TammaroAlessia89 Lun Mar 26, 2012 6:15 pm
Ho sempre amato le lezioni che escono fuori "dagli schemi", e quasta volta la prof è riuscita ad unire temi a me cari: Arte, teoria, ed emozioni.
Parto dalla visione dei quadri, e sarà stato il mio profondo interesse per la storia delle guerre mondiali, ma mi ha colpita molto il quadro di DIX " GIOCATORI DI SKATE". La cosa che mi è venuta subito in mente, è che persone visibilmente colpite dalla ferocia della guerra, continuano a fare cose normali: come la semplicità di una partita di carte. Devo ammettere che ho da sempre pensato, specialmente dall' 11.09.01 a come la mia vita potrebbe cambiare, se scoppiasse una guerra. Mi ha colpita la disinvoltura del primo personaggio partendo da sinistra, che a mio avviso sembra il più leso, almeno fisicamente, e che come l'Atzori continua a fare le sue cose con i piedi, una volta perdute le mani. Mi hanno colpito: le protesi "un pò arrangiate" di inizio secolo (come il tubicino che parte dall'orecchio e arriva ad un corno sul tavolo), e il continuare a vivere la normalità di questi uomini "storpi" , nonostante tutto.
Passo poi alla simulazione della cecità.
Personalmente ho sempre pensato che il deficit più duro, e pesante da sostenre fosse la cecità: non poter vedere il colore del mare, del cielo, poter solo toccare i contorni, il profilo dei propri gentiori, ma non vedere mai il loro viso. Non mi ero mai sognata, di fare una simulazione simile, e ho provato oggi un' ansia assurda. Nell'ascoltare quelle poesie, mi rivedevo specialmente nelle parole della poesia di Gennaro Morra, la numero 4; avevo bisogno di aggrapparmi, di sentire che qualcosa mi sorreggesse, cercavo un appiglio, avevo paura di perdere l'equilibrio, la stabilità... mi sentivo "IN BILICO". Tutte queste sensazioni, si sarebbero di sicuro amplificate se solo avessi provato a muovermi, a camminare.
Mi hanno fatto riflettere maggiormente questi versi: " Ho paura di cadere non tanto per il dolore che potrei avvertire ma per il peso dei loro occhi che sul quel pavimento mi potrebbero inchiodare." Racchiudono tutto il vero senso della loro vita, del loro rapporto con la società, il sentirsi quasi un peso, il sentirsi sempre sotto i riflettori della compassione degli altri, che piuttosto che aiutarli, e tendergli una mano, sottolineano solo il disagio della loro diversità.
Per una come me, che ha paura, di perdere il controllo in ogni situazione, questa prova mi è servita per capire quanto grande fosse il dono del mio corpo, nella sua interezza, e con tutte le sue capacità. Eppure un corpo che rinnego ogniqualvolta mi guardo allo spechio, con la presunzione di volerci trovare difetti, e limiti che in realtà non ho. Non potevo vedere, eppure continuavo a pensare, amare, sognare... VIVERE... perchè seppur diversa, è pur sempre VITA!
In quei pochi minuti di simulazione ho notato quanto mi distraggo di meno, non potendo osservare quello che mi circonda;e ho notato di ricorrere agli altri sensi, specialmente l'udito, quando ogni rumore lo avvertivo amplificato, come se quello che mi circondava fosse il nulla... fosse il vuoto!
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