Beh io non riesco a rispondere ad una sola domanda delle due, per il semplice fatto che penso che queste si completino a vicenda. Entrambe, sia la tecnologia che il virtuale, sono due facce, sotto alcuni aspetti,di una stessa medaglia. La tecnologia, da quando è nata, si è imposta come qualcosa di eccessivamente importante per uno sviluppo economico in un primo momento e poi come aiuto per un buon sviluppo umano nel momento in cui sono nati i vari ausili per coloro che hanno problemi di disabilità. Come tutti i buoni sviluppi scientifici, questo porta in sè dei pro e dei contro. I pro li possiamo notare sia nella vita di tutti di tutti i giorni (internet per accorciare le distanze tra le persone; il telegiornale, internet per essere sempre informati 24h su 24h su cosa accede nel mondo ecc…) , sia nell’aiuto che offrono ai diversamente abili per vivere la loro vita al meglio (ricordiamo il minymo, piccolo computer che permette ai ragazzi affetti da autismo di sviluppare la comunicazione molte volte del tutto assente; carrozzelle elettroniche che permettono alle persone tetraplegiche di potersi muovere da sole ecc…). I contro, invece, penso che li si possano notare soprattutto nella vita quotidiana. Nel momento in cui noi parliamo di tecnologia a livello di ausilio, allora penso che non porti a nessun tipo di atrofizzazione, ma semplicemente al miglioramento. Nel momento in cui, invece, ne parliamo a livello di vita quotidiana, allora, si riscontrano molti contro, che nascono dall’utilizzo spesso sbagliato di quest’ultima. La tecnologia obiettivamente, ci ha portati ad avere difficoltà nella comunicazione face to face, ci ha portati ad essere sempre più estranei da quello che è il mondo familiare, le amicizie profonde che si basano su un discorso fatto a “quattr’occhi”, da quella che è una buona lettura fatta con un libro cartaceo, e non con i moderni e-book, comodissimi, ma anche estranei a quelle che sono le impressioni, le sensazioni che una libro cartaceo può comunicare. Alla fine, questo discorso, può diramarsi in due direzioni :
•Tecnologia come potenziamento senza contro nel momento in cui parliamo di persone diversamente abili che utilizzano la tecnologia, perché unico modo per poter condurre una vita cosiddetta normale.
•Tecnologia come atrofizzazione nel momento in cui questa non diventa più un aiuto ma una dipendenza. Dipendenza dai network, dipendenza dalle informazioni che troviamo e che ci aiutano a svolgere spesso un tema scolastico causando quindi all’atrofizzazione delle idee, del modo di pesare e di scrivere, che diviene sempre più complicato perché in rete si può trovare di tutto.
Al punto appena citato, si unisce quella che è la seconda domanda, ovvero le riflessioni sul reale e sul virtuale. Nel momento in cui noi parliamo di rete, automaticamente andiamo a parlare di virtuale. Tutti ormai, ai giorni d’oggi,m abbiamo come minimo la posta elettronica e per chi invece è più tecnologico, ha anche twitter, facebook, e mille altri avatar sparsi per la rete. Ma alla fine questi avatar ci rispecchiano davvero?? Io penso di no. Molti di noi si creano avatar completamente opposti da loro stessi, per essere più belli, più affascinanti, per essere accettati di più perché si ha poca autostima in se stessi e la stessa cosa accade per coloro che usano gli avatar per nascondere un loro difetto fisico, una loro disabilità o menomazione. Come in tutto, gli avatar hanno il lato positivo di permettere alle persone diversamente abili di non essere guardate con pietismo e di sentire le proprie idee giudicate sempre in maniera positiva solo perché scaturisce in noi un senso di compassione e di protezione che ci porta a pensare che una persona in determinate condizioni di salute è meglio che non si arrabbi, ma di essere apprezzati per le loro idee, per la loro bravura, indipendentemente dalla disabilità da cui sono affetti. Bisogna però mettere in evidenza che se la persona disabile si sente a suo agio nel mondo virtuale perché può essere giudicato per quello che è internamente e non esternamente, può anche diventare dipendente, a lungo andare, da questo. Il virtuale è un mondo che può procurare spesso assuefazioni. Come la tecnologia ha dei lati esclusivamente positivi a livello di ausili e positivi e negativi nella vita quotidiana, penso che gli avatar, sia per le persone diversamente abili sia per quelle non affette da alcuna disabilità, è un qualcosa di estremamente negativo, che porta alla spersonalizzazione della persona, che non è più autentica, che è la costruzione di qualcuno che non esiste. È vero nella vita quotidiana noi portiamo mille maschere come diceva Pirandello, però queste maschere prima o poi le togliamo e facciamo uscire fuori il nostro vero carattere, anche perché nel momento in cui si ha un discorso con una persona faccia a faccia, è difficile non notare il linguaggio non verbale, che comunica, spesso, il vero stato d’animo del soggetto. L’avatar, ovvero il virtuale, è un continuo tenere la maschera che si è deciso di assumere, è un continuo non capire davvero come una persona si sente e cosa sta provando. Ecco perché, anche se uso il mondo virtuale, ne prendo spesso le distanze. In conclusione penso che questo sia un argomento troppo vasto, che non si può trattare in maniera così sintetica, ma che necessita di ricerche, di informazioni, di dati che ci possono aiutare a capire meglio che ruolo occupa davvero, oggettivamente, la tecnologia e il virtuale nella vita di tutti noi!!!