Pedagogia della disabilità 2012

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Pedagogia della disabilità 2012

Pedagogia della disabilità (2012)- Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti


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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 10 Empty emozioni strane :D

    Messaggio  Rita Desiato Mar Apr 03, 2012 1:59 pm

    in questa lezione siè discusso del rapporto di arte e disabilità ma il vero e proprio interessa di questa lezione per quanto mi riguarda è stato una prova fatta in classe insieme alla prof ... abbiamo dovuto bendare tutti gli occhi ...le mie impressioni e sensazioni di quanto ho provato quando sono stata bendata ? in primo luogo senso di totale disorientamento , ho afferrato subito il braccio della mia compagna poichè volevo avere un contatto con chi mi stesse accanto ... sensazioni strane ma forti nello stesso tempo che è difficile descrivere , poichè questa simulazione è stata realmente toccante dal profondo Exclamation Exclamation Exclamation Exclamation
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    Messaggio  Maria Rosaria Coppola Mar Apr 03, 2012 3:32 pm

    Commento Ragionato
    Non avevo mai pensato alla relazione tra arte e disabilità e la lezione è stata veramente illuminante. L’immagine che più mi ha colpita è stato il ritratto della ballerina Anita Berber, di Otto Dix. Anita Berber fu una ballerina che morì all’età di 30 anni a causa della sua dipendenza dalla droga. Mi ha colpita particolarmente perché apparentemente non c’è nulla che lasci pensare al rapporto con la disabilità; dal momento che da sempre all’idea del disabile viene associata l’immagine dello storpio,di colui che ha mal formazioni fisiche. Mi ha colpita perché è in netta contrapposizione con l’idea di una ballerina: ad una ballerina viene attribuito uno sguardo acceso,le vengono attribuiti aggettivi come solare, “leggera”, luminosa,ballerina è sinonimo di bellezza,salute,grazia. Invece Anita Berber è rappresentata con un vestito rosso così attillato da esaltare ancora di più le forme e le curve del suo corpo,su uno sfondo ugualmente rosso. Un rosso cupo, “pesante” che non rende per niente l’idea di leggerezza,il suo volto è spento,gli occhi bassi,fissi in un vuoto devastante,le labbra quasi inesistenti sono marcate da un rossetto rosso. Caratteristiche,queste,che svelano l’immagine di una vamp piuttosto che quella di una ballerina, l’immagine di una donna che non ha freni,che vede negli eccessi una “scappatoia” dalla realtà,eccessi che non mostrano altro che la sua tristezza e la sua solitudine interiore.
    Commento Emozionale
    Prima di mettere la benda ho aspettato un po’,volevo dare un’ultima occhiata intorno a me per capire cosa accadeva e come,per tenere tutto sotto controllo e sentirmi “protetta”. Non appena ho messo la benda mi sono concentrata cercando sempre di capire cosa accadeva intorno a me,se qualcuno di muoveva, veniva verso di me,ero come spaesata,persa. Voci,risate,poi silenzio. Una voce: una voce che raccontava la vita di quei ragazzi,quei ragazzi che vengono costantemente etichettati. Ho pianto,mi sentivo più che mai vicino a loro,sentivo le loro parole entrare nella mia testa e mi sono sentita una stupida perché ho cominciato a pensare a quanta poca importanza do alle cose veramente importanti e a quanta importanza,invece,do a cose futili,a come sono truccata,a come sono vestita,a come mi vedono gli altri. Più la professoressa leggeva,più quelle parole entravano dentro la mia testa, parole che sono piene di voglia di vivere,vivere una vita normale, senza più essere additati per qualcosa che non hanno,senza più etichette. Parole che,in un certo senso,mostrano anche la loro tristezza,stanchi ormai di dover gridare,“alle persone normali” (quelle capaci di ascoltare,vedere bene Neutral ),la loro normalità. Le poesie sono state tutte belle ma le frasi che più mi hanno colpito sono state:
    Vi sentite come in colpa per la mia diversità
    e non cogliete l’insegnamento che la mia vita dà.
    Quando mi abbracciate forte sento il vostro amore infinito
    e io sorrido, poiché chi sono non l’avete ancora intuito.
    Non scrivo
    Non parlo
    Non cammino
    Non canto
    Non chatto
    Non amo
    Non sogno
    Sono viva
    E SOLA

    Ho paura di cadere
    non tanto per il dolore che potrei avvertire
    ma per il peso dei loro occhi
    che sul quel pavimento
    mi potrebbero inchiodare. Basterebbe un sorriso
    il protrarsi di una mano
    alla quale mi potrei aggrappare
    per non sentire più l'imbarazzo
    del mio continuo ondeggiare."
    Non voglio più essere conosciuta
    per ciò che non ho
    ma per quello che sono:
    una persona come tante altre.
    Chiamatemi per nome.
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    giuseppina tramo


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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 10 Empty Arte e Disabilità

    Messaggio  giuseppina tramo Mar Apr 03, 2012 5:05 pm

    A lezione,riguardo l'argomento "arte e disabilità" abbiamo osservato ed analizzato alcuni quadri che avevano come protagonisti persone disabili o semplicemente soggetti "diversi" che si distaccano da quell'ideale di bellezza e perfezione che siamo abituati a vedere. quello che più mi ha colpito tra i quadri è stato quello di "Ribera-ragazzo zoppo" dove si osserva l'immagine di un ragazzo disabile che sorride. Si, proprio così sorride... Mi soffermo su questa questione perchè si ha l'idea fissa che le persone disabili per la loro condizione non possano essere felici. Siamo bravi ad assumere nei loro confronti atteggiamenti di compassione,oppure pensiamo che il disabile sia colui che si chiude in casa senza uscire,si isola, è triste. La difficoltà più grande,in realtà, che noi abbiamo è quella di pensare al disabile in quanto PERSONA. Una persona con sentimenti, emozioni, capacità, con la sua voglia di fare con il suo sorriso che lo rende unico.
    Tra arte e disabilità vi è un legame profondo.ho copreso quanto sia fondamentale questo rapporto e il valore rilevante che ha la dimensione artistica per una persona con disabilità. Attraverso l'arte la persona disABILE SI ESPRIME, SI RACCONTA, comunica,tira fuori tutte le sue energie,potenzialità;mostrando talento, grinta e determinazione. Lo fa con una forza d'animo unica e con grande talento,trasmettendo emozioni forti nell'animo di chi lo osserva. Grazie all'arte,quindi, possiamo affermare che vengono superati i pregiudizi e le barriere che non hanno motivo di esserci nei confronti di colui che va oltre i limiti con resilienza e capacità.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 10 Empty impariamo a vedere con il cuore

    Messaggio  luigia palumbo Mar Apr 03, 2012 5:51 pm

    la simulazione fatta in aula è stata fantastica,mi ha scatenato una tempesta di emozioni. principalmente tristezza ma anche amore,amore per la vita che queste persone hanno sicuramente più di noi che abbiamo tutto servito su un piatto d'argento. é stato come vedere con altri occhi quelli del cuore.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 10 Empty Simulazione e opera d'arte

    Messaggio  Milena Capasso Mar Apr 03, 2012 6:51 pm

    Cosa ho provato? Una fortissima emozione… non so dire di che natura. La benda ha amplificato la potenza della poesia perché mi ha permesso di stare in uno stato di maggiore raccoglimento.
    Sentire e non vedere lo stato di un disabile è molto diverso. Ti fa entrare dentro, ti fa sentire la sua angoscia ma anche la sua forza e la sua voglia di vivere.
    Riesco io ad avere la stessa forza?

    Commento opera d’arte
    La riflessione nasce dal fatto che di solito nelle opere d’arte si predilige la bellezza, l’armonia delle forme, e c’è una tensione verso la perfezione. In virtù di ciò le opere visionate mi hanno colpito un po’ tutte perché naturalmente viene messo in risalto non il bello, non la proporzione sia nelle forme che nei colori, ma una realtà così com’è, o comunque non conforme ai canoni dell’arte cui siamo abituati.
    L’opera che però ha suscitato in me maggiore curiosità e interesse è stata il ritratto della ballerina Anita Berber di Otto Dix.
    Innanzitutto mi colpisce la prevalenza del colore rosso su un corpo esile quasi etereo, occhi grandi ma che sembrano assenti pieni di angoscia. Proprio la sua angoscia, la sua tristezza mi hanno portato a fare una breve ricerca per capire chi fosse questa donna, cosa l’avesse portata a morire così giovane…
    Scopro che è una donna piena di eccessi, vissuta all’inizio del ‘900 in una Germania che stava attraversando forti cambiamenti culturali e sociali. Anita viene ad essere una delle protagoniste di questi cambiamenti e lo fa in maniera forte utilizzando il suo corpo come ballerina, come attrice ma soprattutto come simbolo di una libertà culturale che creava scandalo e disappunto.
    L’immagine che ci restituisce Otto Dix, o forse quella che io colgo, è quella di una donna provata dalla vita, di una donna che nonostante il suo apparire “trasgressivo” è infelice, di una donna che vuole sembrare a tutti i costi diversa da ciò che realmente è. O forse è la vita che l’ha portata a sentirsi così.
    Mi piacerebbe andare oltre quello sguardo, guardarla dentro, sentire i suoi pensieri, provare i suoi stati d’animo e scoprire davvero cosa si nasconde nella sua anima.
    Manuela Arienzo
    Manuela Arienzo


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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 10 Empty Re: lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

    Messaggio  Manuela Arienzo Mar Apr 03, 2012 7:07 pm

    QuestA è stata finora la mia lezioEne preferita. Non avevo mai sentito parlare di arte e disabilità messe insieme ma devo dire che è un bel connubio perchèla pittura è un'arte molto sensibile e mi è piaciuto il fatto che questi pittori abbiano affrontato nrlle loro opere il tema della disabilità.Il quadro che mi ha colpito di più è stato quello di Ribera "Lo storpio",il fatto di vedere un ragazzo mendicante e zoppo con un grande sorriso mi ha trasmesso un'immensa gioia di vivere e di superare le avversità(ed ecco che torna il tema della resilienza). Credo che in questo quadro niente sia lasciato al caso e quel sorriso secondo me è stato dipinto proprio per trasmettere un'idea di forza e positività ed è per questo che l'ho preferito agli altri.

    SIMULAZIONE CECITà
    Ero già stata curiosa di provare a mettermi nei panni di persone non vedenti per capire in minima parte come potesse essere ma farlo in un ambiente familiare come la propria casa,da soli e con gli occhi chiusi è diverso rispetto a farlo in un'aula piena di gente con una benda,le emozioni che si provano sono diverse. Appena ho indossato la benda mi sono sentita a disagio e vulnerabile,ho avuto paura ma non sapevo precisamente di cosa. Quando la prof ha iniziato a parlare l'ho ascoltata intensamente,ecco mi sono accorta della profonda differenza tra sentire e ascoltare,ho ascoltato le parole di quelle persone,di quelle poesie con il cuore,mi sono lasciata completamente andare e man mano ho avuto la sensazione che tutto intorno a me si fosse fermato,sono cadute tutte le mie certezze tanto che ad un certo punto non mi sembrava più di stare in un aula,sapevo che era pieno di gente intorno a me ma mi sentivo sola e in un luogo pieno di pace. Quando la prof ci ha fatti alzare in piedi è stato difficile,non perchè fisicamente non riuscivo ma perchè il fatto di stare in piedi senza poter toccare il quaderno o la penna e quindi senza poter avere in un certo senso le cose sotto controllo,mi ha fatto sentire disorientata e subito istintivamente ho cercato la mano della mia amica e non l'ho più lasciata e devo dire che questo semplice gesto mi ha dato forza e subito mi sono sentita meglio. Togliere la benda è stato come premere play,la mia mente è tornata in quell'aula e la sensazione di pace e silenzio ha lasciato il posto a confusione e rumore
    Anna Carmela Capasso
    Anna Carmela Capasso


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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 10 Empty Re: lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

    Messaggio  Anna Carmela Capasso Mer Apr 04, 2012 9:46 am

    Il fatto che anche l’arte apre le porte alla disabilità e in particolare alla diversità è interessante poiché siamo abituati a vedere nei quadri sempre ciò che è irrealmente perfetto,ma la realtà è ben lontana dalla perfezione. Possiamo notarlo dal quadro di Ribera in cui viene rappresentato un bambino zoppo,ma è un bambino che sorride e che questo può far riflettere chi quasi stupidamente pensa che chi ha problemi fisici debba piangersi addosso tutta la vita e fa riflettere chi come noi possiede tutto e a volte un semplice problema oscura il nostro sorriso. Un altro esempio può esserlo un quadro di Ribera della donna barbuta dove si evince l’immagine di questa donna che è completamente diversa dall’immaginario a cui siamo continuamente abituati della donna perfetta super magra e super bella e questo idea di perfezione molto spesso scoraggia e fa sentire le altre ragazze cosiddette “normali” e quindi non perfette inferiori. Invece tutti dovrebbero capire che ogni donna e in particolare ogni essere umano è perfetto nel suo essere diverso…!!!

    Quando la prof ci ha bendato ho sentito un senso di spaesamento, quasi paura e un enorme difficoltà nel muovermi era come se per la prima volta muovessi i miei primi passi. Però quando poi ho iniziato ad ascoltare le poesie mi sono tranquillizzata era come se gli autori delle poesie erano lì presenti e comunicavano con me. Era come se fossimo solo io e le parole senza distrazioni senza futili dettagli che ci distolgono molto spesso da quello che gli altri ci dicono,poiché siamo più abituati a vedere che ad ascoltare. Tra tutte le poesie quella che mi ha colpito e che mi è rimasta dentro è stata la 3° mi ha colpito l’impossibilità di questa ragazza di fare tantissime cose che per noi alla fine sono cose quotidiane e mi ha lasciato senza parole il fatto che è sola. Questo non dovrebbe succedere poiché come ognuno di noi è una persona e come tale merita le stesse opportunità e diritti e secondo me tutti dovrebbero attivarsi per permettere a tutti di vivere pienamente la propria vita senza privazioni.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 10 Empty Simulazione e avviso

    Messaggio  Iolanda Puca Mer Apr 04, 2012 10:28 am

    [font=Comic Sans Ms]Seguire questo corso diventa sempre più coinvolgente. Oggi abbiamo svolto un esercizio simulando una situazione di disabilità, quello della cecità.Le sensazioni che ho provato immaginando di essere in una condizione di cecità sono state:ansia,paura,smarrimento,incertezze e timore. Eravamo li ognuno di noi con la propria benda all'inizio ho avuto una strana sensazione avevo paura del buio,cosa che non mi è mai successa fino ad oggi, avevo bisogno di controllare con i miei occhi cosa succedeva all'interno dell' aula,ho cercato la mano di un'amica provando più sicurezza. Poi mi sono detta fra me e me:è solo un esercizio passerà! e cosi è stato mi sono rilassata leggermente, soprattutto quando abbiamo ascoltato le poesie. Quella che maggiormente mi ha colpita è stata " NON di Rebecca " non scrivo,non parlo,non cammino,non canto,non chatto,non sogno e vivo. Non scrivo,non parlo, non cammino, non canto, non chatto ma amo,sogno e sono viva.Non scrivo,non parlo,non cammino,non canto,non chatto,non amo,non sogno, sono viva e sola!!!*.* non ho parole per descrivere questa poesia. E' stato un esercizio ,per quanto mi riguarda,molto emozionante a volte bisogna manifestarsi nelle persone per capire realmente le loro sensazioni e il loro modo di rapportarsi con la vita.
    Oltre a questo esercizio in aula abbiamo visionato anche dei dipinti che rappresentano i disabili sono stata colpita da quello dei"giocatori di skat".Il quadro rappresenta tre soldati che giocano a carte con problemi fisici a causa della guerra. Il primo a sinistra ha il volto sfigurato,gli manca un orecchio e l'orecchio sostituito da un impianto acustico che termina con una trombetta poggiata sul tavolo,ha le protesi in legno alle braccia e una alle gambe. L'uomo al centro non ha ne le gambe e ne le braccia, ha una parte del cranio ricucito con del metallo,la mandibola e l'orecchio in metallo e l'occhio in vetro. Il terzo invece non ha più la parte inferiore del corpo, la mandibola sostituita con del metallo ed è in possesso di un solo braccio. Fino ad oggi non avevo mai fatto attenzione alla disabilità che ci fosse nei quadri.
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    Messaggio  teresa perretta Mer Apr 04, 2012 10:56 am

    Dopo la simulazione svolta in aula, quasi tutte le ragazze che hanno voluto condividere ad alta voce le sensazioni provate all'ascolto delle poesie, hanno espresso una certa tristezza che ammetto di aver provato anch'io ma solo in un primo momento, cioè subito dopo essermi bendata con il foulard. Infatti, fino alla lettura delle poesie non ho fatto altro che pensare a cosa potesse provare una persona non vedente e ciò mi ha molto rattristato.. Immaginavo le difficoltà che potesse incontrare nel vivere le sue giornate, nel fare qualunque cosa e più passava il tempo più mi rendevo conto di quanto fosse fondamentale per me la vista perchè per tenere gli occhi chiusi dovevo concentrarmi ed impegnarmi, dal momento che mi veniva naturale aprirli.. Però, non appena ho sentito la voce della professoressa leggere le parole di chi si è ritrovato a dover affrontare tali difficoltà, tutti i pensieri fatti fino a quel momento sono svaniti perchè, non potendo vedere e concentrandomi solo ad ascoltare, sentivo quelle parole più intensamente, più vicine, in pratica le sentivo.. Solitamente, invece, si è talmente presi dal guardare chi parla che non si da vera attenzione e ascolto a quello che dice, non lo si percepisce veramente.. E forse è proprio questo che la società attuale si aspetta da noi, che vediamo immagini su immagini, poichè i messaggi verbali che non sempre le accompagnano sono molto semplificati ed elementarizzati. Quindi condivido il pensiero espresso dalla professoressa in aula e cioè che la nostra società è soprattutto una società visiva; si pensi alle mille pubblicità che ci vengono presentate praticamente ovunque, in tv ogni pochi minuti e per strada ad ogni angolo. Così, alla fine della simulazione, come uno solo dei miei colleghi ha detto, il pensiero dominante in me è stato che probabilmente i non vedenti sono persone più profonde perchè ascoltano con il cuore.. Ed è proprio questo che vorrei chiedere al prof. Palladino, se pensa che la mancanza della vista possa avergli donato una maggiore sensibilità rispetto a chi invece può vedere.
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    Messaggio  simona micillo Mer Apr 04, 2012 4:14 pm

    Nella prima parte della nostra lezione abbiamo affrontato il rapporto tra arte e disabilità.Devo dire che prima di oggi non avevo mai osservato quadri che ritraessero sogetti o figure con diverse disabilità.Tra i diversi quadri mi ha maggiormente colpito quello di Ribera "il ragazzo zoppo"...perchè proprio questo quadro??!Perchè forse questo più degli altri dimostra come non è assolutamente vero che un soggetto affetto da disabilità sia una persona triste,da compiadire,infatti nel quadro questo ragazzo viene rappresentato con un grande sorriso e soprattutto trasmette serenità.Rispetto alla prima parte,è stata la seconda che mi ha maggiormente colpito e soprattutto mi ha fatto tanto rifelttere.Stare lì seduta con una benda sugli occhi ed ascoltare attentamente le parole profonde di queste persone disabili mi ha fatto pensare...tante volte non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo,cerchiamo sempre di più e ci lamentiamo per le cose più futili e banali e poi ti ritrovi per caso in questa lezione e di fronte a queste letture ti fermi un attiamo a pensare...ho provato rabbia,tristezza,impotenza di fronte alla profondità di quelle parole.Rifletti sul fatto che esistano realtà diverse dalla nostra,realtà da noi spesso non comprese,non capite...ma è un'altra la cosa più toccante,con un velo di tristezza ho notato come queste persone affette da queste disabilità nonostante tutto,sono capaci meglio di noi di affrontare la vita con grande forza e sorriso,una forza che tante volte a noi manca! Sad
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 10 Empty Re: lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso)

    Messaggio  ASCIONE ANNARITA Mer Apr 04, 2012 4:39 pm

    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 10 I%20giocatori%20di%20skat,%201920

    I "Giocatori di skat" è un'opera di Otto Dix, un pittore tedesco le cui opere sono incentrate su tematiche forti e disegnate con crudezza, come la guerra e la morte al fronte, i reduci storpi nelle città del dopoguerra, le deformità della bruttezza.
    Questo olio su tela rappresenta tre militari dopo il primo conflitto mondiale che giocano a carte. Si possono notare gli effetti che la guerra ha prodotto su di loro: a partire da sinistra si osserva il primo, al quale manca il braccio destro e quello sinistro è stato sostituito da una protesi in legno; al posto della gamba sinistra si ritrova un bastone di legno nero e utilizza quella destra per tenere le carte; e per poter sentire i compagni è costretto a ricorrere ad un tubicino inserito nell'orecchio destro che è collegato ad un piccolo corno sul tavolo e non ha l'occhio destro.
    Il secondo, al centro, ha una parte del cranio ricucita con del metallo; non ha nè le braccia, infatti tiene le carte con la bocca, nè le gambe, diventate due bastoni di legno nero; parte della mandibola è di ferro ,ha un occhio di vetro e ha una placchetta metallica all'orecchio sinistro.
    Il terzo, sulla destra, è solo un busto con una protesi di legno al posto del braccio destro; ha perso sia il naso che la mandibola, sostituita da una metallica.

    La simulazione effettuata in aula ha messo a dura prova i miei restanti sensi; ero bendata, con gli occhi completamente chiusi. Le parole delle poesie, lette con leggiadria, centillinate come delle piccole gocce d'acqua entravano in me attraverso l'udito, le sentivo sempre più mie attraverso il tatto e mi aprivano gli occhi verso l'infinito. Le emozioni sono state numerose, ero un non-vedente a tutti gli effetti ma tante erano le cose che riuscivo a vedere e a capire: ho avvertito il disagio che noi arrechiamo a queste persone considerandole diverse, ho capito che le diversità uniscono e non dividono, ho provato sulla mia pelle che anche da bendata avevo gli occhi spalancati. Ma allora i veri ciechi siamo NOI? La cecità non è un limite, non è una disabilità, non è una categoria inferiore del genere umano... Infondo ciò che conta nella vita è sognare e lo si può solo tenendo bene aperti e spalancati gli occhi del cuore...


    Una domanda che mi attanaglia e mi incuriosisce particolarmente che vorrei fare al sig. Palladino è la seguente: cosa sogna di notte un cieco dalla nascita, non conoscendo i colori, i visi, nè niente?

    Annarita
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    Messaggio  Marianna Gallo Mer Apr 04, 2012 4:46 pm

    La lezione del 28/03 per quanto mi riguarda è stata una delle più emozionanti... Perché???bhé diversi sono i motivi. Nella parte laboratoriale la prof.sa Briganti ci ha invitato a bendarci,dopo di che ha iniziato a leggere poesie riguardanti persone disabili. Queste poesie le ho trovate molto profonde,toccanti,ma sono certa che suscitano delle sensazioni,emozioni diverse quando si è bendati rispetto a quando non lo si è. La docente leggeva; diverse sono state le sensazioni che ho provato:angoscia,timore,paura poiché non sapevo cosa succedeva accanto a me;ad un tratto però il mio corpo è stato attraversato da tanti brividi,tutto questo perché per la prima volta ero concentrata sulle parole e non pensavo se qualcuno guardava i miei capelli,com'ero vestita! Le poesie che mi hanno colpita maggiormente sono:
    "L'angelo del signore" di R.Fafner e "Chiamatemi per nome" di Gianni Scopelliti. Secondo me in un cero senso si accomunano,poiché credo che spesso le persone che ai nostri occhi risultano diverse,sono considerati dal mondo circostante solo dei disabili,riconosciuti per quello che non hanno ,quindi potremmo dire per le proprie mancanze,e non per quello che sono, ossia delle persone come altre.Alla fine dell'esperimento alcune colleghe hanno letto le loro riflessioni,una in particolare mi ha colpito:
    "Abbiamo tutto! Perché questo TUTTO NON CI BASTA?"
    Ennesimo elemento importante ed innovativo di questa lezione é stata la presentazione dell'unione o meglio del rapporto che lega l'arte e la disabilità. Nonostante gli studi che ho affrontato durante gli anni di liceo non sapevo che diversi sono gli artisti che si sono occupati della relazione di questi due elementi.Molti sono stati i dipinti che ci hanno mostrato in aula:il ragazzo zoppo,la donna barbuta,ma quello che più mi ha colpita è il dipinto rappresentante gli"otto dix giocatore di skat",dove appunto vi è la presenza di reduci di guerra che giocano a carte. Questi soggetti sono tre disabili due con gambe e braccia sostituite da protesi di legno e con un apparecchio legato all'udito,il terzo costituito solo dal busto.Questo dipinto mi ha fatto molto riflettere su quelle che sono le difficoltà che queste persone affrontano per svolgere qualsiasi atto quotidiano, che per noi normadotati risulta essere una semplice abitudine.
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    Messaggio  imma_ferla Gio Apr 05, 2012 10:10 am

    In questa lezione si è riflettuto su arte e disabilità... Tra i quadri visualizzati in aula quello che mi ha colpito in particolar modo è stato Ribera-ragazzo zoppo. Il suo sorriso che lascia riflettere. Riflettere sul fatto che pur essendo un ragazzo "disabile" riesce a sorridere alla vita. Possiamo pensare che sono persone deboli,ma in realtà nessuno è più forte di loro; possono insegnarci tanto, ad esempio non abbatterci ai primi ostacoli, il saper sorridere pur non avendo ricevuto il meglio dalla vita.
    Altre emozioni sono suscitate nel momento della lettura delle poesie,con occhi oscurati da foulard. L'ascolto della poesia "NON di REBECCA" ha suscitato in me un senso di smarrimento,tristezza,qualche attimo anche di angoscia. Il non poter vedere cosa succedesse intorno a me...
    Anche se solo per pochi minuti,ho capito in parte di com'è difficile la loro vita, e di come noi persone normodotati siamo futili;pur avendo tanto non ci si accontenta mai...
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    Messaggio  Elvira Romano Gio Apr 05, 2012 10:23 am

    L’opera d’arte che mi ha colpito di più è stato il ragazzo zoppo di Ribera. Guardando il quadro la prima cosa che ho notato è stato il suo bellissimo sorriso. Era un dipinto che mi ispirava serenità.. Credo che Ribera nel dipingere il ragazzo zoppo con quel magnifico sorriso abbia voluto trasmettere proprio la sua serenità ,facendo capire che essere disabile non significa essere tristi, depressi..anzi penso che proprio loro hanno più voglia di vivere e apprezzano di più ogni dono che la vita gli offre di quanto non facciamo noi.
    Per quanto riguarda l’esperimento fatto in classe sulla cecità è stato molto emozionante. Devo ammettere che avendo l’impossibilità di vedere mi sono sentita vulnerabile, fragile ,debole, disorientata. E’ stato terrificante non riuscire ad avere la percezione di cosa stesse accadendo intorno a me. Togliere la benda è stato veramente un sollievo e non oso nemmeno immaginare come possa sentirsi una persona che non potrà vedere mai più. Inoltre avendo l’impossibilità di vedere l’emozione che ho sentito ascoltando le poesie scritte dai ragazzi disabili è stata molto più intensa . Nonostante le lezioni siano state molto toccanti devo ammettere che solo oggi, grazie a quest’esperimento, ho iniziato a capire, anche se solo minimamente, cosa prova una persona affetta da un grave deficit e come la vita possa essere difficile per loro.
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    lab. 5 - Simulazione e avviso (chiuso) - Pagina 10 Empty Arte e Disabilità

    Messaggio  Gaetana Cozzolino Gio Apr 05, 2012 1:59 pm

    È certamente un binomio insolito in quanto siamo tutti abituati ad associare l'arte con la grande quantità di opere che i nostri artisti ci hanno lasciato nel tempo.
    Eppure arte e disabilità non si discostano ma sono interconnessi in un rapporto biunivoco che spesso appare "invisibile" ai nostri occhi!
    Conosco molti disabili che quotidianamente sono impegnati in lavori creativi e i risultati che riescono a dare sono stupefacenti. Altri attraverso la musico-terapia riescono a comunicare con il mondo circostante.
    È proprio vero che l'arte apre la porta a tutti. L' Atzori è un reale esempio di tale rapporto.
    L'opera che più di tutte mi ha colpito è stata : il "ragazzo zoppo" di Ribera in quanto davvero restituisce un'idea di disabilità sopra le righe. L'opera rappresente un piccolo mendicante con un deficit al piede ma con un sorriso oserei dire "contagioso" ed uno sguardo"intenso".
    In passato il disabile veniva considerato un mendicante(colui da tenere lontano) invece nel ritratto il nostro piccolo mendicante sorride e porta tra le dita della mano sinistra un messaggio: la vera bellezza la si trova nel cuore. Questo è ciò che ho pensato quando ho notato quel biglietto. Forse quel ragazzino vuole dirci che dobbiamo sorridere alla vita nonostante le difficoltà che essa ci pone e non perderci in oggetti e situazioni futili ma riflettere su ciò che davvero è importante per ognuno di noi. Infondo quando siamo travolti da situazioni che ci rendono inerme il primo sentimento che avvolge le nostra membra è la paura ,non per le cose futili, di perdere le persone a noi care.
    Anche la simulazione mi ha fatto riflettere su questi valori; spesso dobbiamo cadere con il piede nella fossa per comprendere che la realtà non è unica ma infinita.
    Le poesie sono state tutte molto belle e significative ma quella che preferisco è VORREI....POTREI di Sara.
    Sara dice una cosa fondamentale:"vorrei poter essere un gabbiano, volare sopra il mondo senza essere riconosciuta". È questo il dato importante lei non vuole essere riconosciuta ma allo stesso tempo vuole volare sopra il mondo, vuole conoscerlo,assaporarlo,ascoltarlo.
    "vorrei assistere da lontano alla vita che scorre sotto di me"." Da lontano ": Sara preferisce guardare da lontano la vita, non riesce a desiderare una vita vissuta da vicino forse perchè il peso da sopportare è troppo grande.
    In realtà a quanti di noi capita di provare sentimenti così contrastanti , spesso abbiamo timore di affrontare le nostre paure e preferiamo isolarci, nasconderci e rifuggiarci nei sogni come la nostra Sara. Ma la vita per quanto amara possa essere deve essere affrontata solo in questo modo si può diventare gabbiani e volare non "sopra" il mondo ma "nel" mondo.
    Questa poesia mi ricorda il Gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach egli dice:
    "ciascuno di noi è in verità un'immagine del Grande Gabbiano un 'infinita idea di libertà senza limiti". Il nostro corpo non è altro che il nostro pensiero visibile,concreto. Bisognerebbe spezzare le catene che imprigionano il pensiero e il nostro corpo sarà libero.
    Vorrei soffermarmi sul concetto di arte e concludere.
    Cos'è l'arte?
    L'arte come la vita è un viaggio: dalla fantasia alla realtà, dal dentro al fuori, che riguarda tutti.
    L'arte che permette di tirare fuori le più intime emozioni, può essere considerata la metafora di un viaggio spirituale, del quale gli autori sono le guide che dal mondo interno dei sentimenti e della psiche conducono a quello della partecipazione e della comunicazione.
    Se arte è davvero tutto questo allora posso affermare che attraverso l'arte in aula con l'aiuto della nostra professoressa abbiamo creato Arte.
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    Messaggio  maria.lancellotti Gio Apr 05, 2012 4:01 pm

    LA SIMULAZIONE FATTA IN CLASSE è STATA MOLTO TOCCANTE:NN NEGO CHE QUANDO MI SN BENDATA GLI OCCHI HO PROVATO UNA SENSAZIONE DI VUOTO E BUIO.. MA è IN QUESTO MODO CHE HO COMPRESO LA FUTILITà DELLE MIE LAMENTALE PER IL TRUCCO SCIOLTO O PER I CAPELLI FUORI POSTO..E LA MIA MANCANZA DI APPREZZAMENTO PER TUTTO CIò CHE DIO MIA HA DONATO.
    PER QUESTO L'ESPERIENZA DELLA FASCIA è STATA MOLTO SIGNIFICATIVA!!
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    Messaggio  ascione ass Gio Apr 05, 2012 10:40 pm

    A lezione si è fatta un'analisi di alcuni dipinti rappresentanti disabilità, tra quelli proposti mi ha colpito "La donna barbuta" di Ribera. Mi colpisce il modo in cui viene rappresentato il caso anomalo e pur trattandosi di una donna virile, vengono messi in chiaro quelli che sono i tratti distintivi della donna: il seno prosperoso che allatta un neonato e sul lato destro dell'immagine la rappresentazione di un gomitolo di lana.
    Il momento della lezione che più mi ha colpita è stato quello della simulazione; restare bendata per un tempo breve che è sembrato lunghissimo è stata una delle esperienze più forti che io abbia vissuto.
    Probabilmente non riesco a spiegare a parole l'insieme di emozioni che ho provato, dal vuoto di un silenzio quasi angosciante alla tristezza per le parole che ascoltavo, mentre sentivo il mio cuore battere in un modo in cui non mi ero mai accorta che battesse. Riaprire gli occhi è stato un sollievo, perché per la prima volta mi sono accorta di quanto sia bella la vita e quanto viverla, così come la vivo, sia una cosa fantastica. Spesso il nostro sguardo può in maniera superficiale giudicare chi ci circonda; siamo noi stessi a vedere le diversità,sottovalutando chi abbiamo di fronte.
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    Messaggio  Diana Emma Ven Apr 06, 2012 8:40 am

    Nella lezione di arte e disabilità abbiamo potuto ammirare dei dipinti che raffigurano i disabili. Quello che mi ha colpito in modo particolare è stato quello della ballerina Anita Berber del 1925. Questa donna diventa famosa per il suo essere appariscente, bisessuale nell'avere anche dei problemi ormonali. Spesso noi ci lamentiamo del nulla, e perdiamo di vista le cose essenziali. Quest'esperienza mi ha fatto aprire gli occhi e guardare le cose essenziali, e ascoltare anche di più noi stessi, e sicuramente ci aiuteremo di più.
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    Messaggio  rosa d'onofrio Ven Apr 06, 2012 9:53 am

    Questa lezione e' stata veramente bellissima e toccante.E' iniziata con l' analisi del rapporto tra arte e disabilita',attraverso la visione di alcuni dipinti.Nell' ascoltare la prof che analizzava questi dipinti,sono rimasta meravigliata.Non avevo mai notato infatti che un dipinto raffigurasse la disabilita'.Il dipinto che piu' mi ha colpito e' stato quello di Ribera "RAGAZZO ZOPPO".Il mio sguardo e' stato catturato dal sorriso del ragazzo che trasmetteva tanta voglia di vivere.E' proprio questa la particolarita' perche' un po' di tempo fa si pensava al disabile come ad una persona triste,sola,la cui vita era catterizzata solo da dolore
    Questa lezione ha avuto seguito con la simulazione sulla cecita' ed e' stata proprio questa la parte piu' emozionante.Quando ho bendato gli occhi,le prime sensazioni che ho avuto sono state:paura,panico.Subito dopo mi sono lasciata andare e le parole delle poesie lette dalla prof mi sono arrivate dritte al cuore e alla mente senza la distrazione del cellulare,di una penna che cade a terra etc..Le poesie sono state tutte bellissime e intense,ma quella su cui mi sono soffermata di piu' e' stata "CHIAMATEMI PER NOME".Si proprio cosi.Bisogna chiamare una persona con il proprio nome,perche' e' quello che ci caratterizza e non per quello che non ha...Siamo tutti uguali,con lo stesso sorriso e la stessa tristezza.IMPARIAMO QUINDI A NON ETICHETTARE LE PERSONE E A CHIAMARLE CON IL LORO NOME.
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    Messaggio  Cozzolino Chiara1987 Ven Apr 06, 2012 12:44 pm

    In questa lezione si è discusso sul tema di disabilità e deformità in arte.
    Le opere che mi hanno impressionato di più sono state quelle di Otto Dix e in particolare "Giocatori di skat".
    -Otto Dix(1891-1969) nel 1910 entrò nella scuola d'Arti Decorative di Dresda e si specializzò come ritrattista.
    Quando scoppiò la Prima guerra mondiale si arruolò orgogliosamente come volontario nell'esercito tedesco.Questa esperienza,però,fu traumatica e lo scioccò a tal punto che,poi divenne un pacifista convinto.
    La maggior parte delle sue opere rappresentano temi come la guerra,la morte,le deformità che la guerra ha provocato,i reduci storpi dipingendole con molta crudezza.
    __Il quadro "Giocatori di skat" rappresenta tre uomini(ex soldati) reduci di guerra che giocano a carte.Il primo a sinistra mantiene le carte con il piede dell'unica gamba che gli è rimasta,la sinistra è sostituita da una protesi di legno;non ha il braccio destro e il sinistro è sostituito da una protesi;inoltre gli manca l'occhio e l'orecchio destro al quale è collegato un apparecchio acustico che termina con una trombetta appoggiata sul tavolo.L'uomo al centro mantiene le carte in bocca in quando gli mancano sia gli arti superiori che inferiori sostituiti da protesi;una parte del cranio,di mandibola e un orecchio sono di metallo e l'occhio sinistro è di vetro.L'uomo a destra ha le carte nella mano sinistra,e una carta nell'altra mano di legno;la parte inferiore del corpo gli manca e anch'egli ha una parte di mandibola di metallo.
    A primo impatto nel dipinto ho notato solo deformità,poi guardandolo bene mi è venuto da sorridere perché mi ha trasmesso un senso di calore e tra i tre uomini ho avvertito complicità...li ho immaginati che chiacchieravano,anche di quanto fossero fortunati ad essere li insieme a giocare,più fortunati sicuramente di chi,invece,era rimasto sotto le macerie della guerra.

    Oltre a queste riflessioni l'esperienza della benda sugli occhi è stata davvero unica...
    Appena ho messo la benda non ho provato particolari sensazioni ma pian piano sono stata assalita dalla paura,il cuore batteva forte e non riuscivo a sentirmi a mio agio...mi sentivo disorientata ed è stato brutto non poter vedere cosa mi succedeva intorno. Le parole delle lettere lette dalla prof.ssa mi rimbombavano nella mente e nel cuore,dentro sentivo una forte pressione. E solo ora capisco cosa significa vivere senza guardare. Credo che se avessi tenuto la benda ancora per un po' sarei scoppiata a piangere,non avrei sopportato il senso di colpa ,il senso di colpa perché stavo capendo quanto ero fortunata e quanto,molto spesso,non sapevo riconoscerlo.
    Ci sono persone che vivono tutti i giorni in questa condizione ma sanno sognare,sanno sperare,sanno vivere davvero contro tutto,contro gli occhi vigili degli altri ! ! !
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    Messaggio  anna piscitelli Ven Apr 06, 2012 1:54 pm

    riguardo alle opere mostrate a lezione ho riflettuto parecchio, soprattutto mi è rimasta dentro una: "ragazzo zoppo-ribera"...non so perché ma osservandolo mi ha lasciato dentro un senso di tristezza. è comunque, secondo me, una cosa positiva trattare di questi temi anche e soprattutto in arte, in questo modo in effetti si ha la capacità di sensibilizzare numerosissime persone a dispetto di quante persone si riescano a sensibilizzare con altri tipi di approcci.
    parlando della simulazione fatta posso dire che è stata davvero commovente, sarà stata "colpa" delle poesie lette e quindi dell'atmosfera creata, ma è riuscita a prendermi pienamente. sono riuscita a riflettere in quel modo riguardo ai sentimenti che persone disabili possono provare...ho cercato di immedesimarmi in loro,di comprendere pienamente le loro parole...non so se ci sono riuscita, ad essere sincera non credo, ma ci ho provato almeno...grazie alla simulazione ho cominciato a pormi il problema di "Comprendere" l'altro!
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    Messaggio  rosa capasso Ven Apr 06, 2012 3:47 pm


    La lezione che abbiamo affrontato riguarda la relazione che vi è tra Arte e Disabilità. Nelle lezioni precedenti abbiamo visto i diversi limiti che vengono posti ai disabili: le barriere architettoniche, stereotipi,pregiudizi ma abbiamo anche affrontato il tema della Resilienza dimostratoci da Simona Atzori che con la sua arte abbia oltrepassato gli ostacoli che il suo corpo,non la sua anima, gli ha posto sin dalla nascita . Ha dimostrato come un disabile è una persona piena di talento e risorse ,pieno di emozioni che trasmette ogni qualvolta danza,corre,scrive qualsiasi cosa esso faccia, ed è questa loro arte che fa cadere qualsiasi tipo di barriera,di pregiudizio,di limite.
    Le poesie ascoltate in aula sono una vera e propria arte,sono emozioni,paure,desideri ,sogni trasferite su un foglio,quasi come una liberazione, liberazione da quegli occhi puntati su di loro come se fossero mostri.
    Abbiamo analizzato diverse opere dove vengono raffigurati persone con disabilità. Un piccolo commento vorrei farlo sulle opere di Ribera che rompono gli schemi di quei tempi. Raffigura un ragazzo zoppo che SORRIDE questa è una cosa strana in quanto DISABILITà= MALATTIA e come può un ragazzo malato sorridere?
    Poi una DONNA BARBUTA, la barba sul viso della donna era considerata una disabilità ma la raffigura con il figlio al petto mentre lo allatta. Questo sconvolge un po’ gli schemi presenti in quel tempo ,ma rappresentano anche un passo fatto nei confronti della disabilità.
    L’arte quindi è un palcoscenico dove si possono esprimere tutte le capacità e quindi vedere oltre alla disabilità e capire che esiste altro, non solo il non avere un braccio o una gamba ma esiste un cuore ed è quello che ci fa andare avanti.
    Mi allaccio anche alla simulazione fatta in classe dove mi sono sentita davvero disorientata,come se bendandomi gli occhi mi avessero tolto tutta la sicurezza. Mi sono sentita dispersa,senza equilibrio avevo paura anche di alzarmi. Però da un lato è stato emozionante perché avendomi bendato gli occhi è come se avessi aperto gli occhi del mio cuore. Mentre la professoressa leggeva le poesia scritte dai ragazzi riuscivo ad immaginare tutto ed è questo che non si riesce a fare ad occhi aperti……….. immaginare. Le immagini,il vedere la realtà limitano,influenzano le nostre idee. Immaginare ci lascia liberi, ci fa andare oltre a dei limiti, come guardare ad un disabile ,ci si limita a guardare la disabilità ma non si va oltre, cioè a cosa possono darci e insegnarci.Ringrazio alla professoressa per l’esperienza vissuta.
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    Messaggio  FLAVIA AGOSTINO Ven Apr 06, 2012 4:40 pm

    Prima di svolgere l’esercizio Mi dò un' occhiata intorno, come per sintetizzare tutto ciò che mi sta intorno prima di perdermi dal momento in cui metterò la benda sul viso..
    Non ho mai pensato potessero mancarmi così tanto i colori. Ogni sfumatura è più nitida e di valore prima del buio, ogni particolare di ogni oggetto balza alla vista come se non l avessi mai notato prima. Sono solo pochi secondi da quando vedo nero e sembra già mancarmi tutto. Questo buio mi fa sentire sola, è come se ogni distanza si fosse moltiplicata, mi viene di getto di stendere le braccia quasi per cercare di coprire queste lunghezze, con le mani cerco un appiglio, afferrando qualcosa ristabilisco il mio contatto con la realtà, sento più forte la presa sentendomi di nuovo viva.
    Ho l'impressione di avere molto più tempo per pensare sono con me stessa, prendo coscienza dei miei limiti e prendo coraggio della mia nuova condizione.
    Mi accorgo che avevo più paura di questa invalidità prima di conoscerne le sensazioni, che ora che sto abituandomi a conviverci.
    Concentro tutta la mia attenzione sulla poesia di Gennaro che mi suscita emozioni sia positive che negative … Essi non sono esseri umani con un senso in meno del normale ma sono persone che costruiscono la propria normalità su quattro sensi. E non v'immaginate quanto ci stia, in quattro sensi.

    Nel laboratorio disabilità ed arte abbiamo visionato diversi quadri. L’arte ha l’obiettivo di consentire una comunicazione basata sui linguaggi profondi dell’animo umano. Essa viene utilizzata come mezzo per spezzare il pregiudizio che c’è tra la gente nei confronti delle persone diversamente abili. Nei quadri illustrateci sono presenti Artisti diversamente abili, con problemi che spesso condizionano la vita in modo pesante. Essi sono portatori di un messaggio, un emozione. Il quadro che mi ha colpito di più è stato quello di Ribera del ragazzo zoppo che nel quadro viene dipinto con un viso sereno e sorridente con tanta voglia di amare la vita e di affrontare le difficoltà.
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    Messaggio  Teresa Buonanno Sab Apr 07, 2012 8:41 am

    Ogni lezione sempre più interessante .... In aula abbiamo svolto un esercizio davvero entusiasmante :la professoressa ci ha proposto di mettere una benda sugli occhi ,tutti in silenzio e con sottofondo delle splendide poesie ...La prima sensazione che ho avuto è stata quella di sentirmi smarrita ,persa nel buio, nell' incapacità di vedere ciò che mi stava intorno .La prima cosa che ho fatto è stata quella di prendere la mano della mia amica Angela,la stringevo forte un pò per timore , un pò per condividere con lei la forte sensazione prodotta dalla lettura di quelle poesie.Abbiamo inoltre trattato il rapporto tra arte e disabilità attraverso la visione di alcuni quadri. Le opere che mi hanno impressionato di più sono state quelle di Otto Dix e in particolare "Giocatori di skat".
    -Otto Dix(1891-1969) nel 1910 entrò nella scuola d'Arti Decorative di Dresda e si specializzò come ritrattista.
    Quando scoppiò la Prima guerra mondiale si arruolò orgogliosamente come volontario nell'esercito tedesco.Questa esperienza,però,fu traumatica e lo scioccò a tal punto che,poi divenne un pacifista convinto.
    La maggior parte delle sue opere rappresentano temi come la guerra,la morte,le deformità che la guerra ha provocato,i reduci storpi dipingendole con molta crudezza.
    __Il quadro "Giocatori di skat" rappresenta tre uomini(ex soldati) reduci di guerra che giocano a carte.Il primo a sinistra mantiene le carte con il piede dell'unica gamba che gli è rimasta,la sinistra è sostituita da una protesi di legno;non ha il braccio destro e il sinistro è sostituito da una protesi;inoltre gli manca l'occhio e l'orecchio destro al quale è collegato un apparecchio acustico che termina con una trombetta appoggiata sul tavolo.L'uomo al centro mantiene le carte in bocca in quando gli mancano sia gli arti superiori che inferiori sostituiti da protesi;una parte del cranio,di mandibola e un orecchio sono di metallo e l'occhio sinistro è di vetro.L'uomo a destra ha le carte nella mano sinistra,e una carta nell'altra mano di legno;la parte inferiore del corpo gli manca e anch'egli ha una parte di mandibola di metallo.
    A primo impatto nel dipinto ho notato solo deformità,poi guardandolo bene mi è venuto da sorridere perché mi ha trasmesso un senso di calore e tra i tre uomini ho avvertito complicità...li ho immaginati che chiacchieravano,anche di quanto fossero fortunati ad essere li insieme a giocare,più fortunati sicuramente di chi,invece,era rimasto sotto le macerie della guerra.L’arte quindi è un palcoscenico dove si possono esprimere tutte le capacità e quindi vedere oltre alla disabilità e capire che esiste altro, non solo il non avere un braccio o una gamba ma esiste un cuore ed è quello che ci fa andare avanti.
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    Messaggio  milone lucia Sab Apr 07, 2012 9:03 am

    Questa lezione è stata davvero molto emozionante,anche se è molto triste pensare che le persone affette da cecità debbano imparare a fare il “tutto” senza conoscere le cose o senza aver avuto la possibilità di vederle almeno una volta, potendole solo toccare e ascoltare.
    Nel momento in cui ci siamo bendati sembrava quasi che mi mancasse l’aria e l’atmosfera incuteva quasi timore, ogni piccolo rumore era amplificato.
    L’esperienza di questa giornata è stata molto particolare e toccante. Provare ad immaginare come possono sentirsi queste persone è stata un’esperienza unica, la cosa più sconvolgente è pensare che molto spesso questa gente non viene minimamente considerata.
    Trovandomi in autobus ho potuto ascoltare il racconto di una ragazza affetta da cecità dopo aver contratto una malattia. Lei raccontava che a differenza di molti altri affetti da cecità fin dalla nascita, e che quindi erano abituati al loro “particolare”modo di vivere , si trovava del tutto spaventata e impaurita. Ricordo che raccontò un episodio particolare di un pomeriggio di pioggia,quando trovandosi da sola al semaforo era rimasta un’ora sotto la pioggia perché disturbata dal rumore di auto e pioggia non era riuscita a sentirsi sicura tanto da attraversare la strada.
    Questo dovrebbe farci riflettere sul vero senso della vita,molte volte noi tutti ci soffermiamo su cose del tutto superficiali e inutili,tralasciando ciò che veramente conta.

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