Pedagogia della disabilità 2012

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Pedagogia della disabilità 2012

Pedagogia della disabilità (2012)- Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti


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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 11 Empty Arte e disabilità

    Messaggio  Maria Maestoso Sab Apr 07, 2012 11:01 am

    Tante volte ci è capitato di vedere quadri alle mostre o dai libri d'arte a scuola, ma a quanti di noi è capitato di soffermarci ad analizzare un quadro? Io penso pochi a meno che non siano critici d'arte!
    Oggi in aula è stato fatto proprio questo, la professoressa ci ha fatto visionare delle opere d'arte che non erano semplici dipinti ma che analizzandoli e guardandoli bene vogliono mandarci un messaggio. Le opere erano tutte belle ma quella che mi ha colpito di più è "il ragazzo zoppo" di Ribera. Questo quadro rappresenta un ragazzo zoppo ma con un gran sorriso ed è proprio su quel sorriso che mi soffermo...quest'ultimo è la prova di come una persona nonostante la sua "mancanza"può essere felice!
    La lezione è continuata con un esercizio:Ci siamo bendate e la prof. leggeva delle poesie, la cosa che mi ha stupito è che essendo bendata e non potendo vedere, non riuscivo nemmeno ad applicarmi nel vedere se succedeva qualcosa in aula , se qualcuno aveva un comportamento strano,in poche parole non avevo la situazione sotto controllo, e quindi dovevo stare li e lasciarmi trasportare dalle parole di quelle splendide poesie.A mio parere quella più bella è stata "NON" specialmente alla fine dove dice sono viva e sola!
    Questa lezione è stata bellissima e sicuramente mi ha dato tanto .
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    Messaggio  maria pignata Sab Apr 07, 2012 12:10 pm

    1)nella lezione del 26 marzo abbiamo affrontato la disabilità anche nel campo dell'arte. ci sono state mostrate una serie di ritratti di persone ritenute dalla società non "normali"rispetto allo stereotipo della persona ritenuta da noi normale. l'opera che più mi ha colpito è stata "la ballerina Anita Berber" di Otto dix un ritratto di una donna malata,tisica e drogata che incarna l'immagine opposta a quella che noi definiamo ballerina normale,raffigurata con un acceso rossetto rosso,un abito color rosso una capigliatura nera e un taglio netto senza alcuna sinuosità una ballerina con la sua ari ada prima donna nonostante fosse malata,questo anche x farci capire che non tutto quello che vediamo è sempre la realtà,bisogna andare oltre....
    2)la simulazione svolta in aula consisteva nel bendarci tutti,restando in assoluto silenzio ed ascoltando la professoressa che ci leggeva alcune poesie di persone diversabili...dopo l'ascolto di queste poesie di getto abbiamo dovuto scrivere tutto quello che ci sentivamo in quel momento.come prima sensazione che ho provato è stata quella di sentirmi fuori controllo non vedo l'ora di togliermi la benda x vedere cosa avevo attorno,il non poter guardare tutto quello che mi stava circondando era per me un'ansia,inoltre mi sono sentita anche un pò mortificata e questo soprattutto nell'ascoltare la poesia "IN BILICO"di Gennaro Morra:
    ..Ho paura di cadere
    non tanto per il dolore che potrei avvertire
    ma per il peso dei loro occhi
    che sul quel pavimento
    mi potrebbero inchiodare.
    Basterebbe un sorriso
    il protrarsi di una mano
    alla quale mi potrei aggrappare
    per non sentire più l'imbarazzo
    del mio continuo ondeggiare."
    beh anche io sono stata una di quelle persone che guarda l'altro con occhi che possono "inchiodare" ma dopo queste lezioni che sto seguendo e soprattutto tramite quest'esercizio anche io voglio essere una di quelle persone capaci di tendere una mano per aiutare qualcuno a risollevarsi.....
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    Messaggio  Annarita Riviergi Sab Apr 07, 2012 12:17 pm

    L'opera che più mi ha colpita oggi in aula è la ballerina Anita Berber Di Dix,dove nonostante il vestito rosso e il suo sfondo dello stesso colore si nota quel corpo stanco,segnato,e si percepisce il suo volto come un qualcosa che si sta consumando piano piano.


    Pensando poi all'esercizio che la prof.ci ha fatto svolgere in aula ho provato emozioni molto forti,appena messa la benda,è subito silenzio ...sentivo solo le dolci parole della poesia letta dalla prof che mi entrano nrlla testa fino al cuore,in quei momenti ho capito il vero senso delle parole le ho sentite arrivare dritte al mio cuore più intense che mai.Ma nello stesso momento:vuoto,buio,isolamento....e ancora,senso di incertezza,paura,timore.Timore di qualunque cosa,perché non sapevo e non potevo sapere cosa stesse accadendo attorno a me,ma appena afferrate le mani delle mie compagne mi sono sentita più sicura e forte.E HO SENTITO CALORE. Questa lezione mi ha fatto riflettere tanto e in maniera molto profonda,perchè forse noi che godiamo di ottima vista spesso sottovalutiamo tutto ciò.Ringrazio vivamente la prof,per questo.
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    Messaggio  enzacoppola Sab Apr 07, 2012 1:44 pm

    La simulazione in aula mi ha donato una forte emozione . Con la benda agli occhi mi sono immedesimata per alcuni minuti nella mente di un non vedente e tra me dicevo “ vedo tutto buio “ eppure l’aula in cui mi trovavo era luminosa .
    Ecco questa è la circostanza di una persona non vedente : i suoi occhi non vedono ma attorno a lui c’è la luce , c’è la VITA . Ciò significa che non dobbiamo considerare il non vedente diverso ma dire che ha un altro modo di vedere la realtà . Il non vedente sviluppa il tatto , mette in funzione tutte e dieci le dita poiché proprio il tatto sarà l’elemento fondamentale per la sua vita in quanto dovrà percepire le dimensioni attorno a sé , dovrà leggere con le dita , adottando il sistema Braille ( simboli formati da un massimo di sei puntini impressi su fogli di carta spessi ) e dovrà scrivere adottando la tavoletta Braille .
    Mi viene in mente di aver visto un documentario qualche anno fa … Veniva chiesto di descrivere un oggetto ad una persona vedente e ad una persona non vedente ; la persona non vedente metteva in rilievo la grandezza e il materiale con cui era stato realizzato tale oggetto ; la persona vedente , invece , il colore e la sua lucentezza . Questo mostrava che nonostante l’impossibilità di osservare l’oggetto per la persona non vedente , entrambe lo hanno descritto pur usando istinti diversi !
    Ascoltando attentamente le poesie lette in aula dalla Prof. Briganti , ho sentito un brivido indescrivibile sul mio corpo . Ho riflettuto molto in un punto particolare dell’ultima poesia : “ forse usate chiamare gli altri “portatori di occhi castani , miope , inabile a cantare “ ? “ E proprio in questo punto mi son detta : “ è vero ! mi sentirei offesa se mi dovessero chiamare miope solo perché indosso gli occhiali , io ho un nome ! “ . E nella stessa condizione si sentirebbe una persona disabile se venisse identificata “ disabile “ invece di essere chiamata per nome .
    Per superare ciò , la cosa fondamentale è una : tener presente che una persona o disabile o cerebrolesa o non udente o normodotata , è soprattutto una persona , con dei diritti e con un ‘ identità .
    Chiamiamoci per nome !

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    Messaggio  Marianna Carfora Sab Apr 07, 2012 3:27 pm

    In aula abbiamo visto come il tema della disabilità venga affrontato anche nell'arte. Devo dire che mi ha colpita più di un dipinto, ma forse il segno più grande l'ha lasciati il "ragazzo zoppo" di Ribiera. In questo dipinto ciò che colpisce di più, a mio parere, è il sorriso del ragazzino, un sorriso che nessuno si aspetterebbe... Perchè mai qualcuno avrebbe dovuto aspettarsi un sorriso da un bambino che era semplicemente consiederato "malato"?! Questo dimostra quanto sia importante vevere la disabilità in un determinato modo, perchè è vero che il mondo ci ci sorride se noi lo guardiamo sorridendo! Questo bambino si sente felice per quello che ha e magari si sente anche "importante" per il semplice fatto che sta posando per un artista e che è proprio lui l'oggetto del dipinto.

    La simulazione è stat un'esperienza particolare, devo ammetterlo. Credo che tutti siamo stati bendati una volta nella vita, soprattutto da piccoli quando si giocava a mosca cieca! Però essere bendati e restare nel buio e nel silenzio mentre si ascoltano delle poesie scritte da disabili ti tocca davvero il cuore.
    Ho un parente cieco e spesso mi sono chiesta come sia possibile vivere al buio. Forse è perchè io sono "abituata" a vedere le cose, i volti, i paesaggi, che ormai non posso più fare a meno, perchè il mio mondo è fatto di immagini, ma mi rattrista sapere che quell'uomo non potrà mai vedere il volto di suo foiglio o di sua moglie, è più forte di me, non posso farci niente... Non è tanto il fatto che venga considerato "disabile", perchè lavora ed è bravo nel suo lavoro, quanto il fatto che non sappia cosa siano i colori, quanto è grande il mondo, perchè uno può immaginarsi la grandezza di una montagna o del mare, ma sarà sempre un'immagine molto lontana dal reale. è vero che le mani diventano un pò i loro occhi, infatti quando conoscono una persona le toccano il viso per immaginarlo, ma come possono immaginare un viso se non ne hanno mai visto uno?! Forse quei volti sono "normali" nel loro mondo, così come lo sono tutti gli oggetti che toccano ogni giorno, ma io più ci penso e più o la sensazione che sia come vivere in un mondo parallelo...è lì, vicino al nostro, così vicino che lo si può sentire, lo si può toccare, ma non abbastanza vicini da farli coincidere.
    Credo che da questo commento si capisca che ho un'idea un pò particolare della cecità, forse perchè mi fa paura VIVERE al buio... una cosa è avere una benda suglio occhi per 5 minuti e poi toglierla, tutt'altro è vivere per sempre con quella benda, senza poter mai vedere la luce del sole....
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    Messaggio  federica pirozzi Dom Apr 08, 2012 2:24 pm

    In aula abbiamo riflettuto sul rapporto tra arte e disabilità,osservando dei quadri.Quello che mi ha colpito è stato quello dei Giocatori di skat... A partire da sinistra notiamo il primo, al quale manca il braccio destro; al posto della gamba sinistra si ritrova un bastone di legno nero e usa quella destra per tenere le carte; e per poter sentire i compagni è costretto a ricorrere ad un tubicino inserito nell'orecchio destro che è collegato ad un piccolo corno sul tavolo e non ha l'occhio destro.
    Il secondo, al centro, ha una parte del cranio ricucita con del metallo; non ha nè le braccia, infatti tiene le carte con la bocca, nè le gambe, diventate due bastoni di legno nero; parte della mandibola è di ferro ,ha un occhio di vetro e ha una placchetta metallica all'orecchio sinistro.
    Il terzo, sulla destra, è solo un busto con una protesi di legno al posto del braccio destro; ha perso sia il naso che la mandibola, sostituita da una metallica.
    La seconda parte della lezione è stata incentrata su un esercizio...con una sciarpa ci siamo bendati tutti gli occhi e ci siamo immedesimati nella mente di un non vedente. Mi ha toccata molto questa cosa, ho avuto una sensazione di tristezza a pensare che tante persone non riescono a vedere tante cose come sono fatte le persone oppure vedere delle immagini piene di colori ecc... Mi sono emozionata molto in questo esercizio e in quegli attimi che sono stata bendata ho capito veramente quanto sia stata "fortunata" e che la vita mi ha dato tutto...
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    Silvia De Sisto


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    Messaggio  Silvia De Sisto Dom Apr 08, 2012 2:54 pm

    Il quadro che mi ha colpito di più è “Il ragazzo zoppo” di Ribera. In questo quadro il ragazzo , nonostante la sua disabilità, sorride al pittore che ha avuto il coraggio di dipingere un disabile a figura intera. Ribera compie quest’opera per portare l’attenzione su quella parte di umanità che spesso viene ignorata dalla società.
    Durante la simulazione ho provato, in un primo momento una profonda tristezza, ho avuto paura, mi sono sentita disorientata e sola. Poi ho cominciato ad ascoltare le poesie e mi è sembrato che le parole mi entrassero dentro e mi toccassero l’anima. Ogni parola assumeva un significato diverso e mi faceva capire quello che provano e quello che sentono i non vedenti. Mi sono piaciute tutte le poesie ma la poesia che mi ha colpito di più è “Chiamami per nome”.
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    Messaggio  de cicco luisa Dom Apr 08, 2012 3:47 pm

    Oggi durante la lezione, abbiamo riflettuto sull' arte e la disabilità,osservando e analizzando dei quadri di soggetti disabili.
    Tra le varie opere, quella che mi ha colpita maggiormente è stata "ritratto della ballerina Anita Berber" di Otto Dix. Tra le tante opere questa secondo me ci rappresenta in modo particolare e dico “ci” perché mi riferisco a ragazze e donne tra i 15 e i 30 anni e quindi mie coetanee. Ormai la nostra società è fatta solo di stereotipi di ragazze magre, proprio perché nell' universo dei giovani si crede che la bellezza si basa essenzialmente nell’essere magri. Questa idea è stata "scardinata" proprio da questo famosissimo pittore tedesco che è stato capace di abbattere alcuni stereotipi mettendo in primo piano quelle che sono le deformità della bruttezza. Poi la prof ci ha fatto fare una simulazione, durante la quale, con dei foulard ci siamo bendati e lei ci ha letto delle poesie stupende. lo scopo di questa simulazione era quello di farci immedesimare in una persona cieca e capire le emozioni che prova. E' stata un emozione unica, per un momento ho provato veramente cosa vuol dire vivere con un handicap. Nella nostra società, specialmente le ragazze della mia età, non sono mai contente della loro "normalità" tralasciando quello che il vero senso della vita che per un attimo ho capito davvero qual'è.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 11 Empty Una delle lezioni più interessanti a cui abbia mai partecipato.

    Messaggio  Carmela Attanasio Dom Apr 08, 2012 4:22 pm

    La disabilità e la sua diffusione come tematica nelle opere d’arte sono state al centro della scorsa lezione. Diversi sono stati i quadri visionati che rappresentano tali argomenti. Ho reputato particolarmente interessante il capolavoro di Otto Dix denominato “Giocatori di skat”, in cui sono rappresentati tre figure maschili. Questi sono esponenti militari, incontratisi dopo il primo conflitto mondiale e presentano notevoli menomazioni, nel dipinto sono raffigurati mentre giocano a carte. In quest'opera possiamo notare gli effetti che la guerra ha prodotto su di loro: partendo da sinistra, troviamo un uomo al quale manca il braccio destro e quello sinistro è stato sostituito da una protesi in legno, al posto della gamba sinistra si ritrova un bastone di legno nero e usa quella destra per tenere le carte. Inoltre per poter sentire i compagni è costretto a ricorrere ad un tubicino inserito nell'orecchio destro che è collegato ad un piccolo corno sul tavolo e non ha l'occhio destro. Il secondo, ha una parte del cranio ricucita con del metallo, non ha nè le braccia, infatti tiene le carte con la bocca, nè le gambe, ridotte semplicemente a due bastoni di legno nero. Una parte della mandibola è di ferro, ha l'occhio sinistro di vetro ed ha una placchetta metallica anche all'orecchio sinistro. Il terzo ha solo il busto, con una protesi di legno al posto del braccio destro. Non ha nè il naso nè la mandibola; quest'ultima sostituita con del metallo. L’artista ha voluto evidenziare, con la sua opera, quanto possa essere difficile condurre una vita se si possiede delle menomazioni. Anche una semplice partita a carte può risultare ardua. Inoltre Dix adotta una tecnica molto vicina all’astrattismo in quanto è sua intenzione far risaltare la nostra idea di menomato, definito dagli stereotipi "brutto" ed "inguardabile” quando invece si dovrebbe dar maggior rilievo al fatto che, nonostante le difficoltà, questi uomini cercano di compiere un gesto, una volta abitudinario, che risulta ora più complesso. Parallelamente alla lezione, noi corsisti siamo stati protagonisti di una sorta di esperimento notevolmente interessante. Seguendo le istruzioni della professoressa Briganti, ci siamo bendati cercando di avvicinarci al mondo dei non vedenti. Nel contempo abbiamo ascoltato alcune poesie scritte proprio da ragazzi con problemi fisici. Delle mie sensazioni e di ciò che ho provato in quel momento ne ho già discusso con maggiori dettagli nel commento facoltativo. Vorrei però allacciarmi ad esso ribadendo che, mentre ognuno di noi si sofferma su particolari insignificanti come la bellezza estetica, questi ragazzi con non poca sofferenza, hanno spiegato che anche loro si soffermano ma sulla vita.
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    soleluna


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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 11 Empty Giocatori di skart di Otto Dix

    Messaggio  soleluna Dom Apr 08, 2012 4:27 pm

    Ho scelto di commentare l’opera dell’autore Otto Dix dal titolo “GIOCATORI DI SKART” perché più di tutto mi colpisce la volontà dell’autore stesso di dare risalto ad un lato della guerra: vale a dire al “macello e al dolore e allo spreco mostruoso di vite e destini che ne scaturiva”. Questi saranno, dagli anni ’20 in poi (dal momento in cui passa al Dadaismo), temi predominanti della sua arte che non vuole essere una denuncia dell’orrore insensato della guerra e della società che di essa sarà figlia, ma altresì un’arte risentita e al contempo pura testimonianza del suo personale “essere scandalizzato piuttosto che indignato”. Difficilmente si rende con le parole quanto è capace di trasmettere un’immagine: queste tre figure, storpie non per nascita ma per progressiva sventura, sono ritratte ad un tavolo nel mentre intentano una partita di carte, ciascuna con la resilienza di cui dispone (ognuno a suo modo sopperisce ad un deficit personale tenendo le carte ora con un piede, ora con la bocca). Eppure il fatto stesso che il pittore raffiguri questi tre uomini al tavolo da gioco e non nel mentre svolgono una particolare attività di vita quotidiana o lavorativa la dice lunga: gli storpi di guerra, come li definisce Otto Dix, saranno relegati ai margini della società, costretti all’accattonaggio poiché considerati “buoni a nulla”! Di indubbio talento artistico, Dix rompe con gli schemi canonici che vede l’arte al servizio del bello e consegna alla stessa un arduo compito: trasmettere con la bellezza dei suoi colori e delle sue sublimi immagini terrificanti l’odio e la condanna di ogni guerra, quale mortificazione del corpo e dell’animo umano, a prescindere dalle ragioni da cui le guerre stesse possano essere mosse (non a caso Hitler lo farà rimuovere dalla cattedra dell’Accademia delle belle arti di Dresda e lo costringerà a riparare sul lago di Costanza a dipingere paesaggi). Trovo quest’opera, unitamente a “Dedicato ai miei compagni “ e a “Storpi di guerra” con le quali costituisce una sorta di triade, insieme pure al “Trionfo della morte” considerato il capolavoro di Dix, sensibilmente bella e rappresentativa della condizione di un disabile: la magia dell’arte sta proprio nel fatto che riesce a trasmettere il sensibile, l’impronunciabile, le emozioni e i moti del cuore rendendoli comprensibili al cervello.
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    palmina formato


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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 11 Empty FORTI EMOZIONI !!!!!

    Messaggio  palmina formato Dom Apr 08, 2012 5:43 pm

    In lezione abbiamo avuto modo di visionare dei ritratti e quello che maggiormente mi ha colpito è il ritratto della ballerina Anita Berder 1925. Questa donna diventò famosa per il suo essere bisessuale, appariscente, e la sua dipendenza per la droga.Durante la lezione la professoressa ci ha coinvolto in un esperimento, che consisteva nell'essere bendati ascoltando una serie di poesie.
    Inizialmente sembrava tutto in gioco,ma quando la professoressa ha iniziato a leggere ho cominciato a provare forte emozioni e a commuovermi, maggiormente con la poesia "IN BILICO".
    Negli ultimi giorni avevo una poesia tra le mani sui disabili non vedenti,che a mio parere è bellissima e voglio farla conoscere anche a voi ..!
    LA CECITA' DELL'ANIMA

    Una notte ho sognato un bambino,
    da solo giocava in mezzo al prato.
    Aveva gli occhi chiusi, sfiorava i petali.
    Mi chiese: "Come sono questi fiori?"
    "Belli." Gli risposi.
    "Perchè sono belli?",
    mi guardava con gli occhi chiusi
    e mi sentii stringere il cuore.
    "Perchè sono colorati di giallo, rosso, verde e blu." riposi,
    "E com'è il giallo? Il rosso? Il verde? Il blu?" mi chiese,
    mi guardava con gli occhi chiusi
    e mi sentii mancare il fiato.
    "Non lo so." Risposi.
    "Te lo spiego io." mi disse.
    Con gli occhi chiusi si avvicinò a me, mi fece sedere.
    Mi chiuse gli occhi, mi accarezzò, mi baciò, mi abbracciò.
    Con gli occhi chiusi, sorrideva.
    La mattina mi svegliai e mi accorsi che avevo ancora gli occhi chiusi.
    Provai ad aprirli, ma non ci riuscii.
    Provai ad immaginare, non ci riuscii.
    Con gli occhi chiusi non ho ancora imparato a sorridere.

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    Angela Scarpato


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    Messaggio  Angela Scarpato Dom Apr 08, 2012 5:57 pm

    Oggi a lezione abbiamo analizzato il rapporto tra arte e disabilità,infatti attraverso l'arte si può rappresentare la realtà in tutte le sue innumerevoli sfaccettature.Tra i vari quadri visionati l'immagine che mi ha colpito in particolare è stata quella di Otto Dix "Giocatori di skat",l'opera rappresenta tre militari,reduci dalla prima guerra mondiale,intenti a giocare a carte.Dal quadro si possono notare gli esiti che i vari combattimenti hanno avuto sul loro corpo.Ma la cosa che più mi ha colpito di questo quadro è di come Otto Dix mostra che queste persone, nonostante le difficoltà dovuta alla mancanza di alcune parti del corpo riescono a svolgere un'attività con serenità dando mostra di essere soggetti attivi capaci di svolgere qualsiasi attività.
    Nella seconda fase della lezione dove noi tutti eravamo bendati ,mentre ascoltavamo la voce della professoressa che leggeva alcune poesie mi è pervaso un enorme senso di tristezza, ed allo stesso tempo mi sentivo stupida per tutte quelle volte che mi sono soffermata sui difetti estetici...
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    Gisella Santonastaso


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    Messaggio  Gisella Santonastaso Dom Apr 08, 2012 6:14 pm

    In questo incontro ho prestato attenzione più del solito.. Forse perchà mi ha toccato personalmente forse perche ho sentito,ho immaginato quale sia la più grande esposizione d’arte,quale sia il rapporto tra arte e disabilità.Ultimamente per casualità vidi in una rivista,un articolo su un blog chiamato Webdesignerdepot.com, centrato sulle più diverse forme di espressione creativa, hanno realizzato on line una vera e propria mostra virtuale, ricca e documentata, di opere di artisti con handicap. La pagina, intitolata «La stupefacente arte degli artisti disabili», espone le opere e traccia una breve biografia del loro autore, specificandone il tipo di disabilità. C’è Stephen Wiltshire , 36enne pittore e disegnatore londinese di origine indiana, affetto da «autismo savant», ovvero da una forma di autismo che spesso accompagna eccezionali capacità a un ritardo mentale generalizzato.Oppure i quadri dipinti con la bocca dell’artista tetraplegico Michael Monaco e del tedesco Arnulf Erich Stegmann, che ha perso l'uso di entrambe le braccia a causa della poliomielite. Si tende a non parlare tra noi giovani ciò che succede,i problemi che molte persone al giorno affrontano... ma quando ci troviamo a discuterne, quando ci troviamo in aula dove avviene come oggetto di discussione proprio codesto argomento... ecco che ci si pone delle domande... si pensa come siamo superficiale, come ci accontentiamo delle cose materiali, visibili agli occhi e non si segue quel filo sottile di sensibilità che in fin dei conti, sono sicura, ogni persona lo possiede.All inizio del mio commento sottolineavo il fatto che in questa giornata sono stata toccata fortemente, perchè nella seconda parte è stato incentrato su un esercizio... tutti i miei colleghi universitari compreso io ci siamo bendati per capire o meglio per provare quella sensazione di "non vedente"... mi sono sentita persa quasi nel vuoto in quel momento, ma nello stesso istante ho sviluppato altri sensi... e forse un po gia ne ero conoscenza avendo un familiare con questo handicap.. e so cosa vuol dire essere dall altra parte... so cosa vuol dire non essere "capiti" da chi ci troviamo difronte... e allora io mi pongo solo una semplice domanda.. e la pongo anche a voi,chiunque leggerà questo commento.... "E' mai possibile che dobbiamo trovarci difronte una persona disabile per scendere nell'umiltà di chi siamo, e dobbiamo altrettanto scendere in quella sensibilita cosi profonda? .... "
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    Messaggio  Teresa Nazzaro Dom Apr 08, 2012 7:01 pm

    1)-Il ritratto della ballerina Anita Berber-
    Osservando il ritratto del pittore Otto Dix, notiamo il corpo magro e ammalato della celebre ballerina Anita Berber, donna dei primi del '900 nota per la sua bisessualità e per il suo consumo di cocaina di cui non fa mistero. Si diceva fosse la schiava sessuale di una donna e avesse un'amante di 15 anni, al punto che all'epoca frequentasse molte hall di alberghi, in nightclub e casinò coperta solamente di un'elegante scialle di zibellino, con una scimmietta e una spilla d'argento contenente della cocaina.
    Oltre ad essere cocainomane, era anche un'alcolista e poco dopo le verrà diagnosticata una tubercolosi galoppante che la spegnerà a soli 29 anni.
    Il quadro a primo impatto mostra l'essere sensuale della donna, che cerca di nascondere il corpo segnato dagli eccessi e dallo smisurato consumo di droghe.
    L'essere esile della donna è la dimostrazione dello stato di disabilità che predomina nel suo sguardo,perso e allo stesso tempo alla ricerca di un punto che "potrebbe" donare alla ballerina, ormai alla fine dei suoi giorni, un barlume di speranza per poter vivere ancora.

    2) Il buio.
    Non mi ero mai resa conto di quanto fosse importante vedere e scoprire con i propri occhi le sensazioni che ogni giorno proviamo.
    Con la benda mi sentivo soffocare, limitata nel vedere gli altri e SOLA nel non poter stringere la mano delle mie amiche affianco.
    La prima poesia mi ha dato i brividi, perchè mi sentivo incapace di esprimere (come il poeta) ciò che sentivo.
    Gli occhi parlano e oggi ne ho avuto la prova certa.
    Cos'è che manca realmente a noi, vedenti?
    Gli occhi guardano al futuro,all'uomo di cui ci innamoreremo, ai figli che potrebbero nascere; i nostri occhi sono strumenti che danno la possibilità di vivere la vita,guardandola.
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    Messaggio  Adriana De Rosa Dom Apr 08, 2012 8:57 pm

    E' stata una lezione,questa,che ha smosso in me qualcosa.Mi sono resa conto ancora una volta,quanto sia necessario e indispensabile dare il giusto peso alle parole e soprattutto usarle con criterio e consapevolezza.Non appena il foulard ha coperto i miei occhi,ho avvertito immediatamente una sensazione di sgomento,di vuoto,di spaesamento.Ascoltare le parole di quelle poesie nel buio,ha scatenato in me piu emozioni contrastanti;dalla paura che nasceva da quello che stavo vivendo e immaginando in quel momento;il pianto suscitato dall'ascolto di parole tanto toccanti;alla rabbia,nel pensare quanto parole usate in modo inappropriato,anche se inconsapevolmente,possano rendere ancora piu difficile la vita,a persone che si confrontano quotidianamente con difficoltà difficilmente immaginabili.Lo fanno pero,con una grande costanza e forza di volontà e soprattutto con il sorriso;ed è il sorriso di quel ragazzo raffigurato da JOSE RIBERA nella sua opera''RAGAZZO ZOPPO''del 1642 che mi ha colpita e fatto riflettere.Anche nell'arte emerge quanto la disabilità sia un valore aggiunto e non qualcosa in meno;il valore aggiunto consiste,secondo me,nella capacità di amare la vita propria di persone per le quali quest'ultima non è cosi tanto semplice;nella forza d'animo e in quel sorriso,emblema di un'immensa e ammirevole voglia di vivere.
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    Messaggio  Silvana Marchese 1990 Dom Apr 08, 2012 9:24 pm

    Tra le immagini che abbiamo visionato in aula quella che mi ha colpito di più è stata la raffigurazione del dipinto di Otto Dix, giocatori di skate, dipinto risalente agli inizi del 1900.
    Questo dipinto raffigura 3 reduci di guerra che portano sul proprio corpo i segni del conflitto, mi ha colpito perché appena ho visto l’immagine ho pensato a come fosse strano, che già un secolo fa ci fosse l’esigenza di creare delle protesi integrative come integrazione di parti mancanti del corpo. Protesi rozze, di legno ,di ferro o di metallo, che con il passare degli anni e l’avanzamento tecnologico sono diventate sempre più sofisticate , in fibra di carbonio , resine ,acciaio, silicone, o goretex (per la ricostruzione dei tessuti della pelle). E quindi facendo un confronto tra passato e presente mi è saltato all’occhio lo sviluppo tecnologico, che, negli anni, cerca di rendere sempre più semplice e migliore la vita di persone disabili. Le protesi di quel tempo, nel dipinto, hanno permesso a dei soldati disabili di giocare una semplice partita a carte, le protesi di oggi danno ad un disabile una qualità di vita migliore.
    Oltre alla visione dei dipinti, in aula abbiamo fatto l’esperimento di metterci nei panni di persone cieche. L’esperimento consisteva nell’utilizzare un foulard come benda per gli occhi, benda che ci avrebbe portato alla temporanea perdita della vista,e nell’ esprimere le nostre emozioni in seguito all’ascolto di poesie riguardanti la disabità. Brividi, tristezza ,commozione e disorientamento, sono queste le sensazioni che ho provato bendata,e ascoltando soprattutto la sesta poesia “chiamatemi per nome”. Brividi e commozione per l’intensità delle parole e per il messaggio che la poesia ha voluto esprimere, ma allo stesso momento tristezza per le stesse parole in quanto non credo sia giusto che delle persone per non sentirsi “diverse” debbano chiedere di non essere trattate come tali.
    Non voglio più essere conosciuta
    per ciò che non ho
    ma per quello che sono:
    una persona come tante altre.
    Chiamatemi per nome.
    Anch’io ho un volto, un sorriso, un pianto,
    una gioia da condividere.
    Anch’io ho pensieri, fantasia, voglia di volare.
    Chiamatemi per nome.
    Non più:
    portatrice di handicap, disabile,
    non vedente, non udente, cerebrolesa, tetraplegica.
    Forse usate chiamare gli altri:
    “portatore di occhi castani” oppure “inabile a cantare”?
    o ancora: “miope” oppure “presbite”?
    Per favore abbiate il coraggio della novità.
    Abbiate occhi nuovi per scoprire che,
    prima di tutto,
    io “sono”.
    Chiamatemi per nome.
    Disorientamento per la presenza del buio, il buio che a noi vedenti fa tanta paura, ma che per persone cieche è la quotidianità, la normalità, noi che abbiamo tutto alla portata di mano quando ci troviamo dinanzi a semplici difficoltà non sappiamo reagire. Ed io in quel momento se mi fossi trovata in una qualsiasi difficoltà non avrei saputo reagire.
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    Messaggio  lucia lettera Dom Apr 08, 2012 9:34 pm

    Essere bendati e non osservare ciò che ci circonda ,ciò che ci sfiora è una sensazione indescrivibile...smarrimento,paura,ansia un insieme di emozioni....a mio riguardo tutte negative. Lo smarrimento,la perdita di cognizione,mi hanno quasi bloccato il respiro...dopo quest'esperienza ho capito che tra tutti i doni che possiamo ricevere dalla vita,forse quello più prezioso è la vista...sicuramente sarebbe uno dei sensi a cui non vorrei per niente rinunciare
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    Messaggio  Adele La Porto Dom Apr 08, 2012 9:56 pm

    Nella lezione scorsa abbiamo visto la disabilità nei quadri. Uno dei quadri che più mi ha colpita è stato quello di Ribera-un ragazzo zoppo disabile che sorrideva. In questo quadro possiamo capire che anche una persona con disabiltà è una persona come tutti gli altri.Anche loro possono essere felici e sorridere . Un altro quadro che mi ha colpita è stata quella della venere di Willendorf.L’immagine che appare nel quadro va contro gli attuali canoni di bellezza.E’ il ritratto di una donna con un corpo prosperoso.

    Per quanto riguarda la simulazione in aula posso semplicemente dire che è stata un’esperienza fantastica, ma nello stesso tempo molto triste. Ho provato tanta tristezza nel sentire le poesie scritte da persone che purtroppo a causa di un deficit visivo non possono vedere anche le cose più semplici come il colore del cielo, un paesaggio…durante la simulazione mi sono sentita una di loro…HO AVUTO PAURA!!! Paura perché in quel momento non riuscivo a vedere l’ambiente che mi circondava…non ero in grado di muovermi…NON RIUSCIVO A FARE NIENTE!..mi mancava il respiro..Quando ho tolto il foulard ho tirato un sospiro di sollievo,ma soprattutto ho pensato come siamo superficiali oggi giorno a preoccuparci di problemi superflui come un corpo perfetto,la taglia perfetta o un seno nuovo…trascurando ciò che davvero è importante come VEDERE LA BELLEZZA DELLE COSE CHE CI CIRCONDANO.La poesia che più mi ha commossa è stata quella di Rebecca soprattutto l’ultima frase: “SONO VIVA E SOLA”.
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    maria formisano


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    Messaggio  maria formisano Lun Apr 09, 2012 7:39 am

    L’esperienze di questa lezione è stata unica. Ognuno di noi ogni giorno ha sempre qualcosa da lamentare, ognuno cerca sempre di piu’ non essendo mai contento di quello che ha. Ebbene basta una piccola esperienza come quella a lezione per rendersi conto di come è bella la vita. Ci capita spesso di non essere consapevoli di tutte le doti che il signore ci ha messo a disposizione per poter palpare la vita, per dire,toccare il mondo e gioire ad esempio alla sola vista di un opera d’arte o di uno spettacolo naturale. Spesso siamo superficiali, poco attenti ma anche poco disposti a dare e a prendere in considerazione persone che non avuto la grazia come noi di poter far tutto. Spesso le persone reputano i disabili come una categoria a parte perché diversi da noi o provano compassione o pietismo non rendendosi conto che sono delle persone come noi normodotati unici nella loro diversità con la loro disabilita’. Quando ci ha fatto bendare gli occhi e provare quindi a metterci nei panni di chi non vede ho provato qualcosa che difficilmente dimenticherò . Mi è sembrato di percepire le cose attraverso i sensi differentemente da come avviene quotidianamente come se i sensi dell’olfatto e dell’udito fossero più sensibili. Ho incominciato a pensare alle cose che una persona non vedente non può vedere e che invece noi possiamo. Ebbene ne sono anche tante. Quando poco dopo ha incominciato a leggerci le poesie scritte da queste persone li’ veramente scendi nel cuore e nella testa di queste persone. Impresse mi sono rimaste le parole di Riccardo della poesia ‘L’angelo del signore’quando dice ‘per il mondo sono solo un diversamente abile,un fardello inutile’ per voi invece ,riferendosi ai suoi genitori,un fiore delicato. Questa frase mi ha fatto riflettere molto anche per l’esperienza che vivo quotidianamente con mio padre anche lui disabile. Una buona rieducazione morale ci vorrebbe per tutti per abbattere stereotipi e pregiudizi che fanno solo star piu’ male le persone che oltre a vivere le difficoltà che derivano dalla loro diabilità devono subire anche il peso degl’occhi e dei giudizi della gente. Impresso mi è rimasto anche il quadro Ragazzo zoppo di Ribera. Il sorriso con cui questo ragazzino porta la sua disabilita’ nonostante la sua tenera eta’ fa’ riflettere molto. Penso che affinchè questo avvenga per tutti i disabili vi è bisogno di uno sforzo morale interno da parte di queste persone e il nostro di aiuto sociale deve essere massimo nonché il minimo che possiamo fare da come penso anche per mio padre.
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    Messaggio  Antonia Aletta Lun Apr 09, 2012 10:39 am

    Quello che ho provato, l'emozione che ho sentito è stata principalmente tristezza nell'ascoltare le parole di queste persone che nonostante tutto hanno tanta voglia di vivere, di essere considerate "normali", come noi, ma che purtroppo a causa dei pregiudizi della gente si trovano costrette ad essere emarginate, a sentirsi diverse ed incomprese. Mi sono trovata per pochi minuti a sentirmi come loro e devo ammettere che è veramente difficile non sentirsi accettati per come si è solo a causa di qualche handicap, quando poi in realtà ciò che conta davvero è quello che sei dentro e le emozioni che provi.
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    Messaggio  Palma Napolano Lun Apr 09, 2012 1:12 pm

    SENTIRSI PERSI CON TANTE PERSONE ACCANTO………………….
    Tutto era buio,mi sentivo disorientata,persa,sola,il mondo intorno a me non esisteva più. Ogni piccolo rumore era un sussulto al cuore,voglia di avere qualcuno accanto che mi tenesse per mano,per sentirmi al sicuro,che mi guidasse e che fosse i miei occhi. ’’ Ho paura di cadere non tanto per il dolore che potrei avvertire
    ma per il peso dei loro occhi che sul quel pavimento mi potrebbero inchiodare. Basterebbe un sorriso il protrarsi di una mano
    alla quale mi potrei aggrappare per non sentire più l'imbarazzo del mio continuo ondeggiare.’’

    poesia ." IN BILICO " di Gennaro Morra
    ---------------------------------------------------
    "Il mio precario equilibrio
    mi tiene in bilico
    mi costringe a cercare un appiglio.
    Devo avvinghiarmi ai muri
    alle sedie,alle persone
    non posso commettere
    il minimo errore.
    Barcollo come un birillo
    sfiorato da una palla
    traballo come una bottiglia
    urtata da una biglia.
    Ho paura di cadere
    non tanto per il dolore che potrei avvertire
    ma per il peso dei loro occhi
    che sul quel pavimento
    mi potrebbero inchiodare.
    Basterebbe un sorriso
    il protrarsi di una mano
    alla quale mi potrei aggrappare
    per non sentire più l'imbarazzo
    del mio continuo ondeggiare."

    Venere di Willendorf


    Più che di un ritratto realistico di una figura femminile, si tratta di una sua idealizzazione. La vulva e il seno sono gonfi e molto pronunciati, cosa che suggerisce l'intenzione di rappresentare un significato fortemente connesso con la fertilità, ed anche il colore rosso ocra col quale la statuetta è dipinta ricorderebbe secondo alcuni studiosi il sangue mestruale. Le braccia sottili sono congiunte sul seno, e il volto non è visibile; la testa si direbbe coperta da trecce o da un qualche genere di copricapo. Scolpendo questa venere l’uomo paleolitico non cerca in alcun modo di essere fedele al vero e, al contrario, la realtà viene simbolicamente deformata.L’uomo primitivo ha capito che il suo operare gli consente di costruirsi una realtà nuova, artificiale.
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    Messaggio  Martina Molino Lun Apr 09, 2012 3:08 pm

    Emozioni della simulazione-cecità

    Mi sono sentita spaesata, avevo un senso d’ansia dovuto al non sapere perché non potevo vedere cosa stava accadendo attorno a me…perché anche gli occhi sono fatti per sentire, anche se infondo non vedendo l’udito presta maggiore attenzione anche ai piccoli rumori, ad esempio ho notato molto il rumore della porta che si apriva e quello di una penna che rotolava a terra. Comunque resto dell’idea che è brutto sentirsi così spaesati, vulnerabili. Quando poi ci siamo alzati barcollavo proprio come il ragazzo della poesia con la differenza che quando ho protratto le braccia per “vedere” dov’erano le mie compagne mi sono sentita prendere per mano da una di loro. Avevamo bisogno di trovare un punto fisso, un appoggio fisico e nel caso di chi non vede veramente anche emotivo, psicologico. Mi ha colpito molto questa poesia “In bilico” soprattutto quando dice “Ho paura di cadere non tanto per il dolore che potrei avvertire ma per il peso dei loro occhi che sul quel pavimento mi potrebbero inchiodare. Basterebbe un sorriso il protrarsi di una mano alla quale mi potrei aggrappare per non sentire più l'imbarazzo”. Questa come le altre poesie erano tutte incentrate sulla semplice richiesta “ non guardateci e non trattateci come se fossimo diversi perché in realtà siamo proprio come voi, abbiamo le stesse paure e le stesse difficoltà”.
    Un po’ di tempo fa ho sentito al telegiornale una storia commovente di un padre che pur di vedere anche soltanto la sagoma della figlia che non aveva mai visto perché cieco da più di quarant’anni, si è sottoposto a quello che è stato il primo intervento di questo tipo in Europa. Gli hanno impiantato un occhio bionico cioè una rete di elettrodi microscopici capaci di collegarsi alla retina, attraverso un compiuterino che trasforma le immagini della telecamera, anch’essa miniaturizzata, in impulsi elettrici che poi vengono mandati al microcip impiantato negli occhi per tradurre oggetti, persone e panorami in un’immagine che se pur primitiva, è essenziale per ridare la vista a chi non ce l’ha. Solo due, sono le settimane necessarie all’occhio per ristabilirsi completamente dall’intervento chirurgico. Il dispositivo è poi attivato e calibrato sulla funzione visiva del singolo paziente.
    Il suo mondo non sarà più buio ma in bianco e nero e poi saranno le emozioni di questa nuova vista a mostrargli i colori della vita.
    È bello sapere che delle soluzioni esistono!!!


    Commento sul tema disabilità/diversità nell’arte

    Due sono le opere che hanno attirato maggiormente la mia attenzione:
    la prima, il quadro di Ribera – ragazzo zoppo, mi è piaciuta perché non avevo notato subito la gamba di legno ma il suo sorriso e poi il quadro di Otto Dix – giocatori di skat in quanto mostra chiaramente gli orrori della guerra e la distruzione che questa ha prodotto sui corpi di questi militari ormai letteralmente a pezzi. Nonostante sia un quadro e non una foto è abbastanza realistico e crudo.
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    Messaggio  MARIA VITTORIA PIROZZI Lun Apr 09, 2012 7:05 pm

    Oggi in aula abbiamo tentato di immedesimarci in persone che purtroppo hanno la sfortuna di essere non vedenti.L'esperimento ha avuto un impatto molto forte,ho provato sensazioni mai provate prima.Alleviado e addirittura eliminando la vista,gli altri organi di senso si sono acuiti.Uno in particolare,l'udito,è stato parte fondamentale,con cui ho potuto orientarmi almeno un po nell'ambiente che mi circondava.Abbiamo ascoltato delle poesie di persone non vedenti.Ho notato che ''grazie''alla mia momentanea cecità,adoperando come unico organo di senso,l'udito,la mia sensibilità è aumentata,provando nel mio profondo senszioni che prima una semplice poesia non riusciva a darmi.Il mio stato d'animo ha avuto una trasformazione repentina,è passato da un inizio di ''paura'' e ''disorientamento''(dovuta alla benda sugli occhi) a una sensazione di profonda ''tristezza'' e 'solitudine''.Concludendo,è stato un esperimento unico,che mi ha fatto comprendere di quanto sono fortunata e sinceramente,un domani,sarà un'esperienza che non mi andrà di rivivere.
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    Messaggio  elenacapobianco Lun Apr 09, 2012 8:20 pm

    Oggi in aula abbiamo trattato un argomento molto interessante:la disabilità nell'arte. Abbiamo visto diversi dipinti,ma quello che mi ha colpito di più è stato quello dei "Giocatori di skat" di Otto Dix.Il dipinto rappresenta tre soldati che giocano a carte,reduci di guerra o meglio venivano definiti "storpi di guerra",che avevano parti del corpo sostituiti da "protesi".Questo quadro mi trasmette forza e onore poichè questi uomini dopo tutto quello che hanno subito dalla guerra non si sono mai arresi.Nella seconda parte invece abbiamo fatto un esperimento sulla cecità e la prima cosa che mi viene da dire è che è stato un esperimento bellissimo ed emozionante.Durante questo esperimento mi sono sentita triste perchè ho immaginato quanta sofferenza c'è nel cuore di queste persone.Sono state anche lette delle poesie ed è stato anche questo molto emozionante;devo ammettere che con gli occhi bendati non mi sentivo a mio agio,ma mi sentivo osservata e debole,e stando al buio mi sono sentita persa,ma con la speranza di intravedere un pò di luce.
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    Messaggio  Francesca Starita Lun Apr 09, 2012 9:34 pm

    L' esperimento fatto in aula mette in mostra quanto sia sfortunato essere non vedenti.Io prima dell'esperimento ho visto l' ambiente e le persone che mi circondavano quindi questo mi ha dato più sicurezza ma nonostante ciò ho avvertito un senso di dispersione che solo grazie all' udito sono riuscita a superare.Ho capito quanto siano importanti per i ciechi gli altri sensi tra cui l' udito e il tatto. Inoltre abbiamo visto dei dipinti tra cui quello di Ribera-Ragazzo zoppo che personalmente mi ha colpito in modo particolare perchè l' attenzione cade sul sorriso del ragazzo a dimostrazione che si può essere felici anche con degli handicap.

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