    Solo Giovedì 12 aprile ore 12.30-15.30
    Lezione di recupero: Martedì 24 aprile ore 13.30-16.30
    come TROVI QUI SUL sito
    http://www.unisob.na.it/universita/facolta/formazione/lepre/corso.asp?vr=1&idp=1805
    [b]


    Ultima modifica di Admin il Mar Apr 10, 2012 8:24 am - modificato 10 volte.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) Empty le 6 poesie

    Messaggio  Admin Lun Mar 26, 2012 12:22 pm

    1
    "L'ANGELO DEL SIGNORE" di Riccardo Fafnir
    -----------------------------------------------------
    Madre mia, i tuoi occhi traboccano
    e specchiandomi in essi mi sento morire…
    Padre mio, le tue labbra sussultano
    soffri per me e questo mi fa impazzire…

    Mi sforzo di parlare
    ma a fatica capite il mio dire,
    mi sforzo di camminare
    ma per terra vado sempre a finire…

    Per il mondo sono solo un “diversamente abile”
    persona debole, un fardello inutile…
    Per voi invece sono un fiore delicato
    nato segnato da un destino sciagurato.

    Vi sentite come in colpa per la mia diversità
    e non cogliete l’insegnamento che la mia vita dà.
    Quando mi abbracciate forte sento il vostro amore infinito
    e io sorrido, poiché chi sono non l’avete ancora intuito.
    --------------------------------
    2
    VORREI … POTREI (di Sara)
    -------------------------------
    Quanto vorrei a volte,
    poter essere un gabbiano,
    volare sopra il mondo
    senza essere riconosciuta.
    Potrei sfiorare l'acqua del mare
    e farmi trasportare dalle dolci onde,
    sentire il vento che viene a contatto
    con tutto il mio piccolo corpo.
    Con un battito di ali potrei raggiungere
    quell'immensa luce di colori
    che fa brillare ogni cosa che tocca.
    Potrei sprofondare nelle morbide
    macchioline bianche che avvolgono
    il cielo e assistere da lontano
    alla vita che scorre sotto di me.






    -------------------------------------------------
    3
    NON di Rebecca
    ------------------------------
    Non scrivo
    Non parlo
    Non cammino
    Non canto
    Non chatto
    Ma sogno
    E vivo
    Non scrivo
    Non parlo
    Non cammino
    Non canto
    Non chatto
    Ma amo
    Sogno e sono viva
    Non scrivo
    Non parlo
    Non cammino
    Non canto
    Non chatto
    Non amo
    Non sogno
    Sono viva
    E SOLA
    ---------------------------------------------------
    ---------------------------------------------------
    4
    poesia ." IN BILICO " di Gennaro Morra
    ---------------------------------------------------
    "Il mio precario equilibrio
    mi tiene in bilico
    mi costringe a cercare un appiglio.
    Devo avvinghiarmi ai muri
    alle sedie,alle persone
    non posso commettere
    il minimo errore.
    Barcollo come un birillo
    sfiorato da una palla
    traballo come una bottiglia
    urtata da una biglia.
    Ho paura di cadere
    non tanto per il dolore che potrei avvertire
    ma per il peso dei loro occhi
    che sul quel pavimento
    mi potrebbero inchiodare.
    Basterebbe un sorriso
    il protrarsi di una mano
    alla quale mi potrei aggrappare
    per non sentire più l'imbarazzo
    del mio continuo ondeggiare."



    ---------------------------------
    5 La canzone dell'uccello
    (Poesia scritta da un bambinio nel ghetto di Terenzin)

    Chi si aggrappa al nido,
    non sa che cos'è il mondo,
    non sa tutto quello che gli uccelli sanno
    e non sa perchè voglio cantare
    il creato e la sua bellezza.
    Quando all'alba il raggio del sole
    illumina la terra e l'erba scintilla di perle dorate,
    quando l'aurora scompare
    e i merli fischiano tra le siepi, allca capisco come è bello vivere.
    Prova, amico, ad aprire il tuo cuore alla bellezza
    quando cammini nella natura per intrecciare ghirlande con i tuoi ricordi:
    anche se le lacrime ti cadono lungo la strada,
    vedrai che è bello vivere.

    ----------------------------------------------------------


    6 Chiamatemi per nome
    Gianni Scopelliti
    http://www.conosciamocimeglio.it/documenti/documenti?id=92

    Non voglio più essere conosciuta

    per ciò che non ho

    ma per quello che sono:

    una persona come tante altre.

    Chiamatemi per nome.

    Anch’io ho un volto, un sorriso, un pianto,

    una gioia da condividere.

    Anch’io ho pensieri, fantasia, voglia di volare.

    Chiamatemi per nome.

    Non più:

    portatrice di handicap, disabile,

    non vedente, non udente, cerebrolesa, tetraplegica.

    Forse usate chiamare gli altri:

    “portatore di occhi castani” oppure “inabile a cantare”?

    o ancora: “miope” oppure “presbite”?

    Per favore abbiate il coraggio della novità.

    Abbiate occhi nuovi per scoprire che,

    prima di tutto,

    io “sono”.

    Chiamatemi per nome.



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    donatella tipaldi


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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) Empty lezione del 26 marzo 2012..

    Messaggio  donatella tipaldi Lun Mar 26, 2012 2:00 pm

    oggi a lezione abbiamo riflettuto su arte e disabilità analizzando,osservando dei quadri i cui soggetti sono disabili.
    tra le varie opere, quella che mi ha colpita maggiormente è "ritratto della ballerina Anita Berber" di Otto Dix.
    un motivo preciso non saprei esporlo. probabilmente mi ha rapita il colore, il rosso che prevale. che è un colore che ho sempre amato. e poi per la storia del tono in questione. infatti, in tutte le raffigurazioni dal '400 ad oggi, il colore rosso ha sempre rappresentato passione, inizialmente quella di Cristo, poi quella dell'uomo.Tra le due guerre mondiali però, con l'afflusso di nuove correnti, sono molti gli artisti che utilizzarono questo colore con una forza nuova.di conseguenza,se prima il rosso stava a “simboleggiare” la passione, ora rappresenta soprattutto la passione sessuale incontrollabile.In questo dipinto, Dix sembra quasi rispecchiarsi nell'autoritratto della donna tisica e drogata. infatti nel quadro viene riproposto il tema della malattia perchè Anita era drogata e tisica che morì a 30 anni. ma in realtà, non è l'arte che mi ha "turbata"... bensì la prova/simulazione che la docente ci ha proposto.
    è stato un esperimento del tutto singolare! mai provato prima! è stato un esercizio semplice ma incisivo... che ha commosso me e tutte le persone presenti in aula! un esperienza.. da brividi!
    allora... la docente ci ha fatto bendare tutte/i e appena ha iniziato a leggere delle poesie è calato un silenzio assordante! le mie emozioni oscillavano tra angoscia e anche un pò di paura! nonostante fossimo tutte/i bendate/i, sentivo su di me gli occhi di milioni di persone. d'istinto, mi è venuto in mente di prendere il quaderno che avevo accanto a me, per mettere nero su bianco alcune frasi che mi facevano vibrare l'anima..prima fra tutte "non ho paura di cadere per il dolore che potrei provare, ma per il peso dei loro occhi che potrebbe inchiodarmi al pavimento"... è stato incredibile! in pochi minuti mi è passata davanti tutta la vita! ho ripensato a tutte quelle volte in cui ho addirittura pianto perchè magari non potevo avere qualcosa... e parlo di un qualcosa di materiale che forse regala un istante di gioia nel momento in cui lo si ha tra le mani, ma poi l'euforia svanisce! non so... parlo di una borsa, di una telefonino, di scarpe! cioè, di cose futili che però mi hanno allontanata da ciò che è realmente importante! innanzitutto ho le mie braccia, le mie gambe, i miei occhi, le mie orecchie. ho la mia famiglia... ho tutto ciò di cui ho bisogno per essere autonoma! e cosa importante.... non sono sola! in poche parole, sono una ragazza fortunata! e se adesso mi viene da piangere è perchè mi domando: possibile che dovessi ricorrere ad una simulazione in aula per rendermene conto???
    Anna Bianco
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) Empty Re: lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

    Messaggio  Anna Bianco Lun Mar 26, 2012 3:01 pm

    La lezione di oggi è stata veramente toccante e riflessiva….abbiamo iniziato ad analizzare il rapporto tra arte e disabilità.Sinceramente non ho mai notato un dipinto che parlasse di disabilità e già questo mi ha colpito.Il dipinto che mi è più rimasto impresso è stato quello di Ribera “il ragazzo zoppo”perché è per me sinolo di mostruosità e bellezza…
    In questo dipinto è raffigurato un ragazzo del popolo zoppo ma con un gran sorriso!Ritorna infatti in questo dipinto il concetto di mopstro.Cio che puo apparire brutto esteticamente ci riserva cose positive ed il sorriso di questo ragazzo ne è la prova.Dal dipinto non traspare la bellezza esteriore,ma una bellezza del tutto interiore che viene manifestata nell'atteggiamento sorridente del ragazzo che nonostante la sua difficoltà fisica sorridere alla vita...
    Ritorna cosi nuovamente il concetto di resilienza,si perché questo quadro per me è l’espressione più limpida di resilienza….fare di se stesso qualcosa di cui essere sempre fiero e questo ragazzo mostra la sua fierezza con il gesto più semplice e banale...il sorriso!
    Ciò che mi ha toccato di più(inaspettatamente) è stato il laboratorio con i foulard...un esperienza nuova ma da ripetere...Appena il foulard mi ha coperto gli occhi ho avuto una sensazione di smarrimentto,quasi paura la mia testa girava come se stesse in un vortice eppure io ero ferma!La cosa che ho notato subito è stato il fatto che non potendo distrarmi,guardando altro,mi sono concentrata su ogni singola parola delle poesie che la professoressa leggeva....soltanto ora ho capito il vero senso della lezione sul ruolo delle parole della scorsa volta perchè ho capito quanto è importante pesare le parole visto che ci sono persone che posso avere soltanto quelle!Durante l'ascolto delle poesie la commozione ha preso spesso il sopravvento,tanto che ho usato il foulard anche per nascondere le mie lacrime,in particolar modo dopo la lettura della poesia "NON" di Rebecca!Ascoltandola ho avuto l'impressione che lei voleva inizialmente convincersi di star bene,di provare ciò che provano gli altri ma infondo capisce che ciò di cui vuole convincersi non è una cosa che le appartiene....Man mano che va avanti nella scrittura della poesia elimina gran parte dei mai lasciando solo due "sono viva ma sola"....questo per me vuol dire tutto....questa è l'unica certezza di questa ragazza....è viva perchè lei è al mondo e si sente parte del mondo ma è sola perchè il mondo non l'accetta.I pregiudizi distruggono ciò che questi UOMINI costruiscono con forza!
    Più passa il tempo è più mi rendo conto di quanto siamo poveri a soffermarci sulle banalità più assurde quando a noi la vita ci ha donato tutto...mi accodo al commento della ragazza fatto in classe...perchè tutto questo?perchè l'uomo non si "accontenta" mai di ciò che ha?perchè non si accorge che ha tutto le cose basilari per una vita serena mentre ci sono altri che sono contenti anche con le loro difficoltà?perchè bisogna avere qualche problema per apprezzare veramente la vita?
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) Empty lab. 5 - Simulazione (cecità) e sensazioni

    Messaggio  Melania castoro90 Lun Mar 26, 2012 3:03 pm

    Oggi a lezione abbiamo trattato, oltre alle tecnologie integrative, in particolare le tecnologie di potenziamento e quelle abilitanti, abbiamo riflettuto su arte/disabilità attraverso l’esplorazione di alcuni quadri tra cui:
    - Ribera – Ragazzo zoppo dove possiamo notare che il suo volto non è turbato da nessuna smorfia di malinconia, ma al contrario sorride;
    - Ribera – La donna barbuta dove a primo impatto non notiamo nessuna donna, ma analizzando bene l’opera troviamo una donna affetta da problemi ormonali su cui troviamo una crescita dei peli sul viso tipico degli uomini,a volte anche in misura maggiore;
    - Otto dix – Giocatori di skat rappresenta tre militari che dopo la guerre mondiali giocano a carte e ciò che la guerra ha lasciato sulla loro pelle;
    - Otto dix – Ritratto della ballerina Anita Berber che rappresenta una donna drogata e tisica, morta a 30 nel 1929.
    Il ritratto che più mi è piaciuto è stato “Ritratto della ballerina Anita Berber” in quanto in esso vedo ciò che oggi sulle nostre riviste di moda manca, cioè un aspetto non bulimico, ma formoso con curve, fiera di essere così come la natura l’ha voluta e non come determinati stereotipi la vogliono. Anche se in questo caso la ballerina era drogata e tisica. Il colore accentua il suo aspetto quasi da vamp ricco di passione e quasi sfacciato.
    La cosa che in questa lezione mi ha davvero lasciato qualcosa è stato la simulazione. Dove attraverso dei foulard noi tutte/i ci siamo bendate e ascoltato la lettura di alcune poesie. Ho notato che mentre la nostra docente leggeva dopo pochi secondi ho iniziato ad avere dei brividi ovunque, mi sentivo sola in mezzo al nulla, sentivo la testa scoppiare per la voglia di togliermi quella benda e ritornare a vedere, mi sentivo come se stessi cadendo in un pozzo buio senza fondo e notai che, inconsciamente, stavo con la testa china, come se mi volessi difendere da qualcosa che non conoscevo. Quando la docente ci disse di alzarci presi la mano alla mia compagna per sentire in qualche modo che lei era lì e che non ero sola. Tolta la benda è stato come ritornare a respirare, mi sono rilassata non appena i miei occhi hanno visto di nuovo la luce del sole e i visi delle mie compagne. Questa esperienza mi ha scosso davvero tanto e allo stesso tempo mi sono sentita davvero fortunata. Mi sono sentita fortunata di vedere le cose belle e brutte della nostra quotidianità, ma allo stesso tempo, cosciente che cose che per noi sono “importanti”, come un paio nuovo di scarpe, un rossetto, un vestitino visto in vetrina, quindi il fattore esteriore, poter vedere la nostra fisicità, per una persona cieca sono cose futili, in quanto per loro la cosa più importante è potersi sentire sempre amati, mai soli con la propria cecità. Dobbiamo capire che noi tutti siamo unici ognuno a proprio modo, così come siamo! Mi sono sempre chiesta come una persona con disabilità potesse vivere la propria vita e grazie a questo corso e a questa simulazione sto capendo, almeno in parte, alcune delle disabilità presenti nella nostra società!!
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) Empty arte e disabilità

    Messaggio  valeria ottaviano Lun Mar 26, 2012 3:12 pm

    ci siamo mai chiesti qual'è il rapporto tra arte e disabilità? nei quadri, nel corso della storia, la disabilità emerge??? e come viene considerata? bè a lezione abbiamo analizzato questo interrogativo osservando vari quadri che trattavano oltre che disabilità di diversità e mi ha molto toccato quello di Ribera del ragazzo zoppo che per la prima volta vien ritratto con viso sereno e sorridente mentre prima di questo si credeva che un disabile non sorridesse perchè la sua vita fosse ormai solo una vita di dolore.
    nella seconda parte della lezione , la parte laboratoriale, abbiamo tutti bendato gli occhi per pochi minuti ascoltando delle poesie scritte da persone disabili...
    la domanda che mi pongo è : cosa ho provato??? ma la risposta non è semplice, non si può definire facilmente, traducendo una forte emozione in semplici parole... ho ascoltato parole di dolore ma anche di profonda speranza che tutte le persone disabili hanno di non esser considerati diversi, di esser chiamati per nome!!! non vedere è terribile anche se per pochi minuti immaginiamo chi non vede per tutta la vita come deve sentirsi, ma non vedere non significa non vivere. vivono lo stesso perchè hanno una grande forza vitale, e vivono se noi non li guardiamo con occhi diversi, con occhi di compassione, ma con occhi d'amore con cui dobbiamo guardare ogni essere umano perchè tutti siam diversi e ciò è ricchezza perchè la diversità ci rende unici!!! inoltre vivono lo stesso senza la vista perchè c'è chi vede con gli occhi ma non sente col cuore, loro non vedono con gli occhi ma sentono col cuore, vedono nel profondo!!!
    ogni lezione ci fà capire sempre più quanto siamo fortunati ad aver tutto e quanto dobbiamo essere tutti più profondi, imparare a vedere oltre non con gli occhi ma col cuore diventando più sensibili a queste tematiche!!!!
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) Empty Arte e disabilità

    Messaggio  filomena mosca Lun Mar 26, 2012 3:41 pm

    Oggi si è argomentato sull'arte e disabilità,analizzando dei quadri visionati in aula.tra i quadri appunto visionati,c'è stato uno in particolare che mi ha realmente colpito, ed è ribera-ragazzo zoppo.Questo ragazzo arrivò un giorno nella cttà del sole, che sarebbe la nostra napoli e portò una rivoluzione in questa città fra le persone,perchè anche se lui era un disabile sorrideva e le persone erano stupite dal fatto che un disabile potesse sorridere.Questo ci fa capire, che le persone disabili sono persone che hanno una grande forza d'animo, anche se vivono con delle difficoltà e sono persone che possono insegnarci tantissimo,anche a sorridere.Oggi, in aula oltre ad avere argomentato sull'arte e disabilita, c'è stata anche una simulazione,che per me è stata molto significativa.La professoressa ci ha fatto bendare e ha iniziato a leggere delle poesie,in quell'istante si sono alternati dentro di me vari sentimenti, dall'angoscia alla paura fino ad arrivare alla tristezza.Angoscia e paura di non poter vedere ciò che stesse accadendo intorno a me, di non potermi muovere in completa autonomia.La tristezza,invece è arrivata nel momento in cui la professoressa ha letto la poesia NON DI REBECCA,perchè ho capito quanto questa ragazza si senta sola,però ci fa capire che lei non si arrende, perchè è viva è in grado di sognare ed amare.Inoltre ho capito che, noi normadotori siamo molto superficiali,perchè abbiamo tutto e non siamo mai soddisfatti,stiamo sempre a lamentarci per cose futili "e questo lo faccio io in primis",senza renderci conto che le cose importanti nella vita sono altre.Sono contenta di aver fatto questa simulazione, perchè ho capito tantissime cose, anche se mi dispiace di avere avuto bisogno di questa simulazione per capirle.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) Empty Relazione tra l'arte e la disabilità

    Messaggio  valeria cefariello Lun Mar 26, 2012 4:05 pm

    Oggi abbiamo avuto la possibilità di visionare dei dipinti che rappresentano i disabili.
    Quello che mi ha maggiormente colpito è stato il ritratto della ballerina Anita Berber del 1925. Questa donna diventa famosa per il suo essere scandalosa,appariscente, bisessuale e per la forte dipendenza nei confronti della droga.
    Un altro ritratto che ha colto la mia attenzione è stato quello che ritraeva la "donna barbuta" di Ribera; donna affetta da un problema ormonale che le provoca un'estesa crescita dei peli sul viso tanto da sembrare un uomo a primo impatto. Di Ribera abbiamo visto un ulteriore dipinto, quello del ragazzo zoppo che sorride nonostante la sua invalidità.
    Durante la lezione la professoressa ci ha coinvolto in un esperimento bizzarro che consisteva nell'essere bendati ascoltando una serie di poesie. Ho interpretato, inizialmente, come un gioco questa richiesta di bendarci, solo quando è calato il silenzio in aula ho cominciato a provare delle emozioni forti che non mi hanno lasciata indifferente nei confronti delle poesie e delle loro profonde parole.
    Questa è stata quella che ha suscitato in me maggior riflessione:
    ." IN BILICO " di Gennaro Morra

    "Il mio precario equilibrio
    mi tiene in bilico
    mi costringe a cercare un appiglio.
    Devo avvinghiarmi ai muri
    alle sedie,alle persone
    non posso commettere
    il minimo errore.
    Barcollo come un birillo
    sfiorato da una palla
    traballo come una bottiglia
    urtata da una biglia.
    Ho paura di cadere
    non tanto per il dolore che potrei avvertire
    ma per il peso dei loro occhi
    che sul quel pavimento
    mi potrebbero inchiodare.
    Basterebbe un sorriso
    il protrarsi di una mano
    alla quale mi potrei aggrappare
    per non sentire più l'imbarazzo
    del mio continuo ondeggiare."
    Quanta tenerezza e quanta tristezza... E come dice Ainstain


    **Einstein ..FB


    : " è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio"!
    Ammetto che probabilmente anche io nella mia vita tante volte ho avuto i paraocchi e sono stata precoce nei giudizi. La paura del diverso è un ostacolo che voglio superare. Non permetterò mai più alla superficialità di prendere il sopravvento, i disabili spesso sono delle persone speciali, sofferenti, amano la vita molto più quanto facciamo noi, nonostante non ci manchi nulla! Non soffermiamoci alle apparenze! Scaviamo nelle anime di queste persone! :heart:

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    Messaggio  Ornella Cangiano Lun Mar 26, 2012 4:27 pm

    La lezione di oggi è stata molto significativa e,per me,molto istruttiva.Nella prima parte si è affrontato il tema della disabilità nell'arte.Ad essere sincera non mi sono mai soffermata su questo particolare e non sapevo nemmeno che esistessero dipinti a riguardo.Quello che più mi ha colpito è "Giocatori di skat" di Otto Dix.Il quadro rappresenta tre soldati che giocano a carte. I tre figuri sono grotteschi, orridi, a causa delle mutilazioni e dalle sofferenze patite in guerra. Il primo a sinistra ha il volto sfigurato, gli manca un occhio ed un orecchio (sostituito da un impianto acustico che termina con una ‘trombetta’ poggiata sul tavolo), entrambe le braccia (sostituite da una protesi in legno e dal piede, che svolge funzione di mano) ed una delle gambe. L’uomo al centro non ha le gambe e le braccia (perciò tiene le carte in bocca); ha parte del cranio ricucito con metallo.La mandibola e l’orecchio sostituita da parti in metallo e l’occhio con un occhio vitreo. Il terzo non ha più la parte inferiore del corpo, il braccio destro sostituito da una protesi in legno e la mandibola da una protesi in metallo.Questo dipinto può essere,a mio avviso,associato in un certo qual modo alla poesia"Non",di Rebecca,letta oggi in aula dalla prof.Anche tra questi tre personaggi c'è chi NON sente,chi NON vede,chi NON scrive....ma c'è anche un MA!Quel MA che riesce a dare la speranza,che riesce a dar loro la forza di concedersi una comune partita di carte,e di lasciar per un attimo da parte il loro senso di inadeguatezza e disabilità.
    Non avrei mai dato importanza,e mai mi sarei soffermata su questo dipinto,in quanto a primo impatto può sembrare brutto.Ciò accade anche,e purtroppo,nella vita quotidiana in cui si dà più importanza all'apparire che all'essere,senza sapere o senza capire che magari quell'apparire può contenere un essere meraviglioso.Siamo troppo impegnati a dare giudizi affrettati piuttosto che soffermarci sulla singolarità e unicità delle persone.
    Nella seconda parte,invece,si è svolto un esercizio,simulando una situazione di disabilità.
    Vuoto,buio,isolamento...sono queste le sensazioni che ho provato simulando di essere in una condizione di cecità;e ancora,senso di incertezza,paura,timore.Timore di qualunque cosa,perché non sapevo e non potevo sapere cosa stesse accadendo attorno a me.Paura,testimoniata proprio dal fatto che per tutto il tempo ho tenuto stretta la mano della mia amica come per avere una qualche sicurezza in più.Gli occhi bendati sono stati uno stimolo per focalizzare la mia attenzione sull'ascolto delle poesie lette dalla professoressa;ho provato a sentirle,col cuore,con l'anima.Per un attimo,attraverso questo esercizio,mi sono messa davvero nei panni di un disabile e ho capito realmente cosa vuol dire esserlo,e non è facile.Ad un certo punto ho sentito la necessità di sbendarmi,ma non l'ho fatto.Toccavo perennemente il foglio,la penna,il banchetto sotto di me per assicurarmi di avere tutto sotto controllo.Per un attimo mi sono sentita indifesa,per un attimo mi sono sentita diversa.Questo corso mi sta piacendo sempre di più,ma in particolare questa lezione mi ha toccato davvero tanto.Mi sono emozionata e mi ha emozionato anche sentire i commenti a caldo delle ragazze in aula.Mi sta facendo apprezzare anche le piccole cose della vita quotidiana,mi sta insegnando a tralasciare i particolari futili,sto imparando ad apprezzare la vita per come è:con i suoi alti e i suoi bassi,con le sue vittorie e le sue sconfitte.
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    Messaggio  Roberta Ingargiola Lun Mar 26, 2012 4:29 pm

    Il ritratto che mi ha colpito di più oggi in aula è la ballerina Anita Berber del 1925 di Dix,il colore rosso e la figura della donna sono molto forti e mettono in evidenza l'esile corpo della donna affetta da tisi e anoressia ma la parte più emozionante della lezione è stata la simulazione con la benda.La prima sensazione che ho provato è stato un senso di vuoto,di assenza,mentre la professoressa leggeva le poesie,tutte bellissime ed emozionanti, ho provato un senso di tranquillità a differenza di altri che invece provavano angoscia e tristezza,io ero serena.Verso la fine quando ci siamo alzate le mie amiche mi hanno preso per mano e abbiamo sorriso pensando di inciampare in qualcosa ma con la convinzione che non sarebbe successo se fossimo state unite.Quando ho tolto la benda mi girava la testa,la vista era un pò annebbiata e sembrava quasi come se prima ci vedessi e dopo invece no,come se tutto prima anche nell'oscurità fosse al suo posto e dopo mi è apparso tutto diverso,soprattutto l'attenzione ai rumori e alle persone che si muovevano,era tutto calmo e silenzioso come dovrebbe essere..mi è venuta in mente una piccola citazione del "piccolo principe" : Non si vede chè col cuore..l'essenziale è invisibile agli occhi!Ringrazio vivamente la professoressa per questa prova di oggi!

    grazie a voi
    FB
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    Messaggio  Marianna Di Caterino91 Lun Mar 26, 2012 4:37 pm

    Non ci sono parole per descrivere l'esperienza di stamattina bendate. Per un istante provare quelle sensazioni è stato disagiante, provare ad immaginare come possono sentirsi, sognando ma non vedendo.Mi sono resa conto che tutto ciò che noi definiamo "diverso" non esiste, che, anzi, il buio permette di relazionarci in modo diverso con le persone che si hanno vicino, che magari non avremmo neanche degnato di uno sguardo, ma con cui scopriamo di avere molte affinità in comune.Mi sono resa conto che i "non vedenti" siamo proprio noi, che ci perdiamo in cose inutili, che non sappiamo più ascoltare noi stessi, che siamo totalmente fagocitati dal rumore che ci circonda, incapaci di ascoltare un bisogno, anche semplice, di una persona vicina.Tutto questo al buio cambia perchè si va dritti al cuore e alla vera essenza delle persone.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) Empty la disabilità attraverso un'ottica diversa: l'arte.

    Messaggio  annalisa de flora Lun Mar 26, 2012 4:42 pm

    Fino ad oggi non mi sono mai chiesta se esistesse un rapporto tra arte e disabilità.
    Durante la lezione ho avuto modo di vedere alcune raffigurazioni che hanno suscitato in me grandi emozioni. Quella che più mi ha colpita è l'opera di Otto dix : "Giocatori di skat", che ritrae tre militari che giocano a carte dopo la guerra reduci dei danni subiti. Nel primo uomo notiamo la mancanza del braccio destro e il sinistro sostituito da una protesi di legno (epoca a cui mancano le nuove innovazioni tecnologiche), problema all'udito e senza un occhio. Nel secondo militare si intravede la mancanza delle braccia, delle gambe, ha un occhio di vetro e una placca di metallo nell'orecchio. Nel terzo invece notiamo la mancanza del naso e la protesi di legno che sostituisce il braccio. Si è parlato anche delle varie opere di Ribera tra cui il "ragazzo zoppo", dove il disabile viene raffigurato con un grande sorriso, e come seconda opera dell'autore "la donna barbuta". Quest'ultima ritrae una donna affetta da un grave problema ormonale facendola sembrare un uomo.
    Per quanto riguarda la seconda parte della lezione, la professoressa ci ha chiesto di restare bendate e in silenzio durante la letture delle poesie. La prima impressione che ho avuto è stata quella di soffocare, poi la melodia di quelle soavi parole ha provocato in me dei turbamenti!
    Quella che mi ha fatto commuovere è stata :

    NON di Rebecca

    "Non scrivo
    Non parlo
    Non cammino
    Non canto
    Non chatto
    Ma sogno
    E vivo"
    Sembrano banali parole, in realtà c'è tanta angoscia e al tempo stesso speranza in questa poche righe. Ci insegnano che anche non avendo nulla il cuore di una donna coltiva sogni e vive come ogni persona di questo mondo.
    "Ricorda sempre che sei unico esattamente come tutti gli altri!"
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    Messaggio  Mario Cavallaccio Lun Mar 26, 2012 5:06 pm

    Ogni giorno si perde la metà del tempo pensando ai difetti che abbiamo, mi piacerebbe essere più alto, più magro, vorrei essere così, mi sento brutto, e perdiamo di vista le cose essenziali, le cose realmente importanti. Ogni mattina apriamo gli occhi e possiamo ammirare il viso di nostra madre, la bellezza della natura, le persone che amiamo; possiamo alzarci dal letto con le nostre gambe, correre, fare passeggiate; possiamo parlare, ascoltare e tutto questo a noi appare quasi banale, scontato, ma non lo è per niente! L'esperienza di oggi mi ha fatto "aprire gli occhi" paradossalmente sono riuscito a vedere meglio oggi da bendato, eh si proprio così mi sono sentito, è stata un'esperienza molto forte, ogni parola che ascoltavo si imprimeva nella mia testa come non mai, ogni singola lettera aveva un significato profondo HO ASCOLTATO per davvero e mentre ascoltavo il mio cuore si riempiva di tristezza per non essermi reso conto prima di quanto siamo fortunati, di quanto in realtà possediamo tutto e a noi continua a sembrare niente. Anche se sicuramente in maniera ridotta e vivendo un'esperienza non paragonabile a ciò che ogni giorno vive una persona con disabilità, sono riuscito a percepire con quanta difficoltà, queste persone, si trovano ad affrontare anche le cose che a noi appaiono più semplici e spesso i nostri atteggiamenti nei loro confronti invece di aiutarli non fanno altro che farli sentire diversi. Voglio concludere questo commento con una citazione:
    "Io ringrazio il Signore, perché ho capito che le mie mani possono servire anche a chi non ha mani, che i miei occhi e il mio udito possono servire anche per chi non vede e non sente. Che i miei piedi possono camminare anche per chi è in carrozzella, che la mia parola ed il mio sorriso possono servire anche a chi non sa parlare o non può sorridere."
    Ora non ho più paura.
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    Messaggio  Noemi de Martino Lun Mar 26, 2012 5:16 pm

    Arte e disabilità. Una tematica che, a dirla tutta per me è stata una novità. Una novità interessante, perché dall’arte deduciamo anche un po’ il modo con cui era interpretato il “disabile” negli anni passati e nella mente degli artisti. Un quadro che mi ha colpito in particolar modo è stato quello dei “giocatori di skat” di otto dix. Un quadro molto interessante, dove si capisce come all’epoca venivano affrontati o “curati” alcuni handicap, ad esempio notiamo l’apparecchio acustico, gli arti di legno e parti del viso mancanti sostituite con il metallo. Il quadro rappresenta tre militari dopo il primo conflitto mondiale che giocano a carte, reduci di guerra o meglio venivano definiti "storpi di guerra". Ciò che ho potuto notare è che i personaggi sono disegnati in modo molto particolare, premetto che non faccio la critica d’arte e magari mi sbaglierò ma questo quadro mi fa ricollegare allo stereotipo della “mostruosità”, magari è solo una tecnica nel disegnare da parte dell’artista, ma personalmente nel quadro vedo dei “mostri” e non per i deficit che loro hanno ma è proprio il complesso del disegno a farmi pensare ciò. Quindi si potrebbe carpire il modo di vedere il disabile da parte dell’artista o della società dell’epoca.

    La simulazione invece è stata molto emozionante, in particolar modo ciò che mi ha colpito sono state le poesie, ovvero le parole di quei ragazzi, che in quel preciso istante li ho sentiti vicini, avendo avuto gli occhi bendati ho prestato maggior concentrazione a quelle parole e forse per questo le ho potuto assaporare nella loro pienezza. Quando ero bendata per un secondo ho immaginato (grazie alla benda) di vedere nero per davvero, ma la mia è stata solo immaginazione, perché per quanto tempo puoi avere una benda sugli oggi è irrilevante, perché non si potrà mai provare completamente ciò che un non vedente prova, questo è dovuto alla consapevolezza, io ero consapevole che dopo poco avrei rimosso la benda, un non vedente questa consapevolezza non ce l’ha.
    Riporto un dialogo tra due bambini nel film “rosso come il cielo”

    "Senti Mirco, ma tu ci vedi?"
    "Sì, sì.. e te da quand'è che sei così?"
    "Sono...dalla nascita, e i colori come sono?"
    "Sono belli!"
    "Il tuo preferito?"
    "Il blu"
    "com'è?"
    "Il blu... è come quando vai in bicicletta e il vento ti spiaccica in faccia, oppure come il mare.
    Il marrone - senti- è come la corteccia di questo albero.. è ruvida, senti!"
    "E il rosso?"
    "Il rosso è come il fuoco, è come il cielo al tramonto!"

    Questo dialogo non comprende nessuna frase eclatante ma a me fa emozionare particolarmente, perchè mi si stringe il cuore nel pensare bambini cechi dalla nascita.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) Empty simulazione della cecità...un'opportunità per metterci in condizione di capire il disagio.

    Messaggio  Cinzia Guadagno Lun Mar 26, 2012 5:17 pm

    Rialzandomi bendata ho avuto una sensazione di impotenza,d'improvviso mi sono sentita il vuoto,mi è sembrato che la terra mi sfuggisse da sotto i piedi....il vuoto prendeva la mia testa.le poesie "NON" di Rebecca e l'ultima "Chiamami per nome"...mi hanno fatto venire i brividi.io sono una ragazza piena di voglia di vivere, amo i colori...il mio colore preferito è il giallo, per me simbolo di luce, di vita, di spazio, di amore....e....la cecità rappresentata dalla benda mi hanno dato una vera e propria sensazione del buio, del vuoto, la sensazione che stessi cadendo in un burrone, un pozzo senza fondo...
    può sembrare assurdo, ma non ho mai provato a mettermi nei panni di una persona non vedente..ed è per me una sensazione di panico!avendo lavorato a stretto contatto con i disabili...sono sempre pronta e a disposizione di chi ha bisogno,e pure...trovarmi in questa situazione, mi ha fatto sentire sola!!
    questa simulazione mi fa capire l'importanza di un educatore in tutte le sue forme, a come i nostri occhi, sempre più spesso mettono a disagio chi è in difficoltà. Noi abbiamo tutto e pure siamo poveri, noi ci sentiamo normali...ed è proprio questa normalità che non ci fa capire quanto in realtà siamo fortunati.
    Ora non mi resta che dire GRAZIE alla prof. che ponendomi questo muro davanti mi ha fatto capire l'importanza dei nostri sensi..o meglio il loro valore.....GRAZIE!! Smile
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) Empty "Per favore abbiate il coraggio delle novità"

    Messaggio  Tommasina Cataldo Lun Mar 26, 2012 5:35 pm

    Le lezione di oggi è stata molto interessante,soprattutto quando si è affrontata la differenza tra disabilità e diversità…Chi è il diverso???La diversità è …l’insolito,l’anormale,lo sconosciuto,l’Altro?La diversità è in ognuno di noi,che manifesta un modo d’essere nuovo…che rompe i muri della convenzionalità e dell’omologazione. E’ stato fondamentale il riscontro della disabilità nell’arte,prima di oggi non avevo mai considerato artisti che ritraevano uomini e donne disabili…credevo che non si erano soffermati su questa tematica nonostante le loro menti eclettiche! Il ritratto del “Ragazzo Zoppo” di Ribera mi ha colpito di più,forse perché lo sento più attuale,in quanto fin a quel momento il disabile era considerato il mendicante , era lo “storpio”,colui che aveva una mancanza fisica;Ribera sconvolse questi canoni e rappresentò un ragazzo con deficit,che sorrideva ,dimostrando così che anche il disabile può ridere,sorridere,può provare emozioni.
    Il momento più forte è stata la simulazione… un momento denso di emozioni… è stata un’esperienza molto profonda,stare lì…con gli occhi bendati…immersi in un’aula gremita di persone,ma sentirsi improvvisamente soli… Isolati dal mondo e avvolti nel buio! Quante cose facciamo con gli occhi? Tante,forse troppi sono le cose che la vista ci permette di svolgere..dalla contemplazione di un panorama a imprimere dolcemente un bellissimo ricordo;come e soprattutto quanta forza bisogna trovare in se stessi per superare ogni giorno buio???Come ci si abitua a non conoscere mai i colori del mondo,le mani di tua madre,il proprio volto…??Da dove nasce la volontà di vivere,la forza di combattere ad occhi chiusi, non vedendo niente,potendo solo immaginare…? Le poesie che la professoressa ci ha letto,hanno provocato in me,ansia,tristezza e dolore..perchè io ,stupida superficiale, non apprezzo ciò che la vita gratuitamente mi ha regalato … Dalla poesia“Chiamatemi per nome” ho capito quante volte sbagliamo etichettando, ”inchiodando” una persona, senza conoscerla realmente,senza scrutare la sua anima,senza sentire la sua essenza… Da questa esperienza ho capito che dovrò migliorare il mio modo di approcciarmi ai disabili,di non guardarli più con occhi di compassione, ma di vederli come tutti gli altri… senza traccia di pietismo ma solo voglia di conoscere la loro anima!
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    Messaggio  SERAFINA CILIENTO Lun Mar 26, 2012 5:50 pm

    In aula abbiamo riflettuto sul rapporto tra arte e disabilità,osservando dei quadri. A dir la verità io non avevo mai visto un quadro con un disabile anche perché di solito all’arte si associa qualcosa di creativo,ma soprattutto di estetico,della perfezione naturale. L’immagine che più mi ha suscitato sconcerto è stata quella di Josè Ribera del 1642 “Ragazzo zoppo” proprio perché ero legata a questa preconoscenza di arte.Soffermandomi ,ancor di più,quello che mi ha sconcertato è il sorriso “a 32 denti”come si suol dire e l’aria con cui mostra il bastone(non come segno di vergogna per la sua menomazione).Tutto quello che vedevo intorno non mi “conquistava”,ma quel sorriso si.Poco dopo ho capito che Ribera intendeva raffigurare la bellezza dell’anima piuttosto che la bellezza esteriore.Anzi intendeva raffigurare la voglia di vivere nonostante le avversità poste dalla vita.Qui si ritorna al concetto di resilienza.Per quanto riguarda la simulazione con il foulard svolta in aula sono rimasta estremamente contenta.All’inizio mi sembrava una cosa al quanto curiosa.La prima sensazione con i foulard sugli occhi è stata particolare,come se mi mancasse il terreno sotto i piedi,nn riuscivo a delimitare gli spazi,mi sono sentita sola.A quel punto ho cominciato ad ascoltare.Ho avvertito tanta emozione,ma allo stesso tempo mi sono sentita piccola.La poesia “chiamatemi per nome” mi ha lasciato un impronta nel cuore.Mi ha fatto riflettere tanto:“Forse usate chiamare gli altri:“portatore di occhi castani” oppure “inabile a cantare”? Per favore abbiate il coraggio della novità. Abbiate occhi nuovi per scoprire che,prima di tutto,io “sono”.Chiamatemi per nome.” Sono davvero fortunata ad avere persone su cui contare sempre(come dice sempre mia mamma “nessuno può volerti più bene di tua mamma e tuo padre) .Voglio sottolineare l’amore che provano le famiglie,bisogna esserci dentro per poter capire al meglio.Un esperienza assolutamente significativa.Ringrazio la professoressa per l’impegno che impiega anche solo per farci riflettere.Questo laboratorio umanamente mi dà davvero tanto oltre che a livello di nozioni.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) Empty Ad occhi chiusi....

    Messaggio  MarySalvati Lun Mar 26, 2012 5:51 pm

    La lezione di oggi può essere “divisa” in 3 momenti fondamentali:
    In una prima parte la professoressa ci ha illustrato,attraverso delle slide, le tecnologie integrative ed in particolare, le tecnologie di potenziamento e quelle abilitanti.
    Nella seconda parte invece, si è posto l’accento sul binomio arte/disabilità. L’arte è considerata da sempre la forma espressiva estetica per eccellenza ed è stato interessante scoprire come la realtà, in questo caso la disabilità, sia stata motivo di ispirazione di alcuni artisti. Il dipinto che ha suscitato in me curiosità è stato il ritratto del “ragazzo zoppo” di Ribera. Prima d’oggi non avevo mai visto tale opera d’arte. Ribera dedica tutta la scena ad un ragazzo del popolo sorridente, che viene messo primo piano con il suo piede malformato. Nonostante la propria diversità il ragazzo sorride anci non tenta di nascondere il piede, anzi si mette in posa a testa alta come farebbero tutti come se volesse dire : Sono come te!”. In effetti credo che questo quadro rimandi ad un concerto molto più importante ovvero la voglia di vivere e la bellezza interiore, dimostrata appunto attraverso il sorriso. La capacità di Ribera sta nel rappresentare l’eroica miseria dell’uomo, ovvero la precarietà del corpo umano. L’artista ha compiuto una vera e propria rivoluzione in passato; è andato controcorrente, abbandonando i soggetti del tempo(nobili, aristocratici), dedicandosi ad un povero storpio dandogli dignità e onore. E’ significativo il fatto che Ribera si occupi della diversità non in modo drammatico, bensì attraverso la semplicità e attraverso un sorriso.
    L’ultima parte della lezione si è conclusa con una simulazione che ha riscosso un grandissimo successo. La professa ci ha fatto bendare con dei foulard che ognuno ha portato appositamente da casa e ci ha letto delle poesie. Il silenzio incombeva. Restando bendata per alcuni minuti ho provato un profondo sensi di disorientamento anche perché sono abituata a tenere tutto sotto controllo. Appena abbiamo tolto il foulard dagli occhi, in seguito alla direttiva della professoressa, ho provato un gran sollievo. Numerosi sono stati i sospiri da parte di tutti. Per pochi minuti ci siamo calati nei panni di coloro che purtroppo vivono questo disagio perennemente. Forti sono state le poesie, soprattutto l’ultima, potrei definirla struggente. I disabili non possono essere etichettati come coloro a cui manca qualcosa.
    “Non voglio più essere conosciuta per ciò che non ho, ma per quello che sono, una persona come tante altre, Chiamatemi per nome.” Queste parole mi hanno colpito particolarmente. Spesso la nostra superficialità o il nostro pietismo ci portano a considerare i disabili come persone inferiori alle quali manca qualcosa dimenticando che sono persone con un proprio nome, una propria storia. Il lavoro di oggi ha coinvolto tutti, è stato un momento di profonda emozione. Credo che queste siano delle vere lezioni perché ci fanno capire sulla nostra pelle quello che nessun libro potrebbe mai insegnarci. :!: :!: :!:

    Grazie Maria per la tua sintesi.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) Empty L'Arte.. di sopravvivere

    Messaggio  TammaroAlessia89 Lun Mar 26, 2012 6:15 pm

    Ho sempre amato le lezioni che escono fuori "dagli schemi", e quasta volta la prof è riuscita ad unire temi a me cari: Arte, teoria, ed emozioni.
    Parto dalla visione dei quadri, e sarà stato il mio profondo interesse per la storia delle guerre mondiali, ma mi ha colpita molto il quadro di DIX " GIOCATORI DI SKATE". La cosa che mi è venuta subito in mente, è che persone visibilmente colpite dalla ferocia della guerra, continuano a fare cose normali: come la semplicità di una partita di carte. Devo ammettere che ho da sempre pensato, specialmente dall' 11.09.01 a come la mia vita potrebbe cambiare, se scoppiasse una guerra. Mi ha colpita la disinvoltura del primo personaggio partendo da sinistra, che a mio avviso sembra il più leso, almeno fisicamente, e che come l'Atzori continua a fare le sue cose con i piedi, una volta perdute le mani. Mi hanno colpito: le protesi "un pò arrangiate" di inizio secolo (come il tubicino che parte dall'orecchio e arriva ad un corno sul tavolo), e il continuare a vivere la normalità di questi uomini "storpi" , nonostante tutto.
    Passo poi alla simulazione della cecità.
    Personalmente ho sempre pensato che il deficit più duro, e pesante da sostenre fosse la cecità: non poter vedere il colore del mare, del cielo, poter solo toccare i contorni, il profilo dei propri gentiori, ma non vedere mai il loro viso. Non mi ero mai sognata, di fare una simulazione simile, e ho provato oggi un' ansia assurda. Nell'ascoltare quelle poesie, mi rivedevo specialmente nelle parole della poesia di Gennaro Morra, la numero 4; avevo bisogno di aggrapparmi, di sentire che qualcosa mi sorreggesse, cercavo un appiglio, avevo paura di perdere l'equilibrio, la stabilità... mi sentivo "IN BILICO". Tutte queste sensazioni, si sarebbero di sicuro amplificate se solo avessi provato a muovermi, a camminare.
    Mi hanno fatto riflettere maggiormente questi versi: " Ho paura di cadere non tanto per il dolore che potrei avvertire ma per il peso dei loro occhi che sul quel pavimento mi potrebbero inchiodare." Racchiudono tutto il vero senso della loro vita, del loro rapporto con la società, il sentirsi quasi un peso, il sentirsi sempre sotto i riflettori della compassione degli altri, che piuttosto che aiutarli, e tendergli una mano, sottolineano solo il disagio della loro diversità.
    Per una come me, che ha paura, di perdere il controllo in ogni situazione, questa prova mi è servita per capire quanto grande fosse il dono del mio corpo, nella sua interezza, e con tutte le sue capacità. Eppure un corpo che rinnego ogniqualvolta mi guardo allo spechio, con la presunzione di volerci trovare difetti, e limiti che in realtà non ho. Non potevo vedere, eppure continuavo a pensare, amare, sognare... VIVERE... perchè seppur diversa, è pur sempre VITA!
    In quei pochi minuti di simulazione ho notato quanto mi distraggo di meno, non potendo osservare quello che mi circonda;e ho notato di ricorrere agli altri sensi, specialmente l'udito, quando ogni rumore lo avvertivo amplificato, come se quello che mi circondava fosse il nulla... fosse il vuoto!


    Ultima modifica di TammaroAlessia89 il Lun Mar 26, 2012 6:29 pm - modificato 1 volta.
    MIRIAM MUSTO
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    Messaggio  MIRIAM MUSTO Lun Mar 26, 2012 6:26 pm

    Oggi in aula grazie alla ricca lezione della professoressa abbiamo potuto vedere ma sopratutto interpretare dei quadri di disabili.
    Mi sono molto interessata soprattutto perchè è la prima volta che mi ci trova dinnanzi a quadri del genere.
    Quello che più mi ha colpita è di Ribera-ragazzo zoppo;ci dava l'dea diversa di un disabile,non più una persona triste ma un semplice bambino che sorride...
    A seguire si è svolto in aula un esperimanto a dir poco magnifico,toccante mi sono davvero emozionata anche se come hanno detto altre mie college è difficile poter descrivere a parole le sensazioni provate.
    Ascoltando le poesie,mi sono immedsimata in qst persone cieche e ho notato che riuscivo a dare molto più peso alle parole e sfruttavo al massimo gli alrti sensi,in particolare il tatto dando la mano alla collega di fianco e l'udito ascoltando parola x parola tutto quanto...
    Mentre ascolatvo le poesie mi chiedevo tra me:ma come è possibile poter vivere senza riuscire a vedere i colori che ci offre la natura?il volto di una persona cara? e altro ancora....;La risposta lho avuta dagli autori delle poesie,in quanto hanno dimostrato la gran voglia di vivere nonostante il loro grosso problema e mi hanno fatto molto riflettere in particolar modo due poesie.
    La prima NON-la ragazza ha dimostrato che pur non assaporando la bellezza di ciò che la circonda,si sente VIVA-e qst x tutti noi può e deve essere di grande esempio in tt quelle situazioni in cui noi ci lamentiamo per cose futili.
    La seconda IN BILICO sopratt la frase-ho paura di cadere non tanto per il dolore che potrei avvertire ma per il peso dei loro occhi che su quel pavimento mi potrebbero inchiodare!!
    Infine vorrei concludere dicendo che qst persone nn debbono essere giudicate per la loro disabilità anzi devono esserci da esempio,ma sopratt devono essere capite!!
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    Messaggio  maddalena cacciapuoti Lun Mar 26, 2012 6:28 pm

    Oggi in aula è stato affrontato il tema della diversità,aspetto con il quale ci imbattiamo ogni giorno nella nostra quotidianeità ma dal quale spesso scappiamo.Mi rifaccio alle parole del testo quando leggo che del diverso si ha paura,timore,il diverso è spesso il mostro,distante da quello che siamo noi...ma noi cosa siamo?chi siamo noi per giudicarci normali rispetto non ad un "disabile" ma ad un DIVERSABILE.colui che avrà molte più capacità delle nostre,colui che riuscirà in ciò che noi non osiamo neanche immaginare.Colui che di fronte al giudizio dispeggiativo della gente dovrebbe etichettare noi come diversi e collocare noi in quella categoria di persone che nn hanno mai voluto vedere oltre.Parlo forse per esperienza personale,fino a qualche tempo fa non sarei mai riuscita a relazionarmi con persone diversamente abili perchè provavo timore anche solo nel guardarli negli occhi;ora a contatto con una persona mi rendo conto di quanto ha saputo insegnarmi,di come ogni giorno mi lascia basita di fronte alla sua normalità e mi accorgo di quanto sia stata stupida fin'ora nel pensare anche solo per un attimo al termine diverso.In classe in particolare mi ha colpito il quadro del ragazzo storpio di Ribera,perchè guardando l'immagine i miei occhi non si soffermano sul suo problema ma soltanto sul suo sorriso che non mi trasmette un senso di pietà bensì solo sensazioni positive.
    Riguardo poi all'esperienza fatta in aula bendati è stato tutto stranissimo,il non riuscire a vedere nulla se non il buio,ha provaocato una sensazione di buio totale anche nella mia anima.Si è spento ogni pensiero estraneo e ascoltavo solo le parole delle poesie in particolare "L'angelo del signore "in cui,al senso di dispiacere e di pietà che la madre ed il padre provano di fronte al diversamente abile ,c'è ben altro da cogliere.Come dice la poesia:CHI SONO NON L'AVETE ANCORA CAPITO
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    Messaggio  Serena Vivenzio Lun Mar 26, 2012 6:38 pm

    La lezione di oggi mi è piaciuta tantissimo soprattutto per la simulazione...non sapevo cosa aspettarmi...quando poi ho cominciato ad ascoltare quelle poesie è come se mi fossi isolata..Era una strana sensazione ma al tempo stesso anche bella...ho ascoltato tutte le parole,una per una...Stando con gli occhi chiusi è come se l'attenzione fosse maggiore,non avevo distrazioni,ero solo attenta ad ascoltare..e questa sensazione mi è piaciuta moltissimo,era un senso di pace anche se le poesie mi hanno lasciato un po di amarezza...Lo stato d'animo di quei ragazzi mi è entrato dentro,non è rimasto in superficie..In quel momento mi sembrava di immedesimarmi nella loro vita,di provare le loro emozioni...e pensare che quelle parole sono tutte vere,che quelle rappresentano la loro realtà,la loro vita, ti lascia senza parole...Con piccole poesie sono riusciti ad esprimere tutto il loro dolore,la loro rabbia e speranza, senza aver bisogno di aggiungere nient'altro...Per non essere ripetitiva ma hanno fatto dei loro stati d'animo, delle vere e proprie poesie! C'è stata una frase della poesia di Gennaro Moro che mi ha colpita più di tutte : " HO PAURA DI CADERE, NON TANTO PER IL DOLORE CHE POTREI AVVERTIRE, MA PER IL PESO DEI LORO OCCHI CHE SU QUEL PAVIMENTO MI POTREBBERO INCHIODARE " ...mi ha lasciato davvero senza fiato,in un attimo è come se avessi avuto un flash, con l'immagine di questa persona caduta..e mentre fissavo quest'immagine nel vuoto, mi rimbombava la sua frase nella mente...è stato tutto così veloce e forte..Credo che queste persone abbiano una sensibilità unica..io sono persona molto emotiva e pensare che ci possano essere persone ancora più sensibili è straordinario..perchè credo che l'emotività non sia un difetto come credono in tanti,ma una grandissima virtù!...questa lezione come ho già detto all'inizio mi è piaciuta proprio tanto,e la cosa che più mi ha colpita è stata la mia continua riflessione uscita dall'università, che mi ha accompagnata fino a casa..mentre camminavo e guardavo le altre persone se solo mi sfiorava il pensiero di voler essere diversa,di somigliare a qualcuno che in quel momento mi stava accanto,di voler avere qualcosa che non ho,pensavo subito a quelle poesie,o a quei ragazzi che non chiedono altro che essere considerati persone e non invisibili,invece di voler avere qualcosa di materiale o di fisico...io credo che quella di oggi non sia stata una semplice lezione ma una grande lezione di vita, che mi accompagnerà per tutta la vita, e che potrà aiutarmi a migliorare giorno per giorno!

    Per quanto riguarda la disabilità nei quadri mi ha fatto riflettere il quadro del ragazzo storpio..è stato rappresentato come un ragazzo sorridente,ed è questo quello che mi ha colpito...vedere queste persone riuscire a sorridere sempre...capacità che a volte o per superficialità,immaturità,noi non siamo in grado di fare...

    Anche se gli argomenti trattati durante le lezioni possono essere tristi,sono molto soddisfatta del loro insegnamento,almeno per quanto mi riguarda mi aiutano a distogliermi dalle cose futile, che in certi casi prendono il sopravvento sui veri valori della vita!

    ottimo Serena
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) Empty Gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare con il cuore.

    Messaggio  Imma Saviano Lun Mar 26, 2012 6:40 pm

    Quei pochi minuti passati indossando sopra agli occhi un foular mi hanno trasmesso emozioni indescrivibili.
    A primo impatto ho provato tristezza,angoscia,paura,disorientamento.Poi ho provato a mettermi nei loro panni e a capire il loro mondo.
    Non è la prima volta che lo faccio,anzi,spesso rifletto sulla cecità,soprattutto quella di mio fratello e ogni volta capisco che non è facile gestire una situazione del genere perchè è difficile accettarla e vorrei fare qualcosa in piu' per poter migliorare lo stato in cui si trova,tanto che a volte vorrei donargli i miei occhi per vedere e non solo anche le mie gambe per camminare,in altre parole,la mia vita.
    Queste persone hanno un udito eccezionale:mio fratello studia con me,ama ascoltare la mia voce e io amo stargli accanto.
    E' un bambino super speciale e con un semplice abbraccio o sorriso ti regala il mondo nelle mani,ti fa toccare il cielo con un dito.
    In un secondo momento ho ascoltato le poesie lette dalla professoressa con la voce del cuore,con la mia anima e mi lasciavo trasportare da esse.
    Immaginavo un mondo ricco di tanti colori,dove ognuno teneva la mano all'altro e lo accettava per quello che era.
    Non c'erano pregiudizi,non c'erano discriminazioni e non c'erano soprattutto ''etichette'' ma solo voglia di vivere,di volare e di amare.
    Penso che i veri ciechi sono coloro che stanno a guardare e rimangono passivi,indifferenti di fronte a persone che hanno bisogno di noi,chiusi nel loro individualismo.
    Noi rappresentiamo un nuovo inizio: quel sole che deve illuminare la loro vita e non farli sentire soli o abbandonarli a se stessi.
    Bisogna Agire per poter cambiare la realtà in cui viviamo.
    L'opera d'arte che mi ha colpita di piu' è stata ''Ragazzo zoppo'' di Ribera.
    Nonostante la sua menomazione al piede,sorrideva alla vita con tutte le sue difficoltà.
    Orgoglioso per quello che è e per quello che possiede, spavaldo, perché a lui la vita non fa paura,anzi,l’affronta a viso aperto.L'artista mette in risalto la sua bellezza interiore mettendo in secondo piano la sua malattia.
    Noi abbiamo tutto e spesso ci lamentiamo per cose futili,mentre ci sono persone che nonostante le loro menomazioni,lottano senza arrendersi mai.
    Le lezioni di pedagogia della disabilità sono dei veri insegnamenti di vita,mi fanno crescere e soprattutto mi regalano tantissime emozioni che a parole non saprei spiegare.
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    Antonella Leonetti


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    Messaggio  Antonella Leonetti Lun Mar 26, 2012 6:43 pm

    Cos’ è la diversità? Consideriamo diverso, colui o colei che professa una religione differente dalla nostra, oppure chi proviene da un paese lontano e che ha usi, costumi, tradizioni differenti dalla nostra, oppure è diverso la persona disabile, che per svariati motivi, è tale dalla nascita o da poco tempo. Come possiamo vedere ci sono diverse concezioni di diversità che, spesso, portano all’EMARGINAZIONE, alla CATEGORIZZAZIONE, all’ESCLUSIONE del “DIVERSO”. Ma come ci ricorda un film recente:DIVERSO DA CHI? Dalla massa, da quei canoni di bellezza o da misure che portano all’omologazione dei soggetti, soprattutto dei giovani, i quali nei loro idoli vedono un esempio da seguire. La disabilità è stata ed è tuttora confusa con il termine diversità, perché del diverso si ha paura, perché il diverso non rispecchia i canoni di “bellezza” o “normalità” di quella determinata società. Ed ecco come la diversità assume i più svariati volti, tra cui la FOLLIA considerata anch’essa diversità. Con Salvador Dali’ e altri artisti, la diversità si accosta sempre più all’arte. Salvador Dali affermava:”L’UNICA DIFFERENZA TRA ME E UN PAZZO è CHE IO NON SONO UN PAZZO”. Nell’età moderna e contemporanea il disabile era lo storpio o lo zoppo, la persona che aveva problemi motori e chiedeva l’elemosina. Questa concezione cambia quando artisti come Ribera detto lo Spagnoletto, dipinge un quadro in cui ritrae un disabile sorridente e non era un mendicante: Ribera con il quadro “RAGAZZO ZOPPO”, rivoluziona la concezione del disabile in quanto persona come tutti gli altri, portatrice di valori, di esperienze e che, come altri ragazzi della sua età, sorride. Diversità, come ci ricorda Ribera, come VALORE e specificità contro globalità ed omologazione. Il tema della disabilità lo abbiamo sviluppato, praticamente, in aula attraverso una simulazione sulla cecità. Paura, buio, timore, incertezza: ecco cosa ho provato, ma, attraverso quest’esperienza, ho usato altri sensi come l’udito e il tatto. Ho riscoperto l’importanza delle parole attraverso le poesie lette in classe che riportavano numerose onomatopee, attraverso cui immaginavo i suoni riprodotti nelle poesie. La poesia che mi ha colpita è stata “CHIAMATEMI PER NOME” di Gianni Scopelliti, il quale evidenzia come di solito i disabili vengono definiti con numerosi sostantivi, ma non li si chiama mai con il loro nome. I disabili, come dice Gianni nella sua poesia, sono persone come tante altre che devono essere riconosciute per ciò che hanno, perché sono innanzitutto persone portatrici di esperienze, pensieri ed emozioni nuove.
    Giovanna Di Francesco
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    Messaggio  Giovanna Di Francesco Lun Mar 26, 2012 6:49 pm

    Oggi è stata per me forse una delle lezioni più emozionanti e più sentite. Abbiamo trattato inizialmente di argomenti come: "le tecniche di potenziamento" ovvero le protesi organiche/chimiche, oppure "l'integrazione Naturale". le "tecnologie abilitanti"..ma le parti più importante della lezione che abbiamo affrontato dono state principalmente due :
    ARTE/DISABILITA'
    dove abbiamo visionato dei quadri, che rappresentavano delle diversità, e che io sinceramente non avevo mai notato. il Quadro che più mi ha colpito è stato il n°1 RAGAZZO ZOPPO, dove ad essere raffigurato non è il solito mendicante che chiede elemosina, ma vi è un ragazzo, un ragazzo DISABILE che SORRIDE....si un ragazzo che nonostante la sua diversabilità è felice, è felice di vivere e lo dimostra col sorriso.
    SIMULAZIONE
    il momento della simulazione è stato per me un momento toccante..la professoressa ci ha fatto provare, in maniera molto piccola,cosa un ragazzo/a cieca prova nella sua vita quotidiana. Quando mi sono bendata, ho sentito un senso di smarrimento,perchè mi sono vista privare di un senso che ho sempre utilizzato, ma anche un senso di paura, perchè ho rivissuto degli stati d'animo che avevo già vissuto anni fa.... Ad ogni poesia che la professoressa leggeva,le lacrime scendevano dagli occhi e non riuscivo a fermarle; la poesia che più mi ha fatto piangere ma che mi ha fatto capire tante cose, apparte la numero 3, è stata la numero 6 che dice :
    Non voglio più essere conosciuta
    per ciò che non ho
    ma per quello che sono:
    una persona come tante altre.
    Chiamatemi per nome.
    Anch’io ho un volto, un sorriso, un pianto,
    una gioia da condividere.
    Anch’io ho pensieri, fantasia, voglia di volare.
    Chiamatemi per nome.
    Non più:
    portatrice di handicap, disabile,
    non vedente, non udente, cerebrolesa, tetraplegica.
    Forse usate chiamare gli altri:
    “portatore di occhi castani” oppure “inabile a cantare”?
    o ancora: “miope” oppure “presbite”?
    Per favore abbiate il coraggio della novità.
    Abbiate occhi nuovi per scoprire che,
    prima di tutto,
    io “sono”.
    Chiamatemi per nome
    .
    Questo chiamatemi per nome, mi fa capire come una persona disabile desidera essere considerata e chiamata come tutti, e no come la bambina malata di...affetta da... non è giusto. in quel momento mi sono sentita una VIGLIACCA, perchè magari a volte mi lamento per cose inutili, vorrei scappare dalle piccole difficoltà che in confronto a queste non sono nulla..ma non nascondo che mi sono sentita molto vicina allo stato d'animo della bambina..per delle esperienze personali... scusate ora concludo questo lungo commento..perchè mentre scrivo,le lacrime iniziano a scendere e non credo sia il caso di continuare.. Grazie Prof.ssa per i forti messaggi che ci fa capire, almeno da parte mia, che prima non riuscivo a comprendere.


    Grazie a te Giovanna
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