Pedagogia della disabilità 2012

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Pedagogia della disabilità 2012

Pedagogia della disabilità (2012)- Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti


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    Messaggio  Rossella Ascione Lun Mar 26, 2012 7:09 pm

    [b]Cos'è la diversità? Essa è considerata come ''la specificità che rende unici'' , ma questo è più facile a dirsi che a farsi se la propria specificità non corrisponde all’ essere conformi all'idea di normalità . Di solito il disabile veniva identificato con la figura del mendicante , dello zoppo , ma nell'ultimo secolo tale figura ,spesso sofferente, è andata trasformandosi attraverso nuove idee , nuove ricerche, ma soprattutto attraverso l'arte . Nei vari dipinti che abbiamo visto quello che più è stato significativo a mio parere è il ritratto della Donna Barbuta di Ribera . Il dipinto evidenziava una disfunzione ormonale ancora comune nelle donne che comporta la crescita eccessiva di peluria sul viso, tuttavia nell'opera la donna è raffigurata nella pienezza della sua femminilità , mentre allatta suo figlio ,il momento materno per eccellenza . Con tale opera Ribera ha definitivamente rotto con il passato, effettuando una vera e propria rivoluzione, abolendo quell'alone di tristezza che per molto tempo ha cullato e nutrito il diverso. Spesso il diverso è isolato , escluso , ma ciò che colpisce realmente nel profondo distruggendo la proprio autostima ,più di qualsiasi emarginazione , sia far pietà al resto del mondo . La pietà è un sentimento contorto , serve a far compiere la carità verso i bisognosi , gli affamati ed è senz’altro una cosa meravigliosa ma , non va confusa con la solidarietà . Gli educatori del domani devono conoscere questa differenza , devono sapere che il gesto solidale coincide con il far si che il soggetto con handicap possa divenire autonomo con il tempo , e per far questo è importante che cerchi di capire le concrete difficoltà che esso affronta ogni giorno, incoraggiandolo a dare sempre il massimo, per questo sono convinta che la simulazione oggi in aula abbia consentito a tutti di guardare ciò che prima si osservava semplicemente di sfuggita , di apprezzare ciò che si ha . Personalmente in quei minuti che ho avuto gli occhi bendati ho percepito il vuoto e il silenzio che mi circondava , mi sentivo persa e non vedevo l'ora di togliermi la benda perchè pur volendo, aprire gli occhi risultava quasi impossibile, non ci riuscivo. Tuttavia in questi brevi attimi di ‘’folle panico’’ le mie orecchie hanno udito qualcosa di meraviglioso , parole che forse ,avrei solo sentito distrattamente , magari non soffermandomi più di tanto ,ed invece pur non vedendo sono riuscita ad andare oltre gli occhi ed ha guardare ciò che questi 'poeti' hanno descritto in quei versi unici, ossia la loro vita , le loro paure , emozioni che forse , e mi vergogno a dirlo , non avrei mai potuto percepire,ed ho capito che essere ciechi non vuol dire non avere la vista , perchè io che fortunatamente posso guardare ciò che mi circonda , sono stata cieca ogni giorno nel non prestare attenzione hai loro sentimenti , alle loro angosce provando semplicemente pietà come la stragrande maggioranza delle persone, ed è forse questo che fa più male di qualsiasi altra cosa.
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    Messaggio  Rossella Palumbo Lun Mar 26, 2012 7:18 pm

    Oggi in aula abbiamo riflettuto su arte e disabilità e nello specifico sulla domanda "Dove esiste la disabilità nei quadri?" Tra i vari ritratti che ci sono stati proposti, quello che più mi ha colpito è stato il ritratto della ballerina Anita Berber di Otto Dix. Viene raffigurata questa ballerina (dalla vita dissoluta) in maniera totalmente opposta rispetto alle altre, basti pensare a tal proposito ai dipinti di Degas. L'opera di Otto Dix è come uno schiaffo allo stereotipo comune ed è proprio per questo che mi ha colpita così tanto, oltre che per le linee e l'uso del rosso che senza dubbio è stato utilizzato pensando al modo si vivere della donna (mi sono documentata sulla sua vita e ho letto che: ha ballato nuda nelle discoteche, sedotto sia uomini che donne, ed è apparsa, spesso nuda, in film porno muti). In questo caso la disabilità segue un percorso diverso dal deficit e l'idea di salute viene intesa come malattia (Anita Berber era tisica).
    Per quanto riguarda, invece la simulazione sulla cecità, ho avuto bisogno durante l'esercizio, di tenere la mano alla mia amica, come per restare ancorata alla realtà, ero vigile e attenta a tutto ciò che accadeva intorno a me e avevo paura, che non riuscendo a vedere non sarei stata in grado di difendermi. Ho ascoltato le poesie, ovviamente, ma non con l'attenzione che forse avrei prestato potendo avere gli occhi aperti; ne ho compreso il senso e in quel momento, in alcune, sono riuscita quasi ad immedesimarmi, e dico 'quasi' perchè fortunatamente è stata solo una simulazione!


    Ho aggiunto il trailer del film "Quasi amici" (quello menzionato oggi dalla prof.)
    https://www.youtube.com/watch?v=DgGQZHSfSvo&feature=related
    è fantastico come in un film sia stato racchiuso il senso di questa realtà che nota il diverso e il tentativo di abbattere categorie e stereotipi! Sarebbe bello vederlo insieme in aula!!


    Ultima modifica di Rossella Palumbo il Lun Mar 26, 2012 8:09 pm - modificato 1 volta.
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    Messaggio  Irene De Vita Lun Mar 26, 2012 7:31 pm

    Il dipinto che mi ha colpita è Ritratto della ballerina Anita Berber: Danza spesso pesantemente truccata, sugli occhi risalta un nero intenso, le sue labbra sono sottili e i suoi occhi spenti. Taglia i suoi capelli in un caschetto alla moda, che tinge di rosso, così come appare ritratta da Otto Dix nel dipinto del 1925 "La ballerina Anita Berber". Dipinto questo che "Reincarna" la malattia. Ballerina tisica e drogata.Ciò che più mi colpisce è l'aria un pò da "prima donna", quando poi in realtà sta male perchè è malata! molto spesso ciò che appare non rispecchia lo stato d'animo, la realtà, la verità.


    Ultima modifica di Irene De Vita il Lun Mar 26, 2012 8:16 pm - modificato 1 volta.
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    Messaggio  alessandra sorrentino Lun Mar 26, 2012 7:32 pm

    La lezione di oggi mi ha colpito grazie alla simulazione fatta in aula. Coprendomi gli occhi con un foulard sono riuscita,anche se per pochi attimi,ad immedesimarmi nella condizione di disagio delle persone non vedenti. Ho provato una sensazione d'ansia e un senso d'incapacità totale. In quel momento ero attenta ad ascoltare la docente e qualsiasi altro rumore circostante. Calandomi nei panni di una persona non vedente,anche se per pochi attimi,mi sono resa conto di quanto sia importante il senso della vista. L'immagine che più mi ha colpita è il "ragazzo zoppo" di Ribera una rappresentazione diversa della disabilità perchè raffigurante un ragazzo che sorride alle difficoltà della vita non curandosi della sua malattia.
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    Messaggio  Fabrizia Nosso Lun Mar 26, 2012 7:42 pm

    La lezione scorsa quando la Prof. ci ha ricordato di portare per il corso di oggi un foulard, ho provato ad immaginare a cosa potesse servirci….ma mai avrei potuto pensare a qualcosa di così emozionante. Ero in aula, bendata e ascoltavo quelle poesie cariche d’amore, di sogni , di speranze. Il fatto di essere bendata mi ha permesso di isolarmi in quei minuti da tutto quello che mi circondava dando così valore a quelle parole. Poesie che ancora una volta devono farci riflettere….a me fanno pensare a tutto quello che abbiamo e al quale spesso diamo scarsissimo valore. E poi c’è chi non può parlare, camminare , scrivere, cantare come racconta Rebecca ma sa fare molto di più di quello che sappiamo fare noi….sa sognare, sa amare….sa accettare la propria vita, fatta forse di troppi ostacoli, di solitudine, di incomprensioni, ma è una vita affrontata sempre con il sorriso….questo significa VIVERE davvero.
    Ma oggi abbiamo anche affrontato il tema della diversità e della disabilità nell’arte….tra le varie immagini di dipinti che abbiamo potuto vedere quello del Ribera che rappresenta una donna barbuta mentre allatta il suo bambino, è sicuramente quello che mi ha colpito o meglio impressionato maggiormente. Il contrasto tra la faccia barbuta, caratteristica tipica degli uomini e la mammella scoperta pronta ad allattare il suo bambino che al contrario rappresenta una caratteristica prettamente femminile è parecchio sconcertante.
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    Messaggio  Fiorella Moio Lun Mar 26, 2012 7:59 pm

    La lezione di oggi mi ha colpita molto non solo per l’esperimento ma anche per i quadri rappresentanti diversità e disabilità di cui non ero a conoscenza.
    Il quadro che più mi ha colpito è stato quello di Otto Dix “Giocatori di skate” perché mi trasmette forza e onore poiché questi uomini nonostante quello che hanno avuto dalla guerra non si sono lasciati abbattere dalla depressione e commiserazione ma si uniscono per giocare a carte come se nulla fosse successo e con le loro abilità continuano la loro vita.
    Questo dipinto rappresenta tre uomini, che tornati dalla guerra, si incontrano per giocare a carte; si possono notare le particolarità dei soggetti: l’uomo sulla sinistra (con la giacca verde) non ha il braccio destro e quello sinistro è stato sostituito da una protesi in legno; al posto della gamba sinistra ha un bastone nero e usa quella destra al posto della mano per tenere le carte, per poter sentire i compagni è costretto a ricorrere ad un tubicino inserito nell'orecchio destro che è collegato ad un piccolo corno, non ha l'occhio destro. Il secondo uomo, al centro, ha una parte del cranio ricucita; non ha le braccia, infatti tiene le carte con la bocca, non ha le gambe che sono sostituite da due bastoni neri; parte della mandibola è di ferro, ha un occhio di vetro (come si usava un tempo) e non ha l'orecchio sinistro. Il terzo uomo sulla destra(con la giacca blu), ha solo il busto con una protesi di legno al posto del braccio destro; ha perso sia il naso che la mandibola, sostituita da una metallica.
    Per quanto riguarda l’esperimento sulla cecità è stato molto bello anche se durante la lettura delle poesie mi sono sentita triste perché ho capito quanta speranza e dolore c’era dietro quelle persone, mentre ascoltavo sono rimasta colpita dalla poesia di Sara che forse mi rappresenta anche un pò; lei con la sua poesia mi ha trasmesso quel desiderio di libertà, di essere quello che non è, e di voler fare qualcosa di diverso e di unico senza sentirsi osservata ma osservando gli altri e tutto ciò che la circonda.
    Devo ammettere che con gli occhi bendati non mi sentivo a mio agio, mi sentivo osservata e debole, avevo la sensazione di non poter controllare ciò che poteva succedermi, mi sono sentita come in un luogo sconosciuto al buio senza sapere come muovermi e dove andare con la speranza di intravedere almeno uno spiraglio di luce.

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    Messaggio  marigliano francesca Lun Mar 26, 2012 8:13 pm

    La lezione odierna si è incentrata sull’osservazione di quadri raffiguranti forme di disabilità.

    Otto Dix – Giocatori di skat (1920), questo quadro è dedicato ai reduci di guerra, e fa notare quali siano stati i suoi effetti su tre uomini. Al primo uomo, manca il braccio destro e quello sinistro è stato sostituito da una protesi in legno; al posto della gamba sinistra si ritrova un bastone di legno nero e usa quella destra per tenere le carte; e per poter sentire i compagni è costretto a ricorrere all’uso di un tubicino inserito nell'orecchio destro che è collegato ad un piccolo corno sul tavolo e non ha l'occhio destro. Il secondo, al centro, ha una parte del cranio ricucita con del metallo; non ha le braccia e tiene le carte con la bocca, le gambesono sostituite due bastoni di legno, inoltre parte della mandibola è di ferro ,ha un occhio di vetro e ha una placchetta metallica all'orecchio sinistro.
    Il terzo, sulla destra, è composto solo un busto con una protesi di legno al posto del braccio destro; ha perso sia il naso che la mandibola, sostituita da una metallica.

    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 2 I_gioc11

    Se il primo quadro quadro rappresenta una menomazione di tipo fisico, il secondo ha ad oggetto una forma di disabilità autoindotta, in quanto causata dall’ assunzioni di sostanze stupefacenti.

    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 2 Ritrat11

    Mi sono maggiormente soffermata sulle tele di Dix perché quest’artista è stato capace di racchiudere in una singola opera il vero senso della tematica che stiamo trattando.

    La simulazione che oggi è stata svolta in aula ci ha messi tutti noi studenti di fronte ad una dura realtà: quella della cecità. La docente ci ha fatti bendare gli occhi per alcuni minuti, in questi interminabili istanti ci ha letto delle poesie scritte da persone disabili.
    Inizialmente mi sono sentita isolata, vuota, abbandonata, facevo difficoltà ad ascoltare ciò che la professoressa leggeva, dopo poco mi sono lasciata trasportare dalle parole estremamente veritiere delle poesie che raccontavano di sentimenti, pensieri che sorgono dal cuore, sentendomi quasi la protagonista di quando letto.
    Ho riflettuto su quanto noi vedenti non sappiamo carpire l’essenza vera della vita, credendo di viverla a pieno ricercando a volte emozioni estreme, mentre invece ci sono persone pur non avendo la vista possiedono braccia, gambe, piedi, testa come noi ma che in più hanno sviluppato il cuore e l’anima facendo di quest’ultima il loro settimo senso.



    Ultima modifica di marigliano francesca il Lun Mar 26, 2012 9:22 pm - modificato 4 volte.
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    Messaggio  Antonella Russo Lun Mar 26, 2012 8:13 pm

    Tra le immagini viste in aula, quella che mi ha colpito di più è quella della Venere di Willendorf. Mi ha colpito per il semplice fatto che rispetto al quadro sui giocatori di Skat, dove è evidente una diversità, non vi è nessuna differenza. Forse rispetto ad una persona normale l'unica differenza è che il quadro rappresenta una donna "in carne"...allora io mi chiedo: è giusta l'idea che noi abbiamo di donna oppure è soltanto un ideale? Chi ci dice che la donna deve essere necessariamente 90-60-90?
    E qui ritorniamo sempre al discorso della società, poiché è la società a definire questi canoni...Sul termine Venere dato alla donna che rappresenta questo quadro sono state aperte delle critiche, perché secondo voi? Perché la Venere è una divinità, colei che ha un fisico perfetto, e la statua del quadro non rappresenta una venere autentica... Per me questo quadro rappresenta la nostra realtà!
    Tutto questo perché? sempre per questi stereotipi e pregiudizi che purtroppo vivono tra di noi...io mi chiedo come possiamo liberarci da tutto questo?? Ci sarà una via d'uscita???

    La simulazione di oggi ci ha permesso di "guardare" il mondo da un altra prospettiva... quello che ho provato è stato un senso di spaesamento. Con gli occhi coperti mi sono sentita spaesata...forse perché la vita mi ha dato la vista sin dalla nascita il fatto di trovarmi difronte al buio più totale mi ha messo un po di ansia...il fatto di non sapere dove appoggiare le mani, di non riuscire a vedere quello che stava succedendo, è davvero brutto. In quei pochi momenti ho provato ad immaginare come possa sentirsi un non-vedente...non riuscire a riconoscere un volto, uno spazio, un luogo, di non riuscire ad attribuire un immagine ad una situazione è qualcosa di veramente brutto...
    Oggi si è parlato di vista, ed io mi chiedo perché limitare questo discorso al solo senso della vista? è vero "non si può vivere" senza vedere, ma senza sentire?? senza parlare??
    Oggi dopo la simulazione ho pensato...e se invece di coprire gli occhi avessimo coperto le orecchie?? Non sarebbe stato la stessa cosa?? Vedere un immagine animata senza suono...
    Quindi credo che non si possa,semplicemente, vivere senza i sensi!!!
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 2 Empty La cecità e la sua emozione

    Messaggio  Cira Toscano Lun Mar 26, 2012 8:14 pm

    La tristezza mi è vicina,mi affiora nel cuore,nella mente,nel corpo...quella voglia di sprizzare energia e solarità e invece SOLO IMPOTENZA...questo è quello che ho provato da bendata.
    La paura di restare sola ma non per un attimo,x sempre.
    Quella voglia immane di essere e sentirmi una persona come gli altri.
    Mi sentivo una persona con tanta paura di camminare e per questo ferma in un angolo della stanza come se fossi ferma in un punto della mia vita e solo da qui ho capito l'impossibilità di andare avanti.Quasi come se la vita fosse finita lì senza un prima nè un poi...Ormai tutti gli attimi da bendati sembrano essere uguali.Mi viene da riprendere una parte di una poesia che recitava("SE CADO NON HO PAURA,PERò MI PREOCCUPO DEGLI OCCHI DELLA GENTE CHE MI INCHIODA A TERRA")...si,l'occhio del pregiudizio che fa più male di una vera e propria caduta...quanto è vera questa cosa!!!
    Mi sentivo una ragazza"diversa",lontana dal mondo,dalle persone,dagli amici,dalle cose,dalla cultura,dalla famiglia come se tutto mi avesse voltato le spalle,ma pur sempre una PERSONA CON SENTIMENTI.
    Solo così ho potuto apprezzare un enorme pregio che fino ad ora non sapevo di avere:"L'EMOZIONE"
    L'EMOZIONE che vivo mentre ascolto,mentre canto
    L'EMOZIONE che vivo se parlassi o ascoltassi da bendata
    L'EMOZIONE che mi rende UNICA-SOLA-IRRIPETIBILE-DIVERSA-CIRA!
    L'EMOZIONE...il bello di sentirmi viva!!!




    Quanto al quadro mi ha colpita OTTO DIX GIOCATORI DI SKAT. Nel quale sono raffigurati 3uomini militari reduci di mine che giocano a carte.L'autore a parte mostrarci i tre uomini per quello che ormai sono diventati (senza gambe,senza braccia,qualcuno con occhi di metallo)sembra quasi abbia voluto comunicarmi la forza di volontà di questi uomini...la loro voglia di andare avanti nonostante tutto e dirci che la vita è bella,che vale la pena di essere vissuta...ma soprattutto che la vita ci riserva tante occasioni belle ,brutte,molto spesso ostacoli,difficoltà che con forza d'animo e voglia di andare avanti si possono tranquillamente superare e da qui sentirsi accettati


    Ultima modifica di Cira Toscano il Lun Mar 26, 2012 8:40 pm - modificato 1 volta.
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    nunzia apicella


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    Messaggio  nunzia apicella Lun Mar 26, 2012 8:16 pm

    LA TECNOLOGIA DI POTENZIAMENTO E QUELLA ABILITANTE
    Nella lezione di oggi abbiamo affrontato il tema della tecnologia. Si tratta di una tecnologia di potenziamento e di una tecnologia abilitante. Quest’ultima è quella che fa da sostegno e da comunicazione, ad esempio per poter comunicare con un bambino autistico non verbale, il computer sarà il nostro aiuto. Per quanto riguarda la tecnologia di potenziamento invece, potremmo dire che essa interessa sia le protesi chimiche che quelle organiche. Quelle organiche sono dispositivi e strumenti di controllo meccanici ed elettronici , le quali all’interno di un corpo hanno il compito di accrescere, di migliorare e di riparare il fisico. Invece se dovessimo parlare di protesi chimiche o per meglio dire di aiuti chimici, un elemento famoso è il DOPING, che funge da elemento di potenziamento. Il doping rende l’uomo (in questo caso parleremo di uomo SPORTIVO), un uomo bionico, dove la sua prestazione fisica assume un netto miglioramento. Esso infatti ha il compito di migliorare artificialmente il rendimento fisico e le prestazioni di un atleta.
    Abbiamo inoltre discusso della DOMOTICA, essa è la tecnologia a misura d’uomo, in quanto si interessa interamente della vita di un individuo. Domotica deriva dal latino e significa “casa”, destinata però solo a persone facoltose e in Italia è presente solo a Belluno. La domotica è appunto quella scienza interdisciplinare, che si occupa dello studio delle tecnologie, atte a migliorare la qualità della vita. Domotica è quindi una struttura architettonica super operativa.

    DISABILITA’ O DIVERSITA’?
    La disabilità spesso viene confusa con la diversità, non bisogna collegare queste due parole,entrambe hanno un significato diverso. La disabilità è la condizione personale di chi, in seguito ad una o più menomazioni, ha una ridotta capacità d'interazione con l'ambiente sociale rispetto a ciò che è considerata la norma, per questo egli è meno autonomo nello svolgere le attività quotidiane ed è spesso in condizioni di svantaggio nel partecipare alla vita sociale. La diversità invece, va ad indicare un individuo che non è simile o uguale a me. Indica un individuo diverso in tutto e per tutto dal mio essere, ognuno nel mondo è differente dall’altro a partire dalla forma degli occhi ,dal colore della pelle , dai capelli,dalla corporatura. Per questo io non me la sento di accostare il termine diversità con la disabilità se voglio che il disabile stesso abbia i miei stessi diritti devo considerarlo assolutamente un individuo alla pari con me,e quindi non diverso da me. Purtroppo in questa società esistono tanti elementi negativi uno dei quali è il pregiudizio. Quest’ ultimo rende il diverso ma anche il disabile lo scarto dell’umanità. A tale proposito potremmo parlare del genocidio che avvenne durante la seconda guerra mondiale, dove chi veniva considerato “DIVERSO” non era degno di vivere e solo per la pazzia di un uomo che credeva in una vita lontana dalla realtà, milioni di ebrei persero la vita. In uno dei corsi precedente a quello di disabilità, ho avuto il piacere di conoscere approfonditamente PRIMO LEVI. Quest’uomo anche se suicidatosi per le persecuzioni e le crudeltà subite durante la guerra anche se morto io attraverso il suo scritto SE QUESTO E’UN UOMO l ‘ho conosciuto come se fosse lui a parlare del suo nome trasformato in una matricola, delle identità cancellate e soprattutto dei disabili, i quali per via delle loro menomazioni non servivano a nulla e venivano di punto in bianco sparati e bruciati. E’ terribile tutto ciò e per questo oggi si deve assolutamente cancellare ogni forma di pregiudizio verso qualcuno che anche se non conosciamo o è diverso da noi lo emarginiamo, facendolo sentire lo scarto dell’umanità.

    DISABILITA’/DIVERSITA’ NELL’ARTE
    Ho deciso di soffermarmi sul quadro di RIBERA, egli era detto lo Spagnoletto per la sua bassa statura, è stato un pittore spagnolo, uno dei massimi protagonisti della pittura europea del XVII secolo. Sono rimasta colpita da quest’opera chiamata: Mujer Barbuda dove è appunto raffigurata una donna barbuta con il suo figlioletto,il quale si nutre dal senso della propria madre. Il dramma della donna virile e l’amara rassegnazione del marito sono espressi con commovente intensità mentre si guarda quest’opera. Questo è un vero esempio di diversità.


    LA CECITA’
    Va sottolineato che questa disabilità non incide in maniera negativa sull'intelligenza di una persona. Il disabile visivo, essendo meno focalizzato sulla percezione della realtà esterna può essere facilitato nello sviluppo del pensiero e della memoria. Per questo motivo anche se non possiede la vista egli automaticamente sviluppa in maniera straordinaria gli altri sensi e per questo in assenza di vista un cieco affina gli altri sensi e ciò gli permette di compensare in parte il senso mancante. A questo proposito racconto la mia esperienza durante il corso, quando la prof Briganti ci ha fatti bendare. Non ho mai provato a “GUARDARE” come “GUARDA”un non vedente, anche se dormo con la luce spenta non mi sono mai soffermata a pensa cosa sente e cosa prova un disabile. All’inizio ho provato disorientamento, poi quando la prof ha cominciato a leggere in quel silenzio tombale le poesie mi è venuto un grandissimo senso di tristezza, sentire gli sfoghi delle persone che non possono guardare tutti i colori del mondo. Sono particolarmente rimasta colpita dalla poesia di REBECCA,la quale ha espresso tramite le sue parole, la propria solitudine:

    NON di Rebecca

    Non scrivo
    Non parlo
    Non cammino
    Non canto
    Non chatto
    Ma sogno
    E vivo
    Non scrivo
    Non parlo
    Non cammino
    Non canto
    Non chatto
    Ma amo
    Sogno e sono viva
    Non scrivo
    Non parlo
    Non cammino
    Non canto
    Non chatto
    Non amo
    Non sogno
    Sono viva
    E SOLA.

    Per questo io mi reputo una persona fortunata,perché possiedo la cosa più importante per vivere,posso vedere le cose più belle ma anche le cose più brutte. Se non fossi stata bendata, forse non avrei sentito questo sentimento profondo di tristezza, pensare che REBECCA non può fare ciò che faccio io,in tutti i momenti della vita, è sconvolgente. Non sento il bisogno di scrivere ciò che ho provato,perché non esiste forse una parola che completi le mie emozioni, ma nonostante ciò io consiglierei a tutti di provare questa esperienza per riuscire a superare quella superficialità che molto spesso accomuna tutti.


    lavoro complesso e interessante
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    Messaggio  iolanda martino Lun Mar 26, 2012 8:21 pm

    La simulazione svolta in aula è stata abbastanza significativa per far riflettere sui disagi che un diversamente abile (in tal caso un cieco) incontra quotidianamente. Le poesie mi hanno coinvolta, sono tutte molto toccanti poichè racchiudono in se le difficoltà, la voglia di lottare e di vivere di chi convive con una particolare disabilità. Mi ha emozionata maggiormente la poesia scritta da Gianni Scopelliti pensando a sua figlia Benedetta , l'autore sottolinea proprio la sofferenza di chi è costretto a sentirsi chiamato per quello che non ha e non per quello che è :un essere umano come tutti gli altri e in quanto tale merita tanto rispetto. Questo per quanto riguarda l'impatto uditivo, l'impatto visivo dei quadri proposti in aula ha suscitato in me una differente emozione infatti osservando a lungo il quadro "il ragazzo zoppo" ho avuto l'impressione che (Ribera)di certo non vuol far ridere di lui bensì cerca di lodarne la gaiezza della sua sventura dichiarando la propria solidarietà,il personaggio è del tutto immerso nella sua dimensione quotidiana, non è triste , al contrario trasmette l'innocenza che può avere un bambino, il sorriso ci dice tutto, perchè secondo me anche essendo diversamente abile ha trovato la gioia e la voglia di vivere , perchè la VITA anche se a volte può giocare brutti scherzi, é bella e va vissuta in tutte le sue sfumature...
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    Messaggio  Sabrina Vitulano Lun Mar 26, 2012 8:28 pm

    1)Oggi in aula,ci siamo soffermati,anche se brevemente,su due termini che molto spesso vengono utilizzati,nel gergo comune,in modo inappropriato: "Diverso" e "Disabile". In realtà,ci sono state mostrate delle opere d'arte per stimolare la nostra riflessione sull'argomento,pur ignorando,personalmente,il fatto che esistessero delle opere relative a tali tematiche,non avendole mai viste. L'opera che più ha attirato la mia attenzione è stata quella di Ribera intitolata "Ragazzo Zoppo". Nel quadro l'artista ha rappresentato,esclusivamente,un giovane del popolo con il suo piede malformato. Ciò che ha colpito i miei occhi,però,è stato il suo semplice e giovane sorriso...la sua forza di sorridere,nonostante il suo "limite"...di sorridere SEMPRE alla vita...cosa che,spesso,chi ha tutto,dimentica di fare.

    2)Un forte senso di tristezza . Ecco cosa ho provato nel bendare i miei occhi e nell'ascoltare quelle parole che rimbombavano forte nelle mie orecchie. E' nell'indole umana,purtroppo,lamentarsi continuamente,abbandonarsi alle incertezze,alle paure,alle apparenze,ad una improvvisa tristezza che spesso ci assale per le cose più futili,non sentendoci mai all'altezza e non essendo mai in grado di AMARCI per quello che siamo,nonostante le nostre imperfezioni...vivere la nostra esistenza senza mai comprendere,a fondo,l'infinita fortuna nel condurre una vita normale e l'immenso amore che ci viene donato dai familiari o da una grande quantità di amici,che,ai nostri occhi,non sembra mai "sufficiente"....senza mai "imparare" a cogliere la bellezza dei piccoli gesti,desiderando sempre di più,e di quella che noi chiamiamo "VITA" che,non è infinita purtroppo,anche se troppo spesso ce ne dimentichiamo..."LA VITA E' BELLA"....ma chi sa VIVERLA "realmente"????? Vorrei solo citare,infine,alcune parole di una delle poesie letta oggi in classe e scritta solo da un bambino che,penso,sia stato in grado di darci un "saggio" insegnamento:

    "Prova, amico, ad aprire il tuo cuore alla bellezza
    quando cammini nella natura per intrecciare ghirlande con i tuoi ricordi:
    anche se le lacrime ti cadono lungo la strada,
    vedrai che è bello vivere."
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 2 Empty Re: lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

    Messaggio  Diana Maddalena Lun Mar 26, 2012 8:41 pm

    EMOZIONATA E A DIR POCO,COLPITA DA COME CHI HA E INCONTRA DIFFICOLTA' NELLA PROPRIA VITA SA VIVERE,SA DARSI FORZA, HA UN CUORE, HA BISOGNO DI AMARE E FARSI AMARE......HA BISOGNO DI SAPERE CHE TANDENDO LA MANO VERSO UNA PERSONA NE HA INFINITE ALTRE A CUI POTERSI AGGRAPPARE.... QUESTO E' IL MESSAGGIO CHE UN DISABILE VUOLE LANCIARE....... LUI VUOLE E SPERA DI ESSERE CONSIDERATO UNA PERSONA COME TUTTE LE ALTRE..... UNICO E IRRIPETIBILE, CHE HA UN CUORE ,CHE HA UNA VITA.... GRZ PROF PER LA BELLA ESPERIENZA CHE CI STATE REGALANDO....... UNICA DIREI :heart:

    grazie a voi Diana
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 2 Empty La cecità per un vedente; La realtà del disabile e del diverso nell'arte.

    Messaggio  Valentina Morra Lun Mar 26, 2012 8:55 pm

    Oggi Grazie alla Professoressa Briganti ho provato un'emozione unica ed importante, che mi ha fatto riflettere seriamente sulla vita dei non vedenti, soprattutto sui loro sentimenti, sulle loro emozioni, sui loro disagi...
    La docente ci ha fatto bendare con un foulard in modo tale da non poter vedere nulla e nel silenzio più totale ha iniziato a leggere delle poesie scritte dai non vedenti, a primo impatto ascoltavo solo, poi, il mio cuore accelerava, la mia mente iniziava a viaggiare, ho iniziato ad immaginare...
    Cosa immaginavo in quel momento?
    Immaginavo di trovarmi con quel tipo di handicap, che non potrei vivere senza la vista, non vorrei perdere la vista, perché né morirei.
    Mentre la docente leggeva le varie poesie, provavo paura, le gambe iniziavano a tremare e sentivo un nodo alla gola;non era tristezza, era una fortissima paura ,la paura di non vedere le persone a me care, di non vedere il mare, di non vedere le cose belle come lo sguardo di una madre, di un padre, dei mie genitori e le brutte cose che mi circondano, anche se quelle brutte preferirei non vederle. La poesia che mi è piaciuta particolarmente è stata la prima, è stato in quel momento, in quell’istante che sono partite molteplici emozioni e da li che mi sono sentita in parte non vedente, ma in parte anche vedente poichè conoscevo la realtà grazie alla vista, ho provato ad empatizzarmi sentendo dal cuore e cercando di provare le emozioni dello scrittore e mentre ascoltavo le note della voce della professoressa mi sono sentita crollare e mi sono domandata come si fa? come fanno? come riescono a vivere?
    Come affermava anche una collega in aula, credo anche io di essere stupida, banale, legata agli stereotipi della società quando mi guardo allo specchio e dico ciò che penso di me, ma cosa ho fatto ai capelli!?, no questo vestito non mi piace, ecc.
    Penso che se fossi stata non vedente avrei accettato la bellezza del mio viso, avrei trovato un modo per colorare col cuore quel vestito, avrei detto i miei capelli sono magnifici sentendoli con il tatto!
    Oggi una collega all'università ha esposto un suo commento e io l'ho condiviso pienamente, mentre ero seduta cercavo di capire cosa stesse facendo la persona che era seduta alla mia sinistra volevo capire e sentivo la sua presenza e il calore umano della persona.

    Vorrei chiedere al Signor Palladino come si può percepire una persona ciò che fa, come si fa a pensare un oggetto e come è fatto, come lo si spiega a un non vedente? Se fosse già non vedente dalla nascita, se no cosa ha provato inizialmente, e cosa prova ora, se realmente gli altri sensi si sono acutizzati e se riesce a spiegare di quanto; se invece già dalla nascita aveva questo handicap, come immagina i colori, gli oggetti, le persone, come immagina ogni cosa.

    Questa domanda la faremo a età aprile.........
    grazie a te!FB


    Alla fine di questo commento ringrazio la Professoressa e a una persona in particolare che era con me nel momento della simulazione perché è stata brava a capire l’emozione che ho provato e con un’ abbraccio mi ha liberato quel nodo che avevo alla gola.

    Nelle precedenti lezioni abbiamo dato peso e significao alle parole e oggi abbiamo fatto una riflessione sulle parole disabile e diverso.In questo lezione la professoressa ha mostrato dei dipinti, per mio dispiacere sconosciuti per me, dove rappresentano il tema del diverso e del disabile.Dopo la rappresentazione e le seguenti spiegazioni riflettendo, ho pensato che: su quattro dipinti due erano incentrati sul tema della diversità ovvero nel dipinto della "Donna Barbuta" e il "Ritratto della Ballerina"; mentre negl'altri due, il " Ragazzo Zoppo" ed i "Giocatori di skate", rappresentano la disabilità.
    Tra i quattro dipinti quello che più mi ha colpita è stato l'ultimo di Otto dix di "Giocatori di skate", il dipinto rappresenta tre reduci di guerra che giocano a carte.Le tre figure sono sopprannominate ,dal pittore stesso,orride a causa delle loro malformazioni subite durante la guerra. Hanno tutti e tre espressioni di sofferenza come possiamo vedere partendo dal primo giocatore che si trova sulla sinistra,che ha il volto sfigurato e non ha: un'occhio e un' orecchio che viene sostituito da un tubicino acustico che termina con una trobetta posta sul tavolo; entrambe braccia sostituite da una protesi di legno e da un piede(come Simona Atzori) e da una delle gambe.Il giocatore che si trova al centro non ha le gambe e le braccia,tenendo al centro non ha le gambe;ha parte del cranio riuscito con metallo; la mandibola e l'orecchio sostituiti da parti in metallo e in fine l'occhio di vetro.L'ultimo giocatore con la giacca blue non ha le parti inferiori del corpo,il braccio destro sostituito da protesi di legno e la mandibola sostituita da una protesi di metalllo.
    Rivedendo meglio il dipinto in forma telematica, risaltavano ulteriori dettagli e da questi sono sorte delle domande ovvero: come mai i reduci sono solamente 3? perchè nella stanza sono solo in tre e non più di tre? perchè non c'erano soldati "normali"? pensando e rifletendo ulteriormente mi sono detta che forse la motivazione di ciò è dovuta al fatto che i reduci, cosi deformati fossero stati isolati a causa della loro disabilità, poi mi sono domandata Gli altri soldati come li vedono? Non c'è alcuna risposta, se non diversi...
    Il disabilie resta solo o in compagnia di persone come lui poichè gl'altri ,i normodotati , li evitano, li considerano diversi da loro;un disabile è diverso, ma una persona diversa può anche non essere un disabile.

    N.B. Seguiranno una serie di immagini (5), in basso ad ogni immagine, seguiranno ulteriori commenti.

    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 2 Diego_11lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 2 Dix_ma10

    Le prime due immagini fanno riferimento ai diversi/disabili nel tessuto sociale, nella prima c'è una forma di nanismo marcata, nell'altro c'è raffigurato il disabile-mendicante-disperato (dipinti antecedenti a quelli visionati in aula, come afferma la docente)

    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 2 Occhio10lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 2 Previe10

    Nelle altre due immagini c'è raffigurata una retina tecnologica che oltre a rappresentare un tipo di tecnologia tecnologia invasisa forse rappresenterà nei prossimi anni una delle frontiere di maggior importanza nel campo medico-chirurgico-sociale, dal sito cui ho reperito le immagini ho estrapolato queste poche righe che seguiranno: "«Non pensiamo di riuscire a dare ad un cieco una vista perfetta», ha dichiarato Alan Chow, che ha inventato la retina artificiale assieme al fratello Vincent, «ma i ciechi potrebbero riuscire a riconoscere i contorni di un viso o a muoversi in un ambiente sconosciuto»; La soluzione, discussa durante il 90° Congresso Internazionale della Società Oftalmologica Italiana." ( questa potrebbe forse essere una risposta alle domande della ragazza che ha condiviso le sue emozioni oggi in aula ).

    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 2 Image11

    L'ultima immagine, fa riferimento alla richiesta-domanda posta il giorno 22 del corrente mese, aveva chiesto di cercare o immaginare un cartello segnaletico che faceva riferimento ai disabili e che non avesse come immagine la sedia a rotelle, questo è quello proposto dalla regione Umbria, un altro a cui ho pensato ed anche molto semplice, è quello con un cartello su sopra scritto l'acronimo del modello di classificazione secondo l'OMS denominato ICF.


    Ultima modifica di Valentina Morra il Lun Mar 26, 2012 9:38 pm - modificato 1 volta.
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    Messaggio  MAURIELLO JESSICA Lun Mar 26, 2012 8:57 pm

    Trattando il tema dell'arte e della bellezza abbiamo riflettuto sui molteplici modi attraverso cui gli artisti intendono la bellezza ma anche i vari modi attraverso cui intendere la disabilità.
    http://lh3.ggpht.com/_EnTZEgGo-i0/Sk80rPHXQsI/AAAAAAAAA8k/5JqPDJBjgXY/s1600-h/440px-Mujer_barbuda_ribera%5B10%5D.jpg
    In questo quadro Ribera trasforma questo anomalo e ripugnante "caso clinico" in una splendida opera d'arte giocando sull'espressività e la psicologia dei personaggi:il dramma della donna virile e l'amara rassegnazione del marito.Lo stile si avvicina molto a quello di Caravaggio:stanza scura illuminata da una pennellata di luce che penetra dal lato destro.
    http://historyglider.altervista.org/Otto_Dix_-_Maschere_tra_le_rovine.jpg
    Otto Dix (Gera, Turingia 1891 - Singen 1969)in questo quadro illustra con un realismo acuto e deformante, i "disastri della guerra" e la decadenza della società borghese. Il suo approccio realista é ben testimoniato da questo suo scritto del 1927, pubblicato su una rivista berlinese: " Per me, in ogni caso, é l'oggetto che rimane il fatto primario. La forma é plasmata soltanto dall'oggetto. Perciò mi é sempre apparso della massima importanza il problema di avvicinarmi il più possibile alla cosa che vedo. Più importante infatti del come per me é la cosa. Soltanto dalla cosa si sviluppa il come".
    Dix si formò a Dresda e allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si arruolò volontario. Spesso il corpo femminile seducente é associato ai simboli della morte come a incarnare le teorie sull'amore di Schopenhauer.
    Questi sono solo alcuni degli esempi che ci fanno comprendere come l'idea di bellezza e di disabilità o malformazioni sia da contestualizzare nel periodo storico di appartenenza.Girando su internet ho trovato questo quadro di Otto dix e poichè mi ha colpito tanto,pur non avendolo visionato in aula,ho voluto condividerlo con voi.Buona giornata a tutti


    Ultima modifica di MAURIELLO JESSICA il Ven Mar 30, 2012 9:42 am - modificato 3 volte.
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    Messaggio  PAOLA MUSELLA Lun Mar 26, 2012 8:57 pm

    Oggi la prof ci ha fatto riflettere su un argomento molto interessante ovvero Arte e Disabilità.
    Una delle opere mostrate in aula che mi ha colpita particolarmente, è stata quella di Jusepe de Ribera:"Storpio".
    Da quest'opera si nota come il movimento del corpo,l'intensità dello sguardo,il cappello sotto il braccio e lungo il bastone obliquo,sottolineano la volontà di Ribera di voler dipingere un vero e proprio ritratto che nobilitasse la PERSONA piuttosto che documentare la sua malattia.
    Un'altra emozione,è stata quella provata durante la simulazione svolta in aula sulla cecità.
    Bendarmi per poco,è stato un modo per vivere delle emozioni forti e diverse da come spesso a noi persone "NORMALI"accade.
    Un' esperienza nuova,capace di sensibilizzare i nostri animi nei confronti di queste persone non-vedenti, e riuscire ad entrare in un'ottica diversa che pur vivendo nel buio totale,distante dalle situazioni positive e negative che la vita offre loro,riescono a "VIVERE","PERCEPIRE" e ad "ESPRIMERSI".
    Grazie a questa lezione,mi sono resa conto,di aver acquisito una capacità diversa e soprattutto ho valutato la differenza tra il SENTIRE e l'ASCOLTARE.
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    Messaggio  Valentina Morra Lun Mar 26, 2012 9:36 pm

    Oggi Grazie alla Professoressa Briganti ho provato un'emozione unica ed importante, che mi ha fatto riflettere seriamente sulla vita dei non vedenti, soprattutto sui loro sentimenti, sulle loro emozioni, sui loro disagi...
    La docente ci ha fatto bendare con un foulard in modo tale da non poter vedere nulla e nel silenzio più totale ha iniziato a leggere delle poesie scritte dai non vedenti, a primo impatto ascoltavo solo, poi, il mio cuore accelerava, la mia mente iniziava a viaggiare, ho iniziato ad immaginare...
    Cosa immaginavo in quel momento?
    Immaginavo di trovarmi con quel tipo di handicap, che non potrei vivere senza la vista, non vorrei perdere la vista, perché né morirei.
    Mentre la docente leggeva le varie poesie, provavo paura, le gambe iniziavano a tremare e sentivo un nodo alla gola;non era tristezza, era una fortissima paura ,la paura di non vedere le persone a me care, di non vedere il mare, di non vedere le cose belle come lo sguardo di una madre, di un padre, dei mie genitori e le brutte cose che mi circondano, anche se quelle brutte preferirei non vederle. La poesia che mi è piaciuta particolarmente è stata la prima, è stato in quel momento, in quell’istante che sono partite molteplici emozioni e da li che mi sono sentita in parte non vedente, ma in parte anche vedente poichè conoscevo la realtà grazie alla vista, ho provato ad empatizzarmi sentendo dal cuore e cercando di provare le emozioni dello scrittore e mentre ascoltavo le note della voce della professoressa mi sono sentita crollare e mi sono domandata come si fa? come fanno? come riescono a vivere?
    Come affermava anche una collega in aula, credo anche io di essere stupida, banale, legata agli stereotipi della società quando mi guardo allo specchio e dico ciò che penso di me, ma cosa ho fatto ai capelli!?, no questo vestito non mi piace, ecc.
    Penso che se fossi stata non vedente avrei accettato la bellezza del mio viso, avrei trovato un modo per colorare col cuore quel vestito, avrei detto i miei capelli sono magnifici sentendoli con il tatto!
    Oggi una collega all'università ha esposto un suo commento e io l'ho condiviso pienamente, mentre ero seduta cercavo di capire cosa stesse facendo la persona che era seduta alla mia sinistra volevo capire e sentivo la sua presenza e il calore umano della persona. Vorrei chiedere al Signor Palladino come si può percepire una persona ciò che fa, come si fa a pensare un oggetto e come è fatto, come lo si spiega a un non vedente? Se fosse già non vedente dalla nascita, se no cosa ha provato inizialmente, e cosa prova ora, se realmente gli altri sensi si sono acutizzati e se riesce a spiegare di quanto; se invece già dalla nascita aveva questo handicap, come immagina i colori, gli oggetti, le persone, come immagina ogni cosa. Alla fine di questo commento ringrazio la Professoressa e a una persona in particolare che era con me nel momento della simulazione perché è stata brava a capire l’emozione che ho provato e con un’ abbraccio mi ha liberato quel nodo che avevo alla gola.

    Nelle precedenti lezioni abbiamo dato peso e significato alle parole e oggi abbiamo fatto una riflessione sulle parole disabile e diverso. In questa lezione la professoressa ha mostrato dei dipinti, sconosciuti , dove rappresentano il tema del diverso e del disabile. Dopo la rappresentazione e le seguenti spiegazioni ,riflettendo, ho pensato che: su quattro dipinti, due erano incentrati sul tema della diversità ovvero nel dipinto della "Donna Barbuta" e il "Ritratto della Ballerina"; mentre negl'altri due, il " Ragazzo Zoppo" e i "Giocatori di skate", rappresentano la disabilità.
    Tra i quattro dipinti quello che più mi ha colpita è stato l'ultimo di Otto Dix i "Giocatori di skate", il dipinto rappresenta tre reduci di guerra che giocano a carte. Le tre figure sono soprannominate ,dal pittore stesso,orride a causa delle loro malformazioni subite durante la guerra. Hanno tutti e tre espressioni di sofferenza come possiamo vedere partendo dal primo giocatore che si trova sulla sinistra,che ha il volto sfigurato e non ha: un' occhio e un' orecchio che viene sostituito da un tubicino acustico che termina con una trombetta posta sul tavolo; entrambe braccia sostituite da una protesi di legno e da un piede(come Simona Atzori) e da una delle gambe. Il giocatore che si trova al centro non ha le gambe e le braccia,tenendo le carte in bocca;ha parte del cranio ricucito con metallo; la mandibola e l'orecchio sostituiti da parti in metallo e in fine l'occhio di vetro. L'ultimo giocatore con la giacca blue non ha le parti inferiori del corpo,il braccio destro sostituito da protesi di legno e la mandibola sostituita da una protesi di metallo.
    Rivedendo meglio il dipinto in forma telematica, risaltavano ulteriori dettagli e da questi sono sorte delle domande ovvero: come mai i reduci sono solamente 3? perchè nella stanza sono solo in tre e non più di tre? perchè non c'erano soldati "normali"? pensando e riflettendo ulteriormente mi sono detta che forse la motivazione di ciò è dovuta al fatto che i reduci, cosi deformati fossero stati isolati a causa della loro disabilità, poi mi sono domandata :”Gli altri soldati come li vedono? “ Non c'è alcuna risposta, se non diversi...
    Il disabile resta solo o in compagnia di persone come lui poichè gl'altri ,i normodotati , li evitano, li considerano diversi da loro;un disabile è diverso, ma una persona diversa può anche non essere un disabile.

    N.B. Seguiranno una serie di immagini (5), in basso ad ogni immagine, seguiranno ulteriori commenti.

    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 2 Diego_12lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 2 Dix_ma11

    Le prime due immagini fanno riferimento ai diversi/disabili nel tessuto sociale, nella prima( sx) c'è una forma di nanismo marcata, nell'altro c'è raffigurato il disabile-mendicante-disperato (dipinti antecedenti a quelli visionati in aula, come afferma la docente)

    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 2 Occhio11lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 2 Previe11

    Nelle altre due immagini c'è raffigurata una retina tecnologica che oltre a rappresentare un tipo di tecnologia invasisa forse rappresenterà nei prossimi anni una delle frontiere di maggior importanza nel campo medico-chirurgico-sociale, dal sito cui ho reperito le immagini ho estrapolato queste poche righe che seguiranno: "«Non pensiamo di riuscire a dare ad un cieco una vista perfetta», ha dichiarato Alan Chow, che ha inventato la retina artificiale assieme al fratello Vincent, «ma i ciechi potrebbero riuscire a riconoscere i contorni di un viso o a muoversi in un ambiente sconosciuto»; La soluzione, discussa durante il 90° Congresso Internazionale della Società Oftalmologica Italiana." ( questa potrebbe forse essere una risposta alle domande della ragazza che ha condiviso le sue emozioni oggi in aula ).

    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 2 Image12

    L'ultima immagine, fa riferimento alla richiesta-domanda posta il giorno 22 del corrente mese, aveva chiesto di cercare o immaginare un cartello segnaletico che faceva riferimento ai disabili e che non avesse come immagine la sedia a rotelle, questo è quello proposto dalla regione Umbria, un' altro a cui ho pensato ed anche molto semplice, è quello con un cartello su sopra scritto l'acronimo del modello di classificazione secondo l'OMS denominato ICF.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 2 Empty cosa si prova ad essere non vedenti?

    Messaggio  Francesca Sommella Lun Mar 26, 2012 9:41 pm

    Già in passato ho vissuto un esperienza simile, un giorno passeggiando in un centro commerciale vidi un associazione che invitava gente per delle simulazioni. Incuriosita decisi di affrontare questa nuova esperienza. Erano gli stessi collaboratori dell’associazione ad avere problemi alla vista e proprio il loro entusiasmo nel farci partecipare che mi spinse a farlo. Ci fecero entrare in un corridoio buio guidati da un hostess che passo passo ci indicava cosa fare. In un primo momento ci fecero utilizzare il tatto facendoci sfiorare delle pareti ruvide, poi l’olfatto facendoci annusare delle essenze ed infine il gusto facendoci assaggiare delle mele. L’intento di questa simulazione era farci percepire cosa provano queste persone e la mia sensazione fu quella di smarrimento e disorientamento, cercando con le mani di capire ciò che mi circondava ed un punto d’appoggio. Da quel momento ho intuito la grande forza di volontà e la voglia di vivere presente in quelle persone e sono sempre più convinta che il diverso non esiste, il diverso non sceglie di esserlo ma viene etichettato dalla società. Allo stesso modo oggi in aula essendo bendata mi sono isolata da tutto ciò che mi circondava e devo ammettere che sono riuscita a concentrarmi di più non avendo distrazioni visive, e questo mi fa capire che non avendo un senso, in questo caso quello visivo, si tende a sviluppare molto di più gli altri sensi. Ho provato forti emozioni soprattutto nel momento in cui ascoltavo la poesia di GIANNI SCOPELLITI “CHIAMATEMI PER NOME” (scritta pensando alla figlia) e mi ha trasmesso una grande voglia di evadere dai limiti e di non far sentire queste persone “portatrici di handicap, disabili, non vedente…ma come tutti gli altri” ! Trovo molto interessante e costruttivo ciò che svolgiamo durante le lezioni perché servono a capire e ad immedesimarci nel nostro futuro lavoro di educatrici. Inoltre in aula abbiamo affrontato il rapporto dell’arte con la disabilità attraverso dei quadri e quello che mi ha colpito di più è stato quello del GIOVANE MENDICANTE. Difficilmente ad un povero storpio è stata concessa dall’arte tanta dignità e tanto onore soprattutto in quel periodo che non esistevano illustrazioni di figure inferme ritratte a figura intera. Ciò che mi colpisce maggiormente è il suo sorriso ampio e sincero, una delle dichiarazioni più naturali e più spontanee di un bambino, felice di aver attirato su di sé l’attenzione del pittore e fiero di poter posare per lui. L’ intento di Ribera è proprio un ritratto che nobilitasse la persona piuttosto che documentare la sua malattia!
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    Messaggio  Carmela Frascarino Lun Mar 26, 2012 9:48 pm

    Un opera che mi ha molto colpita è stata quella di Ribera "IL RAGAZZO ZOPPO" nel quale viene raffigurata la vera disabilità di un giovane spagnolo.Viene rappresentato con un sorriso smagliante,pare fosse felice per essere rimasto sbalordito dalla bellezza del paesello in cui si trova.Da ciò non traspare la bellezza esteriore,ma una bellezza del tutto interiore che viene manifestata nell' atteggiamento sorridente del ragazzo,nonostante la sua difficoltà fisica.Non conoscendo il dipinto a primo impatto non mi è sembrata stesse rappresentando una persona con menomazione o handicap,proprio perchè il Ribera ha rappresentato il ragazzo allo stesso modo come se stesse dipingendo una persona qualunque.Questa è la bellezza dell'opera,ovvero quella di non arrendersi mai dinanzi alle difficoltà e amare comunque la proprio vita!
    Oggi in aula abbiamo sperimentato per alcuni minuti come si vive con il deficit della cecità e quindi come vive e come si sente una persona cieca!
    Precedentemente ho sempre immaginato e pensato come una persona affetta dalla cecità potesse sentirsi ma soprattutto VIVERE,e allo stesso tempo ho cercato di immedesimarmi e già da quel momento ho ringraziato il signore per avermi donato la vista.Se fino a quel momento ho soltanto immaginato,oggi ho provato realmente questa sensazione,in un primo momento ho avuto PAURA e soprattutto mi sono sentita SMARRITA quasi mi mancava il respiro,mi sentivo nel vuoto.Ho provato ANSIA verso quello che mi poteva capitare avendo dinanzi il buio e non riuscire a vedere con i miei occhi...PERSA...il buio,il buio totale,quel buio che accompagna una persona cieca per il resto della sua vita,senza avere la possibiltà di vedere la luce del sole,i colori,la bellezza delle cose che ci circondano e che rappresentano l'ambiente in cui si vive,ma soprattutto non avere la possibilità di riflettersi allo specchio e riconoscere l'immagine di se stessi,e la cosa più brutta è proprio quella di sapere che quell'immagine non la si vedrà mai...COME SONO?COME SONO FATTO?
    Dalle poesie si nota la tristezza continua di queste persone,si nota il loro disagio verso il mondo sociale in cui vivono,una frase che mi ha tanto colpita è quella nella poesia di Gennaro Morra "IN BILICO" :"HO PAURA DI CADERE NON TANTO PER IL DOLORE CHE POTREI AVVERTIRE MA PER IL PESO DEI LORO OCCHI CHE SUL QUEL PAVIMENTO MI POTREBBERO INCHIODARE.BASTEREBBE UN SORRISO IL POTRARSI DI UNA MANO ALLA QUALE MI POTREI AGGRAPPARE PER NON SENTIRE PIU' QUELL'IMBARAZZO DEL MIO CONTINUO ONDEGGIARE"...
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 2 Empty Con la luce spenta..

    Messaggio  Miryam Polidoro Lun Mar 26, 2012 10:08 pm

    Oggi in aula abbiamo approfondito ulteriormente il tema delle tecnologie integrative e del concetto di "diversità", in particolare abbiamo visto delle opere d'arte che ritraggono persone giudicate "diverse" nel contesto e nell'epoca in cui sono state ritratte.L''opera d'arte relativa al tema disabilità/diversità che mi ha colpita di più è il "Ragazzo zoppo" di Ribera, poichè, oltre a rappresentare un'idea di disabilità sopra le righe (prima il disabile era raffigurato come un mendicante col bastone che chiedeva l'elemosina), Ribera propone un disabile sorridente, quindi viene introdotto il concetto di resilienza nell'arte..sinceramente nel vedere quell'opera non me n'ero nemmeno accorta del piedino torto del bambino poichè la mia attenzione si era focalizzata sul suo meraviglioso sorriso: quel bambino è sereno, allegro e solare!

    Dopo aver visto queste opere ho vissuto un'esperienza molto toccante con le mie compagne di corso:ci siamo bendate gli occhi con dei foulard e per qualche minuto abbiamo vissuto come molte persone purtroppo vivono per tutto il resto della loro vita:prive della vista! Appena mi sono bendata gli occhi io ho avuto paura:io ho paura del buio! Anche la sera quando vado a letto io devo lasciare almeno un lumino acceso, per poter vedere ciò che succede attorno a me, devo aver tutto sotto controllo..credo però che il non poter vedere per almeno quei minuti in cui ascoltavamo quelle poesie molto emozionanti sia stato davvero indispensabile per poter immedesimarci nelle persone che le hanno scritte e quindi poterne cogliere il senso profondo di ogni singola paura, anche se comunque noi non potremmo mai immedesimarci totalmente in loro:ho vissuto questa esperienza per due minuti e già mi stavo sentendo male..che ne so io di cosa si prova nel non sapere dove si sta andando mentre si cammina, del dover cercare continuamente "il protrarsi di una mano
    alla quale mi potersi aggrappare per non sentire più l'imbarazzo del continuo ondeggiare", dell'aver paura di cadere "non tanto per il dolore che si potrebbe avvertire, ma per il peso degli occhi delle persone che sul quel pavimento mi potrebbero inchiodare"?!Io non posso sapere pienamente cosa si prova,per questo quando il sig. Palladino verrà da noi ad aprile vorrei chiedergli questo:
    io ho paura del buio, perchè al buio mi sento inerme, indifesa..al buio immagino che attorno a me stia succedendo qualsiasi cosa, che in caso di pericolo non saprei come difendermi, come comportarmi, per questo quando per qualche secondo mi trovo al buio corro subito ad accendere la luce..io però posso accendere la luce quando mi sento persa e impaurita al buio, come fanno loro senza la luce?Non c'è un modo, una soluzione, non si può fare qualcosa per far sì che anche i non vedenti possano un giorno "accendere la luce"?"



    Ultima modifica di Miryam Polidoro il Mar Mar 27, 2012 12:57 am - modificato 1 volta.
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    Messaggio  viviana.imparato Lun Mar 26, 2012 10:21 pm

    La prima parte del laboratorio si è concentrata sulla visione di alcuni dipinti.Quello che più mi ha colpita è stato quello di Otto Dix “giocatori di skat”. Questo dipinto mostra degli uomini che giocano a carte;si tratta di militari che hanno combattuto durante la prima guerra mondiale e portano sui loro stessi corpi i segni lasciati dal conflitto. Il dipinto racchiude alcuni dei temi che abbiamo affrontato al corso come quello delle tecnologie integrative.Anche se oggi l’uso di una gamba di legno può sembrarci obsoleto,era per quell’epoca una vera innovazione ed una tecnologia. Questo lascia trasparire il fatto che sono stati compiuti tanti passi in avanti nell’ambito delle tecnologie applicate al corpo umano e,dunque,delle protesi. Interessante è anche il fatto che i tre giocatori siano rappresentati in maniera grottesca e volutamente accentuata come a dare un volto ed un corpo alla guerra e alle sue atrocità.
    Per quanto riguarda,invece,l’esperienza vissuta oggi in aula devo dire che è stata molto forte. Appena ho messo la benda mi è mancato il respiro ed ho avvertito una forte sensazione di ansia;sono una di quelle persone che hanno bisogno di avere sempre il controllo su quello che le circonda e ritrovarmi,all’improvviso, al buio in un luogo a me sconosciuto e tra persone estranee non è stato per niente facile. Quando la professoressa ha cominciato a leggere le poesie,le mie sensazioni sono cambiate. Mi sono concentrata sulla voce,sulle parole delle poesie che,senza avere distrazioni di alcun tipo,mi sono arrivate in modo più forte ed intenso. Mi hanno emozionata e fatta scordare di essere bendata. Ho cominciato a vedere. Ho visto i volti di Rebecca,Gennaro,Sara…..Mi sono sentita pervasa da una sensazione di angoscia e tristezza. Devo ammettere che una volta concluse le poesie,il rumore dei tacchi della professoressa (credo) mi hanno fatta ripiombare nella confusione e ansia. Sentivo dei passi ma non sapevo esattamente da dove e da chi provenissero e quest’incertezza mi ha scossa tantissimo. Una volta tolta la benda ho avvertito una prima sensazione di liberazione ma dopo un attimo,invece,sono tornate angoscia e tristezza. Ho pensato alle parole delle poesie,al fatto che mi sono sentita scossa per essere stata privata di un dei sensi più importanti per pochi attimi mentre ci sono persone che vivono tutta la loro vita in questo modo. Mi sono sentita stupida e mi ritrovo molto con le parole di una ragazza che è intervenuta in aula. Per alcune persone quelli che noi chiamiamo “occhi” sono le zampe di un cane o il braccio di una persona che li ama mentre io mi alzo al mattino e la prima cosa cosa che faccio è criticare me stessa davanti ad uno specchio e non avevo mai riflettuto sul fatto che in quel momento sto sprecando il dono della vista per scopi futili.
    Quel dono che mi permette di guardare il mondo,il cielo,gli occhi della persona che amo. Essere privata momentaneamente della vista mi ha fatto,inoltre, concentrare su un altro senso:l’udito. I suoni,il tono della voce della professoressa e le parole risuonavano più forti. Le poesie sono state tutte molto intense ma devo dire che quella che mi ha più emozionata è stata quella scritta da Gennaro,”in bilico”. “Basterebbe un sorriso,il protrarsi di una mano alla quale mi potrei appoggiare”,non ce ne rendiamo conto ma basta così poco per abbattere le distanze;quello che per noi è un gesto banale come un sorriso può essere un dono per chi ne ha bisogno e lo riceve.

    Ho letto il mio primo libro a 9 anni circa,non dimenticherò mai quel libro perché è stato il primo di una lunga serie e non lo dimenticherò mai perché,ancora oggi,resta una delle cose più emozionanti che io abbia mai letto. Si intitola “un cavallo nel cielo”,scritto da Fabrizio Parrini e vincitore del premio letterario per nuovi talenti del 1997. Il protagonista è lo stesso scrittore,insegnante di storia dell’arte al quale sono stati affidati dei corsi per una scuola dedicata a ragazzi con disabilità di vario tipo. Questo libro è un diario sull’esperienza delll’autore che apre una porticina sul mondo di questi ragazzi dei quali riporta pensieri,sogni e poesie. Scrivo di questo libro poichè l’esperienza vissuta durante il laboratorio del corso mi ha fatto venire in mente le parole con le quali si conclude:

    “Il buio non è più che un soffio di vento nero
    E ghiaccio che si perde
    Nel buio immenso di tutte le notti”.


    Ecco.Per chi non vede è sempre notte,c’è sempre quel vento nero.
    Sarà molto interessante ascoltare l’esperienza del Sig. Palladino e mi piacerebbe sapere da lui cosa pensa che possiamo fare di concreto,oltre le belle parole,per contribuire nel rendere meno “buia” la vita di una persona non vedente.

    Per concludere vorrei lasciarvi alcuni passaggi del libro di cui ho parlato. Sono passaggi che mi hanno molto colpita e che vorrei condividere con voi.

    “io non posso volare
    Perché per volare bisogna saper camminare
    Io ho dimenticato come si fa
    Io vengo tutti i giorni a scuola
    Perché così piano piano
    Mi ricordo come si mettono le gambe
    Come fanno Carlo e Otello
    Quando diventerò grande
    Ti verrò a trovare da sola
    Suonerò il campanello
    E allora andremo a passeggiare
    Intorno ai campi della scuola”
    (MAURA)


    “sento il silenzio che mi ronza negli orecchi
    Nel cielo c’è solo una nuvola
    Dietro a questo cielo ce n’è un altro e poi un altro
    I bambini handicappati
    Hanno bisogno di essere abbracciati
    Perché quando è buio non possono correre via”
    (Matteo)

    Grazie per l'esperienza di oggi.
    Rita Gaita 1990
    Rita Gaita 1990


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    Messaggio  Rita Gaita 1990 Lun Mar 26, 2012 10:35 pm

    A differenza della maggior parte delle mie colleghe un simulazione simile, ovvero quella che abbiamo fatto con il foulard oggi in aula, l’ho fatta la settimana scorsa ad un campo di formazione per animatori araldini (ovvero per gli animatori del gruppo di bambini di cui sono responsabile nella mia parrocchia). La dinamica fu svolta all’aperto e lo scopo era quello di tenere tutto il tempo gli occhi chiusi per vedere quanto gli altri sensi fossero importanti e quanto lo sguardo fosse comunicatore di messaggi fondamentali e spesso impliciti. Ci applicammo ad ascoltare la natura, ad isolarci e prediligere i rumori che molte volte non sentiamo perché presi dalla vista che predomina il tutto, che ci permette di tenere tutto sotto controllo; ci applicammo a mangiare un pezzo di pane per assaporare davvero con gusto, senza vedere quanto era grande, senza vedere se era buono, ci fidammo di chi ce lo donava e ci fidammo del nostro gusto; ci applicammo a scoprire l’equilibrio e a camminare a occhi chiusi e li venne la difficoltà più grande, almeno per me. Mi sentivo spiazzata, in difficoltà, perché abituata a guardare, a osservare, mi veniva difficile affidarmi agli altri sensi, spesso sottovalutati. Alla fine di questo esercizio, riflettei che, al posto di una persona affetta da cecità, non sarei mai riuscita a vivere bene; forse non sarei mai stata in grado di superare subito una cosa così grande. Il non vedere, il non apprezzare i colori della natura, ci porta ad apprezzare i rumori, i gusti, le sensazioni molto più profondamente di quanto facciamo normalmente, però ci porta anche a privarci di tutto quello che è la bellezza del guardare, del gioire perché si è vista la persona amata, la natura o qualunque cosa susciti in noi gioia. Devo ammettere, che un’altra cosa importante su cui riflettei, fu che spesso osservare non basta. Bisogna guardare, bisogna apprezzare il dono che abbiamo della vista, dobbiamo con lo guardo penetrare nell’altro, capire i suoi stati d’animo laddove è possibile, perché lo sguardo molte volte vale più di mille parole, vale più di mille pensieri, nasconde in se insicurezze che non vengono manifestate esplicitamente. Vi dico questo per quale motivo, perché oggi in aula, sulla base dell’esercizio già svolto, non ho trovato una particolare difficoltà ad affidarmi solo all’udito, però nonostante la dinamica già fosse conosciuta, ho provato emozione nell’ascoltare le poesie di ragazzi, di giovani come noi, che hanno la voglia di vivere. Ho percepito una grande tristezza nelle loro parole, forse dovuta a tutti quei pregiudizi che abbiamo su di loro, che non li portano a sviluppare quella che è la sicurezza in loro stessi, la loro personalità. Allo stesso tempo,però, ho provato anche una grande angoscia per noi. Perché? Perché non sappiamo accettare il diversamente abile, non lo consideriamo forte, e come ha detto Riccardo Fafnir “Per il mondo sono solo un “diversamente abile” persona debole, un fardello inutile…” “Vi sentite come in colpa per la mia diversità e non cogliete l’insegnamento che la mia vita dà.”
    ed è vero. Provo angoscia per noi che ancora non abbiamo totalmente la straordinarietà di queste persone e per i genitori di queste persone, che molte volte, anzi troppo spesso, non sono lo stimolo giusto in quanto si sentono loro stessi inadeguati e pensano che non ci sia possibilità di miglioramento nel momento in cui un figlio si trova in una situazione di disabilità. Queste sono state le mie impressioni, i miei stati d’animo e nonostante la tristezza che ha scaturito in me, ho sempre pensato che questo esercizio fosse da ripetere per apprezzare ogni giorno sempre di più la vita straordinaria che ho.

    Commento ragionato:
    Il quadro che mi ha colpito di più è stato quello di Ribera-Ragazzo zoppo. Questo è un quadro che risale al 1642. "L'arte è unica, non fa distinzioni, tutto può essere rappresentato e Ribera l'aveva già capito ai suoi tempi". La tela mostra innanzitutto la libertà dell'artista di fronte alla trattazione di un tema originale e fuori dalle etichette. Difficilmente ad un povero storpio è stata concessa dall'arte tanta dignità e tanto onore. Ribera osserva il piccolo mendicante come se si trovasse davanti ad un personaggio di alto rango. Nel rispetto dei canoni della ritrattistica ufficiale, lo storpio occupa tutto lo spazio della tela. Il punto di vista ribassato pone in primo piano proprio l'irregolarità dei piedi, resi con una minuzia descrittiva che non ha nessuna intenzione derisoria, né risponde al gusto per il grottesco e per l'insolito che il pittore aveva mostrato in una serie di disegni giovanili. Vi è una sentita partecipazione per la situazione del ragazzo, che diviene occasione per riaffermare un sentimento di fiduciosa solidarietà per il mondo degli straccioni e dei diseredati ben presenti nella realtà napoletana del tempo. Questo scugnizzo,inoltre, non si è lasciato abbattere dal brutto scherzo giocatogli dalla natura ed anzi riesce a sorriderle annullando quel carattere di convenzionalità tipico della ritrattistica ufficiale.
    Per concludere vi scrivo questa splendida frase che lessi un po' di tempo fa su una quaderno delle frasi un'amica e che copiai molto gioiosamente, perchè secondo me un messaggio del genere può dare la carica la voglia di continuare di non arrendersi mai,nemmeno davanti ad una vita che sembra segnata. È la frase che racchiude il mio pensiero, un pensiero che trova la sua massima espressione nel sorriso di quel bambino che di sicuro non si è arreso alla vita.
    J.W.Goethe diceva “Finché uno non si impegna veramente c'è esitazione, c'è la possibilità di ritirarsi e c'è sempre inefficacia. In tutti gli atti d'iniziativa e di creazione c'è una verità elementare, la cui ignoranza uccide idee e piani meravigliosi in numero infinito. Nel momento in cui uno si impegna davvero fino in fondo, allora si muove anche la Provvidenza. Ti vengono in aiuto mille cose che altrimenti non sarebbero successe: viene verso di te un intero flusso di eventi prodotti dalla decisione, portando a tuo vantaggio ogni genere di imprevisti, di incontri e assistenza materiale che non ti saresti nemmeno sognati. Qualsiasi cosa tu possa fare o possa sognar di fare, cominciala. L'audacia ha genio, forza e magia. Cominciala, comincia adesso! …”.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 2 Empty "chiamatemi per nome"

    Messaggio  anastasia manzueto Mar Mar 27, 2012 7:13 am

    Ieri è stata una lezione un pò diversa mi ha molto incuriosita sin dall'inizio. La professoressa dopo una parte teorica ci ha messo subito alla prova,ci ha esposto il rapporto tra disabilità e arte. sono stati visionati diversi quadri di Ribera e Otto dix in particolare mi ha colpito quello di Ribera "il bambino zoppo";come ben ha detto la prof.nel dipinto il fruitore non si sofferma sulla disabilità del bambino ma sul suo sorriso!Ribera ha riuscito a mio parere a mettere a luce davvero "la novità",ed è riuscito a trasmettermi davvero che siamo tutti uguali e diversi. Successivamente siamo stati bendati e per la prima volta sono riuscita totalmente ad ascoltare le parole di qualcuno,in questo caso quella della professoressa. attualmente ci troviamo in una società dove le cose si fanno in molto troppo veloce,senza mai soffermarci e mai ascoltare veramente l'altro in particolare colui che ha bisogno di noi. abbiamo ascoltat delle poesie bellissime,quella che mi ha colpito di più è "chiamatemi per nome".Mi sono venuto i brividi perchè la bambina,o ragazza che sia,è riuscita ad esprimere tutta se stessa e la sua "solitudine";la gente spesso si sofferma sul superficiale,sul disabilità di una persona,senza capire e vedere che dietro tutto ciò c'è una PERSONA unica e irripetibile,con una sua storia, passioni, sogni e questo invece di essere una risorsa viene vista come un mostro o qualcosa che ci fa paura.. concludo dicendo le parole di RIbera"DOBBIAMO ESSERE APERTI ALLA NOVITà!"
    Anastasia Manzueto.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 2 Empty Le emozioni non hanno parole

    Messaggio  Maria Improta Mar Mar 27, 2012 7:43 am

    Ho deciso di intitolare il mio commento “Le e mozioni non hanno parole”…è proprio vero le emozioni sono silenziose entrano senza bussare pervadono la nostra mente e il nostro cuore senza chiedere il permesso, sono talmemnte forti e che non si può fare a meno di sentirle, non si possono respingere. Le emozioni spesso insegnano cose che non possono essere spiegate, spesso noi crediamo di conoscere tutto, solo perché ABBIAMO tutto..ma noi abbiamo cose materiali..possiamo fare cose materiali..ma queste cose non sono fondamentali.
    La lezione di ieri è stata molto emozionante,non pensavo di provare quello che ho provato…io vedo, sento, parlo, posso camminare e fare tutto come una persona normale,ma spesso noi persone cosiddette “normali” proprio perché abbiamo avuto la fortune di avere tutto non diamo il giusto valore a ciò che abbiamo, diamo troppo per scontato anche le piccole cose che possono sembrare banali, ma che in realtà sono MOLTO importanti, come ad esempio un semplice abbraccio o anche solo poter parlare e comunicare.
    Prima conoscevo l’importanza di quello che ho ma oggi dopo L’esperienza vissuta, posso dire che apprezzo fino in fondo tutta la vita e tutto quello che mi permette di fare.
    Le persone disabili hanno un cuore e un anima per poter comunicare, non possono farlo come noi, ma vanno ascoltate e capite nel modo giusto perché hanno bisogno di trasmettere , ma soprattutto avere AMORE,NON COMPASSIONE che non serva a nulla.La nostra normalità è un dono meraviglioso che va custodito e non dato per scontato, perché ci sono molte persone che vorrebbero avere quello che abbiamo noi, anche solo in minima parte, ma purtroppo non possono averlo.E’ nostro compito di educatori ma soprattutto di persone civili, aiutare queste persone a stare meglio, ma più di loro hanno bisogno di aiuto tutte quelle persone che non capiscono la vera importanza di queste cose, a soprattutto non capiscono l’importanza dell’aiuto di queste persone che hanno un cuore bellissimo e un anima SANA…forse più di noi.
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    Noemi Martuccelli


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    Messaggio  Noemi Martuccelli Mar Mar 27, 2012 8:17 am

    che emozioni , che sensazioni. con gli occhi bendati il mio udito era ancora più pronto ed attento; quando ho messo la benda non mi sono sentita in difficoltà anzi ero molto curiosa di sapere cosa si provasse, quello che più mi spaventava era la sensazione di disagio che provavo quando pensavo che qualcuno mi poteva guardare. provo ad immaginare come si può sentire una persona che non può vedere, mi dispiace che per colpa degli sguardi degli altri ella si possa sentire in difficoltà, anche perché, purtroppo, anche se non li può vedere gli occhi delle persone si percepiscono lo stesso.
    il quadro che più mi ha colpito è stato "Otto Dix Giocatori di Skat", un quadro molto interessante; mi ha colpito la loro disinvoltura nel giocare, il loro non crearsi dei problemi per giocare nonostante le loro Diversità. Mi piace pensare che le persone Disabili o semplicemente Diverse da me Abbiamo la capacità di vivere la vita senza crearsi dei limiti, perché, per loro sfortuna, siamo noi a creare loro dei limiti, limiti che grazie alla loro forza d'animo essi riescono a superare e andare avanti.
    Chi ti critica è chi ti vuole diverso perchè vedono in te ciò che loro non saranno mai o vedono in te ciò che loro non avranno mai.!
    con gli occhi bendati ho aperto il mio cuore ascoltando quelle poesie cosi belle, cosi profonde che solo persone con un grande cuore possono scrivere; parole che risuonano dentro di me. io ho la fortuna di poter vedere ciò che di bello il mondo ad offrire e pure sono sempre li a criticare il mondo e tutto ciò che mi circonda..mi sento superficiale e sono superficiale, mi sento distratta e sono distratta.. ma perchè??? perchè non chiudo gli occhi ed inizio veramente a vedere?!? perchè non chiudo la bocca ed inizio a parlare con il cuore?!?perchè non chiudo le orecchie ed ascolto VERAMENTE e con il CUORE ciò che mi dicono?!?
    Nel mondo non ci sono mai state due opinioni uguali. non più di quanto ci siano mai stati due capelli,non ci sono mai stati due grani identici o due mani uguali: la qualità più BELLA e PROFONDA che il mondo ci offre è la diversità; ed è proprio la diversità che rende il mondo ancora più bello!

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