Pedagogia della disabilità 2012

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Pedagogia della disabilità 2012

Pedagogia della disabilità (2012)- Stanza di collaborazione della classe del corso di Pedagogia della disabilità (tit. O. De Sanctis) a cura di Floriana Briganti


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    Messaggio  MAURIELLO JESSICA Lun Mar 26, 2012 9:24 pm

    PAROLA THING perché qualcosa di apparentemente cosi insignificante racchiude un valore cosi ineguagliabile?E' a questo interrogativo che tutti insieme abbiamo cercato di rispondere.
    Ogni cosa può essere identificata con un nome in relazione alla lingua parlata ma la sua essenza rimane sempre la stessa;ed è anche vero che alcuni termini sono piu appropriati in alcuni contesti piuttosto che in altri.
    MOSTRO:essere cattivo,dalle sembianze bestiali,spesso un ibrido dal cattivo odore e dagli occhi minacciosi....antagonista in una fiaba e che in tutti i modi cerca di sottrarre la principessa al suo amato principe....è un Gargamella che cerca in tutti i modi di inquinare la natura utilizzando pozioni magiche...un drago malvagio che vuole divorare gli abitanti di Cartomandia...ma perché nell'immaginario collettivo associamo il mostro a qualcosa di spregevole e da evitare?Io risponderei perché è diverso e tutto ciò che non rientra nei nostri canoni di "normalità" ci spaventa.
    Cosa succede invece quando dietro il corpo mostruoso di un essere si nasconde un cuore d 'animo nobile, vero amore,rispetto e affetto?Beh in questo caso il nostro mondo si capovolge,il nostro sguardo non sa piu verso quale direzione soffermarsi e ci sentiamo destabilizzati poiché ci rendiamo conto che forse a volte bisognerebbe essere disposti a mettersi maggiormente in discussione e comprendere che in alcuni casi dobbiamo cambiare la nostra visione del mondo;questo comporta sofferenza,tanta forza e coraggio perché presuppone l'andare anche e soprattutto contro se stessi.
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    lab. 4 - La mappa degli stereotipi (chiude IL 2 APRILE) - Pagina 7 Empty La mappa degli stereotipi

    Messaggio  ascione ass Lun Mar 26, 2012 9:59 pm

    Ritengo che la diversità sia solo nel modo di vedere e giudicare le cose e le persone che ci circondano, perché ogni individuo è unico e porta con se un vissuto personale che non può essere uguale ad un altro. Purtroppo viviamo in una società omologata, caratterizzata dalla superficialità e la voglia di APPARIRE prima di ESSERE! Questo provoca anche una poca attenzione all'uso delle parole; conoscerne il significato è fondamentale per comunicare, l'uso improprio di queste può provocare disagi a chi ci ascolta.
    A proposito del concetto di diversità, a lezione, si è fatto riferimento al film del 1967 "Indovina chi viene a cena?"; film che io amo particolarmente, sia per i contenuti che per la semplicità della sceneggiatura. Il tema trattato è proprio quello della diversità: non esiste la superiorità di un uomo su l'altro e ancor meno a causa della pigmentazione della pelle!!!
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    Messaggio  Antonella Pagliaro Lun Mar 26, 2012 11:04 pm

    Nel laboratorio n*4 abbiamo riflettuto sull'uso che noi facciamo delle parole e quale significato diamo loro.Inoltre abbiamo affrontato 3 concetti che potrebbero sembrare simili ma in realtà sono molto diversi tra di loro , ossia Deficit, Disabilità ed Handicap.Ogni singolo termine che ho enunciato poc'anzi ha un suo senso e significato e sono caratterizzati da un proprio valore, perchè il deficit è la mancanza totale o parziale di una specifica funzionalità fisica mentre l'handicap è quello svantaggio che dipende dalla disabilità e dal contesto sociale di riferimento in cui una persona vive.La disabilità invece è una condizione personale di chi non riesce a svolgere determinate funzioni o compiti non potendo partecipare vivamente alla vita sociale perchè meno autonomo nello svolgere le attività quotidiane.Poi abbiamo capito anche quanto sia importante il concetto di stereotipo evidenziato anche nel film che abbiamo visionato"Indovina chi viene a cena?".Guardando le traccie di questo film ho capito di quante siano le discriminazioni, gli stereotipi e i pregiudizi che sono presenti quando si inizia a parlare di un soggetto "diverso da noi" e di come sia difficile far capire alle persone che è bello metterci a confronto, mischiandoci con l'altro. Come sia veramente ostacoloso far capire a chi ci sta intorno che un uomo non è diverso per le sue caratteristiche fisiche o dal colore della pelle ma secondo il mio parere è diverso colui che ha un altro tipo di pensiero!!!
    Per questo ho scelto nel sondaggio la parola "diversità" un termine che mi ha colpito molto per la sua miriade di significati ma quello che sicuramente mette in luce che chi è diverso da noi ha il coraggio di andare contro corrente di mostrarsi agli altri per come si è realmente non avendo timore dell'opinione altrui.Forse a mio avviso nessuno è normale tutti noi siamo diversi dagli altri e ognuno di noi ha qualcosa in più da insegnare all'altro... Smile lab. 4 - La mappa degli stereotipi (chiude IL 2 APRILE) - Pagina 7 Tussi4_biglab. 4 - La mappa degli stereotipi (chiude IL 2 APRILE) - Pagina 7 Fiorelab. 4 - La mappa degli stereotipi (chiude IL 2 APRILE) - Pagina 7 1232358479630_diversita


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    lab. 4 - La mappa degli stereotipi (chiude IL 2 APRILE) - Pagina 7 Empty l'importanza della terminologia

    Messaggio  Francesca Sommella Lun Mar 26, 2012 11:08 pm

    Partendo dalla celebre frase di CANEVARO “ capire il significato dei termini per non far aumentare l’handicap” è proprio ciò di cui ha bisogno la società tutta. Spesso usiamo termini non opportuni convinti del fatto che uno possa valere l’altro, è proprio ciò di cui mi sono resa conto in aula confrontandomi con delle amiche attraverso la scheda consegnataci dalla professoressa. Il termine che più mi ha sorpreso è il “mostro”, l’ho sempre associato ad un cartone animato, ad una figura astratta di cui avevo paura da bambina ma non ho mai pensato di associarla ad un essere umano, per me sarebbe disprezzare ed offendere una persona con handicap. Si dovrebbe far buon uso dell’ ICD (classificazione internazionale delle malattie) la prima classificazione elaborata dall’ OMS (organizzazione mondiale della sanità) che risponde all’esigenza di cogliere la causa delle patologie, fornendo per ogni sindrome e disturbo una descrizione! Bisogna approfondire soprattutto termini come MENOMAZIONE, DISABILITà, HANDICAP, DIVERSO che all’apparenza appaiono simili ma in fondo hanno significati diversi, questo è un errore commesso da gran parte della società in quanto si tende sempre a soffermarsi all’apparenza( statisticamente approvato) senza andare fino infondo alle informazioni che ci vengono date. Infondo in tutto il mondo si tende a soffermarsi alle apparenze come abbiamo costatato anche attraverso la sequenza visionata in aula “INDOVINA CHI VIENE A CENA” che appare esplicito attraverso la frase “ hai pensato a quello che dirà la gente di te, in 16- 17 stati dell’America sarebbe un reato….anche se cambiano le leggi non cambierebbe l’opinione della gente”. Il periodo in cui è ambientato il film si sente ancora forte la presenza del razzismo, ciò è ben evidente nelle scene del fidanzamento dei due protagonisti solo perché di colore diverso. Sarebbe bello poter affermare che questo sentimento di disprezzo nei giorni nostri sarebbe del tutto scomparso ma purtroppo ancora oggi questi pregiudizi esistono… con la speranza che il tempo possa migliorare le cose!!
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    Messaggio  anna piscitelli Mar Mar 27, 2012 8:30 am

    con questo esercizio in aula abbiamo riflettutto particolarmente su specifici termini, alcuni dei quali hanno sucitato molti pensieri in me. una delle parole che al momento dell'esercizio più ritenevo "particolare" e difficile da capire era "mostro"! non so ancora bene perchè ma sembrava quasi che con quella singola parola si esprimesse in pienezza ciò che di negativo o di scoretto si pensa e si dice degli "altri",altri intesi non solo come i diversamente abili, ma gli Altri in generale. un termine che forse per molti è banale, ma che per me ha invece rappresentato tanto...ovviamente in negativo, termine perciò che tanto mi ha insegnato semplicemente facendomi riflettere! riflettevo perciò soprattutto riguardo la diversità, il "mostro" che vedo negli altri...anche guardando le immagini del film infatti si faceva riferimento a chi è diverso, diverso a causa del colore della pelle in quel caso...diversità che secondo me nn ha comunque senso di esistere, e che sembra oggi infatti riscuotere sempre minor clamore. spero perciò che col tempo sempre più piccole si facciano le distanze tra chi, come noi, consideriamo "normale" e chi, non si sa ancora bene perchè, consideriamo diverso...o ancora "mostro"!
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    lab. 4 - La mappa degli stereotipi (chiude IL 2 APRILE) - Pagina 7 Empty LA MAPPA DEGLI STEREOTIPI

    Messaggio  ilenia medici Mar Mar 27, 2012 8:32 am

    Giovedì in classe abbiamo nuovamente affrontato un tema cui molto spesso non prestiamo attenzione ma che invece è così vicino a noi. Come sostiene Canevaro la scelta delle parole va fatta con ponderazione, le parole sono molto importanti perchè proprio nelle parole è contenuto il modello operativo a cui si fa riferimento. Innanzitutto non bisogna far confusione tra deficit, disabilità ed handicap in quanto utilizzare termini impropri possono essere un modo per aumentare l’handicap anzichè ridurlo. Abbiamo poi trattato l’ICD( anni 70,enciclopedia delle malattie),ICIDH(anni 80, si basa su 3 fattori tra loro interdipendenti: menomazione, disabilità ed handicap vengono sostituiti da menomazione, abilità e partecipazione ponendo, così, maggiore attenzione alle capacità del soggetto ,ICF(anni 90,in questa classificazione i fattori biomedici e patologici non sono gli unici presi in considerazione ma si considera anche l’interazione sociale; si ragione sullo stato di salute che deriva da un contesto favorevole o sfavorevole).
    Gli stereotipi purtroppo sono largamente diffusi nel nostro vivere quotidiano e spesso riescono in maniera subdola a condizionare il nostro giudizio critico, in special modo nelle società occidentali dove il consumismo e la frenesia del raggiungimento del benessere indirizza gli uomini più verso l’accaparramento di beni materiali che alla riflessione su valori importanti quali la solidarietà, l’ eguglianza , l’assistenzialismo. Un altro aspetto non meno importante è l’uso del linguaggio: il lessico spesso è usato con superficialità in una sorta di effetto-dominio che la maggior parte delle volte provoca inconsapevolmente dei danni soprattutto quando si tratta di temi delicatissimi quali la disabilità, il deficit, l’handicap. Ritengo che su questo terreno occorrerebbe molta attenzione in quanto etichettare con una parola un’intera categoria di persone che vivono un disagio può risultare spesso offensivo rendendo la persona cui si rivolge l’”offesa” ancor più fragile, più vulnerabile, più debole. Il metodo di lavoro proposto dalla docente lo trovo,ancora una volta, molto stimolante in quanto è teso a “liberare” lo spirito critico e nel contempo ci invita a compiere una riflessione profonda sull’uso proprio delle parole,parole che molto spesso vengono date per scontato, e che invece se non usate nel modo giusto posso arrecare danni alle persone cui sono indirizzate. Molto stimolante è stata la visione della scena del film “indovina chi viene a cena” dove il regista riesce a tratteggiare con maestria la grande contraddizione dell’America degli anni 60 dove la differenza etnica costituiva e forse, purtroppo,costituisce ancora oggi una vera barriera. Nonostante la naturale evoluzione delle società che sono sempre più multietniche e nonostante le politiche di integrazione messe in campo dai vari governi il matrimonio misto tra uomini di diverse razze è ancora oggi un tabù. La scena del film riesce ad evidenziare bene la contraddizione appena descritta attraverso le evidenti resistenze della famiglia rendendo bene l’idea di un tema purtroppo ancora attualissimo. Ho fatto diverse ricerche su questo tema e mi piacerebbe riportare in questo forum delle parole che mi hanno colpito :Le differenze tra le persone, le diversità, le peculiarità di ognuno sono la ricchezza stessa di ogni situazione sociale, allo stesso tempo si è abituati in maniera più o meno conscia a considerarla un pericolo, un rischio. Basta pensare al desiderio di assimilare ognuno a sé, a dire - di fronte ad una persona palesemente diversa da noi - "lui è uguale". Se ci si sofferma a riflettere e si immagina un bambino normale ed un portatore di handicap, forse tutti (anche per buona educazione o per "buona coscienza") siamo portati a dire che dobbiamo considerarli uguali, più difficilmente si è portati a dire "lui è diverso e pertanto va bene così".
Per molto tempo la stessa pedagogia scolastica è andata - sia pur implicitamente - verso l’annullamento delle differenze: si veniva educati e formati ad essere tutti uguali, ad assomigliare ai genitori, a non essere diversi.
Essere normali significa rispettare sia le leggi ufficiali, sia le leggi non scritte che controllano la nostra vita morale stabilendo la distinzione tra bene e male, vizio e virtù, successo e fallimento. Chi si allontana dalla norma è invece "anormale", diverso dagli altri.
E’ diverso chi si sente tale: chi non riesce a rientrare nella norma perché è incapace di comportarsi e di vivere come gli altri o perché crede in altri valori e in altri modelli di vita. E’ diverso chi viene considerato tale e pertanto viene emarginato ed escluso.
La distinzione tra normalità e anormalità, sebbene inevitabile e necessaria, non è un valore assoluto o eterno, ma una convenzione che può essere messa in discussione, criticata, modificata.
Non sempre la diversità è anormalità.
    Istintivamente la parola che mi invita a pensare è “mostro” che implica direttamente una serie di reazioni emotive anche se mi piacerebbe soffermarmi sulla parola disabilità; questa parola credo che vada dosata con ponderatezza per gli effetti che può provocare e per evitare accuratamente di non “confinare in un recinto” le persone direttamente coinvolte; rispetto al concetto di disabilità mi piacerebbe invitare il gruppo classe alla visione di un film in questi giorni nelle sale di tutti i cinema: “ quasi amici”, un film a mio giudizio bellissimo che racconta la storia di un tetraplegico(Philip) grave e il rapporto con il suo badante di colore. Il film è ispirato ad una storia vera che sintetizza in maniera perfetta l’approccio corretto al tema della disabilità e mira a farci capire che la compassione non aiuta, essere oggetto di compassione da parte degli altri in maniera permanente è una perdita di dignità reciproca. L’atteggiamento pietistico nei confronti di una persona disabile significa pensare sostanzialmente in termini di "poverino" o "poverina", ed è una modalità di rendere l’altro stabilmente inferiore, subordinato. Per non dilungarmi, una scena ha una vera connotazione pedagogica: è quella in cui la famiglia del disabile ,preoccupata dell’estrazione sociale del badante di colore con dei piccoli precedenti penali, in un colloquio mette in guardia il soggetto disabile da eventuali pericoli e gli ammonisce :” guarda che questa è gente senza pietà”: La replica di Philip è stata :” Ecco.e’ proprio per questo che lo scelgo, perchè è senza pietà ed io non ho bisogno di pietà.
    Concludo questo commento consigliando a tutti la visione del film perchè credo sia perfetto e ringraziando la prof per i bellissimi temi che stiamo trattando.
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    Messaggio  erica caputo Mar Mar 27, 2012 8:40 am

    Dobbiamo dare un peso alle parole. Le parole sono importanti. Quando parliamo di una persona diversa non dobbiamo pensare allo straniero, all' handicappato, al disabile. Nella lezione 4 abbiamo visto alcune scene del film " indovina chi viene a cena" dove una ragazza bianca si innamora di un afroamericano. Il tema e ilo concetto principale non è la "diversità" come la definiscono i genitori dei due protagonisti ma è l' amore che unisce i fidanzati. Diverso non è la persona con un altra cultura, religione, provenienza. Viviamo, pensiamo, sognamo allo stesso modo.
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    Messaggio  Annamaria Bruno Mar Mar 27, 2012 9:13 am

    Nel corso della quarta lezione, la Prof, ha specificato le sostanziali differenze e caratteristiche dei termini: MENOMAZIONE, DISABILITà ed HANDICAP.
    termini questi, usati nel linguaggio comune e spesso privati del loro senso più vero.
    si è giunti poi alla riflessione sui termini: DISABILE e DIVERSO.
    DISABILE è quella persona, che non può svolgere le normali attività della vita quotidiana e che spesso, scopre il suo disagio, confrontandosi con persone normodotate.
    La disabilità viene spesso confusa con la DIVERSITA.
    Il termine DIVERSABILITA', vuole porre in luce il fatto, che la persona disabile presenta delle disabilità, ma anche delle abilità da scoprire e potenziare.
    proprio per questo, l'idea di diversabilità vuole sottolineare il valore della persona nella sua umanità.
    Mi collego così, al video che abbiamo visto in aula. vari spezzoni del film "indovina chi viene a cena".
    una storia d'amore contrastata dai genitori di entrambi, perchè lui di colore e lei bianca.
    ancora oggi per molti il diverso è chi presenta disabilità, ma anche la persona con colore della pelle, fede, cultura, valori diversi da tutto ciò, che si considera la norma.
    oggi, forse, anzi sicuramente si fa fatica a riflettere sull'uomo come creatura perfetta per effetto della perfezione di Dio che ne è il Creatore. L'uomo non esiste soltanto come essere fisico, in lui c'è un'esistenza più nobile, quella spirituale.
    e mediante l'amore può donarsi all'altro. La persona esiste in virtù della sua anima.
    Basterebbe, secondo me, guardare a questa Verità, per elevare qualsiasi persona al grado di essere umano.
    spesso invece viene ridotto all'animalità da tanti, che non rispettano la propria e l'altrui natura sacra e gloriosa.
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    Messaggio  Diana Autiello Mar Mar 27, 2012 9:58 am

    Parole dette, parole pronuciate sottovoce, parole scritte, parole che restano. Il linguaggio è una delle forme primarie di comunicazione. Grazie alla parola gli uomini possono comunicare ed entrare in relazione tra loro. La parola ci svela all'altro creando una relazione di reciprocità. Abbiamo bisogno di comunicare e perciò abbiamo bisogno di parlare, di pronunciare parole, ma dobbiamo anche essere molto attenti alle parole. Esse possono ferire, perchè vanno dritto al cuore. Esse non smettono mai di vagare nella nostra testa, perchè abbiamo una memoria che non ci fa dimenticare le cose che fanno male. "Un linguaggio diverso è una diversa visione della vita", come disse Federico Fellini. Persone
    con disabilità o in situazione di handicap, sono prima di tutto persone e come tali meritano rispetto, sopratutto un un mondo dove la dignità delle persone viene calpestata, essi meritano di essere tutelati.
    L'esercizio svolto in classe può essere un'ulteriore passo verso un'accuratezza maggiore ai termini, e alla comprensione,almeno in piccola parte, di problematiche del genere.
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    Messaggio  daniela oliva Mar Mar 27, 2012 10:54 am

    Canevaro sostiene che le parole utilizzate nel campo della disabilità sono importanti, per cui bisogna sceglierle con ponderazione. E’ fondamentale non fare confusione tra deficit, disabilità e handicap, perché l’uso di termini impropri puo’ avere l’effetto di aumentare l’handicap, anziché ridurlo.
    L’importanza delle parole relative alla disabilità emerge anche dalle varie classificazioni internazionali che si sono susseguite nel corso degli anni ( ICD/ ICDH/ICF), le quali hanno proposto l’utilizzo di termini sempre piu’ adeguati e rispondenti all’esigenza di considerare il disabile come persona.
    L’esercizio svolto in aula ( la mappa degli stereotipi), mi ha fatto riflettere sulla generale confusione che esiste riguardo ad alcune parole. In particolare il mio gruppo ha discusso a lungo su cosa significhi “diverso” e, confrontandoci, siamo giunte a definire diverso colui che si distingue da un altro individuo per le proprie caratteristiche uniche e personali.
    Personalmente credo che la maggior parte delle persone considera diverso colui che non rientra nei convenzionali canoni di normalità, e questo mio pensiero è stato in qualche modo confermato dalle scene del film “indovina chi viene a cena?” trasmesse durante la lezione.
    C’è stata una scena che mi ha colpito, nella quale l’attore diceva al padre: “ Tu ti consideri ancora un uomo di colore, mentre io mi considero un uomo”. Questa frase, cosi’ breve ma piena di significato, mi ha fatto rendere conto di quanto la società e la cultura limitino e condizionino la vita di ciascuno di noi.
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    lab. 4 - La mappa degli stereotipi (chiude IL 2 APRILE) - Pagina 7 Empty gli stereotipi

    Messaggio  Antonella De Rosa Mar Mar 27, 2012 11:09 am

    Questa lezione è stata molto interessante perché ci ha fornito diversi punti di riflessione … Il giusto peso delle parole … Queste ultime sono armi a doppio taglio e noi dobbiamo dargli il giusto peso e capirne il vero significato soprattutto quando si parla di persone con disabilità. Dobbiamo scegliere le parole da usare con ponderazione . Non dobbiamo e non possiamo confondere parole come disabile , deficit, malattia ed handicap. Ognuna di queste parole racchiude un significato diverso , dietro a ciascun termine c’è una disagio , una storia , una persona..
    Inoltre in aula abbiamo visto il film “ indovina che viene a cena ? “ un degli esempi più significativi sulla questione dei pregiudizi . Il problema del razzismo è stato uno dei fenomeni più diffusi . Il film parla di una ragazza che si innamora di un uomo nero ma i genitori si oppongono! L’uomo in questione è un medico , è un uomo onesto ma questo passa in secondo piano … Perché è diverso!!!Il considerare un uomo diverso solo perché ha il colore della pelle diverso dal proprio a mio parere è di una tristezza assoluta!!! La frase che mi ha colpito di più è stata l’affermazione del medico quando risponde ad una provocazione di non sentirsi un uomo di colore … ma di sentirsi un uomo!!! “ L’importante non è il colore della pelle di una persona ma la persona stessa!!!!
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    lab. 4 - La mappa degli stereotipi (chiude IL 2 APRILE) - Pagina 7 Empty diamo peso alle parole.

    Messaggio  Roberta Narici Mar Mar 27, 2012 11:27 am

    Mi sento così condannata dalle tue parole,
    mi sento giudicata e allontanata,
    prima ancora di aver capito bene.
    Era questo che intendevi dire?

    Prima che io mi alzi in mia difesa,
    prima che parli con dolore o paura,
    prima che costruisca un muro di parole,dimmi,
    ho davvero compreso bene?

    Le parole sono finestre, oppure muri,
    ci imprigionano o ci danno la libertà.
    Quando parlo e quando ascolto,
    possa la luce dell’ amore splendere attraverso me.

    Ci sono cose che ho bisogno di dire,
    cose che per me significano tanto,
    se le mie parole non servono a chiarirle,
    mi aiuterai a liberarmi?

    Se sembra che io ti abbia sminuito,
    se ti è parso che non mi importasse,
    prova ad ascoltare, oltre le mie parole,
    i sentimenti che condividiamo.

    Ruth Bebermeyer

    Questa è una poesia che ci ha proposto la docente al laboratorio "Intelligenza collettiva". Invita ad una riflessione molto profonda di quanto le parole possano pesare a tal punto di condizionare la vita di un individuo. Chiamarlo menomato, handicappato, disabile o diversamente abile non cambia certo la sua condizione, ma il loro animo può essere ferito proprio perchè etichettato in quelle categorie di diverso. Se vado a fare un viaggio in Africa e vengo chiamata e guardata come "una straniera" proverò lo stesso disagio che provano i disabili quando li classifichiamo come handicappato quindi, solo abbandonando gli stereotipi che ci accompagnano possiamo realmente sentirci tutti parte integrante del mondo. Tutti siamo unici e speciali nei nostri pregi e nei nostri difetti.
    Ricordo una figura retorica METONIMIA che è generalizzazione e dove si usa una parte per il tutto ovvero per esempio i senzatetto sono senza casa ma si una la parte per il tutto per indicare che cercano casa con la metonimia del tetto. Cosi' accade per i disabili: quando chiamiamo le persone "i disabili" facciamo una metonimia involontaria e sgradevole perchè etichettiamo la persona per la sua disabilità. Essi portano quella disabilità, ma non li definisce. Disabile è un aggettivo non un sostantivo è una caratteristica perchè il disabile non è la disabilità che porta. L'esercizio svolto in classe sulle parole mi ha fatto riflettere molto sulla parola diverso: chi è diverso da me è di conseguenza peggiore di me? Tutti siamo unici e speciali. Questo corso mi sta facendo aprire la mente oltre ad emozionare ogni volta. Grazie di tutto questo.


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    Messaggio  Claudia Carbonaro Mar Mar 27, 2012 12:00 pm

    il problema della diversità,ma in questo caso specifico il problema della "razza",è purtroppo ancora molto attuale e diffuso.
    nonostante il film "indovina chi viene a cena" sia datato è impressionante come l'argomento che tratta rispecchi molto la realtà del 2012...ovviamente questa consapevolezza mi da la conferma che la società,e quindi di conseguenza anche la mentalità delle persone,non sono cambiate.
    la scena del film che ha attirato maggiormente la mia attenzione è stata,senza alcun dubbio,l'accesa discussione tra il padre ed il figlio,dalla quale emerge il contrasto di due mentalità differenti a causa delle diverse generazioni in cui sono vissuti:da una parte c'è la mentalità del padre conservatore,che considera immorale e addirittura un reato il matrimonio misto,e che da importanza al giudizio delle altre persone,e dall'altra parte c'è quella del figlio che vuole finalmente liberarsi e liberare il mondo da questa concezione negativa e discriminatoria,poichè lui "non si considera un uomo di colore,ma semplicemente un uomo".
    inoltre in questo film emerge non solo un'arroganza dei bianchi,in quanto si considerano superiori ai neri,ma anche una rassegnazione e una sottomissione dei neri,che accettano questa squallida condizione,invece che opporsi.
    l'esercitazione svolta in aula mi ha sorpresa poichè non immaginavo che potesse essere difficile associare delle qualità alle varie categorie proposte,e trovare un accordo comune con le mie compagne di gruppo.
    quest'esperienza mi ha fatto comprendere che l'umanità vive di pregiudizi che sono impossibili da cambiare.
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    Messaggio  Ilaria cozzolino Mar Mar 27, 2012 12:04 pm

    in aula abbiamo dato il significato di alcune parole deficit quello organico e si intende la mancanza totale e parziale ed handicap che va collegato all'aspetto specifico ed è la difficoltà che impedisce una persona di vivere con i normodotati.
    questi due termini comportano due conseguenze la prima è di considerare l'handicap un problema solo per chi ha qualche deficit mentre la seconda è pensare che coloro che sono afflitti da qualche deficit non siamo comuni come tutti gli altri.
    inoltre la docente ci ha fatto vedere degli spezzoni del film "Indovina chi viene a cena" per quanto riguarda il tema della diversità
    in questo film si evince che non importa di che razza si appartiene ma l'importante è l'amore verso l'altra persona
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    Messaggio  Luisa Masturzi Mar Mar 27, 2012 12:38 pm

    Tra queste parole quella che mi fa più riflettere è "mostro", perchè secondo me è una parola che non rientra in questa lista. Il mostro ha in genere una connotazione negativa. L' incapacità di svolgere normali e semplici attività può a volte rientrare in questa categoria ingiustamente. Simbolico in questo senso, è il racconto "Il paese dei ciechi" di Harbert G. Wells, dove i non vedenti si ritengono una razza superiore rispetto a chi è dotato della vista, tanto da considerarlo un mostro che per poter sposare una di loro, dovrà privarsi degli anormali organi quali sono gli occhi. Il film visto in aula, "Indovina chi viene a cena", tratta il tema del razzismo con molta delicatezza. Su una delle recensioni del film, ho letto una frase che mi ha colpito molto detta da Spencer Tracy alla fine del film :<< Incontrerete molti ostacoli e lo sapete spero, ma io non sarò mai uno di quelli... >>
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    Messaggio  Alessandra Mavrokefalos Mar Mar 27, 2012 2:49 pm

    LEZIONE:
    Anche la lezione del 22 marzo è stata una lezione molto interessante e significativa.
    Il tema principale è stato quello dell’importanza delle parole, del significato che ogni parola nasconde. Soprattutto nella società d’oggi parliamo, parliamo ma spesso non sappiamo neanche di cosa, non sempre riflettiamo su ciò che diciamo ed è proprio da questo che nascono le incomprensioni o i pregiudizi, due concetti diversi ma congruenti.
    Nell’ambito della disabilità, in classe si è parlato di vari termini fondamentali: deficit, disabilità, handicap, menomazione, diversità… si potrebbe continuare all’infinito e invece, nonostante ci siano decine di parole che rappresentano o descrivano uno specifico disturbo o un determinato tipo di deficit, noi utilizziamo quelle poche parole, comuni, nelle quali includiamo, appunto, una grande quantità di disabilità.
    Questa è la cosa più sbagliata che si possa fare perché cosi facendo tendiamo ad omologare tutti i disabili, e sarà poi difficile attuare delle attività di recupero per queste persone. È stata quindi importantissima la decisione dell’OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità ) di classificare le malattie, focalizzando cosi l’attenzione su ogni singolo disturbo, cosi da poter avviare un progetto di recupero specifico per ognuno di essi. La non cultura su questo tipo di argomento ci porta ad avere pregiudizi in quanto non conoscendo realmente ciò di cui parliamo, non conoscendo realmente i disturbi ma anche le capacità di un diversamente abile, tendiamo ad emettere pregiudizi sulla loro condizione non capendo che anche una persona non vedente, una persona senza un braccio o una gamba, può vivere in maniera del tutto normale.
    Bisogna imparare a vedere la “diversità” di queste persone senza prenderne le distanze ma, al contrario, avvicinarsi a loro, tendendo una mano d’aiuto in caso di bisogno.
    VIDEO:
    Connesso al tema del pregiudizio è stato il video visto in classe: “indovina chi viene a cena”.
    Il film racconta di due giovani, lei bianca lui nero, che vogliono sposarsi; la loro unione trova l’opposizione dei genitori di entrambi i giovani a causa dei pregiudizi raziali che vigevano negli anni Sessanta in America.
    Si può dire che oggi l’unione tra bianchi e neri non è disapprovata ma non si può altrettanto dire che siano scomparsi anche i pregiudizi rivolti ai neri i quali vengono visti, in maniera stereotipata, come persone pericolose, ladri, criminali, insomma persone di cui avere paura.
    Io non posso dire di essere esente da questo tipo di pregiudizi, anche io a volte provo paura se vengo avvicinata da un uomo di colore, ma quando poi mi fermo a riflettere più in profondità mi chiedo il perché dei miei pensieri; me lo chiedo soprattutto perché sono abituata ad avere in casa mia persone di diversi Paesi in quanto mio padre, insieme ad un gruppo, va in giro per Napoli a dare assistenza ai senza tetto, agli extracomunitari ecc.. e una volta assicuratosi che siano brave persone li porta a casa. Tutte le persone che sono passate per casa mia erano delle bravissime persone, umili, lavoratrici, vogliosi di trovare lavoro per aiutare le famiglie e per “sopravvivere” loro stessi, nella maggior parte dei casi sfruttate. E allora mi chiedo: ma i miei giudizi, ancora negativi, da dove vengono??? Forse mi faccio troppo trascinare dai luoghi comuni.
    Quindi prima di emettere un qualsiasi tipo di giudizio dobbiamo riflettere, riflettere e riflettere!!
    ESERCIZIO:
    per quanto riguarda l’esercizio svolto in classe devo dire che è stato molto costruttivo perché ci ha aiutato a renderci conto, in maniera pratica, di quanto è importante dare peso alle parole. Proprio a causa della confusione che facciamo di determinati concetti, non siamo capaci di dare significato a parole specifiche. Io e le mie colleghe, nel descrivere determinati concetti, ci siamo trovate in difficoltà proprio perché spesso ci sembrava che termini diversi potessero avere la stessa spiegazione.
    La parola che più mi ha fatto riflettere, rispetto alle altre, è stata la parola “diverso”. Nell’esercizio una delle risposte che abbiamo dato io e le mie compagne riguardo la parola diverso è stata: diverso è…..tutti noi; con questo volevamo intendere proprio che spesso noi diamo del diverso ad uno straniero, ad un disabile, a chiunque non segua il “normale” stile di vita, ovvero quello comunemente approvato da una comunità, ma in realtà ognuno di noi è diverso dall’altro, per il modo di vivere, di pensare, di comportarsi ecc.
    In conclusione posso solo dire che noi abbiamo questa cattiva abitudine di giudicare, senza pensare che tutti siamo diversi e non è detto che il nostro modo di vivere, pensare e comportarci sia quello giusto!
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    Messaggio  Mena Pace Mar Mar 27, 2012 2:57 pm

    Quante volte ci fermiamo a pensare al significato delle parole che pronunciamo? E quante volte riflettiamo sulle sensazioni che le nostre parole suscitano negli altri? Quasi mai. Già prima di questa lezione, mi rendevo conto che la maggior parte delle persone che mi circondano, parla senza dare il giusto peso a ciò che dice ma soprattutto senza rendersi conto che spesso i loro pregiudizi lasciano profonde ferite nel cuore delle persone che li ricevono. Purtroppo viviamo in un mondo dove ciò che conta è l’apparenza, l’immagine che gli altri si fanno di noi a prima vista, e lo ammetto, anche io ne faccio parte. Attraverso l’esercitazione svolta in aula, mi sono resa conto che se incontro un disabile, la prima cosa che mi viene da dire è “poverino”, ma mi sono mai domandata come si senta lui osservato da me attraverso questa lente di stereotipi? Lo stesso vale per lo straniero, in particolare per le persone di colore che, nella nostra società, sono spesso oggetto di sfruttamento e derisione . Ho notato che l’immagine influenza il nostri giudizi, anche quando si tratta di un soggetto straniero. Di solito quando pensiamo allo straniero, la prima cosa ci viene in mente è il ladro, il povero, l’ambulante. E questa immagine la ricolleghiamo automaticamente alla sua posizione sociale. Attribuendo così una posizione sociale a un determinato soggetto, meccanicamente acquisiamo un atteggiamento di maggiore o minore rispetto nei suoi confronti. Riporto un esempio che rende l’idea: entrando nei grandi negozi di abbigliamento, si può notare che all’ingresso di questi ultimi c’è la security. Spesso sono uomini di colore alti, robusti e ben vestiti e mi rendo subito conto che su di loro non vengono applicati gli stessi stereotipi che applichiamo ai comuni venditori ambulanti, e che sono guardati con meraviglia, come se non fosse normale che un “nero” faccia un lavoro di quel tipo. Perché??? La spiegazione è semplice: ci lasciamo influenzare dall’aspetto esteriore, limitandoci a giudicare gli altri per come appaiono sotto i nostri occhi, per come sono vestiti, per il lavoro che svolgono, per il luogo in cui vivono, senza considerare che ogni uomo possiede una propria dignità che risiede semplicemente nella propria esistenza. Ma mi rendo conto che questo tipo di ragionamenti caratterizzano sempre di più società come la nostra, basate sull’etica del consumismo e del benessere, della perfezione estetica e del piacere. Società dove il valore della solidarietà sta scomparendo e dove prevale l’egocentrismo. Le lezioni che svolgiamo ci sensibilizzano molto difronte alle diversità, ma io mi chiedo: che cambiamenti ci potranno mai essere, se il resto della società continua a essere avvolta da una realtà in cui si mettono in luce esclusivamente il corpo, la bellezza e l’aspetto esteriore?
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    Messaggio  Veronica Di Vizio Mar Mar 27, 2012 3:18 pm

    La parola non è solo un insieme di suoni e di lettere,ma porta con sé un carico enorme di significati. La cosa più innovativa che si può fare è rifletterci su. Questa lezione mi è servita a “pensare la parola”, ossia a riflettere e soprattutto misurare delle parole che molto spesso utilizziamo in maniera inappropriata o con troppa facilità. La parola emoziona,la parola ferisce,la parola etichetta,la parola dà valore,la parola giudica insomma può fare tanto quindi ognuno deve parlare all’ “altro” con quella giusta. Il termine con cui ho trovato più difficoltà a rapportarmi, e che poi secondo me racchiude nel complesso tutti gli altri, è stato DIVERSO. Questa parola la usiamo molto spesso ma soprattutto per etichettare, per parlare di qualcuno o qualcosa che appare lontano dai nostri canoni e dalla normalità. Ma quanto pesa? Che valore assume? Che sentimenti può scaturire? Questi sono stati gli interrogativi che sono sorti in me,quelli più spontanei ed istintivi( anche dopo aver guardato le scene del film).
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    Messaggio  Cristina Ambrosio Mar Mar 27, 2012 3:35 pm

    In classe si è riflettuto sull’importanza di usare correttamente i termini di definizione , le parole, perché queste influenzano notevolmente il giudizio sulla persona in questione, sia il giudizio che hanno gli altri sia il giudizio che la persona in questione ha di se stesso. Gli spezzoni visionati erano tratti da un noto film “indovina chi viene a cena?” , film che tratta l’argomento razziale e le “differenze” tra bianchi e neri. L’esercizio da svolgere in aula non l’ho potuto fare perché sono dovuta andare via prima,ma ho voluto ugualmente scrivere un commento sugli argomenti della lezione. Le parole che più mi hanno fatto riflette sono state disabile e diverso. La parola diverso mi colpisce perché, e un po’ mi fa sorridere; è normale che l’altro è il diverso, che noi siamo il diverso per l’altro, certo, come potrebbe non essere così? Siamo tutti diversi, unici ed inripetibili, è una delle meraviglie del mondo, solo che qualcuno ha fatto della diversità qualcosa da star lontani, di cui aver paura, pensando che fosse meglio e giusto che tutti fossimo uguali, ma questo è impossibile, non siamo mica usciti da una fotocopiatrice Smile il diverso ci arricchisce, e non bisogna mai dimenticare che nonostante le nostre diversità ci accomuna la cosa più importante: siamo esseri umani! La parola disabile mi fa riflettere tanto quanto l’importanza dei corretti termini da usare, mi fa riflettere perché entra nel mio quotidiano, nella mia esperienza di vita. Stando a contatto con sordi ho imparato quanto è importante per loro essere chiamati sordi e non, ad esempio, non udenti,o peggio sordomuti, è importante per loro che la loro lingua sia chiamata lingua dei segni, e non linguaggio dei segni o oppure lingua dei muti o anche parlare con le mosse. Chiamare correttamente le cose, con il proprio nome, restituisce dignità. Questa esperienza con la comunità sorda avviò già la mia riflessione sul termine disabilità, disabile, non abile a fare qualcosa. Si usa troppo spesso questo termine a mio parere, molto spesso la non abilità non si sente, poiché viene compensata con altre abilità, ad esempio, i sordi, non sono abili a sentire, insomma sono sordi, non sentono (o sentono poco), ma leggono perfettamente le labbra, e parlano con la lingua dei segni oltre che oralmente (perché sono sordi non sordomuti), quindi, se ci si trova a parlare con un sordo, lui capirà perfettamente quello che un udente dice, ma l’udente non capirà nulla della lingua dei segni… chi è il disabile adesso? Wink
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    lab. 4 - La mappa degli stereotipi (chiude IL 2 APRILE) - Pagina 7 Empty indovina chi viene a cena: diversità, uguaglianza, integrazione

    Messaggio  soleluna Mar Mar 27, 2012 3:37 pm

    Dal film “Indovina chi viene a cena”: “Tu ti consideri ancora un uomo di colore, io solo un uomo!”
    “Uomo”, questo è l’essenziale, tutti i suoi possibili aggettivi sono relativi.
    C’è chi il preconcetto e lo stereotipo lo subisce, chi lo alimenta e chi, invece, se ne vuole liberare per sempre ed incominciare a pensare e a vivere da uomo libero quale è.
    Nel momento in cui ci ostiniamo a trovare omologazione accentuiamo la diversità, nel momento in cui ci confrontiamo da diversi, troviamo l’ uguaglianza.
    L’uguaglianza nasce da un confronto tra diversi: diversità, dunque, integrazione.
    Ma cosa vuol dire integrazione? E come la possiamo realmente realizzare?
    In realtà sarebbe una parola dal significato inesistente se tutti gli uomini incominciassero a pensare semplicemente al fatto di essere uomini con gli stessi diritti e altrettanti doveri. Cosa fa presumere ad un uomo che è il migliore o che la sua razza sia migliore o la sua cultura rispetto ad altri popoli? E’ questo un arcano mistero; del resto, scoperto questo mistero si darebbe una plausibile ed esauriente risposta al grande orrore storico della Shoah e al perché del così forte ascendente di Hitler sui suoi seguaci. “Lo straniero inizia immediatamente a fianco a me”, dunque non c’ è bisogno di andare lontano per trovare qualcuno che sia diverso da me. E’ vero, tra persone di diversa nazionalità si ritrovano quegli “impliciti culturali” che fanno sì che ognuno vesta a proprio modo, ognuno festeggi secondo i riti del proprio paese d’origine le festività comandate, ognuno creda in un Dio diverso, ognuno si relazioni nella maniera che sa con l’altro, comunque, diverso da sé, a prescindere se proveniente o meno dal proprio paese. Non è forse nel fatto che tutti abbiamo un cuore, che tutti abbiamo bisogno di respirare e mangiare, che tutti necessitiamo di bere che potremmo trovare alcune delle ineludibili uguaglianze tra noi uomini? Del resto, siamo uomini finiti e non infiniti, perfettibili ma non perfetti, contingenti e non eterni… allora, perché non consolarci con l’unica certezza della nostra vita che è la consapevolezza di essere irripetibili e singolari, unici piuttosto che rari, originali e particolari ma che insieme compiamo quel grande e meraviglioso disegno che è l’umanità, dove ognuno a suo modo dà quello che può nel modo in cui lo sa dare? Ognuno di noi è ricchezza per l’altro (abile- disabile-indiano –tunisino- italiano- siriano…)!!!
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    Gisella Santonastaso


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    lab. 4 - La mappa degli stereotipi (chiude IL 2 APRILE) - Pagina 7 Empty la parola..

    Messaggio  Gisella Santonastaso Mar Mar 27, 2012 4:04 pm

    La lezione del 22 marzo per me è stata molto costruttiva...
    Il perno centrale va dato al significato che ogni parola nasconde... Soprattuto in questo XXI secolo,
    dove ogni parola, ogni riga scritta, ogni piccolo pensiero va costruito e dato senza una vera importanza,senza sentire
    quella sensazione che parte da dentro... Chi è il disabile??? chi è il malato?? chi è colui che non ha avuto una vita normale o abitudinale come la nostra?.. colui che si identifica con la parola DIVERSO e non chi è malato o chi non riesce a camminare o vedere.. il disabile è colui che ha un problema con se stesso, è il deviante non l'emarginato...
    Nel film che abbiamo visto nel corso, questo grande siginificato che ha espresso il film.. La differenza del Colore della pelle.. pregiudizio altissimo nel XX secolo.. Si definiva il nero ossia "il mostro"..
    Ma credo solo una cosa che il mostro è solo colui che non ha fede nella vita,che non ha sensibilità, che non ha RISPETTO E SINCERITA' verso i suoi stessi fratelli del mondo...e via tutti i stereotipi che persistono tuttora.
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    Messaggio  Teresa Nazzaro Mar Mar 27, 2012 4:08 pm

    La lezione del giorno è stata molto interessante perchè ha dato prova di come spesso diamo un diverso peso a parole che racchiudono miliardi di concetti.
    E devo dire che se non fosse per il corso che seguo nemmeno io avrei dato diversa spiegazione ai tanti termini proposti.
    HANDICAP/MENOMAZIONE/DISABILITA' nel linguaggio comune si somigliano inconsapevolmente poichè simboleggiano la diversità del soggetto.
    Eppure il primo termine(nella classificazione dell'OMS, ICIDH) è considerato svantaggio sociale della persona con disabilità e solo dopo l'ICF, diventa RESTRIZIONE DELLA PARTECIPAZIONE SOCIALE; il secondo è una qualsiasi perdita o anormalità a carico di una struttura o di una funzione psicologica, fisiologica o anatomica.
    Infine, l'ultimo è la condizione personale di chi, con una o più menomazioni, ha una ridotta capacità d'interazione con l'ambiente sociale.
    Il filo di tutto il discorso è qual è il significato che DEVE essere GIUSTAMENTE attribuito alle parole?

    Devo dire che l'esercizio in classe è stato per alcuni tratti difficoltoso perchè ciò che si pensa,anche se dopo viene analizzato in gruppo, non è mai uguale poichè ognuno usa parole differenti ed espressioni contrastanti dalle altre compagne.

    Ed è proprio poi guardando il film" Indovina chi viene a cena?" che ho scelto di analizzare il termine STRANIERO.
    Lo stesso film è portavoce dei diritti civili dei neri americani,considerati all'epoca diversi e stranieri e va detto che prima dell'uscita del film, il matrimonio tra razze miste era un reato nella metà degli stati USA.

    Chi è lo straniero? Qualcuno dalla pelle diversa? Dalla lingua per noi incomprensibile? Con costumi e usi per noi ritenuti "medievali" ?O forse sono uomini come noi, che potrebbero avere i nostri stessi pensieri? Per questo ho preferito transcrivere una poesia che potrebbe rispondere a tutte queste domande :

    "Il tuo Cristo è ebreo
    e la tua democrazia è greca.
    La tua scrittura è latina
    e i tuoi numeri sono arabi.
    La tua auto è giapponese
    e il tuo caffè è brasiliano.
    Il tuo orologio è svizzero
    e il tuo walkman è coreano.
    La tua pizza è italiana
    e la tua camicia hawaiana.
    Le tue vacanze sono turche,
    tunisine o marocchine.
    Cittadino del mondo,
    non rimproverare al tuo vicino
    di essere straniero."
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    lab. 4 - La mappa degli stereotipi (chiude IL 2 APRILE) - Pagina 7 Empty quanto peso possono avere le parole

    Messaggio  emma mariniello Mar Mar 27, 2012 5:29 pm

    che bello essere accolti in aula con questa frase:...perchè nelle parole è contenuto il modello operativo a cui si fa riferimento...E' proprio vero sono le parole che fanno la differenza,l'attenzione delle parole è importante, altre tanto è molto importante non fare confusione tra deficit, disabilità e handicap: utilizzare termini impropri e fare confusioni linguistiche può essere un modo per aumentare l’handicap, anziché ridurlo.Mi colpisce molto la parola DISABILE.Da quando sto studiando questa materia,veramente pongo un attenzione in più a ciò che mi circonda,ed è impressionante quante persone incontro che hanno questa difficoltà.La disabilità è la condizione personale di chi, in seguito ad una o più menomazioni,(è qualsiasi perdita o anomalia a carico della struttura,è un danno organico,una patologia) ha una ridotta capacità d'interazione con l'ambiente sociale rispetto a ciò che è considerata la norma, pertanto è meno autonomo nello svolgere le attività quotidiane e spesso in condizioni di svantaggio nel partecipare alla vita sociale.
    mi colpiva un immagina fantastica di come un disabile si vede nella sua disabilità mi dispiace davvero tanto che non riesco a metterla,l'immagina parla da sola-
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    Marianna Carfora


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    Messaggio  Marianna Carfora Mar Mar 27, 2012 5:36 pm

    "Le parole sono la nostra massima ed inesauribile fonte di magia,
    in grado sia di infliggere dolore che di alleviarlo..."

    Ho aperto il mio commento con questa frase poichè credo che esprima al meglio il senso della lezione. Le parole sono fondamentali nella nostra vita, ci servono per comunicare, per relazionarci con gli altri, e, paradossalmente, è proprio questo che dimentichiamo quando parliamo con/delle persone. Usare una parola piuttosto che un'altra fa davvero la differenza, può farti sentire migliore, può farti soffrire, può farti apparire come ciò che non sei.
    Già nel sondaggio presente nel forum, ho risposto che la parola che mi ha colpita di più è CATEGORIA, poichè sono proprio le parole che usiamo che rinchiudono le persone in determinate categorie dalle quali poi è difficile uscire, nonostante tutti i nostri sforzi. Faccio alcuni esempi: spesso quando qualcuno ci racconta un episodio (magari normalissimo) di una persona e poi dice "si, ma è un disabile", la risposta è subito: "uh, poverino! e come fa? c'è qualcuno che lo aiuta, vero? immagino che non sia facile..." In questo modo si sta rinchiudendo quella persona in una categoria della quale non fa parte, poichè magari lavora, ha una famiglia, esce e fa le stesse ed identiche cose che fa chi l'ha giudicato senza conoscerlo. Lo stesso può accadere, ad esempio, quando si parla di furti o rapine, "saranno stati sicuramente i rom/gli zingari/gli extracomunitari!" Anche così facciamo una generalizzazione inutile e fondata sul nulla, che fa male a tutti quei rom/zingari/extracomunitari che sono persone per bene. La stessa cosa accade quando ci ritroviamo, ad esempio, di fronte a una persona in carrozzina, con la sindrome di down, autistica, ecc.. ed usiamo, senza pensarci, parole come disabile, handicappato, ritardato, menomato, senza sapere in realtà che stiamo dicendo. Per questo motivo l'OMS ha tentato di chiarire le definizioni di queste parole attraverso una loro classificazione internazionale che si è via via aggiornata nel corso degli anni, la quale ad esempio, nel campo della disabilità, tende a considerare invece quelle che sono le abilità del soggetto, o nel caso dell'handicap, una maggiore partecipazione nella società. Io stessa ammetto che non conoscevo la differenza tra le varie definizioni e che è capitato che le abbia usate come sinonimi, anche se in realtà non lo sono.
    La docente ci ha poi proposto un esercizio di gruppo, che mi ha permesso di vedere quanto, nel bene o nel male, facciamo parte di alcune categorie, e di quanto queste possano essere irrilevanti (come l'età) oppure estremamente stigmatizzanti (come quando si parla di mostro, disabile, paraplegico, ecc...) e di quanto queste siano diffuse e radicate (anche in me) insieme agli stereotipi, tanto che sia io che le mie amiche abbiamo associato subito "poverino" al disabile e "cattivo" al mostro...
    L'esercizio è poi continuato con la visione di un video che raccoglieva le scene più importanti del film "indovina che viene a cena?" nel quale l'amore tra un uomo di colore e una donna bianca appare come qualcosa di strano, lontano dalla normalità. Anche in quell'uomo si sottolineava il fatto che appartenesse ad un'altra categoria, agli "uomini di colore", tanto diversi e per questo così lontani da noi. Mi ha colpita molto una scena nella quale quest'uomo si rivolge a suo padre dicendo: "papà, perchè ti consideri ancora un uomo di colore? Io mi considero solo un uomo."
    credo che la chiave sia proprio questa: capire che gli altri non si sentono affatto diversi e che non spetta a noi decidere se essi debbano esserlo oppure no.

    ..siamo tutti uomini e non smettiamo di esserlo solo perchè uno ha la pelle nera, uno gialla, uno non ha le gambe, uno non parla... saremo lo stesso tutti uomini, diversi tra loro, ma comunque uomini...
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    Pezzella Vincenza


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    Messaggio  Pezzella Vincenza Mar Mar 27, 2012 8:29 pm

    Devo ammettere che prima di seguire il corso di "pedagogia della disabilità" non pensavo che ci fosse differenza tra:
    Deficit/menomazione: è la mancanza totale o parziale di una determinata finalità fisica.
    Disabilità:è l'incapacità di svolgere determinate funzioni e di assolvere particolari compiti nel modo e nell'ampiezza considerati normali per l'individuo
    Handicap:è la condizione di svantaggio,conseguente a una menomazione,che in un certo soggetto limita o impedisce l'adempimento del ruolo normale per tale soggetto in relazione all'età,al sesso e ai fattori socioculturali.
    C'è differenza tra handicap e ausilio.
    L'handicap è l'ostacolo che impedisce a una persona con deficit di portare a termine un'attività;l'ausilio è invece l'apparecchiatura che aiuta una persona con deficit a ridurre gli handicap.Come afferma Canevaro è molto importante,quindi,non fare confusione tra questi termini perché può essere un modo per aumentare l'handicap anzi ridurlo.
    L'OMS,organizzazione mondiale della sanità,ha elaborato della classificazioni:
    1- ICD,del 1970,coglie le cause delle patologie fornendo per ogni sindrome e disturbo una descrizione delle principali caratteristiche cliniche;
    2- ICIDH,del 1980, ha sostituito i termini menomazione,disabilità ed handicap con menomazione,abilità e partecipazione;
    3-ICF,del 2001,afferma che la disabilità è una condizione di salute derivata da un contesto sfavorevole.
    La parola diverso è quella che mi ha fatto riflettere di più durante l'esercizio "LA MAPPA DEGLI STEREOTIPI".Il tema del diverso per cultura ,razza,religione suscita da sempre sentimenti contrastanti,di curiosità,di paura.
    Nella nostra società ,che si spinge verso la globalizzazione e l'integrazione,sono frequenti le occasioni in cui avvengono questi incontri.Ma prima di tutto bisogna riflettere su chi è il diverso?il diverso puo essere lo straniero,la persona affetta da handicap,il genio o colui che non si adegua alla nostra società.
    Significativa è stata anche la visione del film "indovina chi viene a cena".Questo film racconta di una ragazza bianca Americana la quale si innamora di un dottore nero Afroamericano.Cosi la ragazza decide di farlo conoscere ai suoi genitori i quali rimangono estremamente sorpresi proprio come i genitori del ragazzo.
    Penso che questa sia una cosa assurda,anche se ci sono perone con il colore della pelle,con religione e lingua diversa dalla nostra sono comunque da considerare normali,uguale a noi e non come DIVERSE.
    Non basta vedere il colore della pelle;la pelle,i colori,le culture e gli odori di altre razze,le altre personalità e gli altri mondi sono il vero arricchimento del nostro animo.lab. 4 - La mappa degli stereotipi (chiude IL 2 APRILE) - Pagina 7 No_raz10

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